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VITIGNI AROMATICI
Moscato, brachetto, malvasia, traminer. Lasciamoci incantare dai profumi primari.
www.baccanaleromano.com
21 maggio 2009
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Nella cornice di Casale Trigoria, una casa oramai familiare per gli amici del Baccanale Romano, giovedì 21 maggio si è tenuta una nuova degustazione che aveva come argomentoi "vitigni aromatici".
Ma cosa significa "aromatici"?
Già il nome ci prepara a vini che hanno delle particolarità dal punto di vista dei profumi. Ma per quale ragione? Perché sono quelli che conservano i loro profumi "primari" anche dopo il processo fermentativo.
Per essere più chiari, bisogna dire che gli aromi si classificano in questa maniera:
- profumi primari: sono quelli propri dell'uva (terpeni, elementi che si trovano più vicini alla buccia)
- profumi secondari: derivano dalla fermentazione
- profumi terziari: scaturiscono dal processo di invecchiamento o di affinamento del vino
I composti odorosi sono più di 200 e appartengono a diversi gruppi di sostanze chimiche come i chetoni, gli alcoli, gli acidi grassi, le aldeidi. Possiedono una loro precisa struttura che noi traduciamo per rendere più facile la terminologia e la comprensione.
Ad esempio riusciamo a capire meglio di cosa stiamo parlando se diciamo che un vino ci ricorda l'odore della cannella anziché dire che ha odore di aldeide cinnamica, oppure è più semplice dire sentori floreali di biancospino piuttosto che aldeide anisica.
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I vitigni aromatici per definizione sono quattro: Moscato, Malvasia, Brachetto e Gewurztraminer .
Ci sono poi alcuni vitigni chiamati semi-aromatici come Sauvignon blanc, Cabernet sauvignon, Merlot, Prosecco, Chardonnay, Lagrein e altri ancora.
Moscato
Vitigno aromatico per eccellenza. Sembra che sia stato il primo vitigno identificato e coltivato nel bacino del Mediterraneo. La sua conoscenza si perde nella notte dei tempi. Originario del Medio Oriente, di lui già parlavano Catone e Plinio come uve apiane, cioè uve delle api, in quanto molto dolci.
L'adattabilità dell'uva Moscato ha fatto sì che la sua diffusione andasse oltre il bacino del Mediterraneo ed è per questo motivo che oggi appartengono alla famiglia dei Moscati talmente tante varietà che la classificazione è veramente ardua.
Come un po' in tutti i vitigni il terreno e il micro-clima giocano un ruolo importante nella produzione del vino: il Moscato coltivato in zone dai climi più freschi produce vini dai profumi fini e raffinati, ma al contempo intensi, floreali e con sentori erbe aromatiche, in genere dal tenore alcolico non molto alto; nelle zone più calde il vino risulta invece più alcolico con sentori di frutta matura o confettura.
In Italia abbiamo principalmente queste varietà:
- Moscato bianco: è il più diffuso sia nel Centro Italia che nel Sud, ma trova la sua massima espressione nelle regioni della Lombardia, del Veneto, del Trentino, della Liguria e in particolare del Piemonte. Proprio qui dà origine a quello che è uno dei nostri prodotti più esportati e conosciuti: il Moscato d'Asti, localmente chiamato Moscato di Canelli dà vita a due docg: Asti e Moscato d'Asti.
- Moscato giallo. Diffuso nel nord Italia e in Sardegna
- Moscato di Scanzo
- Moscato d'Aqui
- Moscatello selvatico, in Puglia
- Moscato di Alessandria o Zibibbo famoso nell'isola di Pantelleria. Il termine Zibibbo deriva dalla parola araba Zebib che significa "uva secca". L'isola di Pantelleria è un'isola calda, secca e ventosa e le viti sono coltivate con impianti ad alberello, molto bassi, talvolta quasi nascosti in buche per raccogliere l'umidità della notte e per proteggere la pianta dal vento. Qualche volta è possibile vedere anche dei muretti bassi sempre a protezione del vento. Il Moscato è quasi il simbolo di Pantelleria e dà origine ad uno dei vini dolci più famosi d'Italia.
- Moscato di Terracina
- Moscato Rosa in Trentino Alto Adige
Malvasia
Originario della Grecia, in particolare dal Peloponneso. Il nome Malvasia dovrebbe derivare dal nome di una città greca, Monembasia o Monenvasia, il cui vino veniva chiamato Malvasia. Grandi commercianti del vino Malvasia furono i Veneziani che dopo aver assaggiato questo vino, all'epoca dolce, lo importarono per rivenderlo in Francia e soprattutto Inghilterra.
Con l'invasione turca e la chiusura del porto di Monembasia, i veneziani rimasero senza il loro vino e senza la merce su cui "speculavano": fu allora che per sostituire questo prodotto, in larghe zone d'Italia, fu ordinato di coltivare "Malvasia". Questo non voleva dire coltivare la stessa pianta utilizzata dai Greci, ma produrre lo stesso vino dolce. E' per questo motivo che oggi abbiamo tantissime varietà di uve chiamate Malvasia, ma che oltre ad avere colori diversi (acino bianco e acino scuro), possono non avere familiarità tra di loro.
La Malvasia nel Medioevo era talmente conosciuta e apprezzata a Venezia che le botteghe dove questo vino era venduto si appellavano con il nome Malvasia.
Oggi è possibile parlare di ben 17 varietà. Le principali sono queste:
- Malvasia bianca di Candia
- Malvasia bianca lunga o del Chianti (che con il Trebbiano è base per la produzione del Vin Santo)
- Malvasia del Lazio
- Malvasia di Casorzo
- Malvasia di Schierano o di Castelnuovo don Bosco
- Malvasia nera lunga (insieme alle due precedenti è coltivata in Piemonte)
- Malvasia nera di Basilicata
- Malvasia bianca di Basilicata
- Malvasia nera di Lecce
- Malvasia istriana
- Malvasia di Lipari (coltivata nelle Eolie, le uve appassite servono per la produzione di vini dolci e liquorosi)
- Malvasia di Sardegna
Guwurztraminer
Altro splendido vino le cui origini sono contese tra la Francia (Alsazia), la Germania e il SudTirol. Il più accreditato è quest'ultimo.
Il suo è un nome composto: gewurz, participio passato del verbo wurzen che in tedesco significa "aromatizzare", e Traminer, nome senza particolare significato se non riconducibile alla cittadina di Tramin in SudTirol.
Vitigno che esprime tutta la sua complessità aromatica e il suo fascino nelle zone italiane dell'Alto Adige e del Trentino.
Coltivato anche in Alsazia e Germania è ottimo per la produzione dei famosi Eiswein e Trokenberenauslesen (vini di ghiaccio e vini dolci provenienti da vendemmie più o meno tardive).
Brachetto
Sul vitigno Brachetto (sinonimo Borgogna) la storia è molto più semplice. E' un vitigno originario delle colline astigiane e coltivato nella zona di Aqui fin dai tempi degli antichi romani.
I suoi acini sono di un colore che può variare dal grigio al rossiccio. Per lo più vinificato nella versione dolce e spumante, ha un sapore delicato con sentori immediati di rosa, ottimo in abbinamento con crostate di marmellate scure.
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wine tasting di Ciccio Cardelli |
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Chambave Muscat 2008 Doc Vallée d'Aoste La Crotta di Vegneron
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Malvasia 2008 Igt Lazio Fontana Candida
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Gewurztraminer 2008 Doc Südtiroler Tiefenbrunner
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Matè 2008 Brachetto Vdt Azienda Agricola Sottimano
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Nella bellissima cornice di
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