22 aprile 2004 Dopo il Vinitaly... ...di tutto di più! |
Le larve creavano ambienti ideali per la loro riproduzione scavando dei percorsi e gallerie nel terreno. Tale fenomeno non fu possibile nella zona del Vesuvio grazie alla particolare struttura del terreno vulcanico. In questo modo, parecchi dei vitigni originari sono stati mantenuti come il Falerno ed il Greco. In seguito ad una fase di incertezza dovuta al diffondersi sempre più accentuato di vitigni di provenienza extra-regionale, è iniziato, da parte dei produttori un processo di valorizzazione e recupero di quelle qualità autoctone che da sempre hanno permesso di ottenere vini di grande pregio. La vera ricchezza della viticoltura campana è infatti rappresentata proprio da questo patrimonio che oggi si ripropone all'attenzione del mercato e dei consumatori più attenti e qualificati. Parlando di tipicità, il Lacryma Christi rientra appunto questi prodotti. Può considerarsi una sorta di sottodenominazione della DOC Vesuvio, il disciplinare che dal 1983 regola la produzione vitivinicola del Vesuvio e dei territori dei comuni della provincia di Napoli. Il Lacryma Christi, per avere questa denominazione non deve superare il volume alcolometrico di 12% e la resa alla vinificazione deve essere minimo del 65%, altrimenti dovrà essere pubblicato in etichetta con la sola dicitura di "Vesuvio DOC". Può essere prodotto nella versione sia bianco, che rosso e rosato ed i vitigni utilizzati sono rispettivamente : - il coda di volpe, il cui nome deriva dalla forma ricurva della parte superiore del grappolo, localmente chiamato caprettone, al quale si può aggiungere in misura non superiore al 20% la falanghina; - il Piedirosso, detto anche palombina o pere'e palummo (piede di colombo) per il caratteristico colore rossastro della parte iniziale del raspo che ricorda appunto il piede del colombo, al quale si può aggiungere l'aglianico, per la produzione della versione rosso o rosato. Il nome di questo vino ha origine da una leggenda che narra appunto che Lucifero, per plasmare il Golfo di Napoli, rubò un pezzetto di Paradiso. Gesù, rattristato per questo gesto, versò le sue lacrime sul vulcano e queste, resero la terra più fertile. Sembra infatti che il terreno vulcanico ed il clima di quella zona siano elementi ideali per la coltivazione di questi vitigni. Il terreno vulcanico è ricco di calcare. Il clima mite, con caratteri di mediterraneità, favorisce lo sviluppo e la crescita della vite in questa zona. Un altro elemento fondamentale che condiziona la coltivazione è l'idrografia. L'estrema permeabilità in superficie del suolo permette alle acque pluviali di penetrare verso gli strati più profondi e ciò avviene soprattutto per i versanti est e sud-est. Sui versanti settentrionali invece la pendenza degli stessi consente la raccolta delle acque. L'AZIENDA VINICOLA SANNINO produce vini da uve coltivate su entrambi i versanti del vulcano e ciò da origine a prodotti diversi tra loro anche se entrambi con forti caratteri di tipicità. I vigneti, in parte di proprietà ed in parte di contadini locali che coltivano la vite sotto il diretto controllo della famiglia Sannino, si estendono proprio a ridosso del Parco Nazionale del Vesuvio (creato nel 1991, ricopre un'area di circa 9500 ha.) La storia di questi luoghi è uno dei fattori sul quale le aziende locali puntano per promuovere i loro prodotti. Ercolano sorge su un basso promontorio del Vesuvio, la cui origine risale al 1243 a.C. Era la città di transito lungo la litoranea che collegava Napoli al sud della penisola. Attualmente il comune di Ercolano è incluso nell'area del Parco Nazionale del Vesuvio, nato dopo anni di abuso per tutelare la natura del vulcano e promuovere il turismo; è l'unico vulcano attivo dell' Europa continentale. Percorrendo la "via del Vesuvio" dal centro della città, attraversando la colata lavica del 1944, si arriva fino alla bocca del Vulcano. La famiglia Sannino, che produce vino da cent'anni, ha deciso recentemente di dare una svolta investendo e puntando sulla qualità dei propri vini. Il rapporto qualità prezzo dei loro prodotti è infatti ottimo se pensiamo all'impegno sia finanziario che in termini di lavoro viene impiegato. A parte l'investimento in cantina, con l'acquisto di macchinari di tecnologie avanzate e la costante presenza di un enologo che cura il lavoro anche in vigna dalla fioritura alla vendemmia, i Sannino tengono molto alla cura dei particolari. L'etichetta, adesiva, è molto ben curata sia nei colori che nelle immagini La scelta dei tappi è stata molto accurata, optando per un prodotto di alta qualità che riduce quasi a zero il rischio del difetto di "tappo". La parte iniziale e finale del prodotto infatti, è costituita da sughero puro e, solo la parte centrale è un agglomerato. Un insieme di fattori che collocano il prodotto in una fascia di qualità medio alta. Ciò che però conta per noi è la qualità propria del vino e le sue caratteristiche di tipicità e territorialità.
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