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tratto da la Sicilia - 30 marzo 2003
Enologia.
Record di produzione e di aziende: 85 milioni di euro l'export
Giorgio Petta
Palermo. "Tira" - e anche parecchio - il vino di qualità siciliano. Come dimostrano le 167 aziende vitivinicole (16 in più dello scorso anno e 58 in più del 2001) che parteciperanno alla 37ma edizione di Vinitaly in programma a Verona dal 10 al 14 aprile. I vini siciliani occuperanno uno stand di 5 mila metri quadrati - il più grande di tutta la fiera, organizzato nel padiglione 2 dall'Istituto regionale della Vite e del Vino - dove sarà esposto il meglio della produzione. Oltre 1.150 vini, 250 in più dell'anno scorso (nel 2001 furono 750) di cui il trenta per cento assolutamente nuovi, frutto della sperimentazione e anche della circostanza che ci sono aziende che hanno iniziato solo quest'anno ad imbottigliare i propri vini. Altre esporranno i vini ottenuti da uve biologiche, un settore in fortissima crescita. Questi i numeri riferiti al 2002, secondo l'Irvv, dell'enologia siciliana: le aziende imbottigliatrici sono oltre 180 con 200 milioni di bottiglie prodotte; il vino imbottigliato è stato pari ad oltre un milione e 500 mila ettolitri con un introito di 800 milioni di euro ed un export che ha raggiunto gli 85 milioni di euro; 30 mila gli addetti a tempo pieno; 126 mila gli ettari di vigneti.
E non è finita. L'enologia di alto livello che ha fatto conoscere la Sicilia come la "California del Mediterraneo", si prepara a dare altri e consistenti frutti. Parte, infatti, il progetto "Strade del vino in Sicilia" avviato una decina di anni fa, in un contesto europeo, dall'Assessorato regionale all'Agricoltura e dall'Irvv e che ha coinvolto una novantina di aziende.
È questo il futuro del turismo di qualità e culturale. Secondo i dati forniti dal Censis, 10,4 milioni di italiani hanno intenzione di visitare le zone vinicole; 5,7 milioni partecipano ad eventi legati al vino; 9,5 milioni realizzano associazioni mentali legate al vino con arte, storia ed enogastronomia e 3,1 milioni con le suggestioni delle cantine. I dati confermano che in Sicilia il turismo del vino è destinato ad intercettare quote sempre più consistenti di mercato. Entro la fine del 2003 l'enoturismo in Italia dovrebbe passare dagli otto milioni di presenze ai 15 milioni con un giro di affari che oscillerà fra i 1.500 e i 2.500 milioni di euro, di cui almeno il 10% andrà alla Sicilia.
Tornando a Vinitaly, i visitatori-degustatori potranno portare con sé, seppure virtualmente, l'intero stand siciliano. Quest'anno, infatti, l'Istituto regionale della Vite e del Vino ha pensato di unire al tradizionale volume - che racchiude i dati di tutte le aziende produttrici - un cd-rom che farà da supporto informatico per chiunque voglia sapere rapidamente tutto dei vini e delle case vinicole isolani. Di particolare interesse, sempre nello stand siciliano, l'area espositiva riservata alla Cantina sperimentale "Dalmasso" dell'Irvv: vi si potranno degustare in anteprima i vini che troveremo in commercio solo fra qualche anno. La Cantina sperimentale - che si avvale della prestigiosa collaborazione dell'enologo Giacomo Tachis - ha svolto ricerche sulle varietà autoctone come il Nero d'Avola, il Frappato, il Nerello Mascalese, il Cerasuolo di Vittoria tra i rossi; l'Inzolia, il Grillo e il Grecanico tra i bianchi. Altri studi hanno riguardato il Pinot Nero dell'Etna, il Sirati di Siracusa, mentre si stanno valutando vari vitigni per un prossimo investimento sul territorio come l'Ancellotta, il Carignano del Sulcis, il Greco di Tufo, il Pinot Grigio. Nel frattempo, sono state autorizzate le coltivazioni del Fiano, del Sirah e del Pinot bianco in varie province siciliane.
"Oggi - sostiene l'Assessore regionale all'Agricoltura Giuseppe Castiglione - la vitivinicoltura rappresenta il 15 per cento del totale della nostra produzione lorda vendibile agricola. Le aziende imbottigliatrici sono raddoppiate tra il 2000 e il 2002; aumenta la superficie coltivata a uva da vino rosso e quella in genere destinata a vitigni di qualità; è diminuita la produzione per ettaro; si è potenziata la ricerca per il miglioramento genetico delle varietà autoctone. Insomma, in Sicilia è cresciuta la "cultura del vino"".


tratto da Corriere della Sera - 30 marzo 2003
Domani Assoenologi presenterà al proprio congresso una proposta per le denominazioni d’origine
Vino, presto una carta d’identità telematica
Si potrà risalire in tempo reale a vigneto, cantina, luogo e data di produzione
di Renzo Ruffelli
Sarà, probabilmente, un numero stampato sull’etichetta a dirci tutto sulla bottiglia di vino. E per risalire in tempo reale alla data della vendemmia, al luogo e al giorno dell’imbottigliamento, alla vigna dove è stata raccolta l’uva, saranno sufficienti un computer e una connessione ad Internet. Il sistema è già rodato. «Per provare - invita Ezio Pelissetti, direttore del Consorzio dell’Asti - basta collegarsi al sito www.asti.docg.it, cliccare sulla parola «tracciabilità» e digitare nell’apposita casella la serie e il numero riportati nella fascetta rosa applicata su tutte le bottiglie di Asti spumante o di Moscato d’Asti. Si potrà controllare anche l’analisi chimica del vino». Domani, durante il congresso nazionale della categoria in corso a Sorrento fino al primo aprile, l’Assoenologi, proporrà di estendere questo meccanismo anche alle altre doc e docg, «Non vogliamo introdurre nuove leggi - anticipa subito il direttore Giuseppe Martelli -. Ma coordinare le norme già previste per i vini di qualità». Oggi i controlli sui vigneti sono affidati alle Regioni, gli accertamenti sulle quantità di vino alle Camere di Commercio, le ispezioni ai Nas, all’Ispettorato repressione frodi, alle Asl o alla Guardia di Finanza. «Tutti enti che svolgono con professionalità la propria funzione ma che spesso non si parlano», spiega Martelli. Di qui la proposta di mettere insieme tutte le informazioni attraverso un programma coordinato. «Gli ultimi dati disponibili sui vini doc e docg sono quelli del 2000 - insiste Martelli -. Se per avere questi riscontri che riguardano il 25% della produzione si devono attendere tre anni, immaginiamoci quanto ci vorrà per conoscere quelli relativi all'altro 75%».
Nel caso la proposta fosse accolta (il ministero delle Politiche agricole si è già mostrato sensibile), i tempi di realizzazione dovrebbero essere abbastanza rapidi. «Nel caso delle denominazioni d’origine controllata e garantita - sostiene Pelissetti - potremmo partire entro l’anno». Per le doc (denominazioni d’origine controllata), ci vorrà di più. Anche perché queste non hanno un numero di serie come quello riportato nella fascetta delle docg. Qualcuno suggerisce di utilizzare il numero di lotto che deve essere scritto su ogni bottiglia (la «L» seguita da un numero). Ma altri ritengono più affidabile introdurre una serie identificativa.
L’idea di una una carta d’identità telematica per la fascia più alta del vino made in Italy non trova però tutti d’accordo. Dice Martelli: «In effetti, ci sono alcuni aspetti burocratici da limare per rendere più snella l’operazione». Qualcuno è anche preoccupato per i costi dell’operazione. «Secondo i nostri calcoli - assicura Pelissetti - dovrebbero essere compresi tra un minimo ello 0,01 a un massimo di 0,05 euro a bottiglia». Dipenderà dal numero di bottiglie prodotto in ogni consorzio.


tratto da la Tribuna di Treviso - 27 marzo 2003
Mostra dello Spumante, con l'Ente PadovaFiere l'accordo è siglato
Vertice in municipio. Davì: "Il chiarimento c'è stato, Valdobbiadene conserverà il proprio ruolo"
di Michele Modesto
VALDOBBIADENE. Accordo fatto tra l'amministrazione comunale di Valdobbiadene e l'Ente PadovaFiere sulla questione degli eventi legati al vino spumante. La Mostra nazionale degli spumanti continuerà a svolgere il suo ruolo di spaccato sulla produzione e sulle qualità di tale vino, mentre il Salone italiano dello spumante, in calendario nella città patavina a febbraio 2004, sarà un evento indirizzato agli addetti del settore della ristorazione. Ieri mattina, in municipio a Valdobbiadene, il sindaco Pietro Giorgio Davì e il presidente di Altamarca, Giorgio Bellini, hanno incontrato Plinio Romagna, responsabile delle comunicazione esterne di PadovaFiere, e altri incaricati. "C'è stato innanzitutto un chiarimento - afferma Davì -. La delegazione padovana ha ammesso di aver veicolato il futuro salone dello spumante in maniera non precisa. Infatti, la loro manifestazione non vuole mettersi in duello con la nostra. L'evento di PadovaFiere sorgerà per offrire, soprattutto ai ristoratori, conoscenze approfondite sulle caratteristiche dello spumante, ma esclusivamente dal lato del metodo e non del contenuto. Questo permetterà di creare una sinergia". Ovvero, verrà illustrato l'aspetto estetico di tale prodotto: quali accessori usare per servirlo, come proporlo alla clientela e come abbinarlo ai piatti tradizionali o di fantasia. La diversificazione tra le due manifestazioni è dovuta anche alla espressa richiesta dell'assessore regionale al Turismo, Floriano Pra. L'amministratore era intervenuto fin da subito sulla questione, ponendo una precisa segnaletica sul futuro degli eventi: verso l'essenza del prodotto la mostra nazionale, mentre verso le tecniche accessorie il salone italiano del 2004.


tratto da il Messaggero - 25 marzo 2003
I produttori sollecitano l'applicazione del provvedimento che tutela il marchio del vino dalle contraffazioni
Stop all'imbottigliamento fuori zona
Frascati Doc, non ancora attuato il decreto che affida i controlli ai Consorzi
di LUIGI JOVINO
Ancora problemi per produttori del vino Frascati Doc per la mancata attuazione del decreto ministeriale del 29 maggio 2001 che conferisce ai Consorzi di tutela i compiti di controllo anche al di fuori della zona di produzione. La decisione del ministero delle Politiche agricole era stata accolta con molto favore perché finalmente i produttori del vino Frascati intravedevano la possibilità di smascherare le aziende italiane e stranieri che, in barba alla legge sull'obbligo dell'imbottigliamento in zona, ancora utilizzano il marchio Frascati per mettere sul mercato prodotti scadenti a prezzo "stracciato". E per essere in piena regola il Consorzio tutela denominazione vini Frascati, dopo aver presentato il Piano e le tariffe, ha stipulato un accordo con una società di tecnici per effettuare controlli in tutta Italia. Anche l'organico è stato potenziato, ma il decreto di incarico ancora non arriva, nonostante sia giunta primavera e debbano essere fatti i primi controlli in vigna.
"Ci è stato detto - afferma Umberto Notarnicola, presidente del Consorzio tutela - che è solo questione di giorni. Abbiamo fiducia nel ministro ma francamente non possiamo tollerare ulteriori ritardi". I produttori del vino Frascati, infatti, denunciano che, nonostante la legge sia dalla loro parte, ancora si continua ad imbottigliare il Frascati fuori zona con grave danno delle aziende locali.
"Qualche mese fa - dicono i dirigenti del Consorzio Frascati - abbiamo segnalato al Reparto antrifrode di San Michele in Adige che una ditta veneta produceva il vino con il nostro marchio non essendo assolutamente autorizzata. Le autorità del posto ci hanno risposto che neanche sapevano della legge che vieta questa pratica. Riteniamo, pertanto, indispensabile l'attivazione del Decreto sui controlli che garantisce i produttori del Frascati e li ripaga dei sacrifici fatti per migliorare la qualità". A mettersi di traverso sull'attuazione del Decreto dei controlli è stata la Coldiretti che non è disponibile a dare il potere "ad alcuni Consorzi italiani dove non è rispettata la legge della rappresentanza delle categorie".
"Invitiamo la Coldiretti - replicano ancora al Consorzio tutela vini Frascati - a rileggersi la legge. Infatti sono stati ammessi ai controlli solo quindici Consorzi italiani dove il diritto di rappresentanza delle categorie è garantito totalmente". In ogni caso la Coldiretti non fa una questione sull'organismo di tutela castellano "del quale è riconosciuta la serietà e la competenza".
Anche gli agricoltori aspettano la firma del Decreto sui controlli con impazienza. "Ci sono voluti molti anni per avere una legge del genere - afferma Luigi De Santis, presidente dei produttori uve Frascati Doc - ed adesso l'eccessiva lentezza della burocrazia rischia di vanificare tutto. Il Consorzio senza il controllo diretto sulle produzioni e sull'imbottigliamento ha le armi spuntate e non può svolgere il suo compito di tutela come è di istituto".


tratto da il Resto del Carlino - 23 marzo 2003
Tappo d'oro a Zipolo
di Serafino Camilli
OFFIDA - Alla presenza di produttori e operatori del settore, presso la sede dell'Enoteca regionale sono stati comunicati i risultati del concorso " I° Banco di assaggio del vini Piceni" e il premio "Tappo d'oro 2003" è stato assegnato al vino rosso "Zipolo 2000" dell'azienda agraria "Il conte" di Monteprandone. E' stato un concorso che ha visto la partecipazione di ua settantina di vini divisi in varie categorie. L'esperto enogastronomo Paride Vagnoni ci ha dichirato : " Ho partecipato a tutti i lavori della commissione di esperti che ha esaminato i vini in concorso e sono rimasto colpito dalla serietà dei commissari. La manifestazione, voluta dagli assessori regionali Agostini e Silenzi, nonostante il poco tempo a disposizione, è risultata di buon livello e c'è stata la convinzione che l'evento sia destinato a dare rilevanza al territorio piceno e ai suoi vini. Sono convinto che i nostri prodotti stanno crescendo come qualità in modo notevole". Soddisfatto anche il presidente della Vinea, Ido Perozzi, perché il "Banco di assaggio" costituisce un'attività promozionale per il nostro territorio. Ci ha detto : "Nel corso degli anni i nostri vini, grazie al lavoro dei produttori e della Vinea, hanno fatto passi avanti importanti e la presenza di esperti nazionali nella commissione lo dimostra. I produttori presenti,nel corso della serata, hanno avuto la possibilità di avere contatti con i componenti la commissione per discutere dei loro prodotti. I premi verranno consegnati nel corso del Vinitaly, manifestazione di grande rilievo nazionale". Prima di comunicare l'elenco dei premiati, i componenti la commissione hanno ringraziato per l'accoglienza, per la perfetta assistenza ricevuta nello svolgimento del lavoro. Il "Tappo d'argento 2003" è stato assegnato ai seguenti vini: "Offida" (Podere Colle Vecchio- azienda Guido Cocci Grifoni di Ripatransone), " Falerio dei Colli Ascolani" (Vigna Giorgia 2002-Vitivinicola Costadoro di San Benedetto del Tronto), "IGT Bianco"(Litora 999-Vinicola del Tesino Carminucci di Grottammare), "Rosso piceno"( Vigna Piediprato 2000- azienda Saladini Pilastri di Spinetoli), "Rosso piceno superiore" ex aequo (Gotico 2000- azienda Ciù Ciù di Offida e Vigna Monteprandone 2000 di Saladini e Pilastri di Spinetoli), "ITG Rosso" ( Zipolo 2000"-Azienda il Conte di Monteprandone).


tratto da la Provincia Pavese - 23 marzo 2003
L'Oltrepo è in lutto: addio a Scarabelli
Si è spento a Santa Maria il presidente della nota Cantina sociale
di Pierangela Ravizza
SANTA MARIA DELLA VERSA. Ha voluto essere a casa, nella sua Pizzofreddo, frazione di Santa Maria della Versa nel cuore della zona a vigneti Doc della Valle Versa. E qui, a Pizzofreddo, circondato dall'affetto dei figli Federica e Filippo e della sorella Liliana, ieri verso le otto del mattino, ha cessato di vivere Gianni Anacleto Scarabelli, presidente dal 1994, della Cantina Sociale La Versa Spa. Scarabelli aveva 67 anni: da qualche anno accusava disturbi e tre anni fa era stato costretto anche ad un ricovero ospedaliero per un ciclo di cure. Poi si era ristabilito e con il suo tipico fair play e soprattutto la forte dedizione all'incarico alla guida della cantina "La Versa", aveva ripreso normalmente la sua attività. Nelle ultime settimane, però, aveva accusato ancora malesseri e già da qualche giorno le sue condizioni erano diventate critiche fino al decesso di ieri mattina nella sua abitazione.
I funerali saranno officiati a Santa Maria della Versa solo giovedì prossimo alle ore 14,30 per rispettare le sue volontà di essere cremato. La salma, quindi, rimarrà nella sua abitazione a Pizzofreddo fino a lunedì mattina quando avverrà la momentanea traslazione al cimitero di Pavia ed infine, dopo le esequie di giovedì, è prevista la sepoltura nel cimitero di Montecalvo Versiggia.
Questa sera sarà recitato, alle 20,30, un Rosario nella chiesa parrocchiale di Santa Maria della Versa. "Se ne è andato un vero signore, sia nei modi sia nei toni con i quali era solito intraprendere la discussione, afferma Antonio Mangiarotti, presidente della Cantina Sociale Intercomunale di Broni, un altro colosso della vitivinicoltura dell'Oltrepo Pavese. La morte di Scarabelli è una grave perdita per tutto il mondo agricolo e vitivinicolo. Qualche volta eravamo stati in disaccordo su alcune scelte, aggiunge Mangiarotti, ma su un punto eravamo sempre in perfetta sintonia: lavorare per il rilancio ed il successo della nostra vitivinicoltura". Gianni Anacleto Scarabelli arriva al vertice della cantina "La Versa" nel 1994 subentrando al duca Antonio Denari, altra figura emblematica della vitivinicoltura dell'Oltrepo. In precedenza era membro del consiglio d'amministrazione della stessa Cantina "La Versa": "Non potevo fare di più, ricordava Scarabelli, anche perché allora lavoravo come funzionario al Coreco di Pavia".
Una volta in pensione, appassionato di vitivinicoltura e vignaiuolo da sempre nella sua tenuta "Campo delle Rose", Gianni Anacleto Scarabelli accettò l'incarico di presidente del consiglio d'amministrazione dalla Cantina "La Versa". "Penso sarà a tempo, massimo un paio di anni" ci aveva confessato all'atto della sua nomina.
In realtà Scarabelli ci rimarrà fino alla sua scomparsa, riconfermato per tre volte dall'assemblea dei soci.
"Effettivamente Scarabelli, osserva il sindaco di Montecalvo Versiggia, Dino Scarabelli (omonimo, ma non parente anche se grande amico), prese le redini della Cantina in un momento difficile più che per l'azienda per l'intero settore e ha saputo guidarla con molto equilibrio evitando traumi. Un grande appassionato ed un forte sostenitore del territorio e del marchio Valle Versa".
"Un protagonista del nostro territorio e della nostra economia, determinato nelle sue scelte, ma sempre pacato e riflessivo. Indubbiamente l'Oltrepo perde un autentico personaggio", sottolinea Vittorio Ruffinazzi, presidente del Consorzio Vini Doc Oltrepo Pavese. Molti gli obiettivi realizzati nel periodo in cui Scarabelli è stato al vertice della Cantina "La Versa".
Mète importanti, inseguendo un sogno e una speranza: "Perché la Valle Versa non è nota nel mondo come alcune altre analoghe regioni della Francia?".


tratto da la Stampa - 22 marzo 2003
ALL´ENOTECA DI MANGO
Carta d´identità per l´«Asti»
Lunedì 24 marzo all´Enoteca regionale di Mango ultimo appuntamento della rassegna «Messaggi in bottiglia». Dalle 21 si parlerà della «Carta d´identità elettronica dell´Asti» ossia del sistema di enorintracciabilità realizzato dal Consorzio di tutela. Relatori il direttore consortile Ezio Pelissetti e il giornalista Sergio Miravalle de La Stampa. L´iniziativa è organizzata dall´Enoteca regionale (direttore Bruno Penna) d´intesa con la Bottega del vino di Castiglione Tinella (presidente Romano Dogliotti). Spiega Ezio Pelissetti: «Illustreremo, con esempi dal vivo, come collegandosi al sito Internet del Consorzio, www.astidocg.it, sia possibile per i consumatori da ogni parte del mondo risalire, attraverso il numero sulla fascetta docg di Stato incollata sulla bottiglia, al lotto di imbottigliamento e all´azienda produttrice». E a breve saranno possibili anche collegamenti per avere sul proprio computer notizie sul territorio della zona di produzione.


tratto da il Messaggero - 21 marzo 2003
Vini e disciplinari
Orvieto Doc, una vera rivoluzione dopo 30 anni
Il pregiato vino bianco Doc di Orvieto si rinnova nel rispetto della storica tradizione che lo ha reso famoso ed apprezzato in tutto il mondo. Il Comitato nazionale vini del ministero delle Risorse agricole ha infatti dato il suo ok definitivo alla modifica del disciplinare che ne regola la produzione. Una vera e propria rivoluzione che interessa centinaia di produttori e ben 3.000 ettari di territorio. Una svolta storica per il mondo vitivinicolo della città del Duomo che cambia le proprie regole dopo oltre 30 anni per adeguarsi alle esigenze del mercato nazionale ed internazionale. L'ultimo disciplinare risale infatti al 1971. I contenuti della riforma del vino orvietano saranno illustrati giovedì prossimo in un'audizione pubblica che si terrà al Chiostro di San Giovanni alla presenza dei produttori, degli imbottigliatori, dei commercianti e di tutti coloro che hanno a che fare con la produzione e la distribuzione del Doc di Orvieto.
Quattro le sostanziali novità rispetto al passato che introdurrà la modifica del disciplinare sin dalla prossima vendemmia 2003. I nuovi regolamenti introdurranno due ulteriori tipologie di vino, la muffa nobile e la vendemmia tardiva, e sarà variata la base ampelografica vale a dire i tipi di vitigno che compongono l'Orvieto Classico. In particolare, Grechetto, Procanico, Drupeggio, Trebbiano, Verdello e Malvasia saranno dunque sostituiti da Procanico (tra il 20 ed il 40 per cento), Grechetto (fino al 40 per cento), e fino ad un 40 per cento di altri vitigni idonei, il cui elenco è stato ampliato, tra cui anche quelli internazionali quali Chardonnay e Sauvignon. Infine sarà fissato un numero minimo (3.000 ceppi) di piante per ettaro ed i produttori avranno la possibilità di inserire l'irrigazione di soccorso.
«L'obiettivo - ha dichiarato Gianni Chiasso, direttore del Consorzio tutela vini di Orvieto - è quello di produrre un vino più accattivante, qualitativamente migliore rispetto a quello attuale ed in ?????`linea con il gusto del consumatore. E considerato che partiamo da una fascia medio-alta, diciamo che vorremmo puntare ad entrare nell'elite dei vini bianchi italiani. Il tutto senza però trascurare la tradizione. Chi vorrà continuare a fare il vino in maniera tradizionale potrà farlo».
«Questo nuovo disciplinare - continua Chiasso - garantirà una elasticità maggiore nell'utilizzo dei vitigni, un' arma in più per i produttori che avranno meno limitazioni rispetto al passato e potranno competere nelle migliori condizioni con il mercato nazionale».


tratto da la Stampa - 21 marzo 2003
IN VENDITA SOLTANTO A MILANO, PARIGI E LONDRA
Nasce il «riso d´annata» stagionato come il vino
MILANO. Anche il riso, come il vino, diventa «Gran Riserva». Stagionato, prodotto in soli tremila esemplari e acquistabile in soli trep unti-vendita: da Peck (Milano), Fauchon (Parigi) e nei magassini Harrod´s (Londra). E´ un «Carnaroli» qualità extra, coltivato nelle campagne pavesi ai confini con il Piemonte e trasformato dfalla «Riso Gallo» di Robbio Lomellina. L´iniziativa è stata presentata dal presidente della «Gallo», Vittorio Preve, durante un evento gastronomico che ha unito l´industria alla Guida Michelin. Il riso «Gran Riserva 2001» è stato prodotto in occasione dei 145 anni dell´azienda, che punta sui grandi chef e sul risotto italiano per incentivare il consumo del cereale made in Italy nel mondo. La strada aperta dall´industria lomellina potrebbe portare a interessanti sviluppi: è soltanto il primo passo che porterà a immettere sui mercati e nei ristoranti i risi d´annata. «Proprio come avviene per il vino - dice Preve - arriveremo anche a 4-5 anni di stagionatura». Nel frattempo la «Gallo» è diventata anche tema di studio per una tesi di laurea in psicologia dei lavoro e dell´organizzazione. Autrice Gianna Brustia di Novara, che ora sta conducendo un´indagine per ricostruire le origini dell´industria risiera, i cui progenitori partirono dall´Argentina.
g. f. q.


tratto da Unione Sarda - 20 marzo 2003
Dal 26 marzo cinque giorni di degustazioni, dibattiti e feste
Nelle antiche cantine si brinda col vino di Ortueri
Ultimi preparativi per la rassegna “Magasinos apertos”
di Attilio Loche
Ortueri La vetrina del vino del Mandrolisai riaprirà da giovedì prossimo per cinque giorni. L’amministrazione comunale in collaborazione con i produttori locali, le associazioni e gli enti istituzionali presenti nel territorio, ha organizzato la seconda edizione della manifestazione “Magasinos apertos”. Particolarmente nutrito il programma, articolato in cinque giornate nel corso delle quali sono previsti incontri e laboratori su la produzione e la conservazione dei vini. Ci saranno inoltre degustazioni guidate da intenditori e sommelier ed ancora illustrazioni di normative sul settore della viticoltura presentate da parte di tecnici e funzionari dell’Ersat. Oltre agli appassionati di viti e vini si punta anche coinvolgere i giovani in particolare gli studenti che frequentano gli ultimi anni delle scuole superiori. In programma è inoltre prevista la compilazione di schede di valutazione di vini prodotti con vitigni autoctoni. I campioni saranno messi a disposizione dai viticoltori che partecipano alle iniziative e che desiderano conoscere la qualità del proprio prodotto. Le operazioni di analisi e compilazione della schede saranno curate dal sommelier Gilberto Arru. Le manifestazioni di “Magasinos apertos” avranno inizio il 26 marzo prossimo e si protrarranno fino al 30. E sarà proprio domenica 30 marzo la giornata più importante dell’intera manifestazione. I turisti, assieme alle persone del posto, potranno fare il giro delle antiche e suggestive cantine, dislocate nel centro storico, per la degustazione dei vini migliori. Visto il successo della precedente edizione verrà riproposta anche la rassegna “arti e mestieri” con la partecipazione del Consorzio dei torronai di Tonara e numerosi produttori della zona. Non mancheranno poi gli artigiani locali, abilissimi soprattutto nella lavorazione del sughero e del legno .Nel giro delle cantine non ci sarà solo da degustare i vini migliori delle colline di Ortueri e di San Mauro di Sorgono ed Atzara, tra i quali il famoso Nasco esaltato da Veronelli in una delle sue preziose schede e l’altrettanto delizioso moscato chiaro da profumo e gusto inconfondibili, ma assieme ai vini verranno offerti anche dolci e altri prodotti alimentari tipici della zona da ragazze in costume tradizionale, tra canti e balli. Notevole l’impegno dell’amministrazione comunale di Ortueri per proporre un programma di grande interesse, capace di richiamare le folle come in occasione delle grandi sagre. «Si tratta di una manifestazione che punta con forza a sostenere l’intero comparto produttivo - spiega il sindaco Mariangela Cuccui - per fare in modo che tutti i prodotti tipici di cui la zona è ricca vengano conosciuti e adeguatamente valorizzati. È un nostro preciso impegno quello di inserire Magasinos apertos nel circuito delle tante altre manifestazioni che si stanno proponendo e affermando nel cuore della Sardegna. Importante per il momento è riuscire a crescere nel tempo e di avere fin d’ora il sostegno necessario da parte degli enti istituzionali». «La realizzazione di laboratori di sapori e saperi - aggiunge il sindaco di Ortueri - contribuirà sicuramente a favorire la conoscenza e l’affermazione di qualità del nostro territorio e a rafforzare il legame socio-culturale fra cibo e territorio». Inutile sottolineare che, nei cinque giorni in cui si articola la manifestazione, non mancheranno gli incontri e i dibattiti mirati anche ad individuare le strategie più idonee a promuovere e difendere i vitigni autoctoni e i vini tipici del Mandrolisai.


tratto da il Piccolo - 20 marzo 2003
UNIVERSITÀ
Dal 24 un ciclo di seminari dedicati alle tecniche più innovative
Enologia, spazio alla ricerca
La ricerca europea nel campo dell'enologia fa scuola a Cormòns. Con un ciclo di seminari, «I giovedì del Centro», organizzati dal corso di laurea in Viticoltura ed enologia dell'ateneo di Udine, per portare direttamente nel cuore del Vigneto-Friuli le tecniche più innovative e i risultati degli studi più all'avanguardia realizzati in Europa, affrontati in chiave tecnico-scientifica, mettendo intorno ad uno stesso tavolo studiosi italiani e stranieri e operatori del settore, con la collaborazione di aziende operanti in questo importante comparto agro-alimentare. A segnare il debutto dell'iniziativa, sarà l'incontro dedicato a «Sostanze colloidali e macromolecole del lievito nella stabilizzazione dei vini», lunedì 24 alle 15 al Centro per la viticoltura e l'enologia dell'Università di Udine, in via San Giovanni 79 a Cormòns (tel 0481-639295).
Sotto la lente del primo seminario, i recenti sviluppi della ricerca in campo enologico e delle tecniche di stabilizzazione dei vini finalizzate all'esaltazione della qualità e della tipicità dei prodotti, che saranno presentati da ricercatori delle Università di Udine e Digione. Gli interventi, dedicati agli studenti e agli operatori del settore, saranno l'occasione per approfondire temi di assoluta attualità nell'ambito delle pratiche enologiche mirate alla conservazione dei caratteri di qualità dell'uva e alla loro esaltazione nel vino.
L'iniziativa servirà, inoltre, a presentare le attività di ricerca che l'Università di Udine sta svolgendo per il comparto vitivinicolo, collaborando attivamente con altri istituzioni di ricerca pubbliche e private a livello nazionale ed internazionale. Per l'occasione saranno illustrati anche i risultati degli studi realizzati in «tandem» dalle due Università, nell'ambito della collaborazione per la ricerca e la didattica con il progetto internazionale Socrates.
Michel Feuillat e Claudine Charpentier dell'Università di Digione presenteranno i più recenti aggiornamenti scientifici e tecnologici relativi all'importanza del lievito nella cessione di macromolecole fondamentali per la stabilizzazione dei vini. Per l'Università di Udine, Emilio Celotti e Piergiorgio Comuzzo porranno l'accento su alcune ricerche dedicate allo studio dello stato colloidale dei vini e all'effetto stabilizzante di prodotti derivati dalla lisi del lievito. In rappresentanza della Oliver-Ogar Italia, Attilio Bellachiona presenterà esperienze sull'uso di alcuni coadiuvanti innovativi nella stabilizzazione dei vini. A moderare l'incontro, Roberto Zironi, presidente del Corso di laurea in Viticoltura ed enologia dell'Università di Udine e Roberto Pinton, docente di Chimica agraria dell'ateneo.


tratto da la Città di Salerno - 18 marzo 2003
Da un quintale di latte bufalino 24 Kg di mozzarella
Mozzarella campana. La bianca «porcellana» che incanta il palato
La mozzarella. Un simbolo, una ricchezza garantita dalla denominazione di origine protetta, la Dop. Un patrimonio, salvaguardato nel Salernitano ma messo a rischio nel Casertano, la seconda Dop campana, dove l'incuria decennale delle amministrazioni e l'intreccio politica - malavita organizzata ha fatto scempio del territorio. Ora sembra che la Regione voglia intervenire drasticamente contro le discariche abusive e i rifiuti industriali che inquinano i pascoli delle bufale. Il termine "mozzarella" è abbastanza antico, è citato per la prima volta citato in un libro di cucina pubblicato nel 1570 da Bartolomeo Scappi, cuoco della corte papale. Scappi, operatore di una cucina che oggi non esiteremmo a definire "internazionale", in un ambiente dove pervenivano specialità da ogni parte d'Italia e d'Europa, cita: "...capo di latte, butirro fresco, ricotte fiorite, mozzarelle fresche et neve di latte...". La mozzarella è strettamente collegata alla provola, il suo nome deriva da quello della provola o, più precisamente, da un nome di questa caduto in disuso: "mozza", e cioè "piccola provatura". Negli annuali contratti per l'appalto del prodotto della "Reale Industria della Pagliara delle bufale" a Carditello, si stabiliva che la mozzarella doveva restare nella salsa 24 ore, mentre la provola 48; la successiva affumicazione, cui generalmente era sottoposta quest'ultima, era un espediente per una migliore conservazione in vista di più facile trasporto e commercializzazione. Ancora intorno alla metà dell'800 nella piana del Sele "...le mozzarelle non erano destinate al commercio ma si confezionavano per uso familiare..."(Migliorini). I documenti certificano che nel 1790 la quantità di prodotti, in latte e mozzarelle o provole, era appena dell'11% inferiore al massimo del 1784, che aveva segnato kg. 30840 di mozzarelle o provole, più di 129.500 litri di latte di bufala. Nel 1811 la razza bufalina campana, dopo il miglioramento genetico del secolo precedente, dava un alto reddito (circa il 40% del capitale investito); i capi presenti nell'area campana erano 7800. Poco più di un cinquantennio dopo (1868), ad Unità ormai avvenuta, il quadro era notevolmente modificato, i capi erano poco più di un terzo (2422): conseguenza diretta delle bonifiche nelle piane intorno al Volturno che avevano drasticamente ridotto le aree idonee all'habitat bufalino. Cominciava il contrasto tra agricoltura avanzata e chi voleva sfruttare a fondo un'attività a reddito elevato. In diminuzione fino al 1961, l'allevamento delle bufale si è notevolmente incrementato, circa 6 volte


tratto da la Gazzetta di Modena - 18 marzo 2003
Bloccata un'azienda brasiliana che ha tentato di registrare il marchio
Volevano scippare il nome 'lambrusco'
Una ditta brasiliana ha tentato il colpo di mano per ottenere il copyright sul marchio «lambrusco» ma non c'è riuscita grazie alla tempestività dei nostri produttori. Un tentativo che mette ancora a nudo la delicatezza del pproblema di riconoscimento del nostro prodotto vinicolo. Conquistatosi un posto al sole (è il primo nei consumi in Italia dopo quello generico in brik), il lambrusco si trova alle prese con le imitazioni, come già accade per un altro prodotto tipico emiliano, il Parmigiano Reggiano. In un convegno sul salto di qualità che attende la viticoltura organizzato dalla Confagricoltori alla fiera di Scandiano, è emerso che il 2003 sarà l'anno della tutela contro la pirateria internazionale. Dopo una causa intentata in Inghilterra contro tre aziende che usavano il nome lambrusco, i consorzi modenesi e reggiani del lambrusco sono dovuti intervenire in Brasile dove un'azienda locale ha tentato addirittura di registrare il nome lambrusco, in un mercato in espansione. Prossima tappa sarà probabilmente l'Australia dove si produce col nome lambrusco un vino che non ha nulla a che fare con quello emiliano (è addirittura un vino fermo). Il 2003 sarà anche un'annata delicata sui mercati perchè i prezzi italiani crescono mentre diminuiscono quelli dei concorrenti più attivi: California, Australia e Cile.


tratto da il Giorno - 18 marzo 2003
Sondrio
Onaf «scopre» vini e formaggi piemontesi
Spettabile redazione,
la delegazione Onaf di Sondrio ha promosso per stasera alle 20, al Centro di formazione professionale dell'amministrazione provinciale (scuola Alberghiera) in via Besta, 3 a Sondrio, una serata sull'abbinamento dei formaggi piemontesi con i vini piemontesi, nell'ambito delle lezioni del corso Onaf di primo livello. Con questo corso l'Onaf di Sondrio inaugura una serie di iniziative di formazione che partiranno dalla scuola Alberghiera, che assumerà pertanto, da questo momento in poi, un ruolo importante e di riferimento per gli operatori locali del settore enogastromico per la formazione, aggiornamento permanente e divulgazione della cultura enogastronomica locale. La serata rappresenta un'occasione importante per conoscere prodotti che esulano dal circuito gastronomico locale e quindi un momento culturale di arricchimento, oltre che piacevole per la degustazione di prodotti caseari a cui il palato locale non ha molta familiarità.
Fides Marzi, delegata Onaf di Sondrio
    Il progetto «Valtellinaestero», programma di promozione e valorizzazione concordato dall'istituto nazionale per il commercio estero, Regione, Provincia di Sondrio e Consorzio tutela prodotti a denominazione di origine Valtellina, viene riproposto per il secondo anno. Per il momento restano Gran Bretagna e Germania le aree individuate per i contatti con operatori commerciali e giornalisti . L'attenzione per bresaola Igp, formaggi Casera e Bitto Dop e vini Valtellina Doc e Docg porta a contattare importatori, ristoratori, buyers e operatori turistici, impegno che Marco Chiapparini sta portando avanti con grande passione. Nelle scorse settimane si sono tenuti educational tour per giornalisti tedeschi e operatori inglesi con distribuzione di kit con assaggi di vino, formaggi e bresaola. Prossimo appuntamento a Dusseldorf (23-25 marzo) alla «Pro Wein».


tratto da il Resto del Carlino - 18 marzo 2003
Ascoli
Un tappo d'oro al miglior vino
di Valerio Rosa
ASCOLI — Si svolgerà sabato all'enoteca regionale 'Vinea' di Offida la prima edizione del concorso 'Il Tappo d'Oro': un premio che al miglior vino Piceno. L'iniziativa è stata presentata ieri al 'Caffè Meletti' dagli assessori regionali Luciano Agostini e Giulio Silenzi, e da Paride Vagnoni che, tra l'altro, coordinerà lo stand della Regione Marche al 'Vinitaly' di Verona. «L'idea è nata da una proposta dell'assessore Agostini — ha confessato Vagnoni — in una delle serate dedicate alla degustazione fatte al 'Meletti', Si voleva istituire un premio che valorizzasse la qualità dei vini piceni e nello stesso tempo facesse da testimonial al territorio. Così è nato 'Il Tappo d'Oro' grazie anche alla collaborazione con la Vinea abbiamo contattato alcuni esperti ed è stata composta una giuria di altissima qualità. Presidente sarà Daniel Thomasis, giornalista di 'EV' di Veronelli, gli altri tre giurati saranno Ernesto Gentili, condirettore della 'Guida Vini' dell'Espresso, Carlo Macchi, condirettore guida 'Vini Buoni d'Italia' e Alessandro Masnalietti, ex condirettore de 'L'Espresso'. Insomma, quattro vere autorità nel campo enologico. E già questo sarà garanzia di valore del premio che verrà assegnato. Hanno aderito finora venti aziende vitivinicole picene che faranno degustare 72 tipi di vino: dai rossi, ai bianchi, dai barricàti ai doc». Soddisfatto l'assessore Agostini: «Il premio deve essere da stimolo per i produttori a creare sempre più vini di qualità — ha detto — e, visto che la premiazione del vincitore la faremo il 12 aprile allo stand Marche al Vinitaly, questa iniziativa avrà anche una risonanza internazionale e se ne parlerà nelle riviste specializzate. Un bel modo per fare promozione ai vini e al territorio Piceno». D'accordo anche Giulio Silenzi, da un po' di tempo molto vicino alle tipicità della nostra provincia. Dopo aver dato ampio risalto al tartufo nero di Roccafluvione, l'assessore regionale ora punta sul vino. «Lo stand delle Marche al Vinitaly — ha concluso — avrà quest'anno una visibilità migliore con due testimonial d'eccezione: Raffaello e Rossini. Grazie a loro dimostreremo come il rigore delle tipicità è, poi, tutela della qualità dei nostri prodotti».


tratto da la Nuova Venezia - 18 marzo 2003
A cena con l'Enantio, vino di Plinio il Vecchio
s.g.
Serata di degustazioni all'insegna dell'Enantio. Sarà il pregiato vino proveniente dall'antico vitigno coltivato nella bassa Vallagarina - zona della Valdadige a cavallo tra le province di Trento e Verona - ad accompagnare il ricco menu servito stasera al Quadri di piazza S. Marco. Un vino che oggi, grazie alla mappatura genetica, è stato identificato come direttissimo discendente della vitis silvestris, testimone vivente di quelle «enantinae uvae» decantate da Plinio il Vecchio nella sua Naturalis Historiae per le loro proprietà medicinali. Radicchio marinato all'Enantio, tortello con dadolata di verdure e salsa Talento Brut Riserva, Luccio perca in crosta di patate con salsa di barbabietola rossa e selvaggina inebriata all'Enantio. E' il sopraffino menu di questo «martedì al Quadri» per i «Percorsi del gusto» nel segno della qualità gastronomica cui saranno presenti anche Tino Parrasia, delegato dell'Unione italiana ristoratori del Veneto, l'enologo Leonello Letrari e lo chef Cesare Marretti. I vini serviti, Enantio, Talento Trento, Fossa Bandita Dulce Vitae, sono dell'azienda agricola Letrari di Rovereto.


tratto da la Repubblica Salute - 13 marzo 2003
Concorso di foto su "Donne e vino"
Le donne e il vino: questo il tema del concorso fotografico che verrà lanciato domenica (ore 15) nella biblioteca del Comune di Albiano (Torino). L’iniziativa è promossa dall’Associazione "vinaioli di Castellinaldo" (22 piccole aziende del Roero) e dai volontari di "Frammenti di storie al femminile": prevede premi in vino e materiale fotografico. (iscrizione euro 10,00; info: Bottega del Vino C/o Giachino Emilia, via Regina Margherita 5, 12050 Castellinaldo, Cuneo).


tratto da la Nazione - 12 marzo 2003
Vini passiti: c'è l'Atlante
FOLIGNO - Il progetto "Centro nazionale vini passiti" prende l'avvio con il restauro delle ex-cantine del palazzo Santi-Gentili a cura del Comune di Montefalco e con il contributo del Gal "Valle Umbra e dei Sibillini".
Il Centro vuole essere una vetrina delle più conosciute produzioni di vino passito italiano, enoteca aperta al pubblico, e punto di riferimento, di interesse nazionale, per lo studio, la ricerca, la promozione e la divulgazione della cultura di questa tipologia di vino che altrimenti resterebbe frammentata e marginale.
Le idee guida che vogliono essere sviluppate nel progetto riguardano la produzione, la promozione e la valorizzazione dei passiti, e cioè: gli aspetti legati al territorio di produzione, la storia e la tradizione, l'enologia, il marketing e la comunicazione. Il punto di partenza sarà la realizzazione di un censimento di tutti i vini passiti italiani attraverso la stesura di schede descrittive che contengano informazioni utili a tutti gli i soggetti della filiera.
Si darà, quindi, vita ad un "Atlante dei vini passiti italiani", che diventerà una vera e propria banca dati di fondamentale importanza per conoscere ed avere il quadro della situazione esistente.


tratto da la Tribuna di Treviso - 12 marzo 2003
Coldiretti, il nuovo direttore è no-global
Al bocconiano Andrea Crestani le redini dell'associazione
f.m
Arriva un "manager" bocconiano e no global alla Coldiretti. Per difendere i prodotti dell'agricoltura trevigiana doc dall'assalto di alimenti in arrivo dall'estero e senza garanzie. Il nuovo direttore dei coltivatori diretti si chiama Andrea Crestani. E' stato presentato ieri dal presidente Renzo Franco e il suo primo impegno sarà la campagna di raccolta di firme per una proposta di legge sull'etichettatura di origine obbligatoria degli alimenti. Crestani, 38 anni, è di Verona e dopo essere stato il segretario della Coldiretti scaligera per dodici anni, nel'99 è stato nominato direttore a Grosseto. Da pochi giorni ha assunto la direzione di una organizzazione che conta più di 20 mila aziende iscritte, pari al 75% del totale di imprese agricole della Marca. Nel suo curriculum "c'è anche un master alla Bocconi". Lo dice per sottolineare la professionalità raggiunta nei livelli di produzione dell'agricoltura italiana e di Treviso in particolare. Un livello di qualità che va riconosciuto e difeso rendendo obbligatoria un'etichetta sulle confezioni che renda subito chiaro al consumatore da dove viene un alimento. Per questo la Coldiretti ha lanciato una raccolta di firme. Partirà tra qualche settimana con banchetti in tutte le città della Provincia. "La globalizzazione spinge verso il fatto che non venga identificato il prodotto - dice - ma noi vogliamo che il consumatore possa scegliere. Non abbiamo la presunzione di dire che il nostro è un prodotto migliore, ma vogliamo che venga identificato". E una legge sulle etichette, aggiunge Crestani, sarebbe una difesa efficace del made in Italy.


tratto da il Messaggero Veneto - 12 marzo 2003
Oltre 300 persone alla manifestazione a favore della primogenitura isontina dell'amato vitigno
La battaglia del Tocai resta aperta
Presentato un volumetto sulle origini storiche del prodotto
(c.b.)
SAN - FLORIANO. La battaglia dei tocai non è un argomento dimenticato. Tutt'altro. Basta vedere come più di trecento persone hanno partecipato, la scorsa domenica, alla manifestazione organizzata dall'Associazione culturale Province storiche giuliane - Popolo d'Europa che, attraverso un fumetto, ha voluto rammentare la primogenitura friulana, anzi isontina, di questo amato vitigno.
La presentazione del volumetto "Il tesoro di Aurora. Una storia per il tocai friulano" (edito dalle Edizioni del Confine), patrocinata anche dalla sede goriziana della Società filologica friulana G.I. Ascoli, in realtà si è rivelata una vera e propria - coinvolgente - rappresentazione dei fatti storici che portarono, nel lontano 1632, la baronessa Aurora Formentini a maritarsi con il conte ungherese Adam Batthyany. Per l'occasione la baronessa portò in dote in Ungheria anche "300 vitti di Toccai".
Hanno condotto la rap-presentazione l'autore stesso del fumetto, il noto e apprezzato vignettista friulano Luigino Peressini, il conte Filippo Formentini e lo storico Stefano Cosma. Sono quindi intervenuti anche il presidente dell'Associazione delle Province storiche giuliane, il dottor Julius Franzot, il vicepresidente della Società filologica friulana, l'avvocato Carlo Del Torre, e l'editore del volume, Paolo Foramitti, che hanno portato il proprio saluto al foltissimo pubblico presente.
A seguito della presentazione del volumetto, avvenuta tra un accogliente focolare che rendeva ancora più magica l'atmosfera già suggestiva che si respira nel castello Formentini di San Floriano e un sottofondo di musica medievale interpretata dal vivo dall'eccellente gruppo "Quercus rubra", è seguita una degustazione di tocai friulano in purezza e altri vini a base, naturalmente, di tocai offerti per l'occasione da diverse aziende appartenenti sia alla Doc Collio che a quella Isonzo.
La costante presenza e l'interesse dei produttori (in particolare, Marega, Gradis'ciutta, Muzic, Alex Pintar e Borc da Vile) sono poi un segno tangibile di quanto questa battaglia per la salvaguardia della denominazione tocai non sia vissuta come una semplice moda, ma un reale e sentito problema per il comparto vitivinicolo regionale.



tratto da ANSA - 12 marzo 2003
Crescono le dop nella terra dell' olio
PALERMO - Centosessantunomila ettari di superficie, una produzione che nel 2001 e' stata pari ad oltre 2 milioni e 100 mila quintali. Questi i dati del comparto olivicolo in Sicilia, regione che detiene, dopo la Puglia, il maggior numero di aziende e di coltivazioni. Tre i marchi Dop (denominazione di origine protetta), Valli Trapanesi, Val di Mazara e Monti Iblei. In attesa di riconoscimento la Dop per Monte Etna, mentre sono gia' state inoltrate le domande al ministero per le Politiche agricole per il riconoscimento delle Dop Valdemone e Valle del Belice. I frantoi e gli impianti di lavorazione delle olive diffusi sul territorio nazionale sono 501, di cui 107 concentrati nella provincia di Palermo. L' attivita' di molitura porta a una produzione di olio di circa 43 mila quintali. Sono circa 150 le aziende siciliane che negli ultimi anni si sono affacciate con successo sui mercati nazionali e internazionali, e ultimamente alcuni marchi hanno ricevuto importanti riconoscimenti di qualita'. Nell' isola prevalgono tipicita' autoctone e tra esse le piu' rappresentative per la produzione dell'olio sono la buscionetto, la biancolilla, la nerba, la cerasuola, l' oglialora messinese, l' altana e la nasitana.


tratto da la Stampa - 12 marzo 2003
ACQUI TERME
Un connubio tra vino e acqua termale.
di Gian Luca Ferrise
Il consiglio d´amministrazione delle Terme di Acqui, presieduto dall´imprenditore Giorgio Tacchino, ha approvato la proposta formulata dall´amministratore delegato del Centro sperimentale vitivinicolo Tenuta Cannona di Carpeneto, Rosanna Stirone, relativo a un progetto innovativo che vedrà in primo piano le proprietà curative del vino. Un progetto analogo, è stato recentemente varato in Francia, a Bordeaux, dove è stato realizzato il primo e per il momento unico impianto al mondo per la terapia del vino. Da secoli, la terra di Bordeaux è rinomata per il vino rosso che produce, ma da qualche tempo il suo nome è legato anche alle efficaci cure estetiche che il vino e l´uva garantiscono ai corpi affaticati e appesantiti dal tempo. L´idea di aprire addirittura uno stabilimento "enoterapico" è venuta a due giovani viticoltori, Mathilde Cathiard e suo marito Bertrand Thomas. I coniugi, eredi di famiglie dalla grande tradizione vitivinicola, fiutando l´affare hanno sottratto una parte del podere di famiglia alla coltivazione dei vigneti, per riservarla alla costruzione di un impianto di cure, su esempio dei migliori stabilimenti termali esistenti. Unica differenza: l´elemento sfruttato non è l´acqua, ma l´uva e il suo succo. Se la storia ha dell´incredibile, non meno sorprendenti sono i benefici che deriverebbero dai frutti delle viti bordolesi. Già agli inizi del Novecento alcuni medici dediti all´erboristeria avevano cominciato ad attuare l´ampeloterapia, ovvero la terapia della vite, per contrastare stipsi, gotta, ipertensione e stanchezza fisica. Con l´avvento dei farmaci, questo tipo di cure venne abbandonato fino ai giorni nostri, quando illustri esperti hanno decretato la validità delle vecchie cure, rispolverandole però per i trattamenti estetici del corpo piuttosto che a scopi medici veri e propri. Così, grazie alla collaborazione che nascerà tra le Terme di Acqui e la Tenuta Cannona la città termale si candida a pieno titolo per diventare un centro di riferimento per queste nuove pratiche curative, che vedranno quali incontrastati protagonisti i pregiati vini doc e docg dell´Acquese e dell´Alto Monferrato.


tratto da il Resto del Carlino - 10 marzo 2003
Ferrara
Marchio d'origine per la salamina
Un marchio locale per salamina da sugo. E' il progetto che sta perseguendo l'Ammministrazione comunale di Portomaggiore. Il profumato e prestigioso insaccato vede infatti nel territorio portuense una terra di elezione. Da diverso tempo si lavora per valorizzare il prodotto, questa volta si è deciso di fare un salto di qualità: ottenere il marchio di produzione made in Portomaggiore. "Nei giorni scorsi - spiega l'assessore alle attività produttive Alessandro Taddia - abbiamo avuto un incontro all'assessorato provinciale per l'agricoltura, dove si è costituito il consiglio di amministrazione dell'associazione finalizzata al riconoscimento dell'Igp (indicazione geografica protetta) della salamina da sugo, al cui interno c'è un produttore portuense, Claudio Stagni, titolare di "Mms". Parallelamente a questo stiamo operando a un progetto per la creazione di un marchio locale che leghi il prodotto tipico al nostro territorio". Di che si tratta? "Vogliamo realizzare un marchio che renda immediatamente rinoscibile il prodotto, che si atterrà il più possibile alla tradizione, individuando un organo di controllo che sia indipendente ma anche autorevole. Non solo, vogliamo sensibilizzare produttori, ristoratori e commercianti, in modo da trovare in loco la salamina da acquistare e gustare tutto il tempo dell'anno. Il tutto assecondato con attività promozionali di alto livello, trovando un testimonial di fama nazionale. Progetto che sarà presentato alla camera di commercio".


tratto da il Mattino di Padova - 10 marzo 2003
INTERNET
In rete il coupon delle "Viniadi"
Dal Trentino alla Sicilia, in un migliaio di enoteche oggi si trovano i coupon per iscriversi alle Viniadi, primo campionato italiano per degustatori non professionisti, organizzato dall'Enoteca Italiana nell'ambito del progetto"vino e giovani". Il coupon per l'iscrizione è scaricabile dal sito www.vinoegiovani.it .


tratto da Corriere della Sera - 10 marzo 2003
Exor, controllata da Ifi, ha ceduto la società vinicola del bordeaux a Corinne Mentzelopoulos
Chateau Margaux torna francese: gli Agnelli vendono
msideri@corriere.it
Da oggi quando la famiglia Agnelli vorrà brindare con le bottiglie di Chateau Margaux, uno dei vini più apprezzati e più antichi di Francia , dovrà affidarsi alle riserve in cantina. Oppure acquistarle. La famiglia ha deciso infatti di cedere la casa vinicola d'Oltralpe, lasciando un vino di cui le cronache parlano già dal XVI secolo. La casa, la Societé Civile Agricole Chateau Margaux, che produce circa 450 mila bottiglie all'anno, resta comunque in buone mani: la nuova proprietaria è Corinne Mentzelopoulos, amministratrice delle nobili botti dal 1981. È donna dalla storia che si adatta perfettamente all'atmosfera dell'azienda secolare. Figlia di un ricco uomo d'affari di origini greche, Corinne lasciò da un giorno all'altro i salotti buoni parigini per ritirarsi nelle campagne di un villaggio del Medoc a pochi chilomeri da Bordeaux. Tutto per i vini. E da oltre vent'anni guida con successo e talvolta con spocchia la Societé Civile. Qualche anno fa arrivò a dire che già nel 1848, "mentre Marx ed Engels scrivevano il loro manifesto qui si produceva già un ottimo vino. È stata questa la nostra perentoria risposta al Comunismo".
Il passaggio è avvenuto in due direzioni. Corinne, che già ne possedeva il 25%, ha acquistato dalla Exor, controllata tramite l'Ifi dalla famiglia Agnelli, il 75% della Chateau Margaux. E ha poi ceduto agli Agnelli il proprio pacchetto di azioni, pari al 9,6%, in Exor. Divorzio consumato. Come si legge nel laconico comunicato diffuso ieri. Le operazioni "mettono fine a una lunga e fruttuosa collaborazione, caratterizzata fin dall'inizio da relazioni professionali improntate al rispetto e alla reciproca amicizia".
Il vigneto nel quale si trova il castello da cui il vino prende il nome si estende nella regione del Medoc su 80 ettari per la produzione dei rossi e 12 ettari per i bianchi. Le trattative per la vendita sono durate un mese. Nessuno ha però fatto cenno al valore della transazione. Alcune fonti hanno parlato di 300 milioni di euro. Forse di più. Ma probabilmente, come per tutti i Bordeaux che si rispettino, la cifra rimarrà nel più assoluto riserbo.



tratto da la Tribuna di Treviso - 10 marzo 2003
Tutte le novità della viticoltura
Gli specialisti dell'enologia a confronto per tre giorni
ENOFORUM. A lezione anche gli studenti
Paola Dall'Anese
CONEGLIANO. Parteciperanno anche studenti della scuola enologica di Conegliano, dell'Università di Padova e di Udine alla 3ª edizione dell'Enoforum, manifestazione organizzata dalla Società italiana di viticoltura ed enologia (Sive) che si terrà dal 12 al 14 marzo all'Istituto Cerletti. "L'Enoforum - ha ribadito Marzio Pol, presidente della Sive - è uno strumento d'aggiornamento nel campo della viticoltura e dell'enologia". Ricercatori internazionali e aziende del settore presenteranno, nella tre giorni articolata in 9 moduli, gli esiti delle ricerche. Gran finale all'ex convento di San Francesco. Ecco il programma: mercoledì 12 marzo: ore 8,15 inizio lavori; 9,15 Prof. Michel Moutounet- Inra Montepellier - Presente e futuro delle tecniche eletromembranarie: elettrodialisi, riduzione di acidità volatile, regolazione del pH e del potenziale redox; 10,45 Modulo n. 1 - Nuove frontiere della fermentazione enologica: prevalenza, nutrizione, associazione di lieviti: Paolo Giudici e Andrea Pulvirenti - Univ. Reggio Emilia - Studio della dominanza dei lieviti selezionati in una fermentazione di cantina; Lorenza Castellari - Variazioni delle caratteristiche sensoriali di vini Chardonnay indotte da Saccharomyces cerevisiae in coltura singola o in associazione; Mauro De Paola - Aeb Spa- Descrizione di metodi di cantina adatti ad ottenere sistematicamente la dominanza dei ceppi inoculati rispetto alla microflora indigena; 12,30 pranzo; 14,30 Modulo n. 2 - Le operazioni pre-fermentative sui mosti bianchi. Alsazia e Champagne: due modelli a confronto, Prof. Alain Maujean - Univ. di Reims- Chimica dello zolfo e protezione del potenziale qualitativo dei mosti; Nicolas Seconde - Definizione qualitativa dei vini bianchi e la gestione tecnico pratica delle operazioni prefermentative; Gérard Cayrel- La valorizzazione aromatica e i trattamenti sul mosto; 16,45 Modulo n. 3 - Caratterizzazione ed applicazione dei tannini d'uva: Prof. Alain Bertrand - Bordeaux - Caratterizzazione dei tannini d'uva; Marzio Manino- Enartis- Applicazioni enologiche dei tannini estratti dall'uva; 19,30 fine lavori. Giovedì 13 marzo - ore 9 Modulo n. 4 - Gusto internazionale e tipicità del vino: Daniel Granès- Icv Narbonne- Il gusto internazionale come"base sensoriale" per evidenziare le caratteristiche della tipicità; André Fuster - Il ruolo delle tecnologie biologiche nell'espressione della qualità del vino; 11,15 Modulo n. 5 - Tecnologie a membrana: l'innovazione apre nuove possibilità applicative: Prof. Roberto Zironi - Univ.di Udine- Moderne applicazioni nei processi a membrana in enologia; Nicola Macrì - Oliver Ogar- Applicazioni pratiche dell'osmosi inversa nel processo di vinificazione; 13,00 pranzo; 15,00 Modulo n. 6 - Il legno e il vino: dalla tradizione all'innovazione: Daniel Granès - I lavori sperimentali dell'ICV sul legno; Francesco Cavini - Le esperienze di uso dei prodotti alternativi alla barrique; 17,15 Modulo n. 7 - Gestione dell'inerbimento dei vigneti per la produzione di uva di qualità: Prof. Giovanni Mattii- Univ. Firenze- Gestione del suolo, inerbimento e qualità delle uve; Roberto Miravalle - dir. tecnico Monsanto Agricoltura Italia Spa- Inerbimento dei vigneti con festuche tolleranti al Roundup; Fabio Lombardi - product manager Fitofarmaci Monsanto Agricoltura Italia Spa - L'innovazione della Tecnologia Transorb in Roundup Plus; 19 fine lavori. Venerdì 14 marzo: ore 9 Modulo n. 8 - L'innovazione tecnologica in aiuto del colore dei vini rossi: Prof. Mario Bertuccioli - Univ. Firenze- Stabilità del colore e nuove tecnologie: ossigeno e tannini d'uva nella vinificazione del Sangiovese; Luc Lurton - Esperienze francesi sulla stabilizzazione del colore impiegando diversi tannini enologici in diverse fasi della vinificazione; Alessandra Biondi Bartolini - I polissacaridi del lievito e i vini rossi; 11,15 Modulo n. 9 - Preparati enzimatici e vinificazione in rosso: nuove acquisizioni - Hervé Romat - L'impiego di preparati enzimatici nella pratica della vinificazione in rosso; Vincent Gerbaux - Fattori di rischio legati all'impiego di preparati enzimatici; Guido Parodi- Uso razionale degli enzimi nella moderna vinificazione in rosso; 13 trasferimento all'ex convento di San Francesco; 15,30 Dino De Poli - Pres. Fondazione Cassamarca- Fondazione Cassamarca e le attività del territorio; Prof. Roberto Cappelletto - responsabile scientifico SSS - La Scuola Superiore di Specializzazione (SSS) sezione di Umanesimo Latino: i mastercampus; Prof. Michel Moutounet - Attività dell'area vitivinicola SSS nel prossimo triennio.


tratto da il Resto del Carlino - 7 marzo 2003
Migliori vini piceni, un concorso
OFFIDA - La Vinea, con il patrocinio ed il contributo della regione Marche, indice il '1° Banco d'assaggio dei Vini del Piceno- premio Tappo d'Oro 2003' che si terrà presso la sede dell'enoteca regionale delle Marche in via Garibaldi n.75. Le degustazioni avranno luogo il giorno 22 marzo 2003. Il banco di assaggio si propone di valorizzare i migliori vini Piceni per favorirne la conoscenza, scegliendo ed indicando vini di elevata qualità che possano al tempo stesso conseguire l'apprezzamento della clientela estera; stimolare i viticoltori al miglioramento della qualità del prodotto.
Possono partecipare i vini presentati da viticoltori vinificatori in proprio, cantine sociali, aziende commerciali e industriali e le partite di vino imbottigliato che hanno un quantitativo minimo di bottiglie della capacità di litri 0,75 pari a 30 ettolitri. Il Banco è riservato alle seguenti categorie di vini: Falerio doc, vini bianchi appartenenti alla doc 'Offida', vini bianchi secchi e tranquilli a indicazione geografica tipica, Rosso Piceno doc, Rosso Piceno Superiore doc, vini rossi secchi e tranquilli ad indicazione geografica tipica. Ai fini della classificazione e della verifica delle denominazioni di cui sopra saranno adottate le definizioni dell'Unione Europea. Le aziende che intendono partecipare devono far pervenire alla Vinea - produttori viticoli- entro e non oltre domani il modulo di adesione compilato e firmato in calce. Per tutte le altre informazione gli interessati possono rivolgersi alla Vinea che consegnerà anche i moduli di adesione.
s. c.


tratto da il Messaggero Veneto - 4 marzo 2003
Via alla tutela di vitigni antichi e autoctoni
GORIZIA. I vitigni autoctoni non sono una moda passeggera, ma, per i maggiori organismi del settore vitivinicolo nazionale, una bella scommessa per il futuro dell'enologia tricolore nella quale investire cervelli, fatica e capitali. Una bella scommessa che, nata a Gorizia, si chiama Comitato "Vinum loci".
Se infatti gli "autoctoni" sono unici e hanno magari anche nomi curiosi (Gamba di pernice, Pigato, Schiava, Sciaglin, Vitovska, Colorino, Vernaccia di San Gimignano, Canino, Frappato), questi sono anche preziosi indicatori di profumi e gusti inimitabili.
Partendo dal desiderio di salvaguardare e promuovere quest'immensa biodiversità - ricchezza che tutto il mondo ci invidia - è stato fondato recentemente a Gorizia il Comitato "Vinum loci" che ha avuto il suo battesimo ufficiale nel prestigioso Circolo della stampa di Milano giovedì 27 febbraio. Alla presentazione milanese, impreziosita da un numeroso pubblico di giornalisti del settore, il presidente del Comitato Paolo Benvenuti (direttore generale dell'Associazione nazionale Città del vino), il presidente del Comitato scientifico Attilio Scienza (docente ordinario di Viticoltura all'Università degli studi di Milano) e il segretario generale di "Vinum loci" Maurizio Tripani (direttore di Gorizia Fiere) hanno evidenziato il fine e i progetti futuri del Comitato: "Il grande patrimonio dei vitigni antichi e autoctoni italiani si sta inesorabilmente erodendo, con il risultato di perdere definitivamente anche quell'eccezionale patrimonio genetico che tutto il mondo ci invidia". Hanno detto: "Questi portatori di geni unici e irripetibili sono sempre più a rischio di estinzione e, pensando a tutto ciò, è nato il Comitato "Vinum loci" il quale, oltre a creare un archivio dei vitigni di cui si ha ricordanza nei diversi territori italiani, vuol unire in questa crociata tutti coloro che sono interessati a salvaguardare questa ricchezza e, lavorando tutti insieme, associazioni e università, organismi pubblici e aziende private, trasformare queste silenti riserve di geni custodite in laboratori o disperse per le campagne italiane in un volano per far conoscere un solo gusti e profumi unici, ma anche territori altrettanto eccezionali". I promotori del Comitato "Vinum loci" sono Gorizia fiere, Associazione nazionale Città del vino, Slow food, Movimento turismo vino, Dipartimento di produzione vegetale della facoltà di agraria dell'Università degli studi di Milano, Facoltà di agraria dell'Università degli studi di Udine, Il Gastronauta, Club Papillon, Pro-Vites, Ersa-Agenzia regionale per lo sviluppo rurale del Friuli-Venezia Giulia. Il sostegno finanziario è dato dalla Banca FriulAdria - Gruppo Bancaintesa. Grande apprezzamento per il Comitato anche da un cormonese doc come Bruno Pizzul che, durante l'appuntamento milanese, ha interpretato il lavoro del Comitato "Vinum loci" come un passo deciso verso un "bere bene" che non significa soltanto qualità ottima e moderazione nelle dosi, ma anche scoperta e conoscenza del territorio, delle tradizioni, dell'ambiente e della storia che di questo vino è la base.
(c.b.)


tratto da il Mattino di Padova - 4 marzo 2003
Ieri alle Cantine di Lispida l'assaggio in anteprima. Un sistema di fermentazione millenario
Dalle antiche anfore nasce un gran vino
e.fer.
MONSELICE. "E' un vino che porta con sè tutte le proprietà dell'ambiente terrestre". Così Alessandro Sgaravatti ha definito ieri mattina il nuovo "Amphora" prodotto nelle cantine del Castello di Lispida. Un vino che è il prodotto finale di un processo antichissimo: la vinificazione nei dolia. Così vengono chiamate le grosse anfore senza manici, che vengono interrate e all'interno delle quali viene fatto fermentare il vino. 14 mesi di attesa, senza alcun trattamento. Solo lo svinamento a primavera, quando vengono tolte le bucce.
Oltre una cinquantina di persone, tra autorità ed esperti del settore, hanno assistito ieri alla presentazione del vino Amphora 2001. Dapprima tutti i presenti hanno effettuato un'escursione tra i vigneti terrazzati nella pittoresca collina di Lispida. Poi è seguita la visita alle cantine, costruite nella seconda metà del 1100 come parte del monastero.
Dopo 700 anni sono state ampliate dai conti Corinaldi e ora si articolano su ben 2000 metri quadri. Tra le storiche botti sono stati inseriti i dolia. "Questo vino viene messo a rinascere nell'ambiente terrestre - ha detto Sgaravatti - Con i primi freddi le bucce cadono nel fondo cedendo tutte le loro proprietà. E quando all'equinozio di primavera le anfore vengono aperte, il prodotto è pronto". Al termine della visita tutti gli ospiti hanno potuto assaggiare il pregiato prodotto.


tratto da il Resto del Carlino - 4 marzo 2003
Dopo le strade dell'olio e del vino è arrivata la "Via del tartufo"
PESARO - Dopo le strade del vino e dell'olio, ecco "Le vie del tartufo". Questo il titolo della guida interamente dedicata al tubero più profumato del mondo che il Consorzio nazionale per la promozione e commercializzazione del tartufo Tuber Ass ha presentato ieri alla Camera di Commercio, l'ente che insieme alla Provincia di Pesaro e Urbino ha patrocinato l'iniziativa. Mancava, a Pesaro, un opuscolo dedicato al profumato tubero malgrado nella terra di Rossini e Raffaello il tartufo si trovi fresco tutto l'annoe sia reperibile in tutte le sue nove varietà: bianco e nero pregiato, bianchetto, nero d'inverno, d'estate, liscio ed ordinario, moscato. La pubblicazione ha già quindi un primo merito, quello di aver colmato una vistosa lacuna. Del prezioso tuber magnatum, già apperezzato dai Romani, l'opuscolo traccia storia e caratteristiche, elencando le sue capitali: Acqualagna, Apecchio, Fossombrone, Pergola, Sant'Angelo in Vado e Sant'Agata Feltria dove centinaia di migliaia di buongustai si recano ogni anno per gustarlo. Non manca un dettagliato calendario delle fiere e dei mercati, completo con gli indirizzi delle aziende che il tartufo non solo lo commercializzano, ma anche lo trasformano nei prodotti dall'inebriante e caratteristico profumo. . "Le vie del tartufo", insieme a quelle del vino, dell'olio e, prossimamente, a quella delle vecchie botteghe sarà il biglietto da visita di questo territorio ricco di memorie nelle fiere, nelle mostre e in tutti gli uffici e li sportelli informativi frequentati dai turisti. "Del resto - ha detto Giovanni Rondina- non è una novità che i nuovi flussi turistici seguano sempre più la scia dei prodotti tipici, producendo una ricchezza nuova ed insospettabile: quella legata alla scoperta delle tradizioni, degli umori della tavola e della terra che generosa la rifornisce di prodotti e di eccellenze, come nel caso de tartufo". Ben venga, dunque, una promozione del comparto agroalimentare a tutto tondo affidata al "Consorzio delle terre di Rossini e Raffaello", operativa a giorni, un organismo pubblico-privato in cui siederanno tutti i soggetti che a vario titolo si occupano del settore. La stessa Fiera Compionaria avrà, come ha annunciato il presidente dell'ente, Alberto Drudi, un' intera sezione dedicata al comparto agroalimentare. La sfida al futuro, insomma, ricomincia dal passato e da questo straordinario ed inimibile frutto che, da sempre, allieta la nostra tavola.
si.spa.


tratto da la Sicilia - 1 marzo 2003
Palermo
Un notiziario agroalimentare per la Sicilia
di Giovanna Di Benedetto
Un occhio vigile e costante sul mondo dell'agricoltura siciliana, per fornire le notizie più aggiornate su vino, formaggi, produzioni tipiche, coltivazioni biologiche. E' stato presentato ieri, nell'ambito di Medial, la rassegna specializzata di settore, il primo «Notiziario agroalimentare siciliano». L'iniziativa, nata dall'accordo tra Ansa e assessorato regionale all'Agricoltura, prevede un bollettino quindicinale con approfondimenti sui temi principali, consultabile on line all'indirizzo www.ansa.it o attraverso il sito dell'assessorato.
Al momento vi si trova la mappa della Sicilia agricola con schede e cifre, informazioni su Medial, agricoltura biologica, pomodoro di Pachino e pecorino. In generale, verranno fornite notizie su attività di trasformazione e distribuzione, analisi delle strategie e delle attività dell'assessorato, produzione normativa, oltre al calendario delle manifestazioni, all'approfondimento sui finanziamenti comunitari e regionali e all'agenda degli appuntamenti settimanali nell'Isola.
Un modo per far emergere «le buone notizie tramite buona informazione» ha sottolineato Franco Nuccio, responsabile della redazione siciliana dell'Ansa. Soddisfazione è stata espressa dall'assessore all'Agricoltura, Giuseppe Castiglione, per uno strumento,«che consente all'agricoltura siciliana di diventare globale, pur attraverso la valorizzazione delle produzioni di qualità legate al territorio».




tratto da la Gazzetta di Reggio - 1 marzo 2003
«A Gheddafi regalato l'aceto balsamico»
Scandiano, il sindaco annuncia i programmi per la fiera e svela un segreto
p.p.
SCANDIANO. L'aceto balsamico piace anche al leader libico Gheddafi. Presentando le iniziative legate alla manifestazione «La Domenica del Villaggio» che apre il periodo fieristico scandianese, il sindaco Lanfranco Fradici ha comunicato il successo di una importante missione «gastronomico-diplomatica»: un bottiglia d'aceto balsamico scandianese è stata consegnata da un importante figura istituzionale (Prodi? Il sindaco non conferma né smentisce) al leader libico Gheddafi il quale ha voluto comunicare il suo apprezzamento per l'alta qualità dell'omaggio ricevuto.
Ma non sarà necessario appartenere alla cerchia degli amici del leader libico per poter gustare il prodotto sapiente d'un arte antica.
Domenica 9 marzo, infatti, prende il via a Scandiano la manifestazione promossa dal Comune e dalle associazioni imprenditoriali locali dal titolo la «Domenica del Vilaggio... Aspettando San Giuseppe». E' un'iniziativa che vuole ripetere e migliorare il successo della passata edizione, tanto inatteso quanto gradito. Il centro storico di Scandiano si animerà offrendo ai visitatori un'ampia gamma di possibilità per trascorrere una piacevole domenica.
Mercatino dell'antiquariato, esposizione delle opere del circolo degli artisti di Reggio, antichi mestieri, materassai, fabbro, cartomante saranno lungo corso Garibaldi in rigoroso costume d'epoca. Inoltre sarà possibile degustare antiche ricette come i «cian» con la ricotta e la polenta incatenata con fagioli e verza.
All'interno della Rocca degustazione di prodotti tipici, formaggio, vino, salumi e aceto balsamico. Sarà in funzione il luna park e negozi aperti con bancarelle all'aria aperta per poter meglio scegliere tra i prodotti offerti.
«Scandiano - afferma il vice sindaco Marco Marzani - ha molto da offrire, una cultura della qualità, sia ai visitatori esterni che agli stessi scandianesi». Unico neo: le targhe alterne che domenica 9 saranno in vigore: circolano le auto dispari.



tratto da la Gazzetta del Mezzogiorno - 1 marzo 2003
Un'infinita varietà di aromi che fa capo a quattro specie principali, originarie dell'Africa
Il segreto è nella miscela del caffé: indovinare quella giusta fa la fortuna dei produttori
di Nicola Sbisà
Parlare semplicemente di caffè significa liquidare la faccenda senza rendersi edotti delle diversità innazitutto delle specie botaniche da cui poi deriva l'amata bevanda, poi delle quasi infinite miscele oggi alla portata dell'appassionato bevitore, ognuna dotata di un aroma e di un sapore particolari, di una diversa tostatura e, ultimo ma non meno importante, dalla diversa quantità di caffeina contenuta dai vari tipi.
Non basterebbe una vita - secondo gli esperti - per assaggiare tutte le miscele attualmente reperibili sul mercato mondiale. Miscele, aggiungeremo, calibrate ognuna al gusto ed alle abitudini dei consumatori. Anche se spesso, almeno in passato, si erano creati dei contrasti fra vino e caffè (un santone arabo disse: «Allah al posto del vino che ci ha vietato, ci offre questa tisana perché ci possa rallegrare il cuore, rendere felici e trovare bella la vita!»), la pianta del caffè è un po' come la vite: si è adattata magnificamente in posti lontanissimi dalla terra d'origine, ha una tipologia molto vasta, e soprattutto ha risentito e risente e delle caratteristiche della terra in cui cresce e dell'andamento climatico dell'annata.
Le specie di «coffea» che vegetano nei diversi punti della terra sono una sessantina, ma in pratica soltanto quattro - e tutte di origine, più o meno remota, dall'Africa - hanno acquisito una diffusione molto vasta e tale da comportare una rilevanza che è legata addirittura all'economia mondiale.
Queste quattro specie sono l'Arabica, la Robusta, l'Excelsa (detta anche Aewevrei) e la Liberica. L'Arabica è quella che probabilmente può vantarsi di essere stata la prima ad essere conosciuta e quindi consumata dall'uomo. E' originaria dell'Etiopia e di lì è stata poi portata nello Yemen - dove ha trovato condizioni ideali per attecchire - ed è stata coltivata in particolare nella zona di Moka (un nome che è poi divenuto per sempre legato al caffé, anche quando il prodotto non veniva da quella località).
Il caffé prodotto con il tipo Arabica - stando agli intenditori ed ai tecnici del ramo - si distingue per un gusto particolarmente raffinato, accompagnato da un aroma estremamente tipico, potremmo dire inconfondibile. Questa pianta cresce molto bene nella fascia tropicale, ma in paesi molto lontani fra loro, infatti viene coltivata non soltanto nell'America latina, ma anche a Giava. Esistono comunque alcune varietà fra le quali appunto quella chiamata Moka (che continua ad essere prodotto sia pure in piccola quantità anche nella Yemen), quella chiamata Bourbon (era il nome di un'isola che oggi invece si chiama La Reunion) e che è molto coltivata in Brasile; ci sono poi il Maragogype (coltivato anche in Messico, Guatemala e appunto a Giava), il Java ed il Nacional.
Anche il tipo Robusta ha alle spalle una storia colorita. Infatti gli olandesi ne trafugarono alcune piante nello Yemen nel '600 (all'epoca gli arabi facevano di tutto per conservare l'esclusiva del caffé: il petrolio non era stato ancora scoperto!). La pianta allingò magnificamente, addirittura migliorando, nelle Indie Orientali e fu poi impiantata anche in America meridionale. Un'altra tipologia di Robusta viene dall'Africa; la sua specie, se vogliamo, è piuttosto recente come presenza sul mercato: infatti fu scoperta all'incirca un secolo fa nel Congo. In molte zone ha sostituito l'Arabica più delicata e attaccabile dai parassiti; la coltivano oltre che in Africa, anche in India ed in Indonesia.
Val la pena sottolineare che il contenuto di caffeina della Robusta è quasi il doppio di quella dell'Arabica. La specie Liberica è in arretramento come impiego, mentre si difende bene la Excelsa, le cui piante resistono meglio delle altre alla siccità.
Queste le specie principali, ma appunto quelle che finscono poi nelle tazzine sono le miscele, fatte assortendo caffé della stessa specie ma provenienti da zone diverse, o caffé di specie diverse.
L'indovinare una miscela può fare la fortuna di un produttore di caffé ed in tale senso molto contano anche le analisi di mercato ed i sondaggi fra i consumatori. E' raro che almeno in Italia - dove gli appassionati del caffè sono legioni e formate da persone di solito molto esigenti - vengano usati caffè non miscelati. Cosa che invece accade in altri paesi, non solo in quelli produttori (vedasi il Brasile, dove è molto presente il Santos, varietà standard molto diffusa), ma anche in Europa.
Ed è proprio questo che fa sì che gli italiani non si sentano mai molto soddisfatti quando bevono il caffè all'estero. La mancanza di caffè ben miscelati, il diverso grado di tostatura (altro aspetto fondamentale per l'apprezzamento del caffé) rendono la bevanda molto lontana dal nostro gusto e questo anche se ormai anche all'estero le macchine da caffè di fabbricazione italiana sono molto diffuse.
Ma in proposito, val la pena aggiungere, una volta di più che per perfette che siano le macchine (sul mercato ci sono anche quelle col telecomando), molto peso ha la «mano» dell'operatore. Quante volte è capitato nello stesso bar dove ci si reca solitamente, di trovare il caffé un po' diverso da quello che ci si aspettava?
Beninteso, stiamo ragionando sul caffé che ci viene servito al bar e non su quello che si prepara in casa. Non a caso molti produttori calibrano la composizione delle miscele proprio in vista della destinazione.
Personalmente consideriamo il caffé del bar (per il quale nettamente propendiamo) e quello di casa due cose diverse, e questo anche se il caffè fatto in casa (ed è un settore di vendita non indifferente) ha avuto ed ha tuttora i suoi estimatori ed ha avuto il suo appassionato «cantore» in Eduardo De Filippo. E poi come dimenticare in proposito l'antica abitudine di concimare le piante sui balconi con i fondi di caffé, che fra l'altro liberano dal cattivo odore gli scarichi dei lavandini?


tratto da la Nazione - 1 marzo 2003
Puntare sui prodotti tipici
di Andrea Ciappi
Puntare sui prodotti tipici per attirare il turismo di qualità, specie quello di casa, cioè italiano e anche europeo.
Soprattutto nelle nebbie di guerra odierne, frangente in cui si prevede il temuto calo di americani, australiani, giapponesi, neozelandesi.
Dunque, questi prodotti tipici si trovano nel centro storico di S.Casciano, divenuto «commerciale naturale» dopo aver aderito – assieme a Tavarnelle, Montespertoli e Pontassieve – a «Vetrina Toscana». L'iniziativa reca la firma della Regione Toscana: è pubblicizzata col nome «I Colli Fiorentini, centri storici e prodotti tipici». Ecco appunto il binomio tramite il quale si intende rilanciare, in maniera organizzata, l'«industria» del turismo di qualità. Ed ecco anche la tavola: vini Doc, Docg ed Igt, olio extravergine d'oliva, ma anche salumi e prosciutto. Mettendo in conto altresì la «cinta senese», quella vera e non le imitazioni che via via si affacciano all'orizzonte. Dopo le sbandate fatte in nome dell'abusato «tipico», ora i prodotti di questi centri storici hanno per la maggior parte il crisma certificato della qualità. «Assieme ai vini – afferma difatti la Regione – nel campo delle produzioni alimentari spiccano senz'altro i salumi – salame, finocchiona, prosciutto – di diretta derivazione dalla tradizione contadina. Con la scomparsa della mezzadria sono ovviamente spariti molti antichi mestieri, basti pensare al fabbro e al maniscalco, mentre l'avanzare dell'industria ne ha eliminati almeno su scala artigianale tantissimi altri». E' qui però che «Vetrina Toscana» introduce l'altro capitolo: a fianco delle produzioni alimentari si affermano quelle dell'artigianato artistico, che è sopravvissuto «se non addirittura incrementato». Come ad esempio la lavorazione del cotto, della ceramica, del ferro battuto. «Ma l'universo delle aziende artigianali è estremamente vasto e variegato – chiude da parte sua il portavoce della Regione – numerose sono quelle del settore della pelletteria e della falegnameria». Con «Vetrina Toscana» è giunto il momento della promozione avanzata coinvolgendo in un solo progetto tutte le produzioni di qualità: il pacchetto, lanciato in queste settimane, fa anche una proiezione sulle manifestazioni valide per la presentazione dei prodotti (tipo Calici di Stelle) nel corso del 2003.


tratto da il Messaggero - 1 marzo 2003
Cinquanta allievi a scuola per diventare sommelier
Primo corso nazionale a Fermo
Guardare, odorare e quindi degustare il nettare biondo, rosso o rosèe che è dentro un bicchiere e capirne la composizione è sicuramente un'arte. Per possederla più di una cinquantina di giovani e meno giovani del Fermano si danno appuntamento una volta alla settimana, da gennaio ad aprile, all'Hotel Royal di Casabianca di Fermo per prendere lezioni. Il loro sogno è quello di diventare Sommellier. Il corso in questione è il primo nel Fermano ed è organizzato dall'Ais (Associazione italiana sommellier). L'animatore dell'iniziativa è Stefano Isidori, maestro sommellier. «E' la prima volta che un tale corso si tiene a Fermo - dice orgoglioso- questo è solo il primo livello, speriamo che l'anno prossimo si possa andare avanti sempre con l'Ais». Occorre la frequentazione di tre livelli per essere riconosciuti come sommellier. Le materie insegnate nel Corso dell'Hotel Royal sono, tra le altre, la degustazione, l'enologia, i distillati, l'enogastronomia e la viticoltura. Tra i partecipanti ci sono anche venti donne.
D.M.