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tratto da Trentino - Corriere delle Alpi - 29 maggio 2003
ROVERETO VALLAGARINA
VinArt, weekend spumeggiante
l.z.
ROVERETO. Per tre giorni - oggi, domani e domenica - VinArt prova a dare il primo scossone estivo alla città, una botta di vita tra arte e cultura enogastronomica.
L'atto iniziale è un "Cin cin - viaggio attraverso i cinque sensi" nella piazza del Mart (ore 21, ingresso gratuito, spettacolo con acrobate a corpo libero, cascate di petali profumati, valzer e brindisi aerei); e si mobilitano anche i ristoranti con una serie di proposte speciali: formaggi blu e vin santo trentino alle Tre Chiavi, una mostra di Raimondo Briata al Novecento, un'esposizione di Pietro Weber e Lome al Pettirosso...
Domani si alza ulteriormente il tiro: grappe e cioccolato alla distilleria Marzadro di Brancolino, una mostra alla biblioteca Tartarotti su "Vite e vino nella storia e nelle raccolte bibliografiche degli archivi roveretani", il Wine Bus dell'Apt a zonzo per le cantine, una rassegna di opere pittoriche astratte davanti al negozio Prima Pagina di via Roma (l'autrice è l'avvocato Cinzia Tait).
E ancora "I vitigni della Mitteleuropa" esposti nella piazza del Mart (ingresso 15 , si berranno prodotti austriaci, tedeschi, ungheresi, sloveni, croati) e una "Wine experience" ancora in biblioteca (ingresso 30 ).
C'è movimento, insomma, e anche il settore commerciale cittadino prova a dare segnali di vita: l'Unione commercio ha fatto partire a tutti gli associati un invito a onorare la deroga per l'apertura serale, che vale già da oggi (fino alle 22.30) ma è strategica soprattutto domenica quando ci sarà la massima concentrazione di proposte legate a VinArt dentro il cuore di Rovereto. Ci saranno esposizioni pittoriche, un mercato di artigianato artistico e floreale, spettacoli con musici e danzatori, marionette e laboratorio creativo per i bambini....
La partita è importante per la città che vuol fare turismo e l'Uct quindi "spinge" sui negozianti più sonnolenti e tradizionalisti. C'è chi cerca di dare il buon esempio, come Ketty Veronesi che ha allestito vetrine a tema molto curate, affacciando opere d'arte (di Silvio Nanni) e bottiglie d'annata come un esclusivo Mori Vecio del 1968.La città - dopo l'intera pagina pubblicata dal Corriere della Sera per pubblicizzare la manifestazione a livello nazionale - non può mancare l'occasione.


tratto da la Provincia Pavese - 29 maggio 2003
Soltanto 3 su 60 sono astemi
Dossier al Faravelli: "Cresce la cultura del bere bene"
di Pierangela Ravizza
STRADELLA. Solo 3 studenti su 60 non hanno mai, neppure per sbaglio, assaggiato vino nella loro vita, un 50%, invece, lo conosce talmente bene dall'aver anche imparato le nuove tendenze. E' emerso nel corso della prima ed inedita lezione tenuta nella scuole superiori da due docenti un po' particolari: il direttore del consorzio vini Doc Oltrepo Pavese, Fabio Lombardi, e l'assessore alle attività produttive, Andrea Frustagli.
Si tratta del primo e significativo atto concreto di attuazione del protocollo d'intesa, di validità triennale, siglato da Comune e consorzio e che si propone, fra le sue finalità, anche di promuovere la diffusione della conoscenza della vitivinicoltura nella superiori locali. "L'iniziativa è stata molto apprezzata, osserva l'assessore Frustagli, e contestualmente ci ha offerto lo spunto per apprendere che, effettivamente, salvo casi isolati, la cultura del vino e del saper bere bene, con moderazione e senza abusi, è un patrimonio diffuso fra i giovani". Il 50% degli studenti delle classi quinte del "Faravelli", sia corso ragionieri sia corso geometri, ha dichiarato di aver visitato, almeno una volta, un'enoteca od un punto specializzato (anche azienda agricola) per la vendita del vino. Una discreta percentuale apprezza e distingue le diverse tipologie di vino e una significativa quota sa anche abbinare il tipo di vino ad un particolare piatto o a una particolare cerimonia. Resta un piccolo neo, almeno da quanto emerso nel corso della lezione al Faravelli: c'è ancora qualcuno che rifiuta, a priori, il vino. "In questo caso, ha ammesso l'assessore Frustagli, è evidente una disinformazione sul problema.
E' errato accostare il vino a un eccesso o abuso di alcolici. E' quanto abbiamo spiegato. D'altronde ci sono conferme anche di autorevoli medici che ribadiscono che un consumo moderato di vino fa anche bene alla salute". E comunque ci sono anche quelli attenti alla moda: "Questa, risponde Frustagli, è stata una sorpresa. C'è chi segue la tendenza di bere un bicchiere di buon vino come aperitivo. E' una moda recente, ma anche alquanto conosciuta".
Le lezioni proseguiranno anche in futuro in altre scuole superiori di Stradella: "Abbiamo un docente eccezionale come il direttore del consorzio, Fabio Lombardi - segnala il dinamico Frustagli - e il pubblico giovane è il futuro per la vitivinicoltura di qualità".


tratto da Alto Adige - 29 maggio 2003
Casa del Vino, la qualità cambia volto
ISERA. In un antico comune della Vallagarina, a pochi passi dai resti della villa romana e dalla Chiesa, in uno splendido Palazzo del'600, un tempo proprietà dei nobili de Probizer, acquistato dal Comune, come sede di incontri ed esposizioni artistiche, a trovato posto questa meravigliosa idea: La Casa del Vino della Vallagarina.L'antichità del comune di Isera è documentata dalla stazione del neolitico superiore dei Corsi, a sud del paese, mentre nella villa romana si possono ammirare dei particolari di pavimento a mosaico, pezzi di intonaco affrescato tutti datati al secondo secolo dopo Cristo.La Casa del Vino è stata conferita dal Comune per quanto riguarda la gestione, alla maggior parte dei produttori di vino della zona che riuniti in cooperativa l'hanno trasformata in winebar, con possibilità di gustare, se si desidera, anche un piatto caldo.Un'occasione unica, per gli appassionati del buon bere, di conoscere, in modo discreto, tutti i vini prodotti dalle varie cantine aderenti alla cooperativa, mentre la gestione attiva ora, da qualche tempo, è affidata a dei professionisti del settore.La formula è collaudata da tre anni, dalla precedente conduzione tecnica, che aveva dato, un'impronta, decisa, verso la cordialità e conferito un insieme di atmosfera tipica delle osterie di un tempo, luoghi di incontri e attraverso il vino, di parole e scambi di pareri.Il vino è chiaro è assoluto protagonista, numerosi sono gli incontri dedicati, sia dalle varie cantine aderenti per presentare ed illustrare le loro novità, sia per conoscere tecnicamente, il modo, di accostarlo ai vari piatti, con corsi specifici tenuti da esperti. Momenti gradevoli, con attenzione all'ospite.Ma non è solo vino, è anche occasione per incontri con i prodotti tipici della zona e anche incontri di carattere di intrattenimento con musicisti ed altri ospiti.Una Casa del Vino, viva ed attiva che si è proposta e si propone come parte integrante della vita della Vallagarina.Nella nostra recente visita abbiamo avuto modo di assaggiare un Marzemino di un piccolo produttore, l'Azienda Agricola Rosi, da lui interpretato in una chiave diversa dai sistemi tradizionali, che comporta l'appassimento, di parte delle uve marzemine, che poi andranno a comporre il vino.Vi abbiamo accostato il piatto del giorno, arrosto di maiale, polenta e peperonata, seguita da un piccolo assaggio di formaggi di malga e un dolce di mandorle.Si spende sui 15 euro, vini esclusi, che però naturalmente, vista la particolare sede si possono anche consumare a bicchiere.Tra la gestione tecnica del locale passata e l'attuale, visto anche il leggero intervallo, che ha ritardato la riapertura della Casa del Vino, innestando non poche polemiche, con qualche defezione, forse si possono notare sottili differenze, che hanno inciso più sulla diversità di atmosfera del locale, che non sulla qualità dell'offerta dei piatti e del servizio, certamente, l'impegno maggiore, della nuova gestione lo dovrà riservare a colmare questa lacuna, integrandosi maggiormente con la Casa del Vino.Un'ultima nota riguarda l'offerta dei piatti, l'ideale a mio parere sarebbe quello di calarsi ancora di più, nella tipicità della Lagarina, offrendo così oltre ai vini anche l'anima di una zona, che è rappresentata dalla sua cucina.Casa del Vino della Vallagarina, Piazza S. Vincenzo 1 38060 Isera (0464-486057) Ferie: mai. Riposo: martedì tutto il giorno mercoledì si riapre alle 17.30. Carte di credito: bancomatEnzo Merz ISERA. A fianco dei locali della Casa del Vino, è in funzione una vera e propria enoteca. Eccezionalmemte, dunque, qui non c'è una ricetta, ma i vini dei produttori che fanno parte della cooperativa di gestione e sono nell'ordine e che si possono comperare: Distilleria Manzardo, Azienda Agricola Balter, Cantina di Nomi, Viticoltori in Avio, Azienda Agricola la Cadalora, Vallis Agri, Azienda Viticola Battistotti, Azienda Vinicola Spagnolli, Cantina Armani, Azienda Agricola Castel Noarna, Cantina Sociale Mori Colli Zugna, Cantina d'Isera, Azienda Agricola Vallarom, Tenuta San Leonardo Guerrieri Gonzaga, Azienda Agricola Letrari, Azienda Agricola Longariva, Azienda Agricola Dalzocchio, Azienda Agricola Conti Bossi Fedrigotti, Azienda Agricola Rosi. Come si nota un lungo elenco di produttori che tranne pochissime eccezioni rappresentano il mondo del vino e del Marzemino della Vallagarina. La splendida terrazza, che domina tutta la conca di Rovereto, offrendo un panorama unico ne costituisce anche la visione turistica.


tratto da Naturalmente Italiano - 29 maggio 2003
"Nettuno Doc": un altro prodotto di qualità nel paniere agroalimentare italiano
Arriva dal Lazio il nuovo vino a denominazione d'origine. Soddisfatto Iannarilli
Lo scorso 8 maggio con Decreto del ministero delle Politiche agricole e forestali è stata riconosciuta la denominazione di origine controllata dei vini "Nettuno".
Si tratta di una Doc che fino a prima di questo riconoscimento era una Igt, ma dalla vendemmia 2003 sarà contraddistinta da una denominazione d'origine e cesserà da quel momento l'indicazione geografica tipica. Sono previsti, comunque, tempi di smaltimento da 1 a 2 anni per le bottiglie di Nettuno Igt già confezionate alla data di pubblicazione del decreto che riconosce la Doc. Si parla, invece, di tempi più brevi di smaltimento per l'Igt venduto sfuso.
La tipologia più pregiata - si legge in un comunicato del Comune di Nettuno - è rappresentata dal Nettuno Doc Cacchione, costituito per l'85% dall'omonimo vitigno autoctono. Segue il Nettuno Bianco (Cacchione 30-70%; Trebbiano Toscano 30-50%). La tipologia rosso è costituita da vitigno merlot e sangiovese e prevede le denominazioni Nettuno Rosso e Nettuno Novello. Il Nettuno Rosato, invece, può essere ottenuto con la combinazione di uve di sangiovese e trebbiano toscano.
La uve destinate al Nettuno Doc, poi, devono provenire esclusivamente dai territori amministrativi dei comuni di Anzio e Nettuno, in provincia di Roma. Stesso obbligo per la vinificazione, da effettuarsi esclusivamente in quelle zone.
Soddisfazione anche da parte della Regione Lazio, l'assessore all'Agricoltura, Antonello Iannarilli, ha sottolineato che "un altro prodotto tipico si aggiunge al paniere delle Doc del Lazio. Il Cacchione (la tipologia più pregiata di Nettuno Doc, n.d.r.) - dice - e' uno splendido esempio di vitigno autoctono, coltivato da molti secoli. E' particolarmente amato nelle zone di Nettuno ed Anzio perche' si sposa bene con la cucina locale, a base di pesce. Questo marchio di qualita' consentira' un significativo sviluppo della zona, con benefici per tutta la regione".
"E' un risultato importante - ha affermato il sindaco di Nettuno, Vittorio Marzoli - che proietta il nome della nostra cittadina nel novero delle grandi realta' nazionali conosciute per i loro prodotti. Partiremo ora con varie iniziative, come il censimento delle fraschette nettunesi".


tratto da la Nazione - 27 maggio 2003
Il futuro? Le "Terme del vino"
L'alternativa per i mesi invernali
MONTECARLO - Al vernissage di "Vinaria" erano presenti anche il presidente di "Strade del vino" Alessandro Adami e Vasco Grassi, presidente del Consorzio dei vini montecarlesi. Emersa la possibilità di una rassegna anche in inverno e l'idea delle "Terme del vino" in futuro. Il 13 giugno l'associazione giovani imprenditori, promossa dalla Cia Toscana, illustrerà la tematica "Quali politiche in Toscana per il futuro dei giovani agricoltori?". Previsto alle 9.30 in teatro, l'incontro con Tito Barbini, assessore regionale all'agricoltura. Infine, tra le curiosità, ecco l'elenco dei giornalisti che arriveranno. Maria Adola Diaz, ("Top Turisme") Javior Mazorra e Roberto Gonzales, fotografo, ("El Mundo") Alan Hill, ("Vacations & Travel") Otto Wiedeman, Tina Nickel, ("Main Family"), Mario Bussoni, ("Linea Verde") Antonella Galli, ("Centro studi turistici") Walter Peruzzi, ("Terre del vino") Michele Quirici, ("In Toscana") Giancarlo Calzetta, ("Il mio vino")
Guerrino Mattei, (www.factanet.it).


tratto da Corriere della Sera - 27 maggio 2003
Il vino? Si degusta innanzitutto col cervello. I sommelier ...
Il vino? Si degusta innanzitutto col cervello. I sommelier già lo sanno, ma la conferma arriva dalla scienza: durante un assaggio "tecnico" vengono coinvolti non solo i sensi di base - la cosiddetta degustazione organolettica - ma anche le funzioni cognitive superiori. In altre parole, un sommelier che si trovi a giudicare un Brunello di Montalcino o un Amarone della Valpolicella stimola un numero di cellule nervose di gran lunga superiore a quelle coinvolte durante la bevuta di un semplice consumatore. Sembra infatti provato che i degustatori professionali, a differenza dei non esperti, per identificare un vino utilizzino particolari strategie di riconoscimento, associate al proprio vissuto emozionale, che provocano un incremento del consumo di ossigeno e del flusso ematico locale. È il tema della ricerca svolta da un gruppo di studiosi internazionali, attraverso il metodo della "risonanza magnetica funzionale", al Laboratorio di Neuroimmagini Funzionali IRCCS, Fondazione Santa Lucia di Roma, dall'equipe internazionale formata dai ricercatori Alessandro Castriota Scanderbeg, Gisela Hagberg e collaboratori. L'equipe ha usato come "cavie" 7 sommelier professionisti e 7 normali assaggiatori, di pari età e sesso. Durante la somministrazione di tre vini (un rosso, un bianco e un vino da dessert), alternati a una soluzione di acqua e zucchero, i 14 cervelli sono stati sottoposti ad un esame di risonanza magnetica funzionale (Fmri), misurando il flusso ematico cerebrale, correlato al livello di attività delle cellule nervose, durante le fasi di "gusto" e "retrogusto". Risultato? Solo nei sommelier è stata osservata una consistente attivazione della corteccia prefrontale di sinistra e del complesso ippocampo-amigdala, parte integrante del sistema limbico, che gioca un ruolo chiave ei processi di memoria ed emozionali.
I risultati completi delle ricerche saranno presentati il 31 a Siena, durante la tavola rotonda "I sensi diVini - Il segreto del cervello nella degustazione". Ieri l'anticipazione alla International Wine Academy di Roma: gli studi sono stati illustrati da Luigi Amadio, direttore Irccs Fondazione Santa Lucia, dalla fisica Gisela Hagberg e dai sommelier Andrea Sturniolo e Ian d'Agata.
INTERNATIONAL WINE ACADEMY, vicolo del Bottino 3, martedì alle ore 11


tratto da il Gazzettino - 26 maggio 2003
La Destra Tagliamento vanta una realtà unica al mondo: la più grande azienda vivaistico-viticola
La bella "favola" di Rauscedo
Provare, riprovare, innovare: ecco il segreto del primato della Cooperativa
Un settore vivaistico che nella Destra Tagliamento può vantare una realtà unica al mondo. La "favola" di Rauscedo nasce nel 1933, quando alcune famiglie di questo paese della provincia di Pordenone, ai piedi delle Prealpi Carniche, si riunirono in cooperativa, dando vita a quella che oltre 60 anni dopo sarebbe diventata la più grande azienda vivaistico-viticola del mondo. Una favola che continua, grazie all'unità e alla coesione dei soci fondatori e che sono la ragione prima della crescita ininterrotta e del successo di Rauscedo, costruito anno dopo anno, con tenacia e tanta fatica, nel mondo vitivinicolo. Oggi quei soci, oltre 200, hanno un compito non meno importante: quello di assicurare e rendere disponibile, negli oltre 20 Paesi viticoli dove è presente la cooperativa, un prodotto perfetto sotto il profilo morfologico, genetico e sanitario. A Rauscedo, sotto il controllo degli organi direttivi della società cooperativa, sono coltivati dai soci oltre 500 ettari di vivaio e 600 a portinnesti: un potenziale enorme che permette, ogni anno, di produrre più di 35 milioni di barbatelle, suddivise in più di 1800 combinazioni. Lo stabilimento principale, sviluppato su un'area complessiva di 15.700 metri quadrati coperti, recentemente si è arricchito ulteriormente di nuovi spazi adibiti a magazzini frigoriferi, raggiungendo la somma di 18.500 metri quadrati coperti. L'estensione dei terreni da vivaio, il clima particolarmente favorevole, la grande professionalità degli associati, permettono di ottenere rese, in barbatelle di prima scelta, impensabili altrove, mediamente del 75\%, con punte di oltre il 90\%. Per raggiungere questi livelli di resa è necessario che tutti i processi biologici, dalla formazione del callo alla radicazione, alla maturazione e lignificazione, si svolgano in condizioni ottimali e diano poi luogo a una qualità morfologica ineccepibile. Il segreto del primato dei Vivai Cooperativi Rauscedo è tutto nel provare, riprovare, e innovare sempre. Il monitoraggio sanitario attraverso "Elisa test", il risanamento dei biotipi virosati tramite termoterapia e micropropagazione, l'innesto a verde, le microvinificazioni sono solo alcune tra le numerose metodiche applicate nel Centro Sperimentale dei Vivai Cooperativi Rauscedo.Ma i due grandi filoni della ricerca sono la selezione clonale per le uve da vino e le prove agronomiche per le uve da tavola. Attività che sono svolte, rispettivamente, dall'azienda sperimentale "Casa '40", dove sono soggetti a controlli e verifiche oltre 400 biotipi, e dall'azienda in Puglia, dove sono oggetto di studio una settantina di vitigni di uva da tavola. L'innovazione e la sperimentazione scientifica sono dunque il vero motore della crescita dei Vivai, perché consentono ai vitivinicoltori, di tutte le aree viticole del mondo, di migliorare la qualità dei lori prodotti e di crescere anch'essi. Infatti il passaggio diretto dal costitutore del clone, attraverso la sperimentazione, al terreno del viticoltore dopo la fase di vivaio, fa conseguire due vantaggi: dominare per intero la filiera "vite-vino" e accedere ai nuovi prodotti al prezzo più conveniente. E in generale questo consente alla struttura viticola di molti Paesi di rinnovarsi secondo i più moderni standard internazionali.Infine, un decisivo contributo al miglioramento qualitativo viene offerto ai Vivai Cooperativi Rauscedo anche attraverso le oltre 200 microvinificazioni che vengono annualmente effettuate nella cantina sperimentale: esse consentono una verifica costante delle potenzialità enologiche dei diversi cloni, italiani e stranieri, oggetto di moltiplicazione e le loro degustazioni sono l'occasione per un dialogo tra tecnici e vivaisti, e di suggerimenti reciproci nell'interesse di tutto il settore vitivinicolo.


tratto da il Mattino - 26 maggio 2003
OGGI INAUGURAZIONE NEL CHIANTI
Bottiglie di vino come pellicce custodite in caveau
di LUCIANO PIGNATARO
Il visone e lo zibellino dal pellicciaio di fiducia per conservarli meglio durante l'estate, il Chianti e lo Chardonnay nel caveau della cantina che li ha prodotti. Nel mondo del vino le aziende affilano le armi ed offrono nuovi servizi per conquistare e conservare i clienti più prestiosi in grado di fare tendenza. Così oggi si inaugura il primo caveau per bottiglie di pregio, 60 teche dal costo iniziale di 100 euro l'una, costruito a Gaiole in Chianti nell'azienda Le Capannelle di proprietà del magnate del trasporto marittimo James B. Sherwood, presidente della Sea Containers con sede a Bermuda.
L'inaugurazione coincide con i 25 anni di attività delle Capannelle e si annuncia come un evento mondano davvero speciale per il quale sono state anche prodotte 8000 bottiglie di un rosso, assemblaggio di annate dal 1993 al 2000 di sangiovese e cabernet sauvignon elevati in barrique.
Come funziona il caveau? Di ogni annata vengono conservate 3000 bottiglie destinate alle verticali presenti nelle carte dei vini di privati come Donald Trump, Alain Delon, Elton John e Frank Sinatra o di ristoranti del calibro dell'Harry's Bar di Londra, 21Club e Le Cirque a New York, Pinchiorri a Firenze, la Capannina e il Quisi a capri, Peck a Milano, Marchesi ad Erbusco, San Domenico di Imola. Dopo aver prenotato la teca bisognerà avere in deposito almeno 48 bottiglie di una o più annate prodotte dall'azienda. All'uscita della nuova vendemmia si aggiungono le nuove che possono pagarle subito bloccando il prezzo o al momento del ritiro ad un prezzo pattuito in base al tempo di giacenza. Umidità e temperatura sono registrate costantemente da un oscillagrafo che consente di certificare con grafici settimanali le condizioni di conservazione del vino.
Il servizio apre la strada ad un nuovo rapporto tra gli appassionati e le aziende di qualità sinora inesistente in Italia. Conservare il vino in un caveau aziendale non è un vezzo esagerato da monomaniaci, ma la condizione ottimale per mantenerlo negli anni e, per le grandi bottiglie, la garanzia della qualità del prodotto nel momento in cui viene stappato. E solo se si hanno cantine personali ben attrezzate e a temperatura e umidità controllate si può avere la stessa garanzia.


tratto da il Resto del Carlino - 25 maggio 2003
VINI DA PESCE:GAROFOLI AL TOP
ANCONA - Marche, Puglia, Abruzzo, Veneto e Lombardia sono le regioni che si sono maggiormente distinte nella 4ª edizione della "Selezione Nazionale Vini da Pesce" organizzata dall'Azienda speciale per la Pesca e l'Agricoltura della Camera di Commercio di Ancona e dall'Ente Regionale Fieristico in collaborazione con l'Ice, in concomitanza con la Fiera Internazionale della Pesca. Alla selezione hanno partecipato 414 campioni presentati da 222 aziende di 18 regioni. Il premio speciale "Calice dorico" è stato assegnato all' azienda Gioacchino Garofoli di Loreto, che in assoluto ha ottenuto il miglior risultato. Tra i vincitori delle medaglie d' oro nelle diverse categorie c'è il Gale 2000 della casa vinicola Garofoli, per i bianchi secchi tranquilli Igt elaborati in barrique o comunque affinati in legno. Tanti gli allori per le Marche, con due medaglie d'oro, tre d'argento e tre di bronzo, oltre a 33 diplomi di merito.


tratto da Gazzetta del Mezzogiorno - 25 maggio 2003
Oltre 25mila i turisti che hanno approfittato della giornata di sole
Puglia, è record anche per il vino
Cantine aperte: un grande successo di pubblico. Binomio con la cultura
La Puglia del vino di qualità ha battuto un altro record. Sono stati oltre 25.000 i turisti, fra cui molti provenienti da altre regioni d'Italia e anche dall'estero, che hanno approfittato della splendida giornata di sole per organizzare un tour nelle 39 Cantine Aperte di Puglia.
Un successo in linea con il dato nazionale, che rileva un incremento del 20% (con punte di oltre il 50%) rispetto allo scorso anno, per un totale di circa 1.200.000 visitatori. Conferma il trend nazionale anche il dato relativo alla qualità delle presenze, sempre più caratterizzato da una fascia di giovani appassionati (25-30 anni), soprattutto donne, che dopo essersi appassionate all'argomento e magari aver frequentato un corso di degustazione, desiderano stabilire un contatto diretto con questo mondo.
Anche in Puglia, infatti, è stato vincente il binomio vino-cultura, tanto che tra le iniziative di maggior successo ci sono state la Rassegna Concorso d'Arte "Vini in cerca d'Autore" organizzata dalle Cantine Soloperto di Manduria, i minicorsi di degustazione realizzati da Tormaresca e Santa Barbara a San Pietro Vernotico, le visite al Museo del Vino del Consorzio Vini di Manduria. Straordinario afflusso di visitatori nella zona di Castel del Monte, dove per esempio Torrevento ha accolto gruppi giunti in auto, in pullman e persino un raduno di motociclisti.
"È la conferma che la qualità vince - commenta Vittoria Cisonno, presidente del Movimento Turismo del Vino Puglia e direttore nazionale del Movimento Turismo del Vino - e che l'impegno profuso da molti vignaioli pugliesi viene ripagato non solo dal gran numero di visitatori, ma sempre di più dalla loro attenzione, competenza e capacità di cogliere il valore culturale delle nostre iniziative. È su questo che dobbiamo continuare a lavorare e sulla strada giusta". Grande interesse anche per l'itinerario treno+bici organizzato dall'associazione Ruotalibera Bari, che ha toccato due cantine della zona di Castel del Monte. Ottimi riscontri infine per l'ormai consolidata collaborazione con l'Aism, l'Associazione Italiana Sclerosi Multipla che per l'occasione ha offerto il "bicchiere per la vita", il calice da degustazione il cui ricavato viene destinato alla ricerca contro la sclerosi multipla.


tratto da l'Unione Sarda - 25 maggio 2003
Un fiume di visitatori negli enopoli del Parteolla e del Basso Campidano
Una giornata di vino e spettacolo nelle cantine aperte alla cultura
di Raffaele Serreli
Dolianova Certo è che, quando settant'anni fa, il signor Antonio Argiolas ha costruito la sua prima cantina non poteva di certo pensare al successo di ieri. Lì, su quel "tempio del vino" poi lasciata ai figli, ieri il vecchio patriarca di Serdiana, ormai vicino ai cent'anni, sembrava più compiaciuto che mai. Un fiume di visitatori ha letteralmente invaso il vasto cortile, gli stand, i "viali" sotterranei fra le botti di legno che emanano un profumo particolare. Mai vista tanta gente da queste parti. Nella cantina Argiolas, come in quella dei Pala, sempre a Serdiana. E come a Dolianova dove l'enopolio sociale del Parteolla si è davvero vestito a festa proponendo ottimi vini e persino una selezione regionale di "miss mondo", auto e moto d'epoca in una scenario da "domenica del villaggio". E un po' prima, ai margini della statale 387, a "Su Leunaxi", Ferruccio Deiana presentava a tutti la sua splendida cantina. Un monumento di architettura immerso nel verde dei vitigni.La vera Sardegna è apparsa davvero questa. Vera, splendente. Tanto sole. Tanto vino, tanto spettacolo, tantissimi "viandanti del buon nettare" pronti a un tour che è piaciuto tantissimo. Con tappe anche allo stagno di Sibiola, alle mostre e alla cattedrale di San Pantaleo. La Comunità montana e la "Unione dei Comuni" hanno fatto centro: tra la marea di visitatori non si parlava solo in limba e in italiano. Ma anche in inglese e con la lingua del Sol Levante. Tantissimi stranieri, insomma. Cantine aperte si è dimostrata davvero una grandissima vetrina per il Parteolla e per il Basso Campidano. Da qui, i vini raggiungono i ristoranti di mezzo mondo. America, Giappone, Londra, Roma, Milano. A cantine aperte ha fatto capolino anche il sottosegretario alla Difesa Salvatore Cicu, assessori e consiglieri regionali, uomini d'arte, gente comune, donne, bambini. Sergio Sgrilli (Zelig), protagonista in cantina a Dolianova, si dice entusiasta. "Una manifestazione straordinaria per una Sardegna e per vini straordinari". Mariolina Argenti, originaria di Modena, è arrivata a Dolianova di buon mattino. "Ho sentito parlare di "Cantine aperte". Ieri sono arrivata in volo da Bologna. Ripartirò domani. Sono rimasta affascinata". I fratelli Enrico e Mario Pala producono il vino esclusivamente dall'uva raccolta nella loro azienda: 50 ettari. "È una giornata straordinaria. A contatto con la gente. Una esperienza da ripetere". Ferruccio Deiana nella sua "cantina-eremo" di "Su Leunasci" racconta il segreto del successo dei vini prodotti nella sua azienda, 36 ettari."Questi terreni, questo clima - dice l'enologo-imprendirore di Settimo San Pietro - garantisce la qualità dell'uva prodotta. Il resto, lo facciamo in cantina da dove esce un vino che ci gratifica e che piace sempre di più". I fratelli Argiolas con l'enologo Mariano Murru, appaiono compiaciuti. "Negli ultimi anni la nostra Cantina è stata trasformata, ha conquistato una stima sempre più generalizzata. È questo che ci spinge e che ci impone a far sempre meglio. Un mondo quello del vino, che ci affascina". Gianni Covone, direttore commerciale della Cantina di Dolianova dice che "stiamo raggiungendo risultati superiori alle attese. Gli ultimi nostri vini, il "Terresicci" e il "Blasio", nati ad aprile stanno riscuotendo un grosso successo. Il rilancio c'è. La cantina oggi sta veleggiando verso i successi di una volta. Con l'impegno di far sempre meglio e di non cadere nella presunzione di essere arrivati". E mentre Gianni Covone parla, fuori si esibisce Zelig. Con i "visitatori-fans" letteralmente impazziti. La "domenica del villaggio" è anche questa.


tratto da il Resto del Carlino - 21 maggio 2003
MODENA
Le antiche acetaie fanno festa
di Giovanni Medici
L'oro nero fa festa. I cultori dell'Aceto Balsamico Tradizionale di Modena da sabato all'8 giugno prossimo potranno ritrovare l'appuntamento con questo prodotto nostrano sempre più apprezzato in Italia ed all'estero, grazie alla quinta edizione di Balsamica. Manifestazione con un programma ricchissimo e che sposa la valorizzazione dell'identità e delle tradizioni della nostra provincia con corsi, degustazioni, cene di gala e appuntamenti culturali. E con l'inaugurazione della prima sala dell'Acetaia comunale nel sottotetto del Municipio. Organizzata da Comune, Provincia, Regione, Camera di Commercio, con la collaborazione di Modenatur, Consorzio produttori di Aceto Balsamico Tradizionale di Modena e del Parmigiano-Reggiano Balsamica darà innanzitutto la possibilità di visitare le tante acetaie modenesi a chi vuole degustare il liquido ambrato e scoprirne i segreti attraverso incontri a tema. La mondana Cena di Gala a Palazzo Ducale quest'anno per problemi tecnici traslocherà e quadruplicherà addirittura, con un poker di appuntamenti a Palazzo dei Musei: ai quali daranno il tocco finale chef italiani e stranieri e dove l'Aceto Balsamico Tradizionale di Modena sarà protagonista. Franco Fontana proporrà poi grazie alla Fondazione Cassa di Risparmio presso la sede delle Raccolte Fotografiche Modenesi di via Giardini dal 30 maggio al 29 giugno una rassegna di immagini da gustare come una goccia di aceto sul Parmigiano, dedicata alle penombre delle antiche acetaie. Senza dimenticare la ormai consueta per Balsamica proposta di menù speciali di cucina modenese tradizionale e le degustazioni di prodotti enogastronomici Dop e Doc che si terranno in piazza Mazzini in una vera e propria Cittadella del Gusto, domenica 25 maggio nell'ambito de 'Le strade dei vini e dei sapori regionali' e poi per i primi due weekend di giugno. Grazie poi al Comune e al Museo di Spilamberto alcuni noti personaggi dello spettacolo si caleranno nel ruolo di visitatori alla scoperta del Balsamico: Enzo Iacchetti già lo ha fatto il 14 maggio, lo seguiranno nelle acetaie Andy Luotto, Edoardo Raspelli, Loriano Macchiavelli, il campione di nuoto Massimiliano Rosolino. Riproposti anche i corsi di cucina per gli appassionati, lo show degli chef in piazza Mazzini il 7-8 giugno e il Premio Città di Modena abbinato al marchio Lancia. Claudio Biancardi, presidente del Consorzio Abtm, non ha mancato ieri alla presentazione di Balsamica di regalare la prima di 500 bottiglie prodotte in serie limitata ad hoc per la manifestazione al sindaco Barbolini, lamentando al contempo però che i produttori industriali vogliono invalidare il marchio-bottiglia mentre la Regione vorrebbe azzerare il Consorzio economicamente e il Governo asseconda chi intende indebolire questo e gli altri sodalizi che difendono e promuovono i prodotti tipici.


tratto da la Nazione - 21 maggio 2003
"Vinaria", le date della kermesse
.MONTECARLO - Si svolgerà da giovedì 5 a domenica 8 giugno l'edizione 2003 di "Vinaria".
La rassegna ha come principale protagonista quell'elemento che secondo Veronelli rappresenta l'unione tra terra e cielo: il vino. E proprio il giornalista enogastronomico autore delle famose guide, (autentiche "Bibbie" del buon bere e del mangiare) dovrebbe essere uno degli ospiti prestigiosi della manifestazione.
Ci sarà probabilmente una serata sul tema dell'olio, altra tipicità di notevole importanza per la zona, con riflessi economico-produttivi ed occupazionali e fondamentale come fattore nutrizionale nella cosiddetta dieta mediterranea.
Il prezioso nettare d'uva avrà ovviamente uno spazio molto ampio.
Nel corso di un'altra serata, sarà promosso un confronto tra i "rossi" e i "bianchi" locali e quelli del "New Deal" enologico, con le nuove frontiere del vino del quale si parlerà anche in un convegno specifico. Non mancheranno comunque le classiche degustazioni e un "matrimonio" interessante tra Bacco e arte.
Ma.Ste.


tratto da Alto Adige - 21 maggio 2003
L'industria del vino. Dopo i 282 ettari di Feudo Arancio, acquistati 620 ettari ad Acate, in provincia di Ragusa
Gruppo Mezzacorona raddoppia in Sicilia
Un investimento di 20 mln di . Rizzoli: "Più forti sul mercato Usa"
MEZZOCORONA. Un investimento iniziale di 20 milioni di euro, ma che in prospettiva potrebbe raddoppiare. Lo ha deciso il gruppo vinicolo Mezzacorona con l'acquisto di una tenuta di 620 ettari nel Comune di Acate, in provincia di Ragusa. Un passo impegnativo, che conferma la volontà dell'azienda di confrontarsi, se possibile con ancora maggior decisione, con il mercato internazionale.
I 620 ettari di Villa Albius, tenuta oggi destinata a colture miste, sopratutto agrumi, si aggiungono così ai 282 ettari già produttivi del Feudo Arancio di Sambuca (Agrigento). E' la realizzazione di una strategia definita alla fine degli anni Novanta e fondata sulla volontà della cooperativa di Mezzacorona di percorrere una strada originale per garantirsi margini d'espansione e nuovi mercati.
Fabio Rizzoli, amministratore delegato del gruppo, non ha esitazioni a confermare che si tratta di un investimento destinato a consolidare la "massa critica indispensabile per affrontare il mercato mondiale". Già oggi Mezzacorona, con 100 milioni di fatturato annuo ed una produzione di 24 milioni di bottiglie, si colloca tra i primi cinque gruppi vinicoli nazionali. Con illa Albius nei prossimi anni potrà scalare ulteriori posizioni.
"La nostra prima esperienza siciliana, con Feudo Arancio, è stata positiva" ricorda l'amministratore "La Sicilia, nella produzione del nostro gruppo, è con ciò destinata ad assumere un ruolo sempre più importante". Affermazione suffragata dalla buona accoglienza riservata alla prima vendemmia di Feudo Arancio - Nero d'Avola, Shirah, Merlot, Grillo... - imbottigliata quest'anno: il mercato statunitense ne ha assorbito 500 mila bottiglie, con prenotazioni per un milione di pezzi.
E' la conferma dell'intuizione che sta alla base del piano d'investimenti. E cioè che sul mercato mondiale, anzitutto quello nordamericano, la Sicilia ed i suoi vini sono "marchi" conosciuti ed in ascesa, e che se si vuole vendere nel mondo la qualità del Trentino è opportuno farsi aprire le porte da un'immagine già apprezzata. Tanto più che l'esperienza professionale della viticoltura trentina può fare la sua parte per migliorare anche il prodotto siciliano. In altre parole: visto che il territorio "di casa" è scarso e gli ettari viticoli hanno raggiunto quotazioni impossibili, meglio esportare capitali ed esperienza. "Tenendo ben presente che, rimanendo la "testa" ben salda in Trentino, la ricchezza prodotta torna al punto di partenza" sottolinea Rizzoli.
Ragionamento che ha convinto anche i 1.200 soci cooperatori della Cantina di Mezzocorona i quali - pur avendo scelto a suo tempo il gruppo di articolarsi attraverso società di capitali - restano pur sempre i "padroni" della holding. Tant'è che proprio in queste settimane stanno visitando tutti, a gruppi di un centinaio per volta, Feudo Arancio: per constatare personalmente il buon fine dell'investimento e per non farsi venire troppi dubbi sull'opportunità di raddoppiare la posta.
Quanto alla nuova azienda di Acate, i 620 ettari sono a pochi chilometri da Vittoria, città del Cerasuolo Doc: 500 ettari saranno destinati a viti, il resto ad agrumi. La tenuta comprende anche una zona archeologica con i resti della villa romana della famiglia degli Albii, oltre che ad un "baglio" con chiesa del Seicento, una cantina di vinificazione, un magazzino ortofrutticolo ed altri immobili. L'acquisto è stato perfezionato dalla neo costituita "Villa Albius" srl (99% Nosio, 1% Silene, entrambe società del gruppo) presieduta da Luca Rigotti, vice presidente della Cantine Mezzacorona.


tratto da la Stampa - 21 maggio 2003
Il Brachetto passito verso la Docg
Il Consorzio di tutela dell'Acqui propone la modifica del disciplinare
ACQUI TERME. Dopo anni di speranze e attese, i produttori di Brachetto d'Acqui passito potranno vedere finalmente riconosciuto il maggior pregio delle Denominazione di origine controllata e garantita per il proprio prodotto. Questo grazie a una modifica del disciplinare di produzione del Brachetto d'Acqui o Acqui proposta del Consorzio di tutela presieduto da Paolo Ricagno. Il Comune di Strevi aveva portato davanti l'apposita commissione regionale il disciplinare per il riconoscimento della Denominazione di origine controllata per il Brachetto passito e per il Moscato passito su base territoriale comunale, ma ora la proposta del Consorzio di tutela recepisce nel disciplinare del Brachetto l'istanza del Comune dell'Acquese. "Come amministrazione comunale, stiamo lavorando da tempo alla creazione di una Doc riguardante i passiti del Moscato e del Brachetto prodotti nell'ambito del Comune - spiega il sindaco Tomaso Perazzi -. Questo quale riconoscimento per l'attività svolta dai nostri produttori che hanno lavorato seriamente per la creazione di due importanti vini di nicchia". Per quanto riguarda il Moscato passito di Strevi, è stato recentemente costituito da parte di Slow Food uno specifico presidio, denominato Moscato passito di Valle Bagnario.
"La nostra proposta è di giungere in breve tempo al riconoscimento delle Denominazione di origine controllata e garantita per il Brachetto passito attraverso una modifica del disciplinare di produzione del Brachetto d'Acqui Docg - conferma il presidente del Consorzio di tutela, Paolo Ricagno -. Riteniamo molto valida la proposta formulata da Strevi, tanto che abbiamo previsto nell'ambito della modifica del disciplinare il riconoscimento di un'apposita sottozona per il Brachetto passito prodotto in quel Comune". Così, il Brachetto passito di Strevi invece di ottenere il riconoscimento della Doc potrà fregiarsi da subito di quello della Docg. Più in generale, il Brachetto passito, che verrà prodotto nell'ambito territoriale dei Comuni delle province di Alessandria e Asti dove viene già prodotto il Brachetto d'Acqui, dovrà avere una resa per quanto riguarda l'uva di 8 mila chilogrammi per ettaro. Prima dell'appassimento, le uve per la produzione di questa specifica tipologia di Brachetto d'Acqui dovranno avere un titolo alcolometrico volumico minimo naturale del 10% e dopo il processo di appassimento tale titolo dovrà essere del 12,5%, mentre la resa massima dell'uva in vino non dovrà essere superiore al 45%. Il Brachetto d'Acqui Docg passito o più semplicemente "Acqui passito", non potrà essere immesso al consumo prima del 1 ottobre dell'anno successivo a quello di produzione delle uve.
g. l. f.


tratto da la Repubblica/Affari & Finanza - 20 maggio 2003
Il portale per i palati più sensibili
Per il piacere dei buongustai, dei raffinati ma anche dei semplici golosi, è on line il nuovo portale del Gambero Rosso, http://www.gamberorosso.it
16 dicembre 1986: all'interno del quotidiano "il Manifesto" fa la sua comparsa un supplemento di otto pagine dedicato all'enogastronomia, il "Gambero Rosso - il mensile dei consumatori curiosi e golosi", che diventa quasi un caso politico: molti lettori non apprezzano il fatto che la sinistra si occupi di futilità come cibo e vino.
Trasformatosi poi in una quaderno semestrale, diventerà di lì a breve un vero e proprio oggetto da collezione. Successivamente, la creazione della casa editrice Gambero Rosso darà il via ad un crescendo di iniziative come la pubblicazione di "Vini d'Italia", la guida alla migliore produzione nazionale destinata a diventare nel giro di pochi anni un bestseller. O come la guida dei Ristoranti d'Italia, una delle più accreditate del settore.
Nel 1997 il Gambero Rosso inaugura il suo sito Internet, uno dei primi ad occuparsi di questi argomenti, e un canale satellitare tematico, entrambi seguitissimi.
Fino ad arrivare nel 2002 alla nascita della "Città del gusto" a Roma nell'ex deposito del grano del Consorzio Agrario.
Tutta questa miriade di attività trova spazio nel nuovo portale realizzato da ETNOTEAM, caratterizzato da un innovativo sistema di gestione dei contenuti, un motore di ricerca, un forum e una componente di eCommerce. Il sito si articola in sei aree tematiche: il Girone dei Golosi, la Città del Gusto, Noi, il Mensile, la Televisione, i Libri.
Vi si trovano migliaia d'informazioni aggiornate e selezionate e motori di ricerca per andare alla scoperta dei migliori produttori di vino, dei più interessanti artigiani alimentari, dei cuochi affermati e delle giovani promesse, degli alberghi, da quelli di charme agli agriturismi. Nel Girone, inoltre, c'è la possibilità di partecipare ai forum, momento di confronto diretto su vino e cibo.
(Fr.Roc.)


tratto da il Secolo XIX - 20 maggio 2003
ALIMENTAZIONE E BENESSERE
Chi beve vino mangia di più (e ingrassa)
Attenti al vino. Poco vino tutti i giorni può far bene. Ma per chi è a dieta per dimagrire, meglio rinunciare. Insomma. Niente in contrario a dosi ridotte di "nettare di Bacco", purché sia davvero buono. Ma mettete in programma che se vi piace il vino forse troverete più gusto nei cibi, con ovvio piacere per il palato, ma con qualche problema per la linea. Bere vino aiuterebbe a mangiare di più secondo una ricerca condotta da Benjamin Buemann del Dipartimento di ricerca in nutrizione umana all'Università di Frederiksberg, in Danimarca.I ricercatori hanno messo a tavola ventidue persone perfettamente sane, controllando solo che bevessero un quantitativo scelto da loro di bevande. Più in particolare, erano disponibili per i "commensali" bibite, birra e vino. Ma un bicchiere conteneva 3,185 millilitri per chilo di peso corporeo di vino, gli altri due 9 millilitri per chilo di peso di birra e bibite. Insomma. Chi sceglieva birra o bibite poteva bere di più, almeno per quanto riguarda la quantità dei liquidi. Poi, una volta individuata la bevanda più piacevole, gli "ospiti" di questa tavolata scientifica erano invitati a mangiare. E qui è arrivata la sorpresa. Chi beveva vino tendeva ad assumere un maggior quantitativo calorico rispetto a chi invece consumava bibite gassate o birra.Cosa mangia l'Italia? Secondo un'indagine Doxa su un campione rappresentativo di 2500 italiani adulti dai 15 anni in su la popolazione italiana, da nord a sud, è sempre più attenta a seguire una dieta sana ed equilibrata. Sembra, infatti, che l'italiano tipo faccia tre pasti al giorno, preferibilmente a casa, scegliendo gli alimenti più sani e nutrienti della classica tradizione mediterranea. Il 74 per cento degli italiani, optano per la tradizionale "colazione all'italiana" a base di caffè, cappuccino e biscotti consumata nella propria cucina, dedicando dai 15 ai 30 minuti. Solo il 7 per cento predilige la colazione al bar, il 14 per cento invece non sembra seguire questa sana abitudine.Per sfatare un luogo comune che vuole gli italiani consumatori di pasti frugali e veloci, ecco un dato sorprendente: a pranzo, il 95 per cento non salta mai il pasto principale che, da ben l'82 per cento, viene consumato tra le mura domestiche, preferendo un primo o un secondo al solito panino divorato in fretta e furia. Lo stesso vale per la cena: il 96 per cento degli italiani dichiara di consumare sempre il pasto serale e il 90 per cento decide quasi sempre per una cenetta casalinga.Tra gli integratori alimentari, è in costante aumento negli ultimi anni, il consumo di integratori erboristici - prodotti a base di erbe che ne sfruttano le proprietà e i benefici. Tra i consumatori abituali spiccano soprattutto le donne - il 64 per cento della popolazione adulta contro il 36 per cento degli uomini - tra i 25 e 34 anni.
F. M.


tratto da Vinitaly.com - 20 maggio 2003
L'evento su Rai Uno
Sempre più ambito l'Oscar del Vino
Sono stati 19.000 quest'anno gli elettori in tutta Italia che hanno designato le nomination per la quinta edizione dell'Oscar del Vino 2003 assegnati dall'Ais (Associazione italiana sommeliers. Sedici Oscar saranno consegnati a coloro che in questo settore si sono contraddistinti e hanno raccolto i maggiori consensi tra i lettori di Duemilavini, la celebre guida, e della rivista Bibenda, oltre che tra i visitatori del 37° Vinitaly e tra i navigatori del sito www.bibenda.it. I finalisti, tre per ognuna delle 14 categorie, si contenderanno la preziosa opera in bronzo messa in palio, divenuta ormai un ambito riconoscimento. La premiazione avverrà sul palcoscenico del Salone dei Cavalieri dell'Hotel Hilton di Roma sabato 7 giugno prossimo alle ore 16.00. A testimoniare quanto interesse ormai susciti la cultura italiana del vino, l'evento, presentato dalla spumeggiante Antonella Clerici e dal patron Franco M. Ricci, sarà seguito dalle principali testate giornalistiche della televisione e della carta stampata. La ripresa integrale sarà curata dalla Rai che la trasmetterà poi su Rai Uno Sabato 21 giugno 2003 in seconda serata.


tratto da il Nuovo - 19 maggio 2003
Prosciutto di Parma e Grana tutelati dall'Europa
Una sentenza della Corte di Giustizia europea prevede che questi alimenti siano confezionati nella zona di produzione. In questo modo cittadini di altri Paesi saranno tutelati dal rischio di contraffazioni.
ROMA - La Corte di Giustizia Europea tutela prosciutto di Parma e formaggio Grana. E i cittadini dell'Ue che ne fanno uso. Una sentenza vieta che il prosciutto e il formaggio simbolo degli alimenti sani del Belpaese siano confezionati al di fuori della zona di produzione. Lo dice il Corriere della Sera. Recita la sentenza: "Il mantenimento della reputazione del formaggio grana padano e prosciutto di Parma giustifica che si proceda alla grattugitura e all'affettamento del prosciutto, nonché al suo confezionamento, nelle zone di produzione". In Italia il problema non esiste, perché prosciutto di Parma e grana sono protetti da una norma nazionale sui prodotti Dop (denominazione di origine controllata). Ma i cittadini di altri paesi europei rischiano di acquistare cibi contraffatti. Ovvero alimenti che di fatto sono confezionati fuori dalla zona di produzione, di cui non può essere garantita la genuinità. Né tanto meno l'autenticità. Già a fine aprile un nuovo regolamento della normativa europea imponeva: "La descrizione del metodo di ottenimento del prodotto agricolo o alimentare, i metodi locali nonché gli elementi relativi al condizionamento, devono aver luogo nella zona geografica delimitata per salvaguardare qualità, rintracciabilità e controllo". Sulla sentenza potrebbe poi aver influito il caso del vino spagnolo Rioja, per cui la Corte aveva sostenuto il divieto di imbottigliamento fuori dalla zona di produzione. Il divieto di confezionare prodotti al di fuori della zona di origine varrà per tutti i paesi europei. Sarà così controllata la qualità dei prodotti.


tratto da la Nuova Venezia - 19 maggio 2003
Il vino lungo la via Annia
g.p.d.g.
PRAMAGGIORE. Parte dalla Mostra Nazionale Vini l'ambizioso progetto Annia, che prende il nome dall'antica via consolare che da Aquileia portava a Virunum nel Norico. Lungo il suo percorso si incontravano le stazioni che potrebbero rinascere proprio perché inserite in questo itinerario che da Pramaggiore porterà a toccare l'intera comunità montana del Collio Goriziano e poi in Slovienia. Ad unire queste realtà dalla grande e antichissima tradizione enologica, sembra essere l'identica matrice culturale ma soprattutto lo storico legame che ha unito queste zone durante il medioevo patriarcale e la dominazione veneziana. "Promozione e turismo dell'area transfrontaliera, lo sviluppo di una strategia di lancio pubblicitario comune", ha detto Luciano Moretto, presidente della Mostra, "cui si aggiungeranno gli itinerari delle rotte castellane e la creazione di un museo del vino italo sloveno a Villa Dalla Pasqua di Belfiore". Ma è previsto anche l'acquisto di un attrezzato camper, una sorta di chiosco viaggiante che saprà presentare a tutti gli amanti delle buone cose i vari prodotti tipici dell'area compresa in quel marchio geografico in fase di studio. L'impegno finanziario preventivato si aggira sui 600.000 euro, in buona parte coperto dall'intervento regionale. Dopo i consensi entusiasti dei sindaci presenti, la conclusione del convegno a Luigi Zanin, della Regione Veneto: "Un'iniziativa che offrirà una concreta possibilità di crescita ma soprattutto recuperare tradizioni comuni ai tre territori".


tratto da il Messaggero - 19 maggio 2003
L'Agenzia per lo sviluppo e l'innovazione agricola vuole avvicinare i propri prodotti ad una platea più vasta possibile. "Basta con lo chic forzato"
I vini laziali in scena per un pubblico giovane
La nuova Enoteca regionale dell'Arsial sarà realizzata nel teatro Ambra Jovinelli all'Esquilino
di FABRIZIO VENTURINI
Una Enoteca regionale in cui avvicinare studenti e giovani alle etichette vinicole laziali premiate sempre più spesso in questi ultimi anni per i loro miglioramenti. Testaccio, Trastevere e la zona universitaria tra l'Esquilino, piazza Bologna, San Lorenzo sono i quartieri - a ognuno dei quali corrisponde un immobile con superfici idonee (almeno 1.500 metri quadri) - tra i quali l'Arsial (la Agenzia regionale per lo sviluppo e la innovazione in agricoltura) sceglierà la sede di un esercizio per lanciare i consumi di prodotti alimentari del Lazio in un'inedita dimensione commerciale.
"Non più - dice Andrea Urbani, commissario regionale della agenzia - nella minuscola "nicchia" dei consumi di qualità riservati agli esperti dall'esiguità dei volumi prodotti e dalle difficoltà distributive. Bensì nel circuito di massa dei marchi che fanno moda con volumi produttivi adeguati e livelli di qualità garantiti per piacere pure ai giovani".
Al Ministero, alla Regione, all'Arsial, alle organizzazioni agrarie le risorse per questi investimenti non mancano. E l'istruttoria localizzativa dell'"Enoteca regionale" è più avanzata di quanto non lasci pensare la riservatezza nella quale procede. Produttori, commercianti, enologi, riviste, assaggiatori sostengono concordi che alle spalle soltanto della concorrenza calabrese e siciliana i vinificatori del Lazio sono quelli che ultimamente hanno alzato di più la qualità dei loro prodotti ed esteso di più la loro presenza sul mercato. Spesso i "tre calici" - lusinghiera votazione di merito della rivista "Gambero Rosso" - premiano etichette laziali non più dedicate solo a Frascati e Velletri. Sempre più spesso enoteche e bottiglierie raffinate aprono a nuove etichette laziali le loro prestigiose cartes des vins. Consapevole e anche protagonista del fenomeno, l'Arsial sta facendo in questi giorni un altro passo avanti nella stessa direzione forse decisiva. Prepara infatti la prossima apertura di una "Enoteca regionale" - quasi certamente nel nuovo Ambra Jovinelli a via Guglielmo Pepe all'Esquilino - dove pubblicizzare i vini laziali e aumentarne i consumi con attività culturali e divulgative. Iniziative in cui il vino sia diluito nell'arte e viceversa, i formaggi laziali siano abbinati a rossi e bianchi locali, i corsi diventino feste, le lezioni assaggi, la mondanità sia abbinata alla ricerca, la moda al marketing, il ballo alla pubblicità, le degustazioni agli incontri.
"Per sfondare tra i giovani - dice Urbani - siamo pronti a evitare lo chic forzato che li allontana dal vino. Ci interessano di più le masse, i volumi, le quantità...".
Se è vero quel che si legge sul recente aumento da 300 a 450 miliardi di vecchie lire del valore della produzione nicola laziale, l'Arsial non parte da zero nell'avventura di presentare ai giovani il vino laziale. "E' paradossale - dice Giulio Somma dirigente dell'agenzia regionale - che in una città come Roma dove il mercato del vino è ricco e selettivo, i consumatori informati e curiosi, si conoscano poco bianchi e rossi locali. Verso i vini del Lazio una certa opinione pubblica coltiva pregiudizi di mediocrità immotivati o superati dal salto di qualità dei produttori".
Con l'"Enoteca regionale" l'Arsial vuole correggere l'immagine deformata dei vini locali ed entrare nella rete nazionale di enoteche regionali creata dal ministro Alemanno stanziando capitali. "In essa - dicono Urbani e Somma - vogliamo conquistare i vertici e promuovere anche prodotti alimentari laziali come oli, formaggi, paste, insaccati, pane, che non riescono ad avere le quote di mercato che meriterebbero per la loro alta qualità, a causa di ritardi promozionali e carenze distributive".


tratto da Corriere della Sera - 19 maggio 2003
Crescono curiosità e passione per le degustazioni di etichette famose e non
"Libiam nei lieti calici"
Un brindisi dopo l'altro in attesa dell'"Oscar dei vini"
di Luca Zanini
Girano con valigette nere che anzichè faldoni e relazioni contengono cavatappi e bicchieri Riedel. Acquistano riviste specializzate e non mancano un libro sul loro passatempo preferito. Impegnano i ristoratori in complesse disquisizioni e non mancano mai un appuntamento con l'ultima degustazione. Sono i romani appassionati di vino - vino di qualità si intende - un esercito di aspiranti sommelier (ogni anno 3 mila si iscrivono ai corsi professionali dell'Ais, all'Hilton), che in questi giorni vivono la loro stagione d'oro. Mai come in questa primavera, infatti, Roma è stata invasa da degustazioni enologiche, wine tasting , panel, "verticali" di etichette famose o quant'altro fa cultura del vino. Appena ieri erano oltre duecento all'"incontro" con i vini dell'Alto Adige all' Hotel Parco dei Principi . La settimana scorsa si erano già visti alla Città del Gusto del Gambero Rosso per ascoltare dalle labbra di Maurizio Zanella, enologo fra i più quotati, re delle bollicine made in Italy, il verbo dello spumante doc e docg. E per provare 13 cru fra i migliori del Belpaese. E prima c'erano stati i 17 grandi rossi del Mezzogiorno (da 15 case vitivinicole), in una degustazione al Westin Excelsior di via Veneto. E ancora i "vini intelligenti" del Gambero Rosso, i Barolo prodotti da Vigna Rionda-Massolino da 'Gusto , quelli di Sylla Sebaste al Vivendo . Oggi brinderanno con "PrimoVolo", il rosso interregionale nato da uve di Piemonte, Toscana e Veneto, al wine bar del Gambero. Domani si precipiteranno al Grand Hotel Flora per l'appuntamento con il Barolo '99. E a giorni seguiranno le due "verticali" (assaggi dello stesso vino di annate crescenti), di 6 Pinot Bianco di Terlano (1957-'84, il 29 maggio) e altrettante annate di Dom Pérignon (1959-'80, il 4 giugno) proposte a pochi eletti (al massimo 25 appassionati in grado di sborsare 600-800 ) da Casa Bleve . Sabato 24 toccherà a 3 grandi vini del Lazio, in presentazione riservata al Circolo Quo Vadis . Ma l'appuntamento più atteso, per tutti, è quello del 7 giugno all'Hilton, con la grande notte dell'"Oscar dei vini": il premio enologico più atteso dell'anno, dispensato in una cerimonia-kermesse (oltre 350 etichette in degustazione in una cena-spettacolo per 600 convitati, 170 sommelier e 150 cameriei ai tavoli) dalla guida Duemilavini di Franco Ricci, patron dell'Associazione sommelier di Roma e Lazio, che da anni sceglie i migliori vini d'Italia fregiandoli dei "5 grappoli". L'anno scorso fra i più grandi c'erano anche sei rossi del Lazio: un motivo d'orgoglio in più per i romani "degustatori" per hobby.


tratto da Corriere delle Alpi - 18 maggio 2003
SOMMELIER
Lezioni tra le viti per il corso dell'Ais
In ottanta hanno visitato l'azienda Bosco del Merlo ad Annone Veneto
di Mario Agostini
BELLUNO. Lezione tra le viti per il Corso Ais e martedì 20 maggio sotto con gli esami. Il 13 maggio i corsisti del 1º livello per sommelier di Belluno, accompagnati dal delegato Roberto Ferro e dal direttore del corso Mario Conz, sono andati in trasferta ad Annone Veneto, ospiti dell'azienda agricola "Bosco del Merlo" della famiglia Paladin. "Si è trattato", spiega il consigliere Mario De Prà "dell'ultima elzione prima degli esami, che si terrano all'Istituto Alberghiero di Stato Dolomieu di Longarone di martedì prossimo".
Dopo il benvenuto portato ai partecipanti (ben 80) da Carlo Paladin nella suggestiva cornice della villa veneta sede dell'azienda, ha avuto inizio la lezione tenuta dall'enologo Orazio Franchi.
"In particolare" continua Mario De Prà, "l'enolgo ha fatto presente che è in atto la graduale trasformazione della forma di allevamento della vite dal sistema Sylvoz al Guyot e a cordone speronato con conseguente riduzione del rendimento per ettaro per consentire all'uva di esprimere caratteristiche qualitativamente migliori. Si aggiunga, inoltre, che la Paladin, dal 1992, ha adottato la coltivazione biologica, ponendosi come una delle aziende leader in questa filosofia del rispetto dell'ambiente, nella tenuta che si estende tra il Veneto ed il Friuli, con 90 ettari di azienda tra il Livenza ed il Tagliamento su terreni argillosi-calcarei, nel cuore della Doc di Lison-Pramaggiore".
Poi gli aspiranti sommelier hanno potuto visitare la sala di pigiatura, le cantine dove albergano contenitori in acciaio, cemento, legno in botti grandi, per finire nella splendida barriqueria di rovere ricavata nei locali interrati della barchessa ed infine nel settore dell'imbottigliamento e dello stoccaggio delle bottiglie.
"E' stato un crescendo di interesse da parte dei partecipanti e la mattinata non poteva finire che con una degustazione di prodotti dell'azienda: Incrocio Manzoni 6.0.13. del 2001 (incrocio clonale fra Riesling renano e pinot bianco; unisce i profumi intensi e le sfumature delicatamente aromatiche del Riesling che ricordano la pesca e la mela e l'eleganza e le caratteristiche di persistenza del Pinot); Pinot grigio Bosco del merlo 2002 (sentori di acacia, ampio e morbido al gusto); Cabernet Bosco del Merlo (all'olfatto esprime note di lampone); Malbech Gli Aceri (intenso e persistente sia all'olfatto che al gusto, leggermente erbaceo con piacevole sentore di frutta di sottobosco, con note di tabacco e pepe, austero, sicuramente di classe). Concludendo Mario De Prà sottolinea: "La gita studio è risultata davvero un'occasione, unica per gli allievi sommelier che hanno potuto toccare con mano quanto appreso sui libri e durante le lezioni teoriche".


tratto da il Resto del Carlino - 17 maggio 2003
Una domenica tra i vigneti da raggiungere pedalando
di Gloria Ciabattoni
Novecento cantine di tutta Italia, da visitare anche in bicicletta: è questa la novità che quest'anno caratterizzerà l'11a edizione di "Cantine aperte" prevista il prossimo 25 maggio. L'iniziativa nasce da un accordo tra il Movimento Turismo del Vino e la Fiab (Federazione Italiana Amici della Bicicletta), e prevede escursioni in bici lungo appositi itinerari, soprattutto su strade secondarie e poco trafficate. L'obiettivo è portare nelle aziende vitivinicole aderenti all'iniziativa i cicloturisti, per far conoscere e degustare i vini locali, assaggiare i prodotti tipici, visitare gli impianti di produzione, assistere ad eventi e spettacoli. Tra i distretti enogastronomici interessati, in testa la Toscana, seguita da Piemonte, Veneto, Emilia Romagna, Friuli Venezia Giulia, Umbria e Campania. Un'iniziativa destinata a riscuotere successo, se è vero, come sostiene un recente sondaggio del Censis, che sono ormai circa 6 milioni gli enoturisti, i quali sviluppano un volume di spesa dell'ordine di almeno 2.000 milioni di euro. "Data l'entità del fenomento ? spiega Francesco Lambertini, presidente del Movimento Turismo del Vino ? abbiamo ideato il "Decalogo dell'Accoglienza". Le cantine associate iniziano a richiedere la certificazione, che sarà rilasciata, dopo apposito sopralluogo, dai responsabili Csqa, ente terzo specializzato. Questo per rendere immediatamente evidente al turista la qualità del servizio offerto, attraverso l'utilizzo di un simbolo che rappresenta le foglie di vite. Quante più foglie di vite sono rilasciate all'azienda (tre, quattro, cinque o cinque oro, ovvero livello super) tanto più rilevante è il servizio offerto".
Per ulteriori informazioni su "Cantine aperte" si può consultare il sito web www.movimentoturismovino.it
oppure telefonare al numero verde 080 - 5234114.

Green e bottiglie
Ricordiamo inoltre che anche quest'anno si svolge il circuito golfistico "Torneo Cantine Aperte" che, giunto alla terza edizione, si è inaugurato ieri nel Golf Club Castel d'Aviano. Per l'occasione le cantine associate al Movimento Turismo del Vino (che in regione sono 119 e coprono tutte le zone a Doc) mettono a disposizione dei partecipanti e del pubblico ottimi vini, da degustare sotto la guida di esperti sommeliers. Il "Trofeo Cantine Aperte" si svolgerà in 4 gare disputate con la formula 18 buche stableford hcp, 3 categorie limitate. Prossimi appuntamenti al Golf Club Freiberg in Austria (sabato 31 maggio), al Golf Club Udine (sabato 7 giugno) e al Golf Club Grado (sabato 12 luglio). In occasione di ogni gara vengono organizzate degustazioni e visite nelle cantine delle zone Doc in cui si trovano i campi da golf. Per i vincitori, naturalmente, ci sono in palio ottimi vini.
Info.: Movimento Turismo del Vino Delegazione Friuli Venezia Giulia,
tel 0432.289540,
web: www.mtvfriulivg.it


tratto da il Resto del Carlino - 17 maggio 2003
Carta d'identità per le bottiglie
Presto prenderà il via un sistema organico di controlli sulla produzione dei vini di qualità che avrà come risultato finale la tracciabilità di ogni singola bottiglia. Lo ha annunciato Riccardo Ricci Curbastro, presidente nazionale di Federdoc, la Confederazione nazionale dei Consorzi volontari per la tutela delle denominazioni di origine, intervenuto a un convegno svolto nell'ambito di 'Lambrusco Mio', la rassegna dedicata ai rossi frizzanti. I dettagli del piano sono contenuti in due decreti del ministero delle Politiche agricole: in sostanza, attraverso l'azione dei Consorzi di tutela, il consumatore potrà conoscere l'origine e il percorso di vita di ogni singola bottiglia. Si tratta di un complesso sistema di controlli che, una volta a regime, consentirà di conoscere l'effettiva consistenza della superficie a vite di ogni denominazione, di avere in tempo reale il catasto viticolo dei vini Vqprd italiani, di calcolare quante bottiglie sono prodotte e commercializzate di ogni Doc e Docg. Un progetto che viene visto come "un'opportunità da non perdere" e che si pone come strumento di garanzia per la tracciabilità dei vini a denominazione di origine. Non mancano tuttavia le perplessità: le funzioni di tutela e valorizzazione svolte dai Consorzi non si concilierebbero con quelle di controllo. "Si vuol dare la possibilità ai produttori di amministrare totalmente la denominazione che è un loro patrimonio - ha detto Curbastro - ed è giusto che si faccino garanti, assieme alle autorità che già oggi lo fanno, del lavoro quotidiano dalla vigna fino alla bottiglia". In pratica viene istituito un sistema computerizzato presso i Consorzi dove tutti le informazioni già oggi esistenti vengono raccolte e messe in rete per arrivare a un risultato finale della tracciabilità di ogni bottiglia. "Una traccia sulla bottiglia, cioè un numero dal quale sarà possibile risalire alla storia di quel vino - ha spiegato il presidente di Federdoc - ma anche i suoi dati analitici e le informazioni che il consumatore vuole conoscere, dalla bottiglia alla cantina che lo ha vinificato e imbottigliato, fino alla vigna che ha prodotto l'uva". Il controllo lo potranno fare tutti quei Consorzi che detengono almeno il 66% di rappresentatività "perché il sistema opererà su tutti i produttori associati o non ai Consorzi che restano però volontari". Per coloro che non hanno un Consorzio con questi numeri si dovrà ricorrere a un organismo terzo di certificazione. Quando decollerà? "Diciamo che diciotto consorzi dovranno partire entro l'anno - ha concluso Curbastro - con una fase sperimentale che dovrebbe concludersi nel 2004".


tratto da il Messaggero - 17 maggio 2003
Finanza
La Borsa studia la quotazione dei grandi vini
ROMA - Vino e finanza, un matrimonio da tempo auspicato che potrebbe presto concretizzarsi: Borsa italiana Spa sta infatti studiando la possibilità di quotare i primi prodotti finanziari legati al vino. La notizia arriva dal convegno "Il vino come bene d'investimento", organizzato da Mib school of management di Trieste, all'interno di "Alla corte del vino", la kermesse annuale dei grandi vini di Toscana.
Siamo ancora in una fase di studio, ha spiegato Valentina Sidoti, executive officer derivates markets retail di Borsa italiana spa, ma "l'obiettivo è rendere disponibili prodotti finanziari che soddisfino da una parte i produttori, consentendo loro di reperire risorse in modo alternativo, dall'altra gli investitori, che avranno così l'opportunità di effettuare investimenti oggi difficilmente accessibili". La quotazione, ha osservato la Sidoti, "consente la creazione di un mercato secondario, e dunque la possibilità di liquidare l'investimento; inoltre fornisce una formidabile vetrina, rendendo accessibile il prodotto ad un numero ampio e diversificato di investitori, anche esteri".


tratto da Alto Adige - 15 maggio 2003
Elisabetta Foradori, premiata in cantina, trova il tempo di essere pure una mamma
MEZZOLOMBARDO. Auguri alla neomamma Elisabetta Foradori che è tra i pochi grandi vignaioli che oltre a fare splendidi vini è capace, nel frattempo, di fare anche un bel bambino. Lei che viene considerata una delle poche autentiche donne del vino nel panorama italiano che è (sempre meno per fortuna) un mondo legato da sempre a caratteristiche patriarcali, lo ha conquistato con grazia, determinazione e, soprattutto, talento. Ancora decisamente rari gli esempi di donne che conducono aziende, dal basso, cioè sporcandosi le mani in vigna e in cantina, tutto l'anno Elisabetta Foradori ha sicuramente nella tradizione di famiglia, un punto di forza e saldamente radicata nella Piana Rotaliana, ha saputo prendersi in carico da giovanissima il peso della responsabilità di un'azienda piovutale addosso molto presto. Un'eredità certo non voluta, ma affrontata con spirito di sacrificio, intuizione e intelligenza tanto da portarla a tagliare traguardi che ancora pochi anni fa sembravano irraggiungibili. Così i primi anni con la madre Gabriella dopo la scomparsa del padre Roberto, tra i più significativi produttori di Teroldego e poi dal 1985 prendendo direttamente in mano le redini dell'azienda la ha portata a compiere una piccola rivoluzione copernicana a cominciare dai vigneti. Soppiantate le pergole trentine a favore degli impianti a Gujot, che danno rese più basse offrendo in cambio maggiori garanzie di qualità. Il Teroldego così prodotto ha cominciato a mostrare lentamente la sua vera natura: da vino mortificato da rese enormi, che inevitabilmente finivano per diluirne il corpo dando vita a vinelli squilibrati a volte quasi rosati e con prezzi da battaglia a sontuoso rosso dallo spettro quasi impenetrabile e carnosi aromi di frutta. L'uso poi diligente della piccola botte di rovere francese ha saputo donargli l'eleganza necessaria ad affrontare anche il mercato internazionale, dal quale sono arrivati significativi riconoscimenti."Oggi - scriveva Burton Anderson in uno dei suoi lucidi e pennellati ritratti - è sola e affaccendata". Così appariva, ancora fino a poche settimane fa, mentre andava su e giù tra vigneti e cantine. Vini memorabili come alcune annate del Granato sono vere e proprie pietre di paragone con cui confrontarsi per conoscere le potenzialità del Teroldego. Dell'ultima annata, il 2001 si comincia già a favoleggiare, ancor prima che fsia messa in bottiglia. Il bouquet del Teroldego colpisce subito per la sua ampiezza, i sentori di frutta e bacche mature. La cantina offre anche un notevole Teroldego Classico per chi vuol spendere un po' meno.
Azienda Agricola Foradori, viaI D.Chiesa 1 (0461 6034447).


tratto da il Resto del Carlino - 14 maggio 2003
Matelica presenta la Strada del Verdicchio
di Franca Bartolini
MATELICA - Il progetto "Strada del vino Verdicchio di Matelica" sarà presentato domenica, alle ore 10, nello stand della Regione Marche alla Biteg (Borsa internazionale del turismo enogastronomico) di Riva del Garda. Seguirà una degustazione del Verdicchio con abbinamento di prodotti del territorio di origine. L'iniziativa è a cura del Comune di Matelica e del Comitato promotore della Strada del Verdicchio, presieduto dall'assessore comunale Luciano Farroni. Il progetto Strada del Verdicchio, cominciato circa un anno fa, è giunto ad una buona fase di realizzazione e ha già riscosso un certo successo: ha coinvolto diversi Comuni, il Consorzio Frasassi, le Camere di Commercio di Ancona e Macerata, le tre Comunità montane della zona, la Provincia di Macerata (tra poco entrerà anche la Provincia di Ancona), vari soggetti privati (come albergatori, ristoratori, produttori o altre categorie che intendono attenersi al disciplinare di qualità) e operatori turistici. Un tour operator ha indicato il percorso, che si snoda fra arte, bellezze naturalistiche, gastronomia, cultura e tradizioni locali, nei cataloghi da inviare in Russia e Germania. Il percorso, rivolto in particolare ai turisti, per i quali sono predisposti anche dei pacchetti su diversi itinerari, comprende i comuni di Genga, Fabriano, Cerreto d'Esi, Esanatoglia, Matelica, Castelraimondo, Gagliole, per terminare a Camerino; in totale sono circa 70 km di strada.


tratto da la Nazione - 14 maggio 2003
Scelta la sestina di libri del premio «Bancarel'vino»
MULAZZO - "Bancarel'vino", edizione 2003, la sestina finalista è stata scelta. Dalla giuria degli "esperti". Ora tocca a quella popolare, costituita da 50 persone di estrazione e residenza tra le più diverse, decretare il libro vincitore. Questi i concorrenti: Paolo Massobrio e Marco Gatti per "L'ascolto del vino: riconoscere la qualità del vino", Patricia Gui e altri autori per "Vigneto d'Italia", Massimo Montanari per la cura di "Il mondo in cucina: storia, identità, scambi", Gianfranco Vissani per "Il Vissani", Alicia Giménez-Bartlett per "Riti di morte" e Angelo Paracucchi per "La cucina fra creatività e tradizione". Il premio "Bancarel'vino", nato nell'estate del 1983, ovvero trent'anni dopo la prima edizione dell'ormai affermato "Bancarella", con l'obiettivo di premiare un vino e un testo sul tema, quest'anno si terrà a Mulazzo dal 1° al 4 agosto. Ma la macchina organizzativa è già al lavoro da diversi mesi. Protagonisti accanto ai testi saranno i vinificatori di "Identità immutate", due per ogni territorio ospitato a cui si aggiungeranno sei vini locali per un totale di 16 vini esposti e offerti alla degustazione in bancarelle disposte in vicoli e piazze dell'antico borgo. In programma quest'anno anche altree iniziative colaterali, come la lettura ai piedi della "torre di Dante" di alcuni canti della Divina commedia o di altre opere del Sommo. Il "Bancarel'vino" sarà dunque un'ulteriore occasione per richiamare gente in Lunigiana. Che è stato anche l'obiettivo del Consorzio Lunigiana turistica che partecipa proprio nei prossimi giorni, dal 16 al 18 maggio, alla Sesta borsa del turismo enogastronomico che si tiene a Riva del Garda, una manifestazione che conta 17mila visitatori e più di cento operatori e giornalisti del settore.


tratto da la Nazione - 14 maggio 2003
Vinsanto, Vino Santo, Vino ...
di Franco Riccomini
PRATO - Vinsanto, Vino Santo, Vino di Xantos, Vino dei Preti o Vino Natalino? Bel dilemma! Per scioglierlo in qualche modo Gianni Liberti e Pietro Vestri, Accademici doc della Cucina, hanno scritto un libretto che contiene pensieri e riflessioni su uno dei tanti problemi che assillano i veri bevitori. Un libretto voluto dai Rotary di Prato e della Valdisieve e dall'Accademia della Cucina, l'altra sera riuniti, numerosissimi, ai tavoli del Palace Hotel proprio per 'dibattere' su questa preziosa bevanda e sviscerarne tutti i segreti della fattura e dell'impiego. Diciamo subito che per il dilemma l'ipotesi più accreditata è quella che il 'vino pretio' (così si chiamava all'epoca) mutò il nome in 'santo' per una 'esclamazione' del patriarca greco Bessarione che al Concilio, dopo averlo bevuto, esclamò: "Sembra vino di Xantos". Ma anche le altre ipotesi potrebbero reggere. Vestri, con la sua oratoria accattivante, oltre ad aver accreditato la prima versione ed avere esaltato la sacralità del vin santo, ha colto l'occasione per raccontare brevemente storia e finalità dell'Accademia della Cucina nata cinquanta anni fa a Milano e diffusasi in tutto il mondo, un'associazione che ha come finalità primaria quella di mantenere o riscoprire, i valori culturali e tradizionali dell'alimentazione nei vari territori e tener viva la memoria di certi giacimenti culturali legati alla gastronomia. Insomma, fare cultura stando a tavola. Ma è stato Giuseppe Stefanacci, 'specialista del vino' a entrare nel 'mondo' del vinsanto, di cui in Toscana ci sono ventitre versioni (la regione è la più rappresentata); ha spiegato come si fa, quali uve si adoperano e, in particolare, come si conserva. Una vera e propria lezione. Intanto il libretto, che in sostanza sostituiva il menù della serata (tutto rigorosamente legato alla bevanda, dal formaggio con la gelatina di vinsanto, alla faraona, ai biscotti di Mattonella) contiene anche un prezioso disegno a china e guache di Laura Lanzini dal titolo 'Il tempo del vin santo' che è stato distribuito a tutti gli intervenuti. Ci sono anche una poesia di Gian Luigi Galeotti, viaggi nei paesi di Bengodi e di Cuccagna, le ricette della serata e un'accurata bibliografia. Insomma, un vademecum utilissimo per gli appassionati e no. Applausi per gli oratori.


tratto da l'Arena - 14 maggio 2003
NEGRAR. Pioniera dell'enologia femminile, conduceva l'azienda agricola Le Ragose creata insieme al marito
Morta Marta Galli, primadonna del vino
Suo figlio Paolo giocò nel Chievo, la cantina di famiglia è famosa nel mondo
di Gianfranco Riolfi
Negrar. La "signora del vino" ci ha lasciati. Si è spenta ieri mattina, all'ospedale Sacro Cuore di Negrar, Marta Bortoletto Galli, una delle donne più conosciute dell'enologia italiana. Fondatrice dell'associazione nazionale "Le donne del vino", l'imprenditrice conduceva con il marito Arnaldo Galli e con la collaborazione dei figli Marco, Paolo, Sandra e Marina, l'Azienda agricola Le Ragose di Negrar, creata dai due coniugi in uno degli angoli più belli e panoramici della Valpolicella. Donna straordinaria, pioniera dell'enologia al femminile, Marta Galli ha sempre messo nella sua azienda, nella sua famiglia e in tutto quello che faceva, forza, passione e intelligenza. La famiglia Galli aveva acquistato nel 1969 il podere Sassine in località Ragose, sulle colline che dominano Arbizzano. Più per hobby che per lavoro, i due hanno poi cominciato la loro attività di vignaioli da diporto, fino al giorno in cui Arnaldo le suggerì: "C'è del vino, vai a venderlo". E lei è andata, è entrata in un mondo prettamente maschile con la semplicità, la naturalezza e la determinazione che l'hanno sempre accompagnata. "Partiva con le sue poche bottiglie", ricorda il figlio Paolo, giocatore del Chievo fino al 1990, "e raccontava a tutti la storia del suo vigneto, della sua famiglia e di quello che combinavano i suoi figli piccoli". Credeva nel vino delle Sassine. Credeva in quel prodotto che nasceva dai terreni acquistati incolti e strappati a sterpaglia e sassi a forza di braccia e volontà. Ci credeva così tanto da telefonare a Luigi Veronelli, uno dei pochi nel 1972 a occuparsi di enologia, il quale ne fece oggetto di uno dei suoi indimenticabili articoli su Panorama . Con l'enologo partecipò più tardi alla creazione di Avive, l'associazione dei piccoli produttori, per dare modo a tutti di poter crescere e contare. Marta Galli è stata inoltre fondatrice dell'Aida, l'associazione delle donne dirigenti d'azienda, e del Movimento Turismo del vino. La "signora del vino" insomma, continuando a raccontare la storia del suo vigneto, della sua famiglia e di quello che facevano i suoi figli, ha contribuito a fare dell'enologia uno dei settori più importanti della nostra economia.


tratto da Libertà - 13 maggio 2003
Enologia
Vitigni autoctoni e Doc "minori" solo di nome
Si chiama Figli di un Bacco minore? la rassegna nazionale dei vitigni autoctoni, di tradizione e delle D.o.c. minori che si terrà a Bagnacavallo (Ravenna) nel chiostro di San Francesco sabato 7 giugno dalle ore 11 alle 23 e domenica 8 giugno (dalle ore 10 alle ore 21). La rassegna - che vedrà la partecipazione di 150 vitigni, 200 cantine e 300 vini in degustazione, tra cui anche molti piacentini - vuole essere una vetrina nazionale per la migliore produzione enologica derivata in purezza da vitigni autoctoni e tradizionali ed un'occasione per difendere la biodiversità ed il paesaggio agrario. l'Emilia Romagna molto rappresentata. Importante la presenza delle etichette piacentine, che saranno addirittura 12: Gaetano Lusenti con un Colli Piacentini Bonarda La Picciona 2001 (vitigno Croatina); Alberto Lusignani con un Colli Piacentini Vin Santo di Vigoleno DOC 1994 (Santa Maria + Melara + Beverdino + Ortrugo); La Tosa con un Sorriso di Cielo 2001 (Colli Piacentini DOC Malvasia); Casali Passione di Rosa con un Vino Passito (Malbo Gentile); Zerioli con un Colli Piacentini DOC 2002 Frizzante (Ortrugo); Cantina Ferrari & Perini con un Colli Piacentini Ortrugo DOC Vend. '02 (Ortrugo); Mossi con un Vino da Tavola Rosato "Rosa di Vigna" (Malvasia Rosa); La Stoppa con un Colli Piacentini Malvasia Passito Vigna del Volta 2001 (Malvasia di Candia Aromatica - 85% + Moscato); Conte Otto Barattieri di San Pietro Vin Santo 1993 (Colli Piacentini DOC Malvasia di Candia Aromatica); Luretta Colli Piacentini Malvasia Le Rane 2001 (Malvasia di Candia Aromatica); Azienda Vinicola Molinelli Vino da tavola Molinelli (Molinelli 95% + Picolit 5%).


tratto da Naturalmente Italiano - 13 maggio 2003
Biteg 2003
A:Riva del Garda Dal:16/05/2003 Al:18/05/2003
In programma dal 16 al 18 maggio 2003 a Riva del Garda la 6° edizione di Biteg, la Borsa Internazionale del turismo enogastronomico, vetrina privilegiata dell'eccellenza enogastronomica di molti territori italiani ed europei e dell'offerta turistica ad essa correlata.

La manifestazione è organizzata da Palacongressi SpA, in collaborazione con la Provincia Autonoma di Trento, Trentino SpA e l'ENIT, la società che promuove in esclusiva questa Borsa tematica su tutti i mercati turistici internazionali.

Saranno presenti molte Regioni, Provincie, Comuni, Apt, Camere di Commercio, Consorzi Turistici, Consorzi di promozione e valorizzazione del prodotto tipico che, attraverso degustazioni a tema condotte da giornalisti e esperti, apriranno una finestra sulle loro esclusive tipicità territoriali ed agroalimentari.

A latere della manifestazione è prevista l'organizzazione di presentazioni editoriali, sfilate folcloristiche, rievocazioni storiche sulle rive del Lago di Garda, dimostrazioni di antiche lavorazioni artigianali di prodotti tipici, conferenze stampa e convegni sulle più importanti tematiche del settore.

Info: Palacongressi Spa - Segreteria Organizzativa BITEG
Tel.0464 520000 Fax 0464 570140 E-mail : biteg@palacongressi.it



tratto da la Nazione - 12 maggio 2003
STAPPAMAGGIO. VINI E POLITICI A CONFRONTO
VERNAZZA - Con il convegno "L'architettura del paeasaggio: il caso Cinque Terre" che si svolgerà sabato 17 maggio dalle 10 presso il palazzo comunale di Vernazza prende il via la nona edizione del premio "Stappamaggio" per il miglior "Sciacchetrà". Relatori dell'incontro saranno Annalisa Calcagno Maniglio docente dell'università di Genova, Gerardo Brancucci e Alfredo Mela del Politecnico di Torino. Moderatrice la sociologa Antonia Torchi. Dal dibattito seguirà una tavola rodonda dove si approfondiranno le tematiche sull'uso di un territorio così fragile come quello delle Cinque Terre. Saranno presenti i deputati Egidio Banti, Lorenzo Forcieri, l'assessore regionale all'agricoltura Piero Gilardino, l'assessore della regione Piemonte Roberto Vaglio, l'assessore provinciale all'agricoltura Massimo Caleo il suo omologo alla provincia di Biella Giancesare Gariazzo, il capogruppo in Regione per Rc Arturo Fortunati, il presidente della Camera di commercio della Spezia Pier Gino Scardigli, i presidenti della comunità montana della riviera, Cidaf Sarzana e parco nazionale. Mentre le associazioni dei coltivatori saranno rappresentate dai responsabili regionali di Cia e Coldiretti, Ivano Moscamora Fabio Palazzo e Francesco Renzoni per la Coldiretti spezzina. I presidenti di Cna-Inproprio Claudio Bertolini, di Confcommercio Gianfranco Bianchi e confesercenti Roberto Ferrarini. Infine Remo Falconieri presidente vini doc Piemonte e Alberto Tognon della enoteca pubblica Liguria-Lunigiana.


tratto da il Gazzettino - 12 maggio 2003
Collio in lutto Si è spento Doro Princic
Cormons.
Viticoltori del Collio in lutto per la scomparsa di Isidoro "Doro" Princic, fondatore nel 1950 dell'Azienda Princic (13 ettari a Doc Collio). Doro Princic, nato il 6 maggio 1911 a Medana, allora sotto l'Austria, lascia nel dolore i figli Dorina, Olga e Sandro ed i generi Sergio e Edi, la nuora Mariagrazia e i nipoti Lucio, Gianni e Carlo. Funerali in Duomo a Cormons.


tratto da la Repubblica/Salute - 11 maggio 2003
L'aceto delle meraviglie
Appena cinque calorie per etto e una grande capacità di dare gusto. Riscopriamolo
di CLAUDIA BORTOLATO
Ha una lunga, lunghissima tradizione, tanto da essere citato nella Bibbia e nei racconti di Plinio. È di uso abituale sulla tavola, ma nella famiglia dei condimenti ha un ruolo minore, soprattutto rispetto al "re" olio d'oliva. Eppure, l'aceto, perché è di lui che stiamo parlando, è un interessante ingrediente della cucina dietetica (dona sapore ai piatti facendo risparmiare calorie) e, pure, di quella gourmand, considerato che con poche gocce può esaltare il sapore di carni, pesci, cerali, verdura. Altra peculiarità: sotto le "povere vesti" dell'aceto si nasconde un mondo variegato, fatto non solo di prodotti consueti, ossia derivati dal vino, ma anche più o meno alternativi, come quelli provenienti dal sidro (l'ormai famoso aceto di mele) e dal riso, che sono altrettanto degni di attenzione, sia dal punto di vista culinario, sia salutistico. Già, perché secondo la medicina popolare, ma anche la moderna naturopatia, l'aceto può essere utilizzato pure come rimedio dolce per il trattamento di piccoli disturbi e come cosmetico naturale. "Ippocrate, per esempio, lo consigliava per le disfunzioni respiratorie e la cura di ferite e ulcere, mentre i Romani lo somministravano ai soldati in guerra per il trattamento e la prevenzione della dissenteria", fa notare Bruno Massa, medico specialista in dietologia ed esperto in medicine non convenzionali a Milano.
In sostanza, tutto quanto contiene zucchero e alcol può trasformarsi in aceto: per questo, in commercio si possono trovare numerose varietà di prodotti ottenuti da un processo di acetificazione (alcol trasformato in acido acetico da alcuni batteri che, a contatto con l'aria, producono la cosiddetta "madre"). Per esempio, con una certa facilità si trova l'aceto di riso, dal sapore morbido e, indicato, in particolare, per condire verdure e cereali. Una specialità giapponese, preparata con il sakè (liquore tradizionale di riso), diluito e fatto fermentare in fusti di terracotta interrati per sei mesi. La legislazione italiana, però, ammette la denominazione di "aceto" solo per quello di vino, mentre i derivati dalle altre sostanze sono definiti "acidulato" o "agro." "L'aceto di qualità ha origine dalla fermentazione di vini pregiati e si ottiene essenzialmente attraverso un lento processo, detto a truciolo, basato sulla presenza di trucioli di legno e sull'azione fermentativa degli acetobatteri. L'aceto così ottenuto è poi lasciato invecchiare in fusti di legno pregiato e, se bianco, in contenitori di acciaio inossidabile, per l'ulteriore affinamento dei costituenti", ricorda Massa. Interessante anche il contenuto di questo prodotto: presenti diverse vitamine (A, B1 e B2, C) e minerali, in particolare potassio, fosforo, magnesio e ferro. È infine povero di calorie (circa 5 per 100 g).


tratto da la Tribuna di Treviso - 11 maggio 2003
Valdobbiadene. Il sindaco chiede ai viticoltori di tagliare l'erba anziché "bruciarla" con prodotti chimici
"No al diserbo fra le viti"
Ma i produttori insistono: "Impossibile vietarlo"
Michele Modesto
VALDOBBIADENE. Il paesaggio collinare dei vigneti sta cedendo il verde all'avanzare di vistose striature e macchie di bruciato. Sono gli effetti di un largo consumo di diserbante, sparso dai coltivatori sotto i filari delle viti in alternativa allo sfalcio dell'erba. Un danneggiamento estetico al territorio, evidente soprattutto nelle località di Santo Stefano, Guietta e San Pietro di Barbozza.
Nei giorni scorsi il sindaco Pietro Giorgio Davì ha lanciato un appello: "Facciamo uno sforzo enorme per legare prosecco e territorio, invece poi agli occhi dei turisti poniamo tali immagini. L'erba va tagliata, non bruciata".
L'uso del diserbante, al contrario di altre regioni d'Italia, nel Veneto è consentito. Per questo il primo cittadino di Valdobbiadene cercherà, innanzitutto, di far leva sulla coscienza professionale dei vitivinicoltori del distretto: per lunedì 26 maggio ha fissato un incontro con il Consorzio di tutela del prosecco, la Confraternita del prosecco e le associazioni degli agricoltori. Chiederà loro almeno una riduzione drastica dell'utilizzo di tale metodo.
"L'uso del diserbante quest'anno è indiscriminato - afferma il sindaco Pietro Giorgio Davì - Le colline in moltissime parti sono rigate di arancione, il colore che prende l'erba dopo essere stata essiccata dai prodotti: nel momento in cui il verde dei vigneti è nella sua pienezza, il tutto viene compromesso dallo spargimento della sostanza. L'obbiettivo dell'amministrazione comunale e dell'intero settore locale del vino è quello di valorizzare il prodotto attraverso il territorio, offrendo ai consumatori non solo la bottiglia di vino, ma la possibilità di venire a toccare con mano tutto quello che vi sta dietro. Così, invece, si mette a rischio ogni proposito".
L'uso dei prodotti chimici viene preferito dai coltivatori in quanto risparmia loro la fatica di tagliare l'erba sotto le viti: la falciatrice viene utilizzata solo tra un filare e l'altro. Più che di una essiccazione però si tratta di una trasformazione chimica: l'erba sottoposta al trattamento diventa di un arancione acceso, quasi fosforescente in certi punti. Il diserbante è stato usato anche in alcuni tratti ai lati della strada che collega Santo Stefano, Guietta e San Pietro di Barbozza. Evidenti striature di bruciato appaiono, inoltre, verso la frazione di Saccol. Va precisato che molti altri vitivinicoltori evitano assolutamente di ricorrere a questo tipo di intervento.
Anzi, alcuni agricoltori di Santo Stefano hanno chiesto espressamente al sindaco di porre rimedio alla situazione. La zona interessata agli effetti dei prodotti chimici è comunque molto estesa: inizia a San Pietro di Barbozza, continua per Santo Stefano e Guietta, fino ai confini con il Comune di Miane.
Scendendo a sud, non si sottraggono i vigneti delle aree che lambiscono Saccol.
"Vietare completamente l'uso dell'essicante non è possibile - sostiene Giancarlo Vettorello, direttore del Consorzio di tutela del prosecco - Ci sono zone della Francia in cui nei vigneti non c'è un filo d'erba: è il caso della regione Champagne. E' chiaro che bisogna educare i vitivinicoltori a usare nel modo opportuno tali prodotti, che comunque sono a bassissima tossicità. In prevalenza da noi viene usato il dissecante - assicura Vettorello - Certo, ciò che si vede ora in alcune parti delle nostre colline è veramente brutto".


tratto da Alto Adige - 11 maggio 2003
Un convegno ribadisce la necessità su puntare sulle varietà che incontrano sempe più il gradimento del mercato
Lagrein, il vino "asso nella manica"
di Angelo Carrillo
BOLZANO. Si conclude oggi la 106esima edizione della mostra dei vini di Bolzano. La storica manifestazione, nonostante il peso degli anni, riesce ancora a esercitare un discreto fascino sul pubblico di esperti e appassionati di Bolzano, e non solo. Appuntamento sempre più ludico, ma che permette, comunque, di trarre un primo significativo bilancio della resa quanti-qualitativa dell'annata appena conclusa. Bilancio che si conferma buono, seppur non eccelso per merito soprattutto della caduta (in alcuni casi anche del 20 e il 30%) della produzione. Più complesso risulta il discorso politico economico che vede i frutti di un decennio di intenso lavoro maturi per avviare un nuovo salto di qualità.
A testimoniare l'esigenza di un nuovo avvio l'interessante convegno sul Lagrein, organizzato ieri dall'assessorato al turismo di Bolzano. La prima questione che prende, infatti, le mosse dai nuovi vini di qualità che hanno, o stanno conquistando il mercato (Gewurztraminer, Lagrein, Pinot Nero) riguarda i possibili percorsi da seguire per affrontare le avvincenti, e difficili sfide globali della moderna enologia. 324 sono gli ettari oggi piantati a Lagrein in Alto Adige (5000 quelli della produzione totale). Un'inezia in termini quantitativi ma rappresentativi di un dato in costante aumento. Se infatti tra il 1970 al 1997 si é assistito a una drastica riduzione delle colture passate da 420 a 250 ettari negli ultimi anni la tendenza si è radicalmente invertita. La conversione non è però stata indolore e in qualche caso, complice la fretta, eseguita con scarso criterio, tanto che si sono tentati innesti in zone assolutamente inadatte. Come hanno confermato i tecnici della Laimburg, Armin Kobler e Hansjorg Hafner, sono le zone classiche quelle maggiormente vocate. La zona di Gries e quella di Ora ieri come oggi danno i risultati migliori. Per l'individuazione di altri siti bisogna attendere la zonazione cui sta lavorando l'istituto. Di certo il fascino del Lagrein è parte di questa terra e rappresenta, nonostante la relativa limitatezza della produzione un vero cavallo di battaglia dell'Alto Adige enoico. L'ampia e dotta esposizione storica di Helmut Scartezzini, ma anche le citazioni dell'assessore Helmut Rizzolli, lo ha benissimo raccontato. Daniele Cernilli, condirettore del Gambero Rosso, si è spinto convintamente più in là auspicando una selezione sempre più rigorosa della produzione e il suo posizionamento nella fascia alta di mercato. Provare per credere. Magari alla mostra che si conclude oggi con il Torneo del Vino.


tratto da il Mattino - 11 maggio 2003
PREMIAZIONE IL 7 GIUGNO
Oscar del vino, tante nomination per la Campania
LUCIANO PIGNATARO
Terza edizione dell'Oscar del Vino, la manifestazione organizzata dall'Ais di Roma al Cavalieri Hilton e considerata sin dall'esordio l'evento mondano più atteso nel bicchiere italiano. Ieri il presidente Franco Ricci ha ufficializzato le nomination tra cui spicca una discreta presenza campana e meridionale, a conferma di un trend ancora decisamente in crescendo. Sarà infatti Antonio Caggiano, famoso per il suo Taurasi, uno dei personaggi simbolo del rinascimento regionale degli ultimi dieci anni, a concorrere come migliore produttore versus Donatella Cinelli Colombini, fondatrice del Movimento del Turismo del Vino, e il siciliano Salvatore Geraci noto per il pluritrebicchierato Faro Palari. Molto sud anche nelle altre nomination: il Fiord'Uva di Marisa Cuomo lotta nella sezione del vino bianco con il Gewurztraminer di Hofstatter e il Collio Sauvignon Ronco delle Mele di Venica&Venica. Per i rossi ci sono il Barolo Monfortino Riserva di Conterno, il Montepulciano Zanna di Illuminati e il siciliano di Cusumano, per i rosati c'è il Vigna Flaminio di Vallone in lizza con il Cerasuolo di Valentini e il Lagrein della Cantina Convento Muri Gries. E se per gli spumanti non c'è partita (Asti De Miranda di Contratto, Franciacorta di Bellavista e Annamaria Clemeneti di Ca' del Bosco) il Sud torna nella sezione dei vini dolci dove si battono Angialis di Argiolas, Moscato di Pantelleria di Miceli e Gewurztraminer di Termeno. Ancora Campania con i Feudi San Gregorio in lotta per la migliore etichetta (Greco di Tufo) con i siciliani di Donnafugata. Ritroviamo la Sicilia per la sezione migliore azienda con le Cantine Florio e per il miglior sommelier con Patrizia Leonardi che gestisce con il marito Roberto Minnetti il mitico ristorante Poggio Antico di Montalcino. I risultati saranno resi noti sabato 7 giugno. Il Sud è di moda a Roma: all'Excelsior di via Veneto la Cantina del Taburno e Caputo saranno i due campani presenti alla manifestazione I vini Rossi del Mezzogiorno d'Italia in programma giovedì prossimo. Previsti gli interventi di Antonio Santarelli di Casale del Giglio, Nicola Caputo, Valentino Sciotti e Lucio Tasca D'Almerita.


tratto da la Stampa - 9 maggio 2003
CIRCOLO VELICO TIBERINO
Torna la "Gara del Fiasco" Ai vincitori damigiane di vino
di ENZO CILENTO
Per capire quanto uno sport (o un personaggio) sia diventato popolare, uno degli indicatori più significativi è rappresentato dall'attenzione dei bambini e dal fatto di essere entrati a far parte del loro immaginario collettivo. E' quello che si è misurato qualche giorno fa infatti a Roma, durante l'incontro avvenuto tra Giovanni Soldini e le scuole romane Francesco Crispi, Leonardo da Vinci e 141° Circolo Didattico. Al termine delle domande (tante), una era più pressante delle altre: "Come si fa a cominciare e quanto costa". Al che Soldini rispondeva "anche a 7 anni, come mia figlia Martina, e con un Optimist che costa solo poche centinaia di euro". Del resto, che Optimist, L'Equipe e L'equipe stiano conoscendo un vero e proprio boom anche nel Lazio è testimoniato dai tanti ragazzi emergenti (Barbagallo, Mancinelli Scotti, Vespasiani, Mirabile, Lepre e Bertola) e dal numero di regate organizzate per loro: dalla PrimaVela della Lega Navale Ostia all'omonima gara che si disputa in questo week end a Gaeta (CN Caposele). Qui appena sette giorni fa si è corso l'VIII Trofeo d'Altura del Tirreno - Trofeo Punta Stendardo, vinto da Naos e con in campo anche il campione olimpico di scherma, Sandro Cuomo. Oltre quattrocento i regatanti. Tanti, insomma. Quante le altre iniziative di questi giorni: dall'One Euro Cup dell'ASN Sabazia, al Meeting di Primavera (Fireball, Star, FD e Cat.A) dell'AV Bracciano. Dal "Città di Anguillara" al Trofeo Planet Sail; al Campionato Regionale Hobie Cat. Più affascinante di tutte però - dal vero ed autentico sapore del velista d'antan - è la vecchia "Regata del Fiasco", organizzata dal Circolo Velico Tiberino (Anguillara) presieduto dal campione Italiano classe Finn, Giorgio Pizzarello. "Fu proprio con i Finn del resto - racconto Giorgio Masserotti, segretario del Circolo e consigliere federale di IV zona - che questa regata nacque una trentina di anni fa. Tra i responsabili c'ero anch'io. Lo spirito della gara, allora, era più che mai goliardico. Il suo nome è in buona parte evocativo del fiasco che ci faceva compagnia, a fine serata, quando ce ne andavamo a discutere e a mangiare al vecchio ristorante La Lanterna. In parte è dovuto al fatto che, al posto delle boe, il primo anno pensammo bene di mettere delle belle damigiane impagliate, con il risultato che, una volta che la paglia si fu impregnata ben bene d'acqua, le boe si misero di traverso e insomma se ne videro davvero delle belle".
Ciò nonostante - o forse proprio in nome di questo spirito - alla Regata del Fiasco, i vecchi velisti non vorrebbero mai mancare (c'è stato anche l'ex skipper di Luna Rossa, Francesco De Angelis). Quest'anno al via ci saranno anche una ventina di dinghy 12, oltre che finn, 470 e laser: in tutto almeno una cinquantina. In premio il più classico dei fiaschi impagliati con tanto di targa ricordo. "Sì - conferma Masserotti - quest'anno, come sempre. Ma che fatica trovarle ancora in commercio queste belle damigiane impagliate che pure appartengono alla nostra memoria e alla nostra tradizione".



tratto da Milano Finanza - 8 maggio 2003
Enologia. Esistono i falsi anche nel mondo dei vini. Ecco come scovarli.
In vino veritas? Non sempre dunque occhio all'etichetta
di Galeazzo Santini
Vini eccellenti, perfettamente contraffatti? Anche in campo enologico esiste il problema dei falsi. E, aiutate da una tecnologia sempre più spiccata, almeno in teoria, anche le relative soluzioni. In pratica, però, a beneficiare eventualmente delle complesse contromisure anti-falsari sono le case vinicole e non i consumatori. Fra i molti sistemi messi in opera, dai più semplici ed economici ai più complessi e costosi, i seguenti quattro sembrerebbero avere le migliori caratteristiche vincenti: il primo è quello che garantisce l'originalità dell'etichetta, grazie alla stampa di un ologramma da una matrice unica. Il secondo sistema antifrode riguarda, invece, la bottiglia e consiste in un marchio in rilievo apposto dal vetraio. Il terzo metodo è ancora più raffinato perché si basa sull'inserimento del Dna del vigneto di origine del vino, all'interno dell'inchiostro usato per la capsula della bottiglia. L'ultimo sistema riguarda ancora l'etichetta in cui viene introdotto un apposito microchip. Purtroppo però, per quanto sofisticati appaiano questi metodi, il risultato è sempre modesto, perché i falsari riescono ormai a riprodurre qualsiasi ologramma, etichette complicate o marchi in rilievo. In conclusione, mentre alcuni produttori si sono dotati di sistemi segreti di anticontraffazione, i clienti che stappano le loro bottiglie devono rassegnarsi al fatto che per loro non esistono metodi che consentano di controllare se il vino che bevono è falso.


tratto da la Provincia Pavese - 8 maggio 2003
Da domani a lunedì nella settecentesca Certosa Cantù sarà presentato anche il formaggio ubriaco al Buttafuoco
In mostra a Casteggio i vini di qualità
Tante degustazioni guidate, gran buffet e visita al museo archeologico
CASTEGGIO. Da domani a lunedì a Casteggio, nella settecentesca Certosa Cantù, si terrà Terra di talenti, mostra dei vini di qualità della Lombardia, selezionati da Ais, Onav e Assoenologi. Ammessi secondo criteri rigorosi, saranno in passerella le tre migliori produzioni dei 50 espositori, per un totale di 150 vini fra bianchi, rossi, rosè e spumanti a rappresentare il salotto dell'eccellenza dell'Oltrepo e un'autorevole vetrina di Franciacorta, Garda, Colli Mantovani, Valcalepio, Valtellina, San Colombano e Lugana.
L'intento della tre giorni è quello di mettere in luce i Talenti di Lombardia, frutto delle specificità del territorio e delle capacità degli uomini; per questo, oltre all'itinerario degustativo da personalizzare attraverso una pratica agenda/guida consegnata all'ingresso, il programma comprende un corso di analisi sensoriale e degustazioni guidate a cura di Ais, Onav e Assoenologi. Il corso "L'analisi sensoriale nell'eccellenza di vini e formaggi di Lombardia fra caratteristiche oggettive e percezione soggettiva" tenuto da Andrea Giomo, docente di analisi sensoriale presso la facoltà di Agraria dell'Università di Ancona, traccerà un parallelo con i formaggi, anch'essi, come i vini, Talenti di Lombardia.
Sui temi vino e formaggio è stata anche studiata la ristorazione, in scena nello spettacolare scenario del Belvedere della Certosa, appositamente attrezzato. Bagnata dai grandi vini in mostra, declinerà alle 12,30 "Pane, formaggio e vino", gran buffet a 15 euro, alla scoperta delle specialità delle diverse zone con Bagoss, Scimudin, Rosa Camuna, Spranga, Lariano Speziato e, novità creata per l'occasione, formaggio ubriaco al Buttafuoco.
La sera sarà la volta di Formaggi Divini, menu di interpretazione per 38 euro, fra proposte insolite e ricette della tradizione regionale: in tavola, il sabato tortelli di ricotta di Casteggio, risotto al Bagoss ed erbe fini e la domenica riso peperoni e caciotta, spaghetti pomodoro e bitto, crostata di ricotta e moscato.
Alla Certosa sarà possibile visitare l'annesso museo archeologico.
Ecco l'elenco dei produttori dell'oltrepo che saranno prese4nti a Casteggio: Albani, Anteo, Bellani, Bellaria, Bisi, Cà del Gè,, Calvi, Cantina Casteggio, Cascina Gnocco, Caseo, Francesco Colombi, F.lli Agnes, F.lli Guerci, Fiamberti, Fortesi, Frecciarossa, La Costaiola, Le Fracce, Malpaga, Martilde, Montelio, Montenato Griffini, Monterucco, Pellegrini, Percivalle, Picchioni, Podere San Giorgio, Quaquarini, Quaroni, Rebasti, Rovati, Scarpari, Tenuta Mazzolino, Torti Pietro, Travaglino, Vanzini Vercesi del Castellazzo, Marco Vercesi, Elisabetta Vercesi, Bruno Verdi, e Zanardi. Da fuori provincia arriveranno i produttori: Poderi di S. Pietro (San Colombano), Il Mosnel (Franciacorta) Provenza (Lugana), Ricchi (Garda), Caven, Salis Triacca e Nera (Valtellina).
Il biglietto d'ingresso alla mostra, aperta dalle 11 alle 19 è di 10 euro, comprensivo di degustazione guidata, un incontro del corso e visita al museo.


tratto da il Resto del Carlino - 7 maggio 2003
I campanili dell'olio uniti per una domenica
di Massimo D'Agostino
ANCONA - Una passeggiata sulle strade dell'olio marchigiano. Parte domenica prossima, 11 maggio, la prima iniziativa legata alla degustazione dell'olio prodotto nella nostra regione, che permetterà ad appassionati o semplici curiosi di assaggiare questo prezioso nettare in 28 frantoi disseminati in tutte le Marche. Il tutto all'insegna della produzione di qualità. "Le strade dell'olio ", infatti, iniziativa organizzata dall'Aioma, in collaborazione con la Cia Marche, sarà una vera e propria gita domenicale tra gli oliveti delle nostre terre, e tra quei prodotti tipici che ben si abbinano alle varie qualità di olio extravergine. "Un intero pomeriggio da vivere nelle campagne marchigiane - ha affermato il presidente dell'Associazione Interregionale Olivicola del Medio Adriatico Tonino Cioccolanti - durante il quale sarà possibile visitare le numerose aziende locali, passeggiare per gli oliveti, degustare l'olio, ma anche pranzare e cenare negli agriturismo che hanno aderito al progetto". Insomma un percorso enogastronomico che si inserisce nella già nota politica della regione Marche di legare in modo sempre più stretto il concetto di turismo a quello di produzione tipica locale. Aspetto, questo, ribadito durante la conferenza stampa di ieri dall'assessore regionale al turismo Lidio Rocchi, e ripreso dall'assessore agricoltura della provincia di Ancona, Raffaele Bucciarelli, che ha anche sottolineato il conseguimento, con "Le strade dell'olio ", di un invidiabile traguardo: aver unito, almeno per una volta, i tanti comuni marchigiani divisi dal campanilismo.


tratto da il Secolo XIX - 7 maggio 2003
Sciacchetrà sul trono. "Stappamaggio" incoronerà il migliore passito
E' in calendario per sabato 17 maggio la nona edizione di " Stappamaggio ", durante la quale si tiene anche il concorso che premia il migliore Sciacchetrà.a data della manifestazione che ogni anno attira in Riviera migliaia di persone è stata fissata martedì scorso nel corso di un incontro promosso dall' amministrazione comunale di Vernazza,ente promotore della manifestazione,assieme all' associazione di intrattenimento "Gens Cornelia",consorzio dei vini doc Cinque Terre, colline di Levanto e alla Comunità Montana della Riviera Spezzina. La riunione ha organizzato anche i seminari di lavoro e le modalità per la premiazione del vino di maggiore pregio prodotto nelle Cinque Terre.Nessuna decisione è stata presa invece per quanto riguarda la festa popolare che tradizionalmente accompagna il concorso enologico.Si è appreso solo che la tradizionale sagra che fin dalla sua prima edizione segue la premiazione, quest' anno si terrà per la prima volta nel fine settimana -da venerdì 30 maggio a domenica primo giugno -nei pressi della chiesa di San Pietro a Corniglia. La consegna dei premi ai viticoltori partecipanti,si terrà quindi sabato 17 maggio alle 10 nel palazzo comunale di Vernazza,in chiusura del convegno "L' architettura del paesaggio,il caso Cinque Terre",tenuto dalla docente di Architettura del paesaggio dell ' Università di Genova Annalisa Calcagno Maniglio,da Gerarado Brancucci,docente di Geomorfologia dell'Università di Genova,Antida Gazzola,docente di Sociologia Urbana della facoltà di Architettura di Genova,e da Alfredo Mela docente di Sociologia Urbana e ambientale al Politecnico di Torino.Alla tavola rotonda parteciperanno:Gerolamo Leonardini,sindaco di Vernazza,Franco Bonanini,Presidente del Parco Nazionale Cinque Terre, Piero Gilardino Assessore Agricoltura Regione Liguria,Massimo Caleo Assessore Agricoltura Provincia della Spezia,Roberto Vaglio Assessore alle Politiche per la montagna Regione Piemonte,Giancesare Garlazzo Assessore agricoltura provincia Biella,Remo Falconieri Presidente Federazione vini Doc Alto Piemonte,Vittorio Rezzano Presidente Comunità Montana riviera Spezzina.


tratto da il Giornale di Calabria - 6 maggio 2003
Valorizzare la risorsa vino
Reggio/ Le aziende del settore hanno costituito un Consorzio per una produzione integrata
REGGIO CALABRIA. Il consorzio "Enopolis - Le Città del Vino", costituito tra le aziende situate nella provincia di Reggio Calabria, operanti nella filiera vitivinicola, "risponde all'esigenza di riqualificazione dell'imprenditoria reggina, attraverso l'inserimento in una dimensione produttiva integrata di complementarietà fra le singole imprese vitivinicole, che contribuisca alla definizione di una "politica di distretto", intesa come valorizzazione delle attitudini imprenditoriali, del sistema produttivo e delle condizioni socio-economiche del sistema locale". Lo afferma il Presidente della Confagricoltura Calabria Francesco Macri'. Il progetto e' indirizzato alla realizzazione di uno sviluppo integrato della filiera vitivinicola della provincia di Reggio Calabria, attraverso un piano organico e complessivo d'interventi realizzati secondo le procedure e le logiche dello strumento del contratto di programma e si sostanzia in un progetto di rafforzamento, razionalizzazione e crescita del settore, con attenzione specifica allo sviluppo di processi innovativi e il supporto di un sistema di servizi evoluto e coerente con le esigenze del comparto. "L'idea forza - continua Francesco Macri' - agisce attorno all'esistenza di una realtà di vini locali già diffusa, partendo in particolare dalla valorizzazione dei vini DOC e IGT già riconosciuti, quali i DOC Greco di Bianco e Bivongi e le IGT Locride, Palizzi, Pellaro, Arghilla', Scilla, Costa Viola e Calabria". L'area interessata dal "Contratto di Programma" riguarda un territorio di circa 450 ettari coltivati, per un investimento complessivo di 34 milioni di euro, accedendo ai benefici previsti dalla legislazione vigente ed in particolare dalla delibera CIPE 25/02/1994, prevedendo la realizzazione ed un sostegno finanziario a 32 iniziative di investimento. Interessante anche la ricaduta occupazionale, derivante dall'attuazione del piano progettuale, stimabile in quattro anni e che prevede 236 nuove unità lavorative. "L'iniziativa - continua il Presidente dell'Organizzazione degli imprenditori agricoli calabresi - si svolgerà con un intenso lavoro di sensibilizzazione, di approfondimento e progettazione allo scopo di incidere in maniera significativa sulle situazioni di criticità presenti nell'area della Locride ed in particolare nella filiera vitivinicola". Accanto ai programmi di ricerca di base si affiancheranno programmi di ricerca integrata, con la realizzazione, inoltre, di alcuni progetti pilota sperimentali altamente innovativi, tra cui il marketing territoriale che permetterà di adottare un sistema per la valorizzazione dell'insieme delle risorse presenti sull'area sia naturali che culturali ed economiche, legando fortemente il prodotto al territorio ed integrandolo con le risorse turistiche ed ambientali. Le linee progettuali dell'iniziativa sono scaturite da un'intensa azione di concertazione e progettazione comune realizzata tra gli operatori pubblici e privati, sintetizzata in un protocollo d'intesa sottoscritto tra il Consorzio e numerosi enti, tra i quali le Organizzazioni Professionali Agricole (Confagricoltura, CIA e Coldiretti), la Camera di Commercio di Reggio Calabria, la Provincia di Reggio Calabria, l'ARSSA, i GAL, la Strada dei Vini e dei Sapori, i quali hanno assunto reciproci impegni tesi a favorire la realizzazione degli interventi, mentre la sede del Consorzio e' stata stabilita presso l'Unione Provinciale Agricoltori di Reggio Calabria.

E Cosenza si terrà la rassegna "Vincalabria"
COSENZA. E' stato siglato a Palazzo dei Bruzi tra Amministrazione comunale e Azienda di promozione turistica di Cosenza il protocollo d'intesa per la organizzazione congiunta della manifestazione Vincalabria, prima rassegna organizzata di vini Doc e Igt calabresi. L'accordo, il primo tra le due istituzioni, e' stato firmato dal sindaco Eva Catizone e dal Commissario dell'Apt d Rosella Pellegrini Serra, "una firma tra donne che non può che essere di buon auspicio" ha rilevato il sindaco, augurando che questa sia solo una prima forma di collaborazione tra i due enti, "entrambi interessati allo sviluppo turistico del territorio, obiettivo più facilmente raggiungibile se si lavora in sinergia". Sulla stessa linea Rosella Pellegrini Serra, che era accompagnata dal direttore dell'Apt di Cosenza Rocco Militano e da Luigina Ricioppo dell'Ufficio Promozione. Pellegrini Serra si e' soffermata sulle modalità di svolgimento della iniziativa che vede la collaborazione non solo del Comune ma anche del Ministero delle Politiche agricole, della Giunta regionale con gli assessorati al Turismo e all'Agricolutra, della Provincia. "Il ruolo del Comune - ha detto - e' determinante per la concessione di spazi di bellezza unica nel centro storico, dove contiamo di veicolare consistenti flussi turistici. Vincalabria sarà così l'occasione per far conoscere non solo i prodotti vinicoli, ma il patrimonio storico-atistico di Cosenza. Attendiamo visitatori dalle coste ionica e tirrenica, dalla Sila, dal Pollino, ma anche dal resto della regione e da tutto il Meridione, grazie ad una promozione che ha coinvolto moltissime Apt." La promozione sarà estesa anche all'estero da giornalisti accreditati dall'Enit. Vincalabria si svolgerà in due giornate , il 7 e l'8 giugno prossimi, con punto principale d'esposizione e degustazioni enograstronomiche all'interno della Villa vecchia, nel cuore del centro storico. Ma verrà coinvolta anche la Casa delle Culture con una serie di manifestazioni collaterali. Oltre ad incontri e dibatti, ci saranno degustazioni a prenotazione e due mostre, la prima curata dai collezionisti di etichette, la seconda, curata dall'Unical, su Vino e Magna Graecia. A Vincalabria hanno aderito tutti i produttori calabresi e le più prestigiose associazioni nazionali collegate con il settore, come il Movimento Turismo del Vino, l'Associazione Città del Vino, Slow Food, il Gambero Rosso, l'Asi, i Collezionisti di Etichette.


tratto da il Resto del Carlino - 6 maggio 2003
Serrapetrona in festa: il riconoscimento Docg incorona la Vernaccia
MACERATA - La Vernaccia di Serrapetrona, unico vino spumante al mondo con tre fermentazioni, è il primo vino Doc delle Marche a potersi fregiare della "Denominazione di origine controllata e garantita" (Docg).
Il "verdetto" positivo della Commissione ministeriale (dieci enologi di varie regioni italiane) incaricata di accertare i requisiti per la concessione del riconoscimento, anticipato mesi fa dal "Carlino", è stato emesso a Serrapetrona dopo due giorni di lavoro. Soddisfattissimo il sindaco Giampiero Feliciotti, il quale nella sua qualità di presidente del Consorzio di tutela del vino Vernaccia di Serrapetrona aveva inoltrato la richiesta della "Docg" al ministero per le Politiche agricole. Un iter lungo che ha comportato accurati accertamenti e che, oltre a premiare gli sforzi del produttori aderenti al Consorzio di tutela e del Comune di Serrapetrona (assistiti dalla consulenza dell'enologo marchigiano Alberto Mazzoni), va a vantaggio di tutti i consumatori i quali possono ora ricevere la massima garanzia di tracciabilità del prodotto, realizzato con il vitigno Vernaccia nera. Vitigno che viene coltivato nei circa 75 kmq di territorio della piccola "Città del Vino" maceratese e in porzioni di due comuni limitrofi: Belforte e San Severino. Anche l'assessore regionale all'agricoltura Giulio Silenzi aveva scritto al ministero delle Politiche agricole per confermare la condivisione della Regione Marche all'azione avviata dal Consorzio di tutela e sottolineare la necessità di riservare l'uso del vitigno Vernaccia nera alle sole Doc e Docg. Soddisfatto anche Silvano Ramadori, assessore provinciale all'agricoltura. La Provincia del resto lavora da anni per valorizzare e promuovere le tipicità agroalimentari.


tratto da il Centro - 5 maggio 2003
Olio, veicolo per promuovere l'Abruzzo
Tre giorni alla scoperta dell'enogastronomia promossi dalla Coldiretti
di Jolanda Ferrara
TOCCO DA CASAURIA. Tre giorni ricchi di sapori, natura e bellezze storico-architettoniche dell'Abruzzo. E' quanto ha offerto la Coldiretti regionale ai giornalisti specializzati in enogastronomia provenienti da tutta Italia, attraverso la visita di cantine, frantoi e aziende agricole comprese nella provincia pescarese e dintorni, con escursioni guidate al santuario del Volto Santo a Manoppello, l'abbazia di San Clemente a Castiglione a Casauria, e l'enoteca regionale d'Abruzzo a Ortona proprio nel giorno di apertura dei solenni festeggiamenti per San Tommaso apostolo.
Il progetto di promozione di agricoltura, turismo e prodotti tipici ideato da Coldiretti Abruzzo è stato finanziato e sponsorizzato dall'Arssa. Nel programma, supportato dall'assaggio di piatti tra i pià rappresentativi della gastronomia abruzzese (la cui realizzazione è stata affidata al ristorante Antichi Sapori di San Valentino), è stato inserito anche un corso di panel test (assaggio organolettico) dell'olio extravergine di oliva dop Aprutino Pescarese prodotto nella zona di eccellenza di Tocco Da Casauria. «E' importante assaggiare l'olio», ha spiegato il biochimico Luigi Camera, «per assicurarsi di esser di fronte a un prodotto esente da difetti che a volte non risultano alle analisi chimico-fisiche di laboratorio. La varietà delle olive e l'ambiente pedoclimatico determinano il tipo di olio, ma non la qualità. Il sapore di amaro e piccante sono da considerare pregi e non difetti del nostro olio, un prodotto di eccellente qualità salutare eppure troppo spesso ignorato dai canali di informazione a favore dell'olio prodotto in regioni più conosciute come Toscana, Liguria e Sicilia».
«L'Abruzzo è ricco di risorse turistiche ed enogastronomiche, ma non abbastanza conosciuto. E' ancora una regione di passaggio nei grandi flussi turistici, perciò è importante che spenda di più per mettere in luce i suoi tesori: ambiente, prodotti tipici, storia e tradizioni», ha aggiunto Roberto Zalambani, segretario dell'Arga, associazione interregionale giornalisti di agricoltura, alimentazione e ambiente che raggruppa le regioni Emilia Romagna, Toscana, Umbria e Marche. Nel corso delle tre giornate sono state visitate le cantine Bosco, Roxan, Pasetti di Francavilla, Filomusi Guelfi, Guardiani Farchione, e la cooperativa olearia Plenilia. Il paniere delle produzioni tipiche di qualità si è completato a tavola con piatti a base di zafferano, tartufo, farro, lenticchie,formaggi, carni di pecora, capretto e maialino, affidati all'estro dello chef Antonio Crucas. Come ha annunciato Dante Melchiorre, coordinatore del progetto Coldiretti, prossimi educational sull'argomento saranno rivolti ai buyer della grande distribuzione, «per allargare il mercato dei nostri prodotti», e tour operator e agenzie di viaggi per promuovere il mondo dell'agriturismo abruzzese.


tratto da la Nazione - 5 maggio 2003
«Olio e vino, medicine per stare in salute»
di Leonardo Bartoletti
FIRENZE — La ricerca scientifica deve supportare in modo approfondito il ruolo che alimenti tipici toscani come olio e vino possono avere per la salute umana. L'indicazione è uscita dal convegno su «Alimentazione e salute: il caso di olio e vino. Le opportunità offerte dal sesto programma quadro di ricerca e sviluppo tecnologico europeo», che si è svolto all'Accademia dei Georgofili di Firenze. L'incontro, coordinato da Luigi Omodei Zorini, docente di economia agraria all'Università di Firenze, ha visto gli interventi di numerosi specialisti della materia, che hanno richiamato la Regione Toscana a "cogliere la sfida europea per la ricerca sul legame tra alimentazione e salute". «Attraverso le sue agenzie Arsia ed Arsa — ha detto Omodei Zorini — e insieme a Università e Istituti di ricerca, la Regione deve avviare un'attività specifica che dimostri quanto prodotti come vino ed olio, che hanno un ruolo centrale nella dieta mediterranea, siano capaci di portare reali benefici alla salute. Attualmente — ha aggiunto Omodei Zorini — è in atto un dibattito sulle qualità che questi alimenti sono in grado di conferire alla dieta del consumatore. Adesso è però necessario che la ricerca scientifica documenti e supporti in modo approfondito il ruolo che questi alimenti possono avere per la salute umana. Per quanto l'olio — ha detto ancora Omodei Zorini — sono molte le ricerche da avviare in materia di tecnologie capaci di migliorare un reale apporto sulla salute, mentre per il vino, si tratta di approfondire aspetti di un alimento che, se consumato in modo regolato, può avere effetti salutari. Il sesto programma quadro dell'Unione Europea — ha concluso il docente - offre in questo senso adeguate opportunità, che devono essere colte senza indugio». Anche in base a questo, sotto l'aspetto esclusivamente economico, il convegno dei Georgofili s è soffermato su come si possa concretamente accedere alle fonti di finanziamento europee.


tratto da la Tribuna di Treviso - 4 maggio 2003
Vitigni autoctoni, un «tesoro» italiano contro la globalizzazione del gusto
La Carpenè Malvolti riunisce gli esperti alla Scuola Enologica
di Marina Grasso
La riscoperta dei vitigni autoctoni contro la massificazione del gusto. Gli autoctoni sono una tra le più importanti risorse della vitivinicoltura e la loro diffusione è indice di una tradizione che ha tutte le potenzialità per venire valorizzata e divenire elemento di caratterizzazione di senso contrario ai fenomeni legati alla globalizzazione.
Anche per questo Carpené Malvolti, azienda che su un vitigno autoctono assurto ai fasti internazionali come il Prosecco ha costruito la sua storia e il suo successo, ha promosso alla Scuola Enologica di Conegliano il seminario «Valorizzazione e confronto di una ricchezza italiana: i vitigni autoctoni». L'incontro ha riunito critici, studiosi e produttori che da diversi punti di vista hanno evidenziato lo stretto rapporto tra vino e territorio che nei vitigni autoctoni è parte integrante del prodotto. Ed è stato Attilio Scienza, docente di Viticoltura dell'Università di Milano a trattare il tema «I vitigni antichi: germoplasma silente o protagonisti della viticoltura italiana», evidenziando come il reinserimento attivo dei vitigni autoctoni nella viticoltura possa avvenire solo se si procede a una caratterizzazione enologica, alla protezione del vitigno nei confronti di una sua diffusione al di fuori del territorio di selezione e alla realizzazione di una rete di viticoltori custodi. «Un adeguato progetto di comunicazione e marketing deve permettere ai piccoli produttori di far conoscere questi vini - ha sottolineato Scienza - dietro ai quali si celano persone che hanno fatto della salvaguardia di quel vitigno una missione di vita, non un progetto economico». Sul passato e sul futuro dei vitigni autoctoni italiani è poi intervenuto l'enologo Donato Lanati che ha osservato come: «Dopo vent'anni di oblio oggi i vitigni autoctoni rischiano di diventare di moda, ma generalizzare la loro coltivazione può essere un errore perché abbisognano di vinificazioni mirate che non assicurano grandi prodotti al di fuori dei loro territori d'origine, dove secoli di coltivazione hanno individuato la sintonia tra ambiente e varietà». Enzo Vizzari, direttore di Guide Espresso ha offerto un excursus sui nuovi scenari che si aprono per il mondo del vino, in cui impera una globalizzazione del mercato che fino a pochi anni fa era inimmaginabile per gli stessi uomini del vino: «In questa crescita c'è spazio anche per gli autoctoni - commenta Vizzari - ma per ora l'interesse verso questi prodotti è degli addetti ai lavori e non del grande mercato, dominato dai vitigni internazionali. La crescita del Prosecco in questo senso rappresenta l'eccezione». Così come ha sottolineato Marco Sabellico, giornalista del Gambero Rosso, che ha approfondito il caso Prosecco, affermando che «l'Italia ha mille zone vocate ed altrettanti vitigni, nonché produttori ed enologi pronti ad interpretarli per il mercato del vino di qualità. E la storia del Prosecco, di Conegliano-Valdobbiadene è esemplare in questo senso».


tratto da la Repubblica/Affari & Finanza - 4 maggio 2003
distribuzione e consumi
Il vino preferisce l’enoteca e snobba l’online
Amano il vino, sono esperti di Internet, ma le bottiglie preferiscono comprarsele di persona e di shopping online non ne vogliono sapere. Il sondaggio è stato lanciato da WineNews (www.winenews.it), uno dei siti più accreditati e visitati del settore, tra i suoi «enonauti»: un target di appassionati del buon bere che vantano una quotidiana frequentazione di Internet, per lavoro o nel tempo libero.
Risultato: il 72% afferma non compra mai vino online; il 24% invece dichiara di averci provato qualche volta. Solo un modesto 4% è abituato ad approvvigionare la propria cantina attraverso il computer.
Quali sono i motivi del rifiuto? Il 73% degli intervistati preferisce scegliere ed acquistare di persona le proprie bottiglie in cantina o in enoteca, il 19% non si fida dei sistemi di pagamento online, l’8% attribuisce la colpa ai metodi di trasporto, considerati poco sicuri.
Ma se gli acquisti online non decollano, un’enorme rilevanza è attribuita al web come fonte di informazioni non generiche, possibilità di contattare esperti e farsi guidare nell’acquisto. Un segnale importante per le cantine italiane, che ancora scontano un approccio artigianale alla Rete, e una vecchia concezione di sitivetrina.


tratto da Naturalmente Italiano - 3 maggio 2003
UE : approvate altre 5 denominazioni protette
La Commissione Europea ha aggiunto, alla lista dei circa 600 prodotti agricoli e alimentari protetti, 5 denominazioni protette ai sensi della legislazione sulla protezione delle indicazioni geografiche, delle denominazioni d'origine e delle specialità tradizionali. Tra queste 5 nuove denominazioni, 3 provengono dal Portogallo e 2 dall'Italia: Pomodoro di Pachino (IGP) e Uva da tavola di Mazzarone (IGP).
(Fonte: ICE BRUXELLES)


tratto da il Mattino - 1 maggio 2003
A ROMA IL VINO DI POMPEI
Mastroberardino, asta e cena per 400 vip
di ANNIBALE DISCEPOLO
Conoscere la storia attraverso il vino. Piero Mastroberardino dell’omonina e prestigiosa azienda irpina, fiore all’occhiello dell’enologia italiana nel mondo, ci prova. Grazie all’ok della Sovrintendenza Archeologica di Pompei che nel 1996 gli dette la possibilità di riaprire un discorso vecchio duemila anni, riallevare cioè la vite nella città distrutta dalla lava del Vesuvio nel 79 d.C., Mastroberardino in sei anni ha reimpiantato nelle zone a quel tempo vocate alla viticoltura, viti destinate a rendere immortale il vino dell’antica Pompei. La primizia, che non è un mistero - si chiama Villa dei misteri - venuta alla luce nel 2001, ieri sera ha visto battute all’asta 1700 bottiglie presso l’Hilton di Roma (I proventi serviranno a restaurare l’antica cella vinaria del Foro Boario, uno dei 5 siti dove si coltivavano i vitigni Piedirosso e Sciascinoso. Per festeggiare l’evento, ieri sera, cena per 400 vip nella sala Belle Arti dell’Hilton, targata naturalmente Mastroberardino. La regia è stata di Tony Pisanello, uno tra gli chef italiani emergenti, e titolare de «Il gastronomo» di Montemarano, gemellato per l’occasione con Herbert Hintner, vice presidente dei giovani ristoratori, del Zum Roserose di S. Michele a Piano (Bolzano), altro tempio della ristorazione italiana. Da favola il menu. Ha aperto, un Benvenuto (fagottino di pasta fillo con ripieno di zucchine con salsa di basilico e gocce di mosto cotto). A seguire, Acquerello di mozzarella di bufala in verde Mediterraneo (del caseifico Stella di Fisciano ed amorevolmente ”trasportata” e coccolata da Saverio Salvati), innaffiato da un Fiano Radici 2002, mentre un Taurasi 1999 ha accompagnato cecaluccoli con lardo battuto, pomodorini, ricotta salata e sentori di pepe nero. Per lo stracotto di manzo all’Historia con purè di patate e porro, un Historia 1999, mentre ad estasiare la selezione di formaggi (caciocavallo podolico, pecorino di Filiano e Carmasciano), un nobile quanto raro Taurasi Riserva 1968. Per la pasticceria, un altro must della casa, grappa Velia barriccata.


tratto da Corriere delle Alpi - 1 maggio 2003
DELEGAZIONE SOMMELIER
I vini della Tenuta Sant'Anna alla degustazione dell'Ais
ma.a.
BELLUNO. Ben riuscita la degustazione Ais nella sede sociale al ristorante La Buona tavola 2. Trentacinque i sommelier presenti alla degustazione dei vini della Tenuta S. Anna della Genagricola che raggruppa 17 aziende agricole delle quali 7 coltivate a vigneto. «La Sant'Anna» illustra Raniero Ricci, responsabile veneto delle vendite «è una azienda vitivinicola con 155 ettari piantate a viti. La filosofia dell'azienda è quella di produrre vini genuini (c'è anche una piccola gamma di agricoltura biologica) che corrispondono alle aspettative del consumatore moderno. Accanto a questi vini di tutti di giorni sono presenti delle vere chicche, vini di alta qualità».
Dopo il saluto ai presenti e la presentazione degli ospiti da parte del delegato Ais Roberto Ferro è iniziata alle 18 la degustazione. Cinque i vini presentati con la regia dell'enotecnico dell'azienda Luca Zuccarello che ha fatto sfilare sulla passarella le sue cinque "creature" non senza avere prima illustrato i sistemi di allevamento delle uve, la raccolta delle uve (meccanica e a mano), l'ammostamento, la vinificazione, l'affinamento con l'uso di botti di acciaio e di barrique. Ed ecco allora il Tocai italico di Lison Pramaggiore, fine delicato, molto profumato; Pinot bianco dei Colli Orientali del Friuli leggermente barricato, con toni di frutta matura, di burro, di crosta di pane, avvolgente e di buona stoffa; Esubrio (una cuvèe di Merlot e cabernet) con note di frutta rossa, sentori di spezie, morbido, caldo, vellutato e armonico. I sommelier visualizzano, annusano, assaggiano e prendono appunti per i dovuti commenti. Arrivano quindi il Cabernet Sauvignon di Lison Pramaggiore di profumo vinoso intenso, etereo, asciutto, pieno, delicato di corpo, equlibrato, giustamente tannico; Verduzzo dei Colli Orientali del Friuli, vino molto complesso a livello olfattivo con spiccato sentore di miele e frutta matura (albicocca e pesca). In evidenza i fiori di campo e una leggera vaniglia dovuta all'affinamento per 8 mesi in barrique. Esame superato per i cinque vini con una nota di merito al Cabernet Sauvignon e al Verduzzo.