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tratto da Corriere della Sera - 27 novembre 2003
Così nasce l'olio. Il metodo monocultivar proposto dal "Progetto Veronelli"
Sintesi di una antica cultura contadina
di Dolores Palantoni
STATTE. Sono numerose le aziende che a Statte producono ottimo olio d'oliva sia per la qualità dei frutti sia per la grande professionalità di coloro che operano nel settore. L'olio extravergine d'oliva stattese è la sintesi di una antica tradizione, è il ricordo di una storia passata caratterizzata dalla cultura contadina e dunque dalla dedizione di questo territorio all'agricoltura. Ne sono fervida testimonianza i diversi frantoi ipogei che si trovano nelle masserie più vetuste e che ancora riuniscono braccianti stagionali nei periodi di raccolta. Alle masserie si sono aggiunte moderne aziende produttrici, frantoi a regola d'arte che osservano i rigidi dettami delle normative nazionali e comunitarie che regolano la produzione del condimento fondamentale della cucina mediterranea: il signor olio d'oliva. E nel territorio di Statte si può trovare un olio di elevatissima qualità perché lo si produce per bene. L'azienda di Carmelo Graniglia per esempio da tre anni partecipa ad un interessantissimo progetto " L'olio secondo Veronelli" che ha la finalità di qualificare la produzione dell'olio extravergine d'oliva. Sono quindici i produttori italiani che hanno deciso di aderire a questo particolare cartello che detta regole rigidissime nella produzione attraverso il metodo monocultivar ( cioè la coltivazione di uniche varietà) e la lavorazione dell'oliva denocciolata. " separando buccia e polpa dal nocciolo - scrive Veronelli - si eliminano sostanzialmente i problemi di inquinamento legati agli scarti di produzione. Il nocciolo di contro, è ricercatissimo nella cosmesi e nell'industria degli integratori alimentari". Il protocollo stilato da Veronelli per far si chè venga prodotto "l'olio come il vino" comporta un sistema di qualità e di tracciabilità che rappresenta il percorso produttivo dell'olio apprezzabile sul sigillo affisso al collo della bottiglia. Dunque massimi controlli per poter poi leggere ( attraverso i codici) le fasi della lavorazione e le qualità organolettiche del prodotto. Carmelo Graniglia, 38 anni, socio della Srl Pezza della Pigna , proprietario di più di duemila giovani piante nell'agro di Statte, quest'anno si è dedicato al leccino: " tra le aziende italiane che hanno aderito al progetto- ci dice - sono l'unico a poter lavorare questo tipo d'oliva, la più preziosa a livello di proprietà che comunque da' un olio a cui bisogna avvicinarsi pian, piano perché molto diverso da quello tipico che usiamo in tavola, da abbinarsi a piatti forti, carni, tagliate." Graniglia è perito agrario e fa questo lavoro amatissimo e dannatissimo da quando aveva diciott'anni. Quando, subito dopo la maturità, ha comprato la terra e le piante e ha deciso di metter su l'azienda. Attraverso alcuni contatti ha incontrato Veronelli ed è stato folgorato dalla nobiltà dell'iniziativa: " Non riusciamo a guadagnarci molto , ma produciamo un'extra vergine veramente speciale e diverso che racchiude tutta la passione e la cultura del grande Veronelli". L'olio prodotto da Pezza della Pigna di Statte, nel settembre 2003 ha partecipato insieme ad altre aziende al "Concerto del vino italiano" 3 giorni dedicati alla cultura del vino, dell'olio e della cucina, "un'esperienza unica - racconta entusiasta Graniglia - trovarsi in un contesto elevatissimo ad illustrare il mio monocultivar, denocciolato, coratina" ed è anche stato protagostista della fiera del Gusto di Torino , dove tutte le aziende del progetto di Veronelli avevano un loro stand.


tratto da Corriere della Sera - 27 novembre 2003
L'ENOTECA PREMIATA
Il riscatto di Pinchiorri: "Qui si stappa tutto anche per un bicchiere"
E' felice Annie Feolde e non lo nasconde. "Siamo onorati di aver riacquistato la terza stella" dice con la sua "erre" francese, che non ha perso nonostante i quarant'anni trascorsi in Italia. Il giudizio sintetico della "Michelin" sull'Enoteca Pinchiorri di Firenze recita: "Impeccabile la raffinata eleganza dell'ambiente e della tavola, nonché il servizio, che d'estate è svolto anche all'aperto; cucina eccelsa, cantina celebre e ineguagliabile". Vogliamo cominciare da qui? Dai grandissimi vini del caveau di Giorgio Pinchiorri (socio di Annie), che si possono degustare al bicchiere con disinvoltura e quasi senza limiti di etichetta? "Effettivamente - ricorda la signora - l'avventura cominciò nei primi anni Settanta, con la sola proposta dei vini. Quindi, sono venuti i piccoli piatti di accompagnamento e infine il ristorante vero e proprio". Che, passo dopo passo, si è trasformato in uno dei templi della gastronomia italiana. E per giunta in una città d'arte come Firenze, che attira la migliore clientela internazionale. Lo splendore dell'Enoteca Pinchiorri raggiunse il massimo nei primi anni Novanta, quando la Guida Michelin (nelle edizioni '93 e '94) assegnò al ristorante il punteggio di tre stelle. Per inciso, allora, ai fornelli, accanto ad Annie Feolde c'era il ventiseienne Carlo Cracco, oggi chef del ristorante milanese Cracco-Peck, new entry due stelle. "La terza stella perduta - ammette Annie - fu uno choc. Nel firmamento della ristorazione venire declassati è uno scherzetto non da poco. Ma, assorbita la delusione, ci siamo rimboccati le maniche. Col senno di poi osservo che le botte a volte fanno bene. Ti spingono a rilanciare la sfida, a riflettere sui difetti, a risalire la china con maggiore determinazione". Morale: dieci anni esatti di purgatorio e l'Enoteca riguadagna il primato. Non solo in cucina, dove operano Italo Bassi (di ritorno da un'esperienza in Giappone) e Riccardo Monco (che ha lavorato a Parigi da "Lucas Carton" con Alain Senderens) ma anche nell'ambiente. Il ristorante, infatti, è stato rinnovato, con nuovi confortevoli spazi. Annie Feolde rifiuta di indicare il "piatto forte" dell'Enoteca. "Non abbiamo piatti bandiera - spiega -. Il menù cambia sovente a seconda delle materie prime e delle stagioni. La nostra è cucina italiana della tradizione, rivisitata e alleggerita, come conviene oggi". La "Michelin", tuttavia, indica alcune specialità: gamberoni in tre versioni; ravioli di ricotta e bietola con lingua stufata, arachidi, carote novelle e lamelle di ricotta salata. Composizione di coniglio all'aglio con fagiolini rifatti alla fiorentina e crostone di fegatini. Il prezzo medio? "230 euro a persona".
M. Fu.


tratto da Corriere delle Alpi - 27 novembre 2003
"Gault Millau" e "Le guide dell'Espresso" pubblicano una guida gastronomica dell'Alto Adige
E l'"Espresso" ripremia il St. Hubertus
E' in continua crescita la qualità dei ristoranti in Alto Adige e per la seconda volta "Gault Millau" e "Le guide dell'Espresso" pubblicano una guida gastronomica dell'Alto Adige. L'altra sera, in occasione di una cena gala, Alto Adige Marketing ha presentato le due nuove guide gastronomiche "Gault Millau Suedtirol" e "Le guide dell'Espresso Alto Adige-Suedtirol". La presentazione si è tienuta nello showroom del produttore di mobili in stile Selva Spa, mentre lo scorso anno questa è stata svolta al Museo d'arte moderna e contemporanea "Museion".
Quest'anno la guida "Gault Millau Suedtirol" esce per la seconda volta mentre "Le guide dell'Espresso Alto Adige-Suedtirol" è già alla sua terza edizione. La cooperazione tra le due case editrici è stata avviata lo scorso anno dalla SMG ed è proseguita anche quest'anno. " E' un risultato molto soddisfacente che premia e riconosce straordinariamente l'impegno della regione, degli albergatori e dei ristoratori di far diventare l'Alto Adige una terra delle delizie per turisti ma anche per gli altoatesini stessi", afferma nella nota il presidente della SMG Reinhold Marsoner.
Il ristorante con il maggiore punteggio nella guida dell'Espresso è il "St. Hubertus - Hotel Rosa Alpina". "Entrambe le guide gastronomiche sono messaggeri importanti per la strategia della terra delle delizie", ha affermato Christoph Engl, direttore della SMG. Gli editori Michael Reinartz di "Gault Millau" e Enzo Vizzari di "Le guide dell'Espresso" hanno con soddisfazione sottolineato che tanti ristoratori hanno deciso di ritornare alla cucina tipica e tradizionale, lanciando così una nuova tendenza che non segue la scia della cucina internazionale. Anche la valutazione dei vini evidenzia ulteriormente uno sviluppo qualitativo sia nelle cantine sia presso viticoltori privati. Infatti al miglior vino sono stati conferiti 19 di 20 punti.
Si tratta del Gewuertraminer Kolbenhof Soell 2002 della Cantina Hofstaetter di Termeno ed è stato descritto quale "vino unico ed eccellente". Altri 24 vini sono stati classificati quali "grandi vini" dove in testa con 18.5 punti si trova Josef Aureus 2001 della Cantina Niedermayer. In tutta l'Italia vi sono complessivamente 142 cosiddetti "grandi vini".
A livello nazionale la guida gastronomica "Le Guide dell'Espresso Alto Adige-Suedtirol" è distribuita dalla casa editrice "Le guide dell'Espresso" e può quindi essere acquistata al prezzo di 6,20 Euro in librerie e presso giornalai.
La guida "Gault Millau Suedtirol" invece è distribuita dalla casa editrice "Athesia" e al prezzo di 6,50 Euro può essere anch'essa acquistata in librerie in Germania, Austria e Svizzera. Entrambe le guide hanno una tiratura complessiva di 15.000 copie.
Siamo in tanti e non lavoriamo all'Informatica trentina ma neppure vestiamo la divisa dei volontari della Croce Rossa. Non siamo neanche parenti, amici, fidanzati, morosi, compagni di chi è in Informatica o alla Croce Rossa. Per noi, la teoria dei sei gradi di separazione, quella che, per forza di cose, qualcuno conosce qualcun altro che noi conosciamo, non vale proprio, siam "foresti". E allora, mercoledì 3 dicembre, all'Auditorium S.Chiara per il privato concerto del grande musicista slavo Goran Bregovic, noi non ci saremo. Mica c'entra Bregovic, figurarsi. Lui è invitato, viene, suona, alla grande (pensiamo), è pagato (supponiamo), e se ne va. E' una serata ad invito, tra amici, insomma, che offre ogni anno Informatica trentina dedicandola ad un'associazione di volontariato trentina. E quest'anno è toccato alla Croce Rossa. Tutto bello ma quel che è troppo è troppo. Quelli di Informatica vogliono pure presentarlo, il concerto, perché così i giornali ne parlano sapendo che noi non potremo entrare perché l'invito non ce l'abbiamo. Che perfidia! Eppure qualche soldo per pagare il biglietto ce l'avremmo anche, un concerto così non si vede tutti i giorni. Vuoi vedere che voglion far sapere in giro quanto sono bravi e buoni, ora che viene Natale, ma poi, Bregovic, se lo ascoltano tra di loro? "Musiche senza confine", han chiamato il privè. Che arguzia!


tratto da l'Arena - 25 novembre 2003
Da venerdì a domenica l'iniziativa per conoscere oggetti rari assieme alla produzione di vino locale
Il Valpolicella in città si sposa con l'arte
Degustazioni gratuite in una ventina di gallerie antiquarie di Verona
(e.p.)
Da questo venerdì a domenica si potranno degustare gratis i vini della Valpolicella in una ventina di gallerie antiquarie del centro di Verona. L'iniziativa, promossa dall'associazione provinciale antiquari veronesi in collaborazione con il Consorzio tutela vini della Valpolicella e patrocinata dall'assessorato al turismo del Comune di Verona e dalla Camera di commercio industria artigianato e agricoltura, si intitola "Arte e Vino week" e offre l'occasione di apprezzare gli oggetti d'antiquariato e l'universo enologico valpolicellese. Sono 20 le cantine di cui si potranno degustare i vini nei negozi d'antiquariato: l'azienda vinicola Bertani e la Cantina sociale Valpolicella di Negrar; le aziende agricole Begali Lorenzo, Nicolis Angelo e figli, fratelli Tedeschi, Tenute Galtarossa e Venturini Massimino di San Pietro in Cariano, Tommasi Viticoltori di Pedemonte, Cantina di Soave; Casa vinicola Gerardo Cesari di Cavaion Veronese, Corte Campagnola di Fernando Campagnola e Corte Rugolin di Elena e Federico Coati di Marano, Corte Sant'Alda di Marinella Camerani, I Scriani di Fumane; Tenuta Sant'Antonio e Villa Canestrari di Colognola ai Colli, azienda Trabucchi di Illasi, Vigneti Villabella di Calmasino, Vinicola Zenato di Peschiera del Garda, Cantina Fratelli Zeni di Bardolino. Trentadue sono invece i negozi d'antichità che aderiscono all'iniziativa, in venti dei quali dalle 18 alle 20 di venerdì e sabato e anche domenica dalle 11 alle 13 e dalle 17 alle 20, alcuni sommelier faranno la mescita di vini prodotti a regola d'arte in un contesto suggestivo di oggetti d'antiquariato, dal tappeto al mobile, che faranno apprezzare ancor di più il nostro territorio come espressione di cultura estetica. Da venerdì a domenica allora corso Porta Borsari (nei negozi Amighini, Baldo, Origini e Tapparini), corso Santa Anastasia ( Antichità due Torri, Lella Baldi, Antiqua, Il Mercante d'Oriente, Kilim, Negrini, Pescetta, Sottoriva), via Ponte Pietra (La Torre, Fiorini-Rogai), vicolo Due Stelle (Antichità Smeraldo), vicolo Santa Maria in Chiavica (Archetipo), via Pellicciai ( Decò), via XX Settembre (Dusié), vicolo Cavalletto (Etnie), via Oberdan (Zanessi) e via Ponte Nuovo (Libreria Antiquaria Bazzani) diventeranno per tre giorni delle esclusive sale degustazione.


tratto da Corriere della Sera - 25 novembre 2003
OLIO
L'extravergine di Canino conquista il Dop Tuscia
di Giuseppe Rescifina
Tra i più apprezzati d'Italia per le sue qualità organolettiche e tra i più ricercati per la genuinità, l'olio extravergine d'oliva del Viterbese si fregia, adesso, del titolo "Tuscia" con riconoscimento dei suoi pregi da parte della Commissione agricoltura che si appresta a concedere in via definitiva la Denominazione d'origine protetta (Dop) con possibilità di un ulteriore riconoscimento di qualità da parte dell'Unione europea. E proprio a Canino, ritenuta la "capitale" dell'olio extravergine sono previsti gli appuntamenti più interessanti di questo scorcio d'autunno. Da domani a domenica si svolge la "Pane e olio" con visite guidate ai frantoi delle aziende dove l'olio viene offerto in degustazione con la tradizionale "bruschetta". Dal 5 all'8 dicembre la "Sagra dell'Olio" con una giornata di studi (6 dicembre) dedicata a Luciano Bonaparte, fratello di Napoleone, che, dopo aver lasciato Parigi per dissapori con l'imperatore, fu nominato principe di Canino, dove visse per il resto della sua vita e dove è sepolto.In ricordo di Buonaparte sabato alle 15 per le vie del paese si snoderà un corteo storico con costumi napoleonici.
SAGRA DELL'OLIO EXTRAVERGINE D'OLIVA
Canino (Vt) - da domani al 30 novembre
Info: 0761.437001




tratto da il Messaggero - 25 novembre 2003
L'etilometro? Ora è su Internet
di MARIA PAOLA CANCELLIERI
OSIMO - L'etilometro adesso è on line. Tranquilli non si tratta di Polizia informatica ma di un servizio che tutti possono consultare per sapere quanti e quali alcoolici bere per allietare una serata senza che però si trasformi in tragedia. Basta cliccare sull'indirizzo www.bevidimeno.com e compilare i dati relativi ad altezza, peso, età e bevanda che si intende assumere. Il responso si avvicina all'80% ai reali effetti che il drink manifesterebbe. L'idea è di Remo Duranti, anconetano di 53 anni, medico dentista conosciuto anche ad Osimo dove opera nello studio di via Strigola. Negli anni '80 dopo aver partecipato a un corso per sommelier, Duranti ha intuito la sostanziale ignoranza del grande pubblico in fatto di bevande. "Questo è gravissimo, si lascia il più delle volte scegliere al barman. Si beve di tutto, di più e male", afferma il medico. Di qui l'idea di divulgare, anche in maniera goliardica, una cultura, quella del bere, che oltre alla sue radici scientifiche si porta dietro un alone filosofico e iniziatico che attraversa le arti da secoli. "Insomma avrei voluto esprimere a tutti il concetto che bisogna bere, limitarsi nel bere e bere sostanzialmente meglio. Con l'avvento di Internet ho potuto realizzare il progetto nel cassetto. Ho costruito un sito web interattivo col pubblico che oggi continuo a curare da solo, senza pubblicità e che, a 3 anni dalla sua nascita, è cliccato da 3000 visitatori al mese". Una home page che parla anche di medicina e scienza ma per lo più adotta un approccio scherzoso e multidisciplinare sull'argomento. "Tra il serio e il faceto per insegnare ai giovani che certi rischi si possono schivare. Ci sono persino un oroscopo - precisa - una chat e un forum. Ricevo tante e-mail di ragazzi e di legali che mi domandano tutto sugli effetti dell'alcool. Per questo ho deciso di raddoppiare l'etilometro on line con l'inserimento di nuove variabili e parametri per riuscire a dare una valutazione ancora più precisa". Duranti non ha dimenticato gli intenditori e sta ideando "Fiasco azzurro - Associazione in difesa del bevitore bistrattato". Vino annacquato, che sapeva di tappo, o un drink pessimo? Nessun problema: i consigli sono già elargiti contattandolo via telefono al 389.2998776 e presto navigando in rete all'indirizzo www.fiasco.azzurro.org. Non basta. Il dentista dal multiforme ingegno è seriamente intenzionato a inviare una lettera ai ministri Moratti, Sirchia e Lunardi per suggerire di inserire la materia "scienze enogiche" nella scuola dell'obbligo. "Preverrà i pericoli - ipotizza - causa delle stragi del sabato sera e sarà propedeutica a nuove professionalità".


tratto da il Mattino - 24 novembre 2003
Vino e prodotti tipici, a rischio l'immagine della Lucania
l.pigna.
L'Aglianico del Vulture, il pecorino di Filiano, il canestrato di Moliterno, i peperoni di Senise, i fagioli di Sarconi, il caciocavallo podolico, i prosciutti del Parco Nazionale del Pollino, il più grande d'Italia, i salumi di Picerno, e ancora l'olio extravergine, le carni di capretto, agnello e vitello: proprio in questi anni la Basilicata ha costruito una immagine sempre più forte delle sue produzioni tipiche grazie alla qualità della materia prima e alla scelta molto diffusa tra le aziende della certificazione biologica. Stretto per decenni tra Puglia e Campania, il territorio lucano sta conquistando visibilità sui mercati e nei massmedia con l'agroalimentare di eccellenza. Difficile però pensare che queste produzioni possano conservare il loro appeal commerciale se verrà portato a termine il progetto di costruire qui l'unico sito della spazzatura nucleare italiana. La rabbia dunque non ha solo una componente irrazionale, ma anche motivazioni decisamente più concrete, perché la regione sta appena iniziando a beneficiare dell'onda lunga della riqualificazione della proposta gastronomica italiana. Proprio quattro mesi fa, per esempio, è stata riconosciuta la seconda doc dopo quella dell'Aglianico del Vulture datata 1971: Terre dell'Alta Val d'Agri, proprio ai confini con la Campania.


tratto da la Padania - 24 novembre 2003
Arriva il panettone doc
Il panettone avrà un marchio doc e un "regolamento tecnico": lo ha deciso la Camera di commercio di Milano, insieme al Comitato dei maestri pasticceri milanesi e alle associazioni dei pasticcieri, dei panificatori e dei consumatori per rendere riconoscibile il vero panettone milanese, realizzato nelle proporzioni giuste, con i giusti ingredienti e seguendo le tecniche della lavorazione artigianale. Si chiamerà quindi "Panettone tipico della tradizione artigiana milanesé" il dolce originale del capoluogo lombardo che avrà il riconoscimento "igp" (indicazione geografica protetta) e sarà quindi il primo prodotto milanese protetto. L'iniziativa verrà presentata lunedì domani in una conferenza stampa che si concluderà con un rinfresco a base, ovviamente, di panettone tipico milanese.


tratto da il Gazzettino - 21 novembre 2003
Barbatelle da record
Vivai coop Rauscedo sbarcano in Francia
di Luigi Santarossa
Pordenone. Si chiama Vcr France la prima filiale aperta all'estero dalla maggiore cooperativa europea fra vivaisti viticoli Vivai Cooperativi Rauscedo. Il presidente Emilio Bisutti e il direttore Eugenio Sartori spiegano che la società (attivata lo scorso mese di ottobre a Nimes) è adeguatamente attrezzata con uno staff dirigenziale autonomo per consolidare la base commerciale in terra francese. Una struttura che avrà a disposizione uffici, attrezzature e magazzini climatizzati finalizzata a rendere sempre più consistente la quota di mercato delle viti marcate "Vcr" nel prestigioso mercato viticolo francese. "Con questo investimento - sottolineano i dirigenti - puntiamo di arrivare a vendere in Francia circa 3 milioni di barbatelle all'anno, potendo proporre un prodotto di alta qualità frutto della ricerca migliorativa delle selezioni clonali in corso nell'azienda sperimentale di Casa Quaranta". Intanto, nel "polo della barbatella" in questo periodo di raccolta, selezione e confezionamento delle piantine (ai Vivai Cooperativi lavorano circa 1400 addetti fra soci, famigliari e operai avventizi, dei quali circa 400 extracomunitari) si conta di raggiungere quest'anno un nuovo record di produzione che dovrebbe attestarsi su oltre 62 milioni di barbatelle. Sul fronte dei prezzi di mercato, il direttore Sartori evidenzia un calo nella propensione agli investimenti da parte dei coltivatori dei maggiori mercati europei, probabilmente a causa della minor quantità di uva prodotta e della congiuntura generale negativa. L'anno scorso il fatturato globale annuo della Cooperativa ha raggiunto gli 80 milioni di euro. Secondo le previsioni il prezzo medio globale delle barbatelle dovrebbe essere in calo del 10\%. Circa le varietà di vitigni più richiesti dai viticoltori friulani quelli da uve a bacca rossa superano quelli da varietà bianche. Questo anche se non è ancora cessata la consistente domanda del bianco Pinot grigio. Sta inoltre crescendo la richiesta di antichi vitigni autoctoni, rivalutati dalla "moda" emergente di riassaporare i gusti e gli aromi di certi vini di pregio che si producevano nell'antica civiltà contadina.


tratto da Giornale di Brescia - 21 novembre 2003
Quando un vino diventa mito: serata con Jacopo Biondi Santi
di ALDO CORTE & FILIPPO MORI
Sette secoli di presenza nel cuore della Toscana, l'invenzione del "Brunello di Montalcino", l'aver legato il proprio nome, unici in Italia, ad un clone di Sangiovese riconosciuto da tutti gli istituti di ricerca. Ancora, l'aver prodotto il Brunello 1955 che Wine Spectator ha messo tra i 12 migliori del secolo. Bastano poche righe a dare un'idea di cosa rappresenti Biondi Santi nel panorama enoico. Non solo una cantina ma un mito, che si alimenta ogni anno di tocchi di classe, come il rabbocco gratuito delle bottiglie storiche, oppure la ferrea scelta di qualità che ha portato ad esempio a non produrre il Brunello del Greppo nel 2002. Ebbene, i sommelier bresciani hanno avuto qualche sera fa l'onore di ospitare Jacopo Biondi Santi, l'erede della dinastia di Montalcino, che cura personalmente la gestione aziendale. Una cena-studio con il mito, nell'elegante sala dell'Albergo Parco alla Fonte di Vallio Terme, che ha offerto più d'uno spunto di riflessione sul presente e sul futuro del vino italiano. Jacopo Biondi Santi è stato ancora una volta esplicito nell'indicare la valorizzazione dei vitigni autoctoni quale strada maestra per la salvezza, anche economica, dei viticoltori italiani dalla marea montante delle nuove aree di produzione (l'Australia, la Nuova Zelanda, l'Argentina che possono produrre a costi inferiori le uve internazionali), oppure con vitigni internazionali, ma in zone molto particolari e rinomate. Ancora, l'importanza dello studio dei terreni, della conoscenza dei microclimi d'ogni sottozona e la scelta senza tentennamenti per la qualità. Tutte opzioni che sono alla base di quest'azienda da quasi 150 anni, da quando Ferruccio Biondi Santi inventò il Brunello partendo da una selezione clonale di Sangiovese grosso, impiantandolo al posto dell'imperante moscato. Una scelta che Jacopo ha portato anche nella nuova azienda, il Castello di Montepò in Maremma, dove sono nati i suoi Supertuscan (Sassalloro e Schidione). Tra chiacchiere e degustazioni, la serata è filata via piacevolmente, grazie anche agli interventi di Emilio Zanola e Giovanni Creminati; si è, ovviamente, bevuto bene, con le nuove e vecchie linee aziendali (il Rivolo 2002, bianco da Sauvignon Blanc, il Montepaone '98, rosso da Cabernet Sauvignon, il Morellino di Scansano '99 ed il Brunello '98) apprezzando la cucina fortemente innovativa di Alvaro Cerri, chef di mano felice e affidabile anche nelle creazioni più ardite. Si è ad esempio cominciato con un tortino di coniglio marinato, fegato grasso al torcione, gamberi di Ventimiglia e julienne di zucchine tiepide di invidiabile equilibrio, che ad ogni boccono regalava nuove sensazioni; poi, ecco le succulenti farfalle all'uovo con sugo d'oca arrosto, funghi e verdure saltate; quindi il carrè di capriolo con pere sciroppate alla cannella e salsa al rabarbaro ed il budino di pane con sorbetto alla mela e crema al limone.


tratto da Alto Adige - 21 novembre 2003
Appiano. C'è anche il presidente della locale associazione turistica
Nominati tre Cavalieri del vino
max
APPIANO. Da un paio di settimane l'area Bolzano/Oltradige può contare su tre nuovi "Cavalieri del vino", che si sono aggiunti a Gabriel Martini, titolare dell'omonima cantina di Cornaiano. Per quattro giorni si sono incontrati a Bolzano gli appartenenti a quest'ordine, che ha soci in tutto il mondo, accomunati dall'approfondita conoscenza e passione per il vino. A prendere parte a questo ritrovo in grande stile sono state complessivamente 110 persone, che hanno visitato la Felsenkeller e l'area di proprietà provinciale destinata alla vitivinicoltura. Nell'intensa quattro giorni i "cavalieri", italiani e stranieri, hanno visitato anche Merano e Castel Roncolo ed hanno avuto modo di apprezzare il repertorio folcloristico altoatesino grazie alle proposte fatte dagli Jagdbläser di San Paolo e dalla compagnia degli Schützen di Cornaiano. Ad ordinare i quattro nuovi cavalieri è stato proprio Gabriel Martini: i prescelti sono Bruno Moser (presidente dell'Associazione turistica di Appiano) dell'Hotel Weinegg, Leonhard Mauracher dell'Hotel Mandelhof, Ulrich Ambach, capocantiniere della cantina di Gries e Roland Werth dell'Hotel-Ristorante Lewald.


tratto da Corriere della Sera/Lavoro - novembre 2003
A Montefalco un esempio di sviluppo integrato tra produzione e cultura
Un fenomeno chiamato Sagrantino
Lo scorso settembre la settimana enologica di Montefalco ha formalizzato l'ingresso di un nuovo socio nel "club dei grandi rossi italiani". Questo paese gioiello, incastonato nel cuore dell'Umbria, è diventato un caso unico in Italia grazie "all'esplosione" del fenomeno Sagrantino di Montefalco. Si tratta del rosso che più di ogni altro ha sconvolto il panorama enologico italiano e non solo negli ultimi anni. "Ci siamo ritrovati al posto giusto nel momento giusto - sorride Filippo Antonelli, presidente del Consorzio tutela vini di Montefalco e a sua volta produttore con la sua cantina Antonelli S. Marco -. Nel '92, quando è stata riconosciuta la Docg al Sagrantino, si erano accesi i riflettori sui vitigni autoctoni italiani e il nostro risultava uno dei più interessanti. Poi sono arrivati i riconoscimenti e il successo accordatoci dal pubblico e dalla critica di settore". Il Sagrantino merita davvero un attenzione speciale per il balzo effettuato in pochi anni. Basti pensare che nel '98 gli ettari in produzione erano 109,84 con una commercializzazione di 400 mila bottiglie; invece nel 2003 tutto si è triplicato: gli ettari in produzione sono 350 e si prevede di imbottigliare 1 milione e 300 mila bottiglie. Il fatturato invece è passato dai 4 milioni e 800 mila euro del '98 ai 12 milioni e 390 mila euro del 2002. "Bisogna tener presente - ricorda Antonelli - che la nostra crescita di produttività potrà essere trainata anche da un altro prodotto come il Montefalco rosso, che è un vino con caratteristiche di pregio e non è certo un ripiego rispetto al Sagrantino". E per finire o cominciare, dipende dai punti di vista c'è da segnalare la nascita della strada del Sagrantino www.stradadelsagrantino.it . Proprio a novembre sono iniziati weekend specifici organizzati per far conoscere arte, cultura, natura e prodotti enogastronomici di questo straordinario territorio. E' chiaro che al settore si legano le speranze di una maggiore richiesta occupazionale. Guide eno-turistiche, esperti di cantina, veri e propri operatori turistici serviranno a chi vorrà portare il turismo enologico d'élite tra queste contrade.


tratto da Corriere Vinicolo - novembre 2003
L'editoriale
Un senso di nausea
di Marco Mancini
Inflazionato e maltrattato. Stiamo parlando proprio di lui, il vino, oggetto dei desideri di ogni giornalista, attore, presentatore, sportivo ecc.In realtà, il discorso andrebbe allargato alla gastronomia in generale. Ogni occasione è buona per mettere in scena fornelli e piatti farciti con abbondanti banalità, accompagnati da generosi strafalcioni. Infinite le osservazioni fuori luogo e sempre latitante l'approfondimento. Ciò che dovrebbe essere gustato lentamente e in profondità viene inghiottito a gran bocconi spinti giù da ampie sorsate di sciocchezze. Dai salotti al cabaret va in onda un mondo goloso dai profumi sublimi tra ricette e ricettine (fatte in "un momentino") naturalmente nell'alveo sacrale della nostra dieta mediterranea.Credo, obiettivamente, che più d'uno incominci ad avvertire un forte senso di nausea. Questo continuo soffriggere in video con tanto di abbuffate in diretta non ingolosisce più, anzi chiude lo stomaco e spegne qualsiasi recettore sensoriale. Insomma, è l'effetto saturazione con il conseguente rigetto. In un contesto già così ridondante di futilità anche il cibo è stato inglobato nel magico regno del superficiale spettacolarizzato. Ripetutamente trafitti da fredde lame di delusione, oggi ci appaiono persi nel tempo remoto l'ottimismo e la soddisfazione per il giusto riconoscimento alla cultura del buon mangiare e del bere bene. Dopo un lungo oscurantismo, il vino all'improvviso divenne protagonista assoluto del nuovo Rinascimento culinario. Una gloria improvvisa, inaspettata, complici anche i risultati sorprendenti delle ricerche sul rapporto vino-salute. Certo, gli imprenditori da tempo avevano iniziato a percorrere nuove vie della qualità ed era giusto raccogliere i frutti di tanto impegno, ma nulla lasciava presagire una tale moda bacchica, talvolta accompagnata dal folle scodazzo di satiri e menadi. Il mondo del vino si gustò il meritato successo fino a inebriarsene. Andava bene tutto, purché si parlasse d'uva e di cantine, in qualsiasi contesto, per bocca di qualunque personaggio. I produttori avevano una lunga e affascinante storia da raccontare, per troppo tempo tenuta forzatamente chiusa in un cassetto. Ma quella storia oggi spesso viene cambiata, svilita, pasticciata e il consumatore diventa bersaglio di ripetuti messaggi scalcinati. L'imprenditoria vinicola deve farsi più esigente, poiché ora ha la forza per scegliere, decidere, selezionare la giusta occasione, la più efficace comunicazione, rifuggendo da inutili o controproducenti proposte. Deve avere la capacità di reagire e negarsi a giochetti di basso profilo puntando decisa alle iniziative che contano. Devono essere i produttori stessi a chiedere professionalità ai loro interlocutori. Solo così facendo si eviterà il rischio di una moda effimera. Il motto "purché se ne parli" non funziona più.


tratto da Brescia Oggi - 18 novembre 2003
"Le donne del Vino" scelgono Pia Berlucchi come nuova presidente
g.c.c.
Sarà bresciana la presidente delle "Donne del Vino" del prossimo triennio: domenoca scorsa Pia Donata Berlucchi, Amministratore delegato della Fratelli Berlucchi di Borgonato, è stata eletta all'unanimità dal direttivo nazionale dell'associazione che festeggiava i quindici anni di attività al Salone del Vino di Torino. Con 650 socie, metà produttrici di vini, le Donne del Vino sono una delle associazioni più dinamiche del settore, raccogliendo solo signore impegnate direttamente nel vitivinicolo - produttrici, ristoratrici, sommelier, enotecarie, giornaliste -, con lo scopo di approfondire la conoscenza del vino attraverso incontri, dibattiti, studi, seminari di aggiornamento con particolare attenzione al mondo femminile. La signora Berlucchi, da più di un anno consigliere a Brescia di Bankitalia, da anni promotrice dell'associazione in provincia e in regione, non ha ancora definito il suo programma, ma ha già chiarito che punterà a potenziare la presenza dell'associazione al Sud, promuovendo eventi che valorizzino le donne imprenditrici del settore. La neopresidente ha dichiarato: "I giovani che incontro nei viaggi di lavoro sono sempre più attratti dal mondo del vino; le donne, presenti in tutta la più bella realtà vinicola del Sud si stanno muovendo con determinazione, preparazione e grande professionalità. Cercheremo di aiutarle in tutti i modi, anche portando alcune sedute del Consiglio nazionale al sud. Il Nord è già molto attivo, in Piemonte, Lombardia, Veneto, Emilia Romagna, con le istituzioni che si appoggiano alle Donne del Vino per organizzare e promuovere eventi di grande portata". La giornata si è conclusa a Villa Sassi, sulle colline torinesi, con una cena di gala offerta dall'Associazione ristoratrici del Piemonte, che hanno portato in tavola 60 diversi vini prodotti dalle aziende delle socie. Alla cena c'era tra gli altri Davide Gaeta, Direttore generale dell'Unione italiana vini.


tratto da il Secolo XIX - 17 novembre 2003
Ora si beve meno ma con più qualità
Il Salone del Vino. Torino indaga sui gusti degli italiani
di Egle Pagano
Torino. Gli italiani bevono meno vino che in passato, ma bevono meglio. In trent'anni il consumo pro capite si è dimezzato, da 104 a 49 litri l'anno e oggi su 48 milioni di adulti solo poco meno della metà, il 49%, dichiara di bere vino, il 51% rifiuta il nettare di Bacco. Fra i consumatori, però, c'è uno zoccolo duro di 16 milioni di italiani che ogni giorno mettono in tavola la bottiglia di vino. E gli altri 8 milioni, che non sono consumatori abituali, in genere ricercano la qualità e amano aprire una buona bottiglia negli incontri con gli amici, nei giorni di festa oppure al ristorante.Sono i risultati di un'indagine condotta dal Centro studi Promotor e presentata ieri all'inaugurazione del Salone del Vino in programma al Lingotto di Torino fino al 19 novembre, una manifestazione che solitamente è riservata agli addetti ai lavori, ma che ieri, per la prima volta, con il Wineshow, vero e proprio spettacolo del vino animato dalla musica e dalla comicità della banda di Zelig, ha aperto al pubblico. "Abbiamo voluto creare un collegamento fra le cantine e i consumatori finali", spiega Alfredo Cazzola, patron di Lingotto Fiere. La schiera degli enoappassionati è in crescita. Gian Primo Quagliano di Promotor ne conta oltre 6 milioni. "Se i consumatori abituali non hanno particolari esigenze per la qualità - osserva - gli appassionati bevono meno, ma ricercano l'etichetta di pregio. Sono attenti, informati e in molti casi nei comportamenti anticipano le tendenze del mercato".In generale, il primo bicchiere di vino si colloca fra i 15 e i 20 anni. I consumatori abituali sono più concentrati fra la popolazione anziana maschile, mentre gli occasionali sono più frequentemente giovani e single. Sei italiani su dieci preferiscono i vini rossi, mentre solo tre su dieci prediligono i bianchi. Piemonte, Toscana e Veneto sono le regioni vinicole preferite. Ma le predilezioni cambiano a seconda del grado di conoscenza e di competenza. In generale, dovendo indicare alcuni vini da salvare, gli italiani mettrebbero al primo posto il Chianti (22%), seguito da Barolo e Brunello (12%), e quindi da Pinot, Lambrusco e Barbera (10%). Gli enoappassionati, invece, salverebbero il Barolo (24%), poi il Chianti (20%), il Brunello (19%), la Barbera (14%), il Lambrusco 812%), il Pinot (10%), la Bonarda (7%), il Moscato (6%).Differenti sono anche le valutazioni sui prezzi. Il 9% dei consumatori spende meno di 2 euro a bottiglia, il 6% è arriva a 10 (e più) euro e. La spesa media è di 4,8 euro e sfiora i 6 euro negli appassionati. Il costo del vino di qualità, è un dei temi più dibattuti al Salone di Torino e sarà oggetto oggi di un dibattito.


tratto da il Tempo - 15 novembre 2003
Barolo o Chianti? Dimmi che vino bevi e ti dirò chi sei
di PAOLO ZAPPITELLI
NON solo degustazioni: al terzo salone del Vino che inizierà domani al Lingotto Fiere di Torino si potrà anche giocare, ridere, scoprire i legami che ci sono tra la scelta di una bottiglia e il nostro carattere ma anche assistere a una vera e propria sfilata delle cento migliori etichette italiane. Quest'anno infatti la manifestazione, che dura fino a mercoledì ed è riservata ai professionisti del settore, apre per un giorno - domani - anche agli eno-appassionati. Che potranno confrontarsi con i migliori prodotti che si trovano sul mercato, gustare affinità ed emozioni che solo grandi bottiglie sanno dare ma anche scoprire come scegliere un vino possa anche diventare una spia di quello che siamo nella vita di tutti i giorni. Parola dello psichiatra Paolo Crepet che ha elaborato un vero e proprio identikit basato sulle nostre scelte e che domani alle 14,30 sarà nello stand dell'Enoteca del Piemonte per il convegno "Dimmi cosa bevi e ti dirò chi sei" con Alessia Fabiani e il sottosegretario alle politiche agricole e forestali Delfino. A loro proporrà una scelta fra tre o quattro vini e poi traccerà un loro profilo. Qualche esempio degli identikit? Chi sceglie i Barolo e i Chianti, secondo Crepet, è un "conservatore" "che cerca rassicurazione in ciò che ha sempre avuto. Non si lascia suggestionare da vini innovativi e opta per produzioni classiche". Il "raffinato" invece ama il pinot nero, il nebbiolo, il cabernet, il Nero d'Avola, perché "è una persona capace di socializzare ed esprime piacevolezza e senso estetico". L'"esagerato" ama invece vini come il Sassicaia, il Brunello, il Tignanello, è una persona "che ha l'io ipertrofico ed è fisicamente e sessualmente esuberante. Sceglie i vini rossi corposi e strutturati, di sicuro effetto, e si eccita quando sente le parole "armonioso" e "persistente"". Chi ama il Muller Thurgau e il Gewurztraminer è invece un "esibizionista, che ostenta un finto conoscere, giocando sull'ignoranza degli altri". Al salone, che verrà inaugurato dal ministro per le politiche agricole e forestali Gianni Alemanno, saranno presenti anche tutte le enoteche regionali, nate proprio con il compito di valorizzare i migliori vini che rappresentano il territorio. Ma non tutti possono essere ammessi: per entrare bisogna superare una degustazione "alla cieca" e raggiungere un minimo di 80 centesimi. L'enoteca del Piemonte, una delle più famose, ha ad esempio 8 docg e 46 doc, e al salone del Vino ha organizzato nei propri stand 6 convegni e 11 degustazioni a tema, tra cui anche una intrigante "Nebbioli versus Nero d'Avola". "Il vino - spiega il presidente Pier Domenico Garrone - è sempre più un prodotto-cultura giovane e dinamico, che si adatta ai nuovi mezzi di comunicazione. Per questo noi proponiamo il Wine club, attraverso il quale si può conoscere il volto del produttore, l'etichetta e il prezzo franco dell'enoteca regionale". Perché, per chi non lo sapesse, le Enoteche regionali sono anche luoghi dove poter acquistare prodotti d'eccellenza a buon prezzo: i vini vengono infatti acquistati dai produttori e poi rivenduti con un ricarico massimo del 30 per cento. Ma il Salone del Vino sarà anche l'occasione di conoscere due nuove guide che saranno presentate negli stand del Lingotto: quella degli spumanti del Gambero Rosso e quella "Duemila vini" dell'Ais, Bibenda editore.


tratto da Giornale di Brescia - 15 novembre 2003
Assaggiatori di grappa: nuova sede camuna
(l. st.)
GIANICO - L'Associazione degustatori italiani (Adid) grappa e distillati, sezione Vallecamonica, presieduta da Fiore Foppoli con 25 soci, ha inaugurato la nuova sede, in via Tadini all'Osteria di Bacco. L'Associazione è senza fini di lucro e non svolge attività commerciale. Scopi dell'Adid sono ricercare, tutelare, diffondere i valori della grappa e dei distillati; organizzare assaggi guidati, lezioni e conferenze, selezioni e concorsi; sviluppare il ruolo della grappa e dei distillati nel mondo enogastronomico e della ristorazione. La sezione camuna dell'Adid organizzerà, da gennaio, tre corsi didattici: il primo riguarda la cultura generale sui distillati, tecnica di distillazione e metodologia di degustazione; il secondo verterà sulla conoscenza specifica dei singoli distillati e territorio con approfondimento della metodologia di degustazione; superando il terzo, il corsista otterrà il diploma di degustatore Adid.
Info 0364.532976
www.adid.it


tratto da il Resto del Carlino - 12 novembre 2003
C'è il corso per fare il vignaiolo
di Lara Ottaviani
URBANIA - A fine novembre, parte un corso di formazione, riguardante il settore vitivinicolo, organizzato dalla società consortile Terre del Montefeltro, in collaborazione con la comunità montana dell'Alto e Medio Metauro. Il corso mira alla valorizzazione dei prodotti tipici dell'entroterra. I termini dello svolgimento saranno, tuttavia, innovativi: il nuovo progetto prevede di determinare l'indicazione geografica tipica dei vini del Montefeltro. Il percorso parte da un prodotto di eccellenza, il "vino santo di S. Angelo in Vado" e dalla collaborazione di enti (Assam, Comunità montana, comune di S. Angelo in Vado), della società di valorizzazione Terre del Montefeltro e di un gruppo di agricoltori riuniti in un comitato. Gli argomenti trattati saranno molteplici: dalla morfologia della vite al metabolismo biochimico, dall'impatto del vigneto alla scelta d'allevamento, dalla fertilizzazione alle strategie di produzione eco-compatibili. L´intero programma del corso prevede 45 giornate formative, con lezioni alternate: in parte serali, in parte mattutine, il sabato. Saranno 150 le ore distribuite sull'arco di un anno, quattro a settimana. Saranno poi effettuate esercitazioni pratiche alla vigna sperimentale di Terre del Montefeltro, da un lato, e, dall´altro, la partecipazione alla fiera "VinItaly" di Verona e all'Eima di Bologna. Il corso ha ottenuto i finanziamenti dalla misura C del Piano di sviluppo rurale della Regione Marche. Le informazioni possono essere richieste alla comunità montana di Urbania, in via Manzoni 25 (0722- 318052).


tratto da il Messaggero - 12 novembre 2003
SCOPERTE
L'«effetto serra» fa bene al vino
di GIACOMO A. DENTE
ROMA - Il Sud dell'Inghilterra diventerà la nuova Bordeaux? Vini ucraini invece di Barolo e Brunello? Per ora non andiamo al di là del paradosso, ma questo scenario potrebbe diventare di attualità. Nella riunione annuale della Società Geologica Americana, organizzata a Seattle, Gregory Jones, della Southern Oregon University ha presentato le sue conclusioni sul rapporto vino-clima. Il riscaldamento dell'atmosfera - unico e inaspettato regalo dell'effetto serra - potrebbe avere un'influenza positiva sulla qualità della vendemmia. Applicando un modello matematico alle valutazioni sulle vendemmie degli ultimi cinquant'anni delle migliori 27 regioni vinicole mondiali, è emerso che un piccolo cambiamento climatico influenza in senso positivo la bontà del vino. Attenzione, però. Guai a superare i due gradi, altrimenti si rovesciano gli effetti positivi. Volendo esasperare lo scenario, si possono immaginare tempi duri per i territori dell'eccellenza vinicola, con buona pace del progetto Bacchus, messo in piedi dall'Unione Europea per applicare le prestazioni del satellite all'enologia. Se le conclusioni proposte dovessero combinarsi con un ulteriore riscaldamento, avremmo una situazione di crisi. Vendemmie precoci, parassiti e mille altre difficoltà, metterebbero a dura prova le risorse delle migliori etichette. Addio "terroir" (il termine col quale gli esperti definiscono il rapporto fra un'uva e un determinato territorio)? Il potente Aglianico campano, piuttosto che il siciliano Nero d'Avola, soppianteranno il mitico Nebbiolo, padre di Baroli e Barbareschi? Regioni fredde e poco vocate si trasformeranno nel nuovo giardino di Bacco, mentre le vecchie aristocrazie del vino si dovranno ridurre a fare soprattutto Passiti da dessert? Per il momento l'idea è di pura fiction, ache se a Barbaresco-Piemonte sono spuntati i capperi. Però, non guasta la provocazione americana per riflettere sulla incredibile mobilità dei nuovi mercati.


tratto da Libertà - 12 novembre 2003
Il mondo degli affari può fornire i capitali per lo sviluppo delle aziende, ma le resistenze sono molte
Finanza e vino, il matrimonio è ancora lontano
Milano - Il mondo del vino incontra quello della finanza. Due mondi all'apparenza distanti si mettono a confronto nel tempio del mercato, la sede di Borsa Italiana a Piazza Affari, per prospettare legami e intese sempre più strette fra le due realtà, sebbene l'unione appaia ancora difficile e ricca di ostacoli. Il reperimento delle risorse necessarie per conquistare i mercati esteri e battere la sempre più agguerrita concorrenza conservando il primato del primo esportatore mondiale insieme alla Francia, è infatti una delle necessità maggiori del settore vinicolo italiano che si incontra con le esigenze, da parte del mondo economico e finanziario, di sempre nuovi investimenti redditizi e sicuri.Sul palco della sede della Borsa milanese si sono così messi a confronto i grandi signori del vino italiano come Vittorio Frescobaldi, Gianni Zonin, Guido Folonari e Rolando Chiossi (Giv), piccole ma blasonate realtà come Piero Mastroberardino e gli esponenti del mondo delle banche e della finanza italiana oltre a una nutrita rappresentanza di quella d'Oltralpe, sempre più alla ricerca di attività che assicurino un ritorno economico sicuro sull'investimento."In Italia - ha spiegato il padrone di casa Massimo Capuano, amministratore delegato di Borsa Italiana - ci sono 14 aziende con caratteristiche dimensionali e reddituali che renderebbero idonea la quotazione, il bacino di società quotabili si avvicina ai 1.200 milioni di euro di fatturato".Attualmente, ha aggiunto Capuano, sono infatti "solo due (Campari e Zignago) le società quotate che operano nel settore del vino anche se questa non rappresenta l'attività principale". "La finanza - ha quindi spiegato l'ad di Borsa Italiana - può offrire alle imprese del sistema vino opportunità nella raccolta di risorse per crescere e rafforzare la struttura patrimoniale". Attualmente infatti uno degli handicap maggiori del comparto italiano è la forte parcellizzazione della proprietà e le piccole dimensioni delle aziende a confronto con i grandi colossi stranieri con i quali mantiene vantaggi legati al rapporto qualità-prezzo, e al valore della tradizione e del brand.La via da scegliere per le imprese vitivinicole italiane: quotazione in Borsa, ricorso a strumenti finanziari già ampiamente usati all'estero (future, vendita en primeure) o anche l'allargamento del capitale a soggetti esterni come fondi o Venture Capital è stato così il tema guida dell'incontro. A raccogliere subito la sfida si è fatto avanti Charme, il fondo formato dalla famiglia Montezemolo e dagli imprenditori Vittorio Merloni e Diego Della Valle, che ha recentemente acquistato la Poltrona Frau. Matteo Cordero di Montezemolo ha infatti annunciato che, sulla base di quell'esperienza, Charme intende guardare "a un investimento strategico nel settore del vino con un partner al quale portare non solo denaro ma una cultura di impresa, realizzando una grande azienda che sia in grado di affrontare anche i mercati esteri. Non intendiamo uscire dopo qualche anno - ha inoltre promesso - come avviene nell'ottica dei fondi" che devono realizzare guadagni in un'ottica di breve-medio periodo.A frenare in qualche modo le ipotesi di quotazione per le imprese vitivinicole italiane è Stefano Romiti, managing partner della Deloitte Financial Advisory, autore di uno studio sul settore presentato nel convegno "C'è ancora uno scoglio culturale in Italia dovuto alla proprietà delle aziende da parte delle famiglie, che temono di perdere il controllo dell'impresa e alle condizioni difficili del mercato. L'interesse del mondo economico per il settore rimane invece forte, come Deloitte - spiega - abbiamo in corso operazioni di acquisto da parte di gruppi italiani in aree molto promettenti come la Maremma in Toscana e la Sicilia".


tratto da Alto Adige - 12 novembre 2003
Caldaro. La giuria del concorso provinciale ha premiato la strategia della cooperativa
A "Wein.kaltern" l'Oscar del marketing
di Massimiliano Bona
CALDARO. Uno dei due "Oscar" altoatesini del marketing, con un premio di 5 mila euro, è stato assegnato alla cooperativa "wein.kaltern", nata per rilanciare le quotazioni del vino locale sul mercato nazionale ed internazionale grazie al contributo di Comune, Associazione turistica, banche, albergatori, ristoratori, agricoltori e liberi professionisti. Alla Smg ed all'assessorato provinciale per il turismo ed il commercio è piaciuta l'idea della cittadella del vino con una serie di segni distintivi. I criteri che Alto Adige Marketing ha utilizzato per assegnare i vari punteggi alle singole iniziative sono stati innovazione, creatività, funzionalità, design, possibilità di realizzazione e potenziale di sviluppo. Per dare l'idea del valore del premio è sufficiente sottolineare che l'iniziativa di "wein.kaltern" ha preceduto le riuscite giornate dello yogurt di Vipiteno ed il garage sotterraneo Parking Termae art drive in che è stato realizzato a Merano.Il progetto caldarese ha mosso i primi passi nel 1999 e c'è stato, come detto, il progressivo coinvolgimento dei rappresentanti della vitivinicoltura, del turismo, dell'agricoltura e della politica. La prima misura apprezzata dalla giuria - era composta da qualificati esperti - è stata quella di vendere il Lago di Caldaro scelto solo in bottiglie da 7/10. E quindi si è cercato di inserire il tema vino nella vita di tutti i giorni grazie ai bicchieri personalizzati della ditta Riedel, alle bottiglie, alle brochure, alle facciate, ai monoliti all'ingresso del paese ed altro ancora. "È meritevole di attenzione - ha spiegato la giuria nel verbale conclusivo - che un intero paese abbia accettato questa sfida sul tema vino: le aziende partecipanti sono 48, oltre al Comune ed alla Raiffeisenkasse dell'Oltradige, che contribuiscono anche finanziariamente. Vanno rimarcati il concetto moderno nell'organizzazione, la decisione e la conseguente messa in pratica" di questa articolata strategìa". I soci fondatori di "wein.kaltern" sono quindici e del direttivo fanno attualmente parte l'Obmann Sighard Rainer, i suoi vice Armin Dissertori e Hansjög Wirth-Anderlan, il sindaco Wilfried Battisti Matscher, il conto Michael Enzenberg, Walter Angonese, Annelies Ambach, il conte Georg Kuenburg, Klaus Maran, Robert Sinn, Hans Nicolussi-Leck, Walter Schullian, Josef Sölva, Herbert Taschler e Helmuth Zozin.


tratto da l'Arena - 12 novembre 2003
Verona rivendica il riconoscimento di capitale del vino
"Verona ha le carte in regola per diventare, come lo è già nei fatti, la riconosciuta capitale italiana del vino. Ciò in ragione della sua forte produzione vinicola, per le molteplici tipologie di prodotto che offre, per le numerose aziende e cantine, per una fiera di settore che è prima in assoluto in Italia e tra le più importanti al mondo. Poi per la presenza di un funzionale centro agroalimentare, di una importante Borsa vini, l'unica in Italia, tra l'altro, che tratti i vini sfusi. E ultimo, ma importante, il corso di laurea in enologia attivato dall'università. È per tutta questa serie di motivi che, tra l'altro, è allo studio la costituzione di un distretto del vino". La frase di Giorgio Pasqua, presidente della sezione vino di Assindustria Verona e del Raggruppamento alimentare della Federazione industriali Veneto, sintetizza ed evidenzia quel che è la realtà enologica veronese. Pasqua ha ricordato questo ruolo di Verona in occasione della visita alla Pasqua Vigneti & Cantine da parte del Gruppo Piccola industria di Assindustria, guidato dal suo presidente Emanuele Armellini. All'incontro ha partecipato anche il rettore dell'università scaligera, Elio Mosele, accompagnato da alcuni docenti del corso di laurea in enologia. Giorgio Pasqua, che ha fatto da guida ai colleghi, ha ricordato che l'azienda di famiglia produce annualmente intorno ai 20 milioni di bottiglie e sta da anni compiendo un percorso di crescita qualitativa, testimoniato recentemente dall'assegnazione dei Tre bicchieri del Gambero rosso e dei Cinque grappoli di Duemila Vini 2004 all'Amarone Terre di Cariano del 1999, commercializzato con il marchio Cecilia Beretta. Le fasi del processo di vinificazione, che sono una giusta combinazione tra tradizione e tecnologia, fino alla fermentazione e all'affinamento in barrique, prevalentemente da 225 litri, sono state illustrate agli interessati ospiti della nuova cantina di San Felice, progettata anche per garantire il massimo rispetto dei più elevati standard igienico-sanitari. "Il fascino della nuova struttura - ha sottolineato Giorgio Pasqua - è dato da un ambiente estremamente suggestivo, immerso nel verde dei vigneti dell'azienda, con importanti risvolti anche dal punto di vista commerciale perché è possibile mostrare alla clientela l'intero processo produttivo, partendo dalla raccolta delle uve". Il rettore Mosele ha ricordato come lo spunto per l'attivazione di un corso in enologia sia venuto proprio nel corso di un incontro in casa Pasqua, in risposta a una "sfida" lanciata dal padrone di casa. E quest'anno si avranno i primi laureati. In un futuro non lontano, poi, sarà disponibile la sede (a Villa Lebrecht, a San Floriano), che è ora in ristrutturazione e dovrebbe essere consegnata all'università entro un paio d'anni. E così si passerà dal corso ad una vera facoltà universitaria. L'incontro si è concluso con la visita alle cisterne di fermentazione e alle barrique. La chiusura è stata con un aperitivo a base di Soave e di Amarone e con la consegna della targa ricordo della visita alla Pasqua Vigneti & Cantine.


tratto da la Nazione - 10 novembre 2003
Chianti, super controlli
di Andrea Settefonti
Al Consorzio Chianti Classico l'incarico di vigilare su tutta la docg del territorio La notizia è ufficiale. Sarà il Consorzio Vino Chianti Classico a svolgere tutta l'attività di controllo sulla produzione e l'imbottigliamento dell'omonima docg. L'ufficialità della cosiddetta "erga omnes" è arrivata con la pubblicazione sulla Gazzetta ufficiale del conferimento da parte del ministero delle Politiche agricole e forestali. Ovvero è stato pubblicato il decreto cui il ministero demanda al Consorzio tutti i poteri per esercitare il controllo su tutta la filiera produttiva del Chianti Classico, un controllo che verrà esercitato indistintamente su tutte le aziende socie e non socie. Il nuovo assetto organizzativo non comporta ulteriori oneri burocratici ed amministrativi per le aziende ed il costo dei controlli applicati verrà equamente ripartito fra viticoltori, vinificatori e imbottigliatori. L'attività di controllo potrà garantire, inoltre, al consumatore la cosiddetta tracciabilità, che diventa così un valore aggiunto su ogni bottiglia di Chianti Classico e si potrà su Internet, perfino ripercorrere tutta la storia della bottiglia, dalla vigna al bicchiere, partendo dal numero apposto sulla fascetta di Stato. "Il controllo da parte del Consorzio - spiega il direttore Giuseppe Liberatore - avverrà su due livelli: una parte documentale su tutti gli utilizzatori della denominazione e una parte a livello ispettivo a rotazione su un campione annuo significativo del 25 per cento". Il Consorzio Vino Chianti Classico, fondato nel 1924, associa oggi circa 600 produttori che rappresentano oltre l'85 per cento del totale. I vigneti complessivi si estendono su settemila ettari fra Firenze e Siena; la produzione media si aggira intorno ai 300mila ettolitri l'anno.


tratto da il Resto del Carlino - 10 novembre 2003
Vini da vetrina a 'Enologica'
(a.v.)
Passatelli asciutti con salciccia e rucola, straccetti di bue al finocchio selvatico, semifreddo ai fichi caramellati. E' uno dei menu delle cene di 'Enologica e del salone del prodotto tipico della Romagna', presentato ieri al centro fieristico di via Risorgimento. Cinquantasei le cantine in fiera, con i vini esposti da sabato 22 a lunedì 24 nei padiglioni di via Risorgimento. Ma ci saranno anche formaggi di fossa, salumi e altri prodotti romagnoli che di questi tempi stanno vivendo un buon momento dal punto di vista della promozione e dell'apprezzamento. L'inaugurazione avverrà sabato 22 alle 14.30. Però, al mattino, alle 10 nella sala Zanelli si svolgerà un forum nazionale su 'Le strade del vino: modelli e strategie a confronto'; tra i relatori, sono attesi il coordinatore regionale delle Strade dei vini, Valentino Bega, Nicola Fabbri, docente di economia del turismo alla Bocconi e Fabio Taiti, presidente del Censis Servizi. Alle 15, tavola rotonda su 'Qualità, servizi, percorsi etici per un turismo sostenibile nelle città del vino della Romagna'. Alla stessa ora, nella sala gialla della tensostruttura, laboratorio del gusto sul 'Pecorino: sulle assi, nella fossa, nella grotta'. Alle 17 i 'Salumi della grande tradizione parmense'. La giornata si concluderà con le cene (con degustazioni guidate dai sommelier Andrea Spada e Roberto Gardini). Prenotazioni 0546 621111 e 620970. Domenica 23 alle 10 laboratorio per gli espositori sull'offerta turistica in Romagna. Nel pomeriggio, dalle 15 alle 17, 'Laboratorio del gusto' con degustazione alla cieca di Sangiovese di Toscana e Romagna e degli 'introvabili' formaggi dei presìdi di Slow Food. Anche domenica, le cene di Enologica. Durante le due giornate, spettacoli folcloristici con artisti locali. La manifestazione si chiuderà lunedì 24 con un'iniziativa riservata ai soli operatori del settore ristorazione, turistico e alberghiero. Attesi dalle 10 nella sala Zanelli oltre mille imprenditori da tutta Italia: assaggeranno i vini di 56 cantine romagnole. Nel pomeriggio il simposio 'Vendemmia 2003: risultanze e degustazioni', nel corso del quale verranno presentati i vini 2003. Ancora lunedì pomeriggio, sotto il tendone degustazione guidata da Saverio Palmieri di Savignon Rosso e degustazione verticale di Sangiovese Riserva del Convito di Romagna a cura di Andrea Spada. Alla presentazione di 'Enologica', c'erano Francesco Carugati, Maurizio Filipucci, Stefano Collina, Edoardo Godoli e Matteo Fantinelli. "Vogliamo rendere 'Enologica' sempre meno sagra e sempre più vetrina specializzata per operatori specializzati", ha detto Carugati. L'assessore provinciale Maurizio Filipucci ha sottolineato la necessità di "compiere sforzi per promuovere i prodotti, perchè la competitività fra i territori è feroce. Malgrado questo, in regione la provincia di Ravenna è la maggiore produttrice di vino per quantità e per superficie dedicata, e la qualità è molto buona" .


tratto da l'Arena - 10 novembre 2003
Il progetto gli è stato affidato anche perché fra i detenuti c'è un ex compagno di studi e imprenditore del ramo vinicolo
Firma veronese sul "vino del carcere"
L'enologo Menini chiamato alla guida della cantina dell'istituto di pena di Velletri
(e.t.)
C'è un professionista veronese dietro il caso enologico dell'anno, ovvero la cantina del carcere di Velletri (Roma): Umberto Menini, ex-direttore della Cantina di Affi, grande esperto di viticoltura biologica, presidente di una piccola società di consulenza enologica, Enofly. Così Menini racconta la sua insolita avventura romana: "Tutto ebbe inizio con un collega, Stefano Lenci, che già lavorava nel progetto di Velletri. Lenci ci disse che la cantina aveva bisogno di una consulenza enologica, e subito si fecero avanti professionisti anche molto celebri. Il motivo? I vini che sarebbero usciti da questa cantina avrebbero portato in etichetta "lo stellone", il marchio di Stato. Una pubblicità mica male per chiunque. Alla fine però, a lavorare per questa cantina del carcere rimasi io". Umanissima la ragione che fece cadere la scelta sull'enologo veronese: dietro le sbarre, Menini aveva ritrovato un ex-compagno di studi, l'imprenditore enologo romano Marcello Bizzoni. Condannato per reati amministrativi e fiscali, Bizzoni era giunto a Velletri nel 2002, proprio quando l'agronomo Craia era alla disperata ricerca di un esperto che si occupasse dei vigneti e facesse nascere la cantina. L'arrivo dell'ex-imprenditore si rivelò pertanto provvidenziale. "Per Marcello fu come rinascere", racconta Menini. "Dopo 8 mesi era già in piena vendemmia, e doveva insegnare il lavoro anche ad altri detenuti". Oggi perciò i due ex-compagni di scuola si ritrovano insieme a lavorare a un progetto comune, che ha già preso la forma di un... "Fuggiasco", ovvero il vino Novello, della commercializzazione del quale si occupa la stessa Enofly. Altri due vini sono in preparazione: il bianco Velletri doc "Quarto di luna" e il rosso "Le sette mandate". È difficile lavorare in un carcere", commenta Menini, "ma c'è tanta buona volontà, tanto entusiasmo e voglia di fare, e non solo nei detenuti, ma persino tra le stesse guardie carcerarie che sono lì a sorvegliarli e intanto assaggiano il mosto, e tra i dipendenti, che s'informano di come procedono i lavori e intanto prenotano le bottiglie. E poi, vuoi mettere la soddisfazione? Il vino di Velletri diventa un simbolo di libertà, qualcosa che esce da un ambiente da cui chi ci lavora non può uscire".


tratto da la Repubblica/Affari & Finanza - 10 novembre 2003
il salone apre il 16 novembre
Salone del Vino. Importante appuntamento a Torino
Quattro giorni per conoscere più da vicino l'universo delle cantine. Questo è in sintesi il Salone del Vino di Torino che sarà inaugurato domenica 16 novembre nel quartiere fieristico del Lingotto dal ministro Gianni Alemanno. Alla rassegna partecipano oltre 1200 aziende e tutti i migliori "territori da vino" d'Italia. Il programma si articola in oltre 50 degustazioni, una trentina di convegni e seminari, la presentazione delle maggiori guide enologiche, un centinaio di incontri commerciali sui quali spicca il workshop messo in piedi dagli organizzatori del Salone, Lingotto Fiere e Promotor International, che portano a Torino 43 operatori commerciali dell'Est Europeo che in due giornate incontreranno circa 200 cantine per un totale di quasi mille contatti. E' la prima offensiva commerciale che le cantine italiane lanciano per conquistare i mercati dei nuovi partners europei.
Tra i temi principali che saranno affrontati nel corso della rassegna c'è l'indagine condotta dall'Osservatorio permanente del Salone del Vino sul consumo in Italia che fa emergere una nuova figura, quella dell'enoappassionato, cioè il consumatore attivo che è capace di diventare una sorta di nuovo canale distributivo per le cantine alimentando la vendita diretta e collocandosi nel mercato come un opinion leader. In primo piano anche il dibattito sui prezzi e sugli eccessivi vincoli che gravano su produzione e distribuzione.
Il Salone, giunto alla terza edizione, si connota per due importanti novità. La prima è il WineShow. Domenica 16 novembre i padiglioni del Lingotto saranno aperti al pubblico (biglietto 25 euro) che potrà entrare in contatto diretto con gli espositori. Previste degustazioni (i cento migliori vini d'Italia, nuove esperienze sensoriali come l'assaggio dei vini accompagnati dalla musica e dai colori, cinquemila etichette a disposizione), momenti di spettacolo con i comici di Zelig, approfondimenti culturali. La seconda novità è il debutto in anteprima dell'Enoteca d'Italia, la neonata struttura promozionale voluta dal ministero.


tratto da la Repubblica/Affari & Finanza - 10 novembre 2003
Un business a prova di crisi legato alla valorizzazione del nostro patrimonio enogastronomico
Salone del Vino. Boom di turisti tra vigne e cantine
di PAOLA JADELUCA
Il Sagrantino di Montefalco, "monumento vegetale", così ha classificato il pregiato vitigno autoctono dell'Umbria la Fondazione Agnelli, prestigioso centro di studi e ricerche torinese nell'ambito di una ricerca condotta sul territorio alla scoperta di nuovi patrimoni culturali. L'opera e l'esperienza. Percorsi di vita dei beni culturali", questo il titolo del lavoro curato da Peppino Ortoleva e Teresa dimostra come l'enogastronomia sia diventata uno dei punti di forza del turismo di alcune aree, in particolare di quella di Montefalco, nella Val D'Umbria, un paese protagonista di uno dei boom enologici più grandi degli ultimi anni in Italia. E che, proprio a partire dal vino, ha poi trovato un pubblico per i suoi musei e i suoi beni culturali. Un processo che è arrivato fino a "trovare un recentissimo esito ricco di forti potenzialità - in termini di immagine, comunicazione e promozione - nella Strada del Sagrantino Comuni di Bevagna, Castel Ritaldi, Giano dell'Umbria, Gualdo Cattaneo e Montefalco", come si legge nello studio della Fondazione Agnelli.
Un matrimonio allo stesso tempo culturale e d'affari per un'area di 284 chilometri quadrati e 22.411 abitanti che, grazie al patrimonio enoturistico, hanno visto rinascere economicamente la loro terra.
Il caso Montefalco e del promotore della rivalutazione del Sagrantino, Marco Caprai, è rimbalzato in tutto il mondo. Emblema di una tendenza alla valorizzazione del nostro patrimonio produttivo che, finalmente, si sta diffondendo nel nostro paese. Una forte spinta al fenomeno dell'enoturismo è arrivata dalla crisi internazionale, generata dagli attentati terroristici dell'11 settembre 2001 e poi dalla guerra in Iraq e dalla Sars, che hanno dirottato i viaggiatori verso destinazioni domestiche, considerate più sicure. Ma passata la congiuntura negativa internazionale si può ben dire che la visita alle cantine, i pellegrinaggi nelle zone caratterizzati da prodotti alimentari tipici e l'agriturismo più in generale sono diventate una costante nei consumatori italiani.
Prendiamo il vino.
Da un sondaggio del Censis, condotto su un campione di 2.000 italiani adulti, risulta che le aree del vino si propongono come magneti dei nuovi turisti. Un tempo meta di pochi, appassionati stranieri, oggi le regioni e i distretti vinicoli attirano tanti italiani. Poli di attrazione sono in particolare le cittàmarchio, come Montalcino (Siena) patria del Brunello, il Chiantishire (tra Siena e Firenze) o Alba (Cuneo) patria del Barolo e del Barbera. Ma accanto alle mete di punta sussiste tra gli italiani un potenziale volume di 10 milioni di "intenzioni e progetti di viaggio" nei singoli micro distretti, per esempio quello del Prosecco, dell'Oltrepò Pavese, del Monferrato. Non solo al nord, ma anche al sud. Il settore vitivinicolo è considerato la punta avanzata delle esportazioni calabresi di prodotti agroalimentari, dicono i dati diffusi pochi giorni fa, in concomitanza con "in Calabria, Terra d'Enotria", l' appuntamento organizzato dall'Associazione Nazionale Città del Vino.
Il 32% degli acquisti di vino avviene oggi direttamente dal produttore, dicono i dati relativi ai canali distributivi. Non solo. Sempre secondo le rilevazioni del Censis proviene dalle cosiddette Città del Vino (i 500 comuni che si sono associati per promuoversi quali polo di attrazione enoturistica) il 65% dei vini segnati nelle guide di settore. Tra le più prestigiose ricordiamo I vini d'Italia dell'Espresso curata da Enzo Vizzari, I vini di Veronelli, Vini d'Italia del Gambero Rosso, Duemilavini dell'Ais, associazione italiana sommelier, che possono costituire un utile bussola per orientarsi anche tra i territori vitivinicoli. Oggi il turismo del vino ha un giro d'affari di 2,5 miliardi di euro, el proiezioni parlano di una crescita dell'8% in termini di presenze e del 10% in termini di fatturato. Sono i dati diffusi dal Movimento Turismo del Vino guidato da Francesco Lambertini. Nato nel 1993, il Movimento turismo del vino a cui una donna, Ornella Venica ha dato grande impulso in passato può ben dire di aver contribuito a far salire a 3,5 milioni il numero di visitatori di cantine in un anno, anche grazie a manifestazione come "Cantine aperte" "Calici alle stelle" e "Benvenuta vendemmia", giornate di festa nazionale dei nostri vigneti. Ma i produttori non restano più alla finestra ad aspettare i visitatori. Sempre più spesso sono loro ad andare incontro ai clienti, con iniziative promozionali finalizzate a portare i loro marchi in giro per l'Italia. Tra i più dinamici i produttori del Trentino e dell'Alto Adige che ha dato vita a "In viaggio con i vini dell'alto Adige", tour di assaggi in diverse città.
Nel 2001 il 5% del fatturato delle cantine associate è stato destinato al sostegno, alla qualificazione e allo sviluppo dell'enoturismo. In particolare si è puntato al miglioramento delle strutture ricettive e di accoglienza, ad iniziative quali corsi di cucina e degustazione, all'organizzazione di concerti, eventi culturali, workshop, seminari sulle tradizioni locali, momenti di promozione e comunicazione. E pensare che ce l'hanno insegnato gli americani, capiscuola in tecnologie ma anche in marketing.
Anche quello del vino. La Napa Valley e la Sonoma Valley sono due grandi poli di attrazione turistica mondiale. Attorno ai quali ruota un business del turismo superspecializzato.


tratto da la Repubblica/Affari & Finanza - 10 novembre 2003
la novita'
Salone del Vino. Nasce «Enoteca d'Italia» per promuovere l'export
di Carlo Cambi
Nelle intenzioni del ministro Gianni Alemanno dovrebbe diventare meglio della Sopexa francese e sostenere l'enogastronomia, uno dei must del made in Italy. Buonitalia è un sistema di società che si fa carico di promuovere sui mercati esteri il meglio del food&beverage nostrano. Anche il vino ha la sua. L'ha presentata il sottosegretario con delega alla vitivinicoltura Teresio Delfino. Si chiama Enoteca d'Italia e farà il coordinamento delle enoteche regionali, si incaricherà di "spendere al meglio le ingenti risorse che abbiamo deciso di investire per rafforzare la presenza italiana e diffondere la cultura del nostro vino". Che ci sia bisogno di una nuova spinta all'export è sicuro: il vino italiano ha avuto pesanti cali in Germania (meno 20 per cento) e negli Usa (meno 10%) e la flessione riguarda anche i top wines.
Enoteca d'Italia diventa operativa proprio dal Salone del Vino ed è strutturata come una società per azioni. A presiederla è stato chiamato Pierdomenico Garrone, già al vertice dell'enoteca regionale del Piemonte, che promette: "Siamo il sigillo, come il nostro marchio che richiama un timbro di ceralacca, della qualità italiana in cantina e la porteremo nel mondo mettendo in rete tutte le attività di promozione, comprese anche le Fiere. Il nostro compito è quello di assicurare, attraverso la massimizzazione delle risorse, la più alta visibilità al vino made in Italy".
E la vecchia e gloriosa Enoteca Italiana di Siena presieduta da Flavio Tattarini, ex onorevole Ds, che fine fa? "Collaborerà con noi" dice Garrone e Delfino aggiunge: "Sarà uno degli strumenti operativi". Ma si sussurra che il centrodestra, spostando la cabina di regia dalla Toscana al Piemonte, abbia voluto per sé perfino la promozione delle bottiglie. Anche se nel vino il mercato preferisce il rosso.



tratto da la Repubblica/Affari & Finanza - 10 novembre 2003
Salone del Vino. Lezioni di enologia su un Dvd
Il bicchiere in mano e la storia del suo contenuto davanti agli occhi. Il vino, le sue vicende storiche, gli uomini e le terre che lo hanno prodotto sono su un Dvd che verrà abbinato alle etichette prodotte nella tenuta di Montepò, in Maremma, da Jacopo Biondi Santi, un cognome legato indissolubilmente al Brunello di Montalcino, ma che sta puntando anche su altri territori e vitigni. Attraverso video e filmati interattivi, la storia della famiglia, la filosofia che è dietro le bottiglie, ma anche i sacrifici, gli investimenti e le energie spese completano la degustazione del vino per chi voglia approfondire la conoscenza della produzione nei minimi particolari, assaporando notizie, consigli e approfondimenti sulla viticoltura e la vinificazione assieme al vino stesso. Una full immersion nell'enologia per conoscere meglio il prodotto.
(l.t.)


tratto da la Repubblica/Affari & Finanza - 10 novembre 2003
il caso
Salone del Vino. Se la cantina è firmata dal designer
Dopo grandi palazzi, chiese, sinagoghe, piazze, centri sportivi e funivie l'architetto Mario Botta ha impresso il suo marchio su una cantina vinicola, la cantina Petra di San Lorenzo Alto, vicino Suvereto, in Toscana. Un segnale di rilievo, che la dice lunga sull'importanza che i produttori di oggi attribuiscono al loro lavoro. A fare scuola in questo ambito è Vittorio Moretti, presidente del gruppo Terra Moretti, radicato in Franciacorta con i marchi Bellavista e Contadi Castaldi e ora seriamente intenzionato a conferire una sua personale impronta anche alla realtà vitivinicola della Maremma, un'area in forte sviluppo enologico.
"Volevamo una cantina moderna, funzionale, ma rispettosa delle tradizioni di un territorio unico, la Maremma toscana, ricco di storia e di intatta bellezza paesaggistica. Mario Botta ha dato un volto bello, espressivo e sincero alla razionalità del nostro pensiero produttivo", ha commentato Vittorio Moretti nel corso dell'inaugurazione dell'edificio, avvenuta a metà ottobre scorso.
Il geniale architetto ticinese ha saputo dare forma a questo progetto. "Il progetto vuole le essere una reinterpretazione delle antiche dimore di campagna toscane in cui il disegno delle coltivazioni, in questo caso i vigneti, era parte integrante del disegno architettonico", ha spiegato Mario Botta. Inconfondibile la "cifra" dell'architetto: c'è un che di esotico, in tutta la struttura che ricorda gli osservatori astrologici di Jaipur e Delhi, in India e richiama la tradizione orientale.
L'edificio centrale cilindrico è caratterizzato, infatti, da una scalinata che conduce in un punto di osservazione elevato posto tra cielo e terra. Terrauomocielo è proprio la triade al centro del simbolismo orientale. Le linee del prospetto frontale, in particolare della struttura centrale, hanno ispirato il marchio dell'azienda Petra: i segmenti radiali della corona circolare sono diventati dei raggi che ampliano i riferimenti simbolici al fiore e al sole. Ma anche all'ambiente circostante. Il cilindro centrale è circondato da una zona vegetativa che crea un effetto cromatico mutevole a seconda delle stagioni.
Terra Moretti è un marchio che raggruppa diversi settori imprenditoriali tutti legati al nome di Vittorio Moretti. Da quello dell'edilizia industrializzata applicata alle grandi costruzioni, alle realizzazioni in legno lamellare, dal cantiere navale alla produzione dei grandi vini di Franciacorta, alla ristorazione e al turismo di qualità.
Ora la nuova scommessa, col terreno acquistato nel 1997. La cantina Petra, circondata da 300 ettari di vigneto, dispone di una capacità produttiva di 800 mila bottiglie. È stata interamente costruita dalla divisione edilizia del gruppo Moretti che ha disegnato anche il layout produttivo. Grande attenzione è stata dedicata anche all'impatto sociale ed economico della struttura, che si integra perfettamente con l'ambiente circostante. Basti dire che il progetto è rimasto affisso sei mesi in Comune, per dare a tutti la possibilità di segnalare eventuali impatti negativi.
La ricera dell'ideale equilibrio tra la necessaria funzionalità di un edificio creato su misura per un processo produttivo particolare e l'aspetto estetico di un luogo che punta a valorizzare il territorio: questa la filosofia del progetto che colpisce l'occhio a prima. Si presenta, per usare le parole dello stesso Botta, come un grande fiore che si stende lungo tutta la collina ridefinendone il paesaggio.
(p.jad.)


tratto da il Giorno - 8 novembre 2003
Cin cin: giovani cantine crescono con le bollicine della Franciacorta
CAPRIOLO (Brescia) - Prodotti tipici, cibi, olio, sfiziosità e vino. Milano si prepara a diventare la capitale del gusto d'Italia, per quell'«Expo dei sapori» (info, www.expodeisapori.it) che, dal 13 al 18, porterà nei padiglioni della Fiera il meglio dell'agroalimentare nazionale. Oltre 900 i produttori che parteciperanno alla manifestazione, 30 mila i metri quadri riservati agli spazi espositivi, 64 gli stage, particolarmente ricco il calendario di corsi di cucina, degustazioni, dibattiti e incontri. Fra i «Top hundred», il premio con cui il Club di Papillon e la Fiera di Milano incoroneranno i migliori cento vini d'Italia, la cantina dei Fratelli Muratori di Capriolo, che, seppur fondata di recente (nel '99), fin dagli esordi si è imposta all'attenzione di critici ed enofili per la serietà dell'impostazione e per la qualità dei suoi prodotti.
Da provare quel Franciacorta docg Villa Crespia Numero zero Dosaggio zero che, realizzato con uve chardonnay, nel bicchiere conquista con il suo colore giallo paglierino brillante, il suo perlage fine e persistente, la sua spuma copiosa e densa, i suoi profumi fini ed eleganti di lieviti, crosta di pane, fiori, le sue invitanti note fruttate e i suoi equilibrati sentori di agrumi. Con il suo gusto morbido e armonico, la sua struttura e la sua freschezza è ideale a tutto pasto: ottimo come aperitivo, in tavola fa matrimonio d'amore con crostacei, pesci, carni bianche e formaggi di media stagionatura.
Ma.Ga.


tratto da il Tempo - 4 novembre 2003
Assoenologi: la vendemmia più povera degli ultimi 50 anni
Anticipata e breve. Nel Lazio produzione in calo del 5%, in Abruzzo del 10%
ROMA - La vendemmia 2003 è tra le più povere degli ultimi 50 anni: si produrranno, infatti, meno di 45 milioni di ettolitri di vino, praticamente la stessa quantità dello scorso anno, oltre 8 milioni di ettolitri in meno rispetto alla media degli ultimi cinque anni (di 53,2 milioni di ettolitri). A dirlo è l'Associazione Enologi Enotecnici Italiani, che riunisce i tecnici del settore viti-vinicolo, fondata nel 1891. Nel suo rapporto annuale l'Assoenologi fornisce i dati definitivi di quest'anno, sottolineando che quella attuale sarà ricordata come la vendemmia più anticipata (anche di 20 giorni) e la più breve dal dopoguerra (in certe zone si è esaurita in quattro settimane) rispetto alla media. "Quanto a qualità", spiega il direttore generale dell'associazione, Giuseppe Martelli, "l'annata è migliore di quella passata: i vini bianchi manifestano una discreta freschezza ed una certa potenzialità olfattiva; per i rossi, invece, diverse sono le punte di ottimo nelle zone che, in settembre, hanno beneficiato di temperature adeguate, escursioni notturne di un certo rilievo e di qualche precipitazione. Circa le previsioni di mercato, le contrattazioni hanno assunto prima toni euforici, per essere, poi, ridimensionate". Nel Lazio c'è un 5% in meno rispetto alla vendemmia del 2002. Nel comprensorio dei Castelli Romani, dopo 150 giorni senza precipitazioni, sono bastati pochi millimetri di pioggia nella prima decade di settembre per ritonificare gli acini. Qualità e quantità sono alquanto eterogenee e determinate nelle diverse zone dal livello di precipitazioni e dal fatto di aver soccorso o meno la vite nei periodi di maggiore crisi. Si produrranno pertanto circa 2.700.000 ettolitri di vino contro gli oltre 3.300.000 della media quinquennale. Nella sua eterogeneità la qualità è complessivamente più che buona, con diverse punte di ottimo, tanto che per il Lazio, sotto certi aspetti, questa vendemmia sarà da ricordare. La tendenza del mercato all'ingrosso fa registrare un incremento dei prezzi dei mosti e dei vini che va dal 10 al 20%, a seconda delle varietà e delle tipologie. In Abruzzo si registra un meno 10%. Quantitativamente si stima un decremento produttivo di circa il 10% rispetto a quello del 2002. La qualità è alquanto eterogenea, nel senso che l'ottimo si confonde con il buono ed il mediocre con l'eccellente. I riscontri di cantina mettono in evidenza che il prodotto proveniente dalle uve nelle zone con terreni più freschi e con adeguati portinnesti è di ottima qualità. Per quanto riguarda le contrattazioni, si riscontrano prezzi all'ingrosso di quasi il 10% in più della passata vendemmia per i bianchi, mentre i rossi rimangono sui livelli dello scorso anno.


tratto da il Tempo - 4 novembre 2003
La guida dei sommelier con un gran galà assegna i "5 grappoli"
ROMA - La rosa in una stanza dipinta da Magritte spicca sulla copertina in seta blu della quinta edizione di Duemilavini 2004, il Libro Guida ai Vini d'Italia, realizzato dai sommelier per i sommelier, ma anche per il popolo del vino e per tutti coloro, curiosi e appassionati, che desiderino consultare un testo semplice e professionale. Sono 1504 pagine che recensiscono 1257 Aziende: oltre 13mila i vini che sono stati degustati, circa 800 i finalisti e, infine, 372 quelli premiati con i prestigiosi 5 Grappoli, punteggio dell'eccellenza. Quest'anno è il Piemonte a fare la parte del leone con 88 etichette eccellenti, contro le 84 della Toscana. Il Friuli Venezia Giulia è in terza posizione con 39, seguito dal Veneto con 20. Alti i livelli un po' dappertutto in Italia: Alto Adige e Marche collezionano 18 Cinque Grappoli, 16 vanno alla Sicilia, 14 alla Campania, 13 alla Lombardia. Molto bene l'Abruzzo, con 10 vini dell'eccellenza e appena più sotto l'Umbria, la Puglia, l'Emilia Romagna e la Sardegna. Trentino e Lazio sono a quota 6; si accodano Basilicata, Calabria, Liguria e Val d'Aosta. E grande festa sabato prossimo all'Hotel Hilton di Roma, in occasione della presentazione della guida. Dopo l'incontro con la stampa del primo pomeriggio, si terrà la premiazione dei produttori con la consegna dei 5 grappoli e dei tastevin, lo speciale "cucchiaio" simbolo dei sommelier. Alle 20 sarà poi la volta della degustazione dei premiati e della cena "di abbinamento", realizzata da Gianfranco Vissani nel Salone dei Cavalieri: 372 le etichette presenti e un sommelier per ciascun tavolo a curare il servizio. L'Ais, l'Associazione dei sommelier, svolge una grande attività di corsi e organizza numerose degustazione a Roma e sull'intero territorio nazionale. Lo stage per diventare sommelier (che nella capitale parte proprio domani, 4 novembre) è in 50 lezioni. A sorpresa l'aumento delle donne è maggiore rispetto a quello degli uomini: "Abbiamo un 'turn over' di 10mila iscritti ai corsi annui, di cui 2500 solo a Roma. - spiega il presidente nazionale Ais, Franco Ricci - La percentuale femminile tra i partecipanti si attesta intorno al 44-46% in tutta Italia, un successo che testimonia l'appeal dell'Ais nei confronti delle donne e quello delle donne nei confronti del vino. Perché riescono meglio? Secondo me dipende dal fatto che sono più curiose e più brave degli uomini, avendo più confidenza con i profumi; sono, inoltre, più attente alla sfera della sensorialità".


tratto da Corriere della Sera - novembre 2003
Si stappa il novello: sono 170 i produttori al Salone del vino
"La siccità ci ha spaventati, ma sarà un anno buono" Sul mercato 19 milioni di bottiglie.
di Francesco Arrigoni
VICENZA - Se il buongiorno si vede dal mattino, l' annata del vino si vede dal novello. Ed è per questo che sommelier, ristoratori e enofili come ogni anno sono in trepida attesa della data di mercoledì 5 novembre quando, alla fiera di Vicenza, si terrà il Salone del vino novello italiano (giunto alla sua sedicesima edizione) e alle ore 10, madrina della cerimonia Matilde Brandi, scoccherà l' ora del déblocage, termine francese che segna la messa in commercio ufficiale del primo vino dell' annata 2003. E il 2003 sarà una buona annata. Parola di Franco Giacosa, enologo delle Zonin di Gambellara, l' azienda vitivinicola privata più importante d' Italia. "Temevamo molto per gli effetti della siccità, che ha prodotto uve dalle ""bucce di cuoio"" difficili da fermentare. Ma i risultanti per i novello sono più che buoni, c' è un buon colore, una buona gradazione intorno agli 11,5 gradi. Siamo fiduciosi anche per i vini rossi ""normali"", il 2003 sarà una buona annata". Il novello deriva dal più celebre Beaujolais Nouveau francese prodotto sin dagli anni Cinquanta nell' omonima regione, con uve gamay utilizzando il processo della macerazione carbonica (le uve ammostate fermentano in un contenitore chiuso dal quale non può uscire l' anidride carbonica), grazie al quale in poche settimane si riesce ad ottenere un vino fresco e fragrante. Ma il nouveau all' italiana ha una storia molto più recente, cominciata più di vent' anni fa da Angelo Gaja di Barbaresco che mise in commercio il Vinot. Da allora il novello si produce con i vitigni più disparati (oltre sessanta) e in ogni regione d' Italia. Le zone di maggiore produzione sono Veneto (che da sola produce il 30% del totale), Toscana, Friuli e Piemonte, mentre i vitigni maggiormente utilizzati sono merlot, cabernet e sangiovese. Quest' anno le stime - fornite da Pino Khail di Civiltà del Bere, organizzatore del Salone del Novello - parlano di una produzione di quasi 19 milioni di bottiglie di vino con una crescita rispetto all' anno precedente del 5,7%. Dato importante se riferito a questa vendemmia che è tra le più scarse del secolo, segno che molti produttori, pur di mantenere il novello, hanno rinunciato ad altri vini. Sempre secondo le stime di Khail il prezzo medio di un novello 2003 sullo scaffale dell' enoteca si aggirerà intorno ai 7 euro la bottiglia. Alla rassegna di Vicenza partecipano circa 170 produttori da tutta Italia, con una leggera flessione sul numero di partecipanti. Quando si parla di novello il mondo dei consumatori si divide. Molte enoteche lo disprezzano e lo bandiscono dai loro scaffali. Mentre invece per tanti altri il novello merita tutto il rispetto degli altri vini. Innanzitutto è un appuntamento importante che segna l' inizio della nuova annata. E' un vino rosso (solo rarissimi novelli sono bianchi) immediato, fragrante, fruttato, leggero. E non costa moltissimo. E lo si ami o no, è un vino che vive "l' espace d' un matin", due-tre mesi al massimo. E allora dopo avere scherzato con il novello, si può tornare a bere i vini importanti.


tratto da Corriere della Sera - 4 novembre 2003
Un moscato rosa diventa il "Vino del Presidente"
di Andrea Silla
MILANO - Da domani, ne siamo sicuri, andrà a ruba. Lo potranno comprare tutti gli amanti del suo gusto particolare, chi per accompagnarlo a un dessert e forse anche coloro che, almeno a tavola, vorranno sentirsi "importanti". Ieri, in occasione della quarta giornata dei "Vini di Lombardia", un moscato rosa di Biancone, in Valtellina, è stato nominato "Il vino del Presidente", accogliendo così la richiesta del Presidente della Repubblica Ciampi che durante la sua visita a Sondrio aveva apprezzato la qualità del vino lombardo. Al Circolo della Stampa, alla presenza della vicepresidente della Regione Viviana Beccalossi, è stato presentato ufficialmente il vino "presidenziale". Ma la manifestazione è stata anche l' occasione per fare il punto sulla situazione vinicola in Lombardia. I prodotti lombardi sono ormai diventati sinonimo di altissima qualità, come testimoniano i riconoscimenti attribuiti dai massimi e sperti in materia. In regione, oltre alla Franciacorta (che è la prima area i taliana per produzione) si sta affermando come l' area vinicola Doc dell' Oltrepò pavese. Come ogni anno, la giornata dei "Vini di Lombardia" rappresenta anche un appuntamento per la presentazione delle "guide": quest' anno è stata la volta delle guide Veronelli di alberghi, ristoranti e, naturalmente, vini. L' edizione del 2004 segnala 2.181 aziende con più di diecimila vini degustati. A conferma di quanto detto nella rassegna, le "bollicine" lombarde godono di ottima salute: su 35 vini da "tre stelle", 9 sono lombardi. Veronelli ha integrato il suo intervento con una difesa dei prodotti tipici: "Dovrebbe essere data ai produttori della città e della provincia la possibilità di fare il Panettone di Milano, realizzato con burri lombardi. Quello prodotto fuori con lo stesso marchio dovrebbe essere fuorilegge". Per il prossimo Natale, dunque, i più chic non avranno scelta: sulle tavole imbandite non potrà mancare il "Panettone di Milano". Che, ovviamente, dovrà essere accompagnato dal superlativo "Vino del Presidente".


tratto da Corriere della Sera - 2 novembre 2003
Iniziativa in Toscana
Un "Sms" avvisa se la peronospora sta per colpire
di Gasperetti Marco
La mosca delle olive sta per attaccare? La "tignoletta" è pronta ad invadere i vigneti? La peronospora è in agguato? Niente paura, ci pensano gli Sms, sì proprio i messaggini che si inviano al telefono cellulare tanto amati dai teen-ager. A leggerli, stavolta, però sono gli agricoltori toscani. Ne sono già partiti più di tremila per avvertire, per esempio, che la mosca delle olive stava per attaccare e in questo modo i coltivatori hanno avuto tempo di organizzare un piano di difesa. L' idea di ricorrere a un "Sos via Sms" è venuta all' Arsia, l' agenzia toscana per lo sviluppo dell' innovazione del settore agricolo, che ha organizzato una rete di allarme con 650 punti di rilevamento. "Abbiamo iniziato con la mosca delle olive spiega Massimo Ricciolini, fisiopatologo dell' Arsia abbiamo scelto alcuni oliveti campione, nei quali sono state fatte osservazioni e installate trappole per catturare gli insetti, e poi quando ci siamo accorti che i parassiti hanno iniziato a depositare le uova in una percentuale allarmante abbiamo dato l' allarme agli agricoltori iscritti al servizio inviando loro con il computer gli Sms". Il servizio ha avuto così successo che adesso l' Arsia lo sta allargando per combattere altre "piaghe". Come la peronospora, la malattia terribile che fa marcire la vite, e la tignoletta , un insetto che depone le uova sugli acini dell' uva, la danneggia e favorisce la nascita di funghi. Marco Gasperetti mgasperetti@corriere.it 650 i punti di rilevamento in Toscana. 3.153 gli Sms inviati agli agricoltori. 4 i mesi trascorsi con il nuovo servizio. 10 le province monitorate


tratto da la Nazione - 2 novembre 2003
Il Novello italiano brucia sul tempo il cugino francese
ROMA - Ventuno milioni di bottiglie per quasi 160mila ettolitri di produzione ottenuta in circa 400 cantine nazionali sono pronte per essere stappate a partire da giovedì prossimo. La data è stata fissata da un decreto del ministero delle Politiche agricole per iniziare ad acquistare il vino novello, il primo a essere imbottigliato e che dovrà essere consumato entro i prossimi 6 mesi per mantenere le proprie caratteristiche qualitative. Rivincita nella produzione E' quanto stima la Coldiretti nel sottolineare l'aumento della produzione italiana di Novello (5 per cento in più rispetto allo scorso anno) che raggiungerà il mercato con due settimane di anticipo rispetto al Beaujolais Nouveau francese, che si potrà assaggiare solo a partire dal terzo giovedì di novembre. Ma se sui tempi di uscita del vino "nuovo" l'Italia batte la Francia, i cugini d'oltralpe mantengono il primato quantitativo comunitario nella vendemmia 2003, la più scarsa degli ultimi dieci anni in Europa. Infatti, nonostante un calo del 9% e una produzione di 47,3 milioni di ettolitri, la produzione francese si mantiene comunque superiore a quella prevista per l'Italia, dove si stima un aumento dell'1% per un volume di 45 milioni di ettolitri. Livelli quantitativi dunque contenuti che hanno però avvantaggiato la qualità del Novello 2003 che - sostiene la Coldiretti - si preannuncia positiva anche perché la raccolta anticipata di uve ben mature ha favorito valori ottimali di macerazione carbonica. Negli ultimi 15 anni le aziende coinvolte nella produzione di Novello sono aumentate di quattro volte, passando da 50 a circa 400 (60% al nord, 25% al centro e 15% nel sud). Il fatturato stimato è pari a quasi 90 milioni di euro e la maggiore concentrazione delle imprese è in Veneto e in Toscana, dove è prodotto quasi il 50% del Novello, ma con una espansione anche al sud: in Puglia, per esempio, dove si calcola saranno prodotte oltre un milione di bottiglie. Il Novello, nato negli anni '50 in Francia nella regione Beaujolais, esercita una forte attrattiva soprattutto sul pubblico dei più giovani e meno esperti per la sua leggerezza, la bassa gradazione (11 gradi), il bouquet aromatico, la trasparenza del colore, rosso rubino. Anche grazie a questo prodotto, i giovani hanno imparato ad apprezzare le enoteche per degustazioni, luoghi che negli ultimi anni hanno preso sempre più piede sostituendosi perfino alle discoteche. E' quanto emerge dai dati raccolti dall'associazione italiana sommelier del Lazio e dalla guida Duemilavini. Giovani sommelier "Il fatto più significativo - commenta Franco Ricci, presidente dell'associazione - è che il 34-37% degli iscritti ai nostri corsi (in totale circa 10mila, ndr) per diventare sommelier sono giovani tra i 18 e i 35 anni. Le nuove generazioni hanno voglia di conoscere e approfondire la cultura del vino e lo fanno affollando enoteche e wine bar, a scapito della frequentazione delle discoteche".
(r. i.)


tratto da Alto Adige - 2 novembre2003
INIZIATIVA DELLA CANTINA PRODUTTORI
Quando l'etichetta diventa opera d'arte
MERANO. Vino ed arte, un legame che si va facendo sempre più stretto. E diffuso. Una serata particolare in questa direzione è stata organizzata per la presentazione del nuovo progetto della cantina produttori di Merano intitolato "Merinum Art". Diverse autorità presenti nella sede di via San Marco, dall' assessore provinciale Werner Frick al suo collega Michl Laimer, dall'assessore comunale Veronika Stirner Brantsch a Toni Gögele e tanti altri ancora, a testimoniare dell'importanza dell'evento eno-culturale.
L'enologo Stefan Kapfinger ha spiegato lo scopo dell' iniziativa che consentirà, ribadendone l'importanza, di promuovere giovani artisti che avranno la possibilità di creare l'etichetta per un nuovo vino chiamato appunto "Merinum Art" e di esporre di conseguenza le proprie opere nei locali della cantina stessa.
A dare il via a questa iniziativa è stata l'artista bolzanina Petra Huber, che ha esposto una ventina di opere nei locali della cantina produttori di Merano per due settimane.
Il critico d'arte Christoph Egon Tscholl ha trovato le parole adatte per spiegare l'attività artistica di Petra Huber. Ha ammirato la sua creatività, l'espressione ed il suo talento nel disegno. "Sono opere le sue - ha avuto modo di dire - piene di sentimento che esprimono passione e risvegliano ricordi anche in coloro che li osservano".
L'enologo Kapfinger ha invece avuto modo di sostenere e ribadire con convinzione che l'arte ed il vino hanno tante cose in comune. "Il grande successo che ha riscontrato questa prima edizione della nostra iniziativa - ha sottolineato - ci conferma che l'idea è buona e ci da la forza per continuare in questa direzione". Insieme alla degustazione di questo nuovo prodotto realizzato dall'effervescente staff della Cantina produttori di Merano, la serata è proseguita fino a tardi con musica ed altre delizie dell'Alto Adige.


tratto da l'Eco di Bergamo - 3 novembre 2003
Veronelli: bere vino è come ascoltare un racconto
I "primi" cinquant'anni di carriera del principe dei giornalisti enogastronomici
di Pierluigi Saurgnani
Stamattina alle 11 al Circolo della Stampa di Milano, Luigi Veronelli racconterà la sua cinquantennale carriera di giornalista enogastronomico. Nel corso dell'incontro saranno anche presentate le guide Veronelli del vino, dei ristoranti e degli alberghi.

Nel 1956 Luigi Veronelli aveva 30 anni, era giornalista al Giorno e aveva una grande passione: gli studi filosofici e sociali. Chiese, allora, al direttore del neonato quotidiano milanese, Italo Pietra, di poter scrivere di questi argomenti, ma il capo obiettò: "Abbiamo già importanti filosofi e sociologi come collaboratori su questi temi. Tu non hai qualche altra passione?". Il giovane Veronelli spiegò al direttore che uno dei suoi piaceri più grandi era quello di scoprire e assaggiare i prodotti della terra. Pietra gli diede l'incarico di occuparsene immediatamente. Nacquero così i primi reportage di Veronelli nelle campagne di tutta Italia, inchieste che ebbero risonanza sulla stampa estera.
Oggi, a 77 anni di età, Veronelli - milanese "naturalizzato" bergamasco dato che nella nostra città risiede da moltissimi anni - è l'indiscusso principe dei giornalisti enogastronomici italiani (anche se lui si schermisce e dice: "Sono solo il più vecchio"). È il nume tutelare del buon vino italiano e da sempre ripete: "Il peggior vino contadino è migliore del miglior vino industriale". Da qualche anno ha intrapreso anche una crociata contro l'olio industriale "lampante" delle multinazionali ("Si fregia del titolo di olio extravergine di oliva senza esserlo") e per la valorizzazione di quello genuino. Ha dato vita al "disciplinare Veronelli" per l'olio d'oliva autentico ma ammette: "È la mia battaglia più difficile".
Nella casa di via Sudorno, attorniato da giovani discepoli enofili, o in giro per l'Italia e il mondo, continua la sua cinquantennale attività con ritmi giovanili. Non fa più, come diceva una volta, assaggi per complessive quattro bottiglie al giorno, ma un po' meno: "Comunque mai sotto i dieci bicchieri al giorno", dice.
Lei lo fa per lavoro ma è una dose da consigliare, Veronelli?
"No certo. Anche il mio medico mi raccomanda, data l'età, più prudenza. Ma io spero di arrivare a cent'anni e di scrivere un libro sulla mia vita. Potrei intitolarlo "Un secolo divino"".
"Chi beve vino campa più del medico che glielo proibisce", è una battuta attribuita a Mussolini.
Si rifà a un vecchio detto contadino. Comunque, la dose giusta potrebbe essere quella seguita da mio fratello gemello che beve due bicchieri a pasto, anche se io contesto i medici quando prescrivono una dose uguale per tutti. Per me, dipende molto da quanto ciascun fisico riesce a tollerare. I monaci di Astino, nel 1200, avevano una dotazione quotidiana di quattro litri a testa. Certo, allora il vino era alimento e poi loro lavoravano come bestie".
Oggi le cose sono cambiate. E anche il vino è cambiato, no?
"Di sicuro. Le faccio un esempio. Nei primi anni Sessanta mi trovavo, per il Giorno in Calabria, a Melissa, per l'anniversario dell'ultimo eccidio dei braccianti agricoli. Un collega dell'Unità , che era del posto, mi portò vicino a Cirò dove i contadini facevano un vino bianco, di nome Montonico, che era quasi impossibile accostare alle labbra, tanto era lavorato male. Oggi, sempre in quelle zone, grazie a una tecnica di gran lunga migliorata, si fa uno dei migliori bianchi d'Italia, l'Efeso. La stessa cosa è successa un po' in tutta Italia".
Anche da noi?
"Sì, il Valcalepio ha fatto notevoli passi avanti e altri ne può fare ancora. Lo stesso discorso vale per il Moscato di Scanzo: è migliorato anche se si attende ancora il grosso salto di qualità in grado di rivoluzionare questo prodotto".
Il miglior vino da lei assaggiato?
"Un Porto. Avevo 26 anni ed ero in Portogallo per conoscere i vini di quel Paese. Assaggiai quel Porto Quinta de S.Maria . Ecco, oggi, davanti a un plotone di esecuzione, come ultimo desiderio chiederei un bicchiere di quel Porto, che mezzo secolo fa mi offrì una splendida ragazza".
Ah, anche per quello
"Sì, beh, c'era anche quell'elemento". È vero che, come diceva Mario Soldati, che "il vino è la poesia della terra"?
"Verissimo. Ma il mio amico Mario diceva anche che il vino è per l'anima ciò che è l'acqua per il corpo. Bere vino per me è come ascoltare un racconto, è il compagno privilegiato di un uomo. Per il cibo non è esattamente così, anche se sono contento che oggi vi sia più attenzione ai cibi genuini e si riscoprano i prodotti di una volta come, per fare un esempio, la patata di Martinengo. Sono, in fondo, i valori che cantava Lucrezio, l'armonia con la natura. Il vino, però, ti ricorda la storia, la cultura di una terra, la fatica dei contadini che l'hanno prodotto. Il vino, a differenza di un frutto, si ripete e ti regala la gioia del "gusto del gustato". Sembra retorica, ma non lo è. E non è vero che il vino annebbia sempre la mente: Galileo, a un amico che gli aveva regalato una damigiana, ringraziò dicendo che il vino non solo era buono ma lo aveva anche aiutato a risolvere un problema che prima gli sembrava complicatissimo".
Galileo, Soldati. Ma anche Hemingway, Gianni Brera. Secondo lei il grande Ernest se ne intendeva o si limitava a ingurgitare Valpolicella in dosi industriali? E "Gioànbrerafucarlo"?
"Non ci sono prove che Hemingway fosse un intenditore. Secondo me, il suo interesse per il vino era solo di tipo quantitativo. Gianni invece era davvero un esperto. La differenza tra Brera e Soldati era che il primo era sempre critico ed esprimeva i suoi taglienti giudizi digrignando i denti, il secondo invece si lanciava in altissime grida di entusiasmo".
Tra Italia e Francia chi vince la partita del vino?
"Nelle bollicine, loro. Lo champagne (che, detto tra parentesi, non va assolutamente bevuto nei bicchieri a "flûte") è un gradino più su del nostro spumante, perché ha una terra con una marna di grandissima profondità. Nei rossi, invece, noi. Lo ammette anche la mia compagna, che è francese".
E altri rivali, provenienti magari dall'Australia, dal Cile o dalla California?
"Non esistono. Sono monotoni, si tratta sempre dei soliti 3-4 vitigni: Chardonnay, Merlot, Cabernet-Sauvignon, Syrah. Non c'è confronto con i 2 mila vitigni italiani. Disse bene una volta la baronessa di Rothschild: "La concorrenza straniera? Comincerò a preoccuparmene fra duemila anni"".
Concludiamo, Veronelli. Cosa pensa degli astemi? Diffida di loro?
"No, perché dovrei. Anche perché possono sempre guarire dalla loro malattia".
E come medicina cosa consiglierebbe?
"Come primo approccio, a una donna suggerirei un Moscato d'Asti, ovviamente di una buona casa vinicola contadina; a un ragazzo, invece, un Bardolino o una Valpolicella leggera, che non aggredisca".
E lei con cosa iniziò?
"Terapia d'urto. Mio padre, che se ne intendeva, mi versò una grande Barbera. Avevo nove anni".
E così nacque Veronelli.



tratto da News Coldiretti - novembre 2003
Vino, 21 mln di bottiglie per il novello 2003
Ventuno milioni di bottiglie per quasi 160mila ettolitri di produzione ottenuta in circa 400 cantine nazionali sono pronte per essere stappate a partire dalle ore 00.01 di giovedì prossimo 6 novembre, data fissata da un decreto del ministero delle Politiche Agricole per iniziare ad acquistare il vino Novello, il primo vino a essere imbottigliato e che dovrà essere consumato entro i prossimi 6 mesi per mantenere le proprie caratteristiche qualitative. E' quanto stima la Coldiretti nel sottolineare l'aumento della produzione italiana di Novello (+5% sullo scorso anno) che raggiungerà il mercato con due settimane di anticipo rispetto al Beaujolais Nouveau francese, che si potrà assaggiare solo a partire dal terzo giovedì di novembre (il 20). Ma se sui tempi di uscita del vino "nuovo" l'Italia "batte" la Francia, i cugini d'oltralpe mantengono il primato quantitativo comunitario nella vendemmia 2003, la più scarsa degli ultimi dieci anni in Europa, nonostante un calo del 9 % e una produzione di 47,3 milioni di ettolitri che si mantiene comunque superiore a quella prevista per l'Italia dove si stima un aumento dell'1% per un volume di 45 milioni di ettolitri. Livelli quantitativi dunque contenuti che hanno però avvantaggiato la qualità del Novello 2003 che - sostiene la Coldiretti - si preannuncia positiva anche perché la raccolta anticipata di uve ben mature ha favorito valori ottimali di macerazione carbonica. Negli ultimi 15 anni - prosegue la Coldiretti - le aziende coinvolte nella produzione di Novello sono aumentate di quattro volte passando da 50 a circa 400 (60% al nord, 25 % al centro e 15% nel sud), con un fatturato stimato pari a quasi 90 milioni di Euro e una maggiore concentrazione delle imprese in Veneto e in Toscana dove è prodotto quasi il 50% del Novello, ma con una espansione anche al sud come in Puglia dove si stima saranno prodotte oltre un milione di bottiglie. Il Novello, nato negli anni '50 in Francia nella regione Beaujolais, esercita una forte attrattiva soprattutto sul pubblico dei più giovani e meno esperti per la sua leggerezza, la bassa gradazione (11 gradi), il bouquet aromatico, la trasparenza del colore, rosso rubino. Il metodo di vinificazione utilizzato è stato messo a punto negli anni '50 dal ricercatore francese Flanzy ed è - conclude la Coldiretti - profondamente diverso da quello tradizionale: le uve del novello, infatti, non vengono pigiate e successivamente fermentate come nel caso dei vini tradizionali, ma viene invece effettuata la fermentazione direttamente con gli acini interi in modo che solo una piccola parte degli zuccheri presenti si trasformi in alcool, conferendo al vino il caratteristico gusto amabile e fruttato.


tratto da Cigar Style - novembre 2003
Tutto pronto per il decennale di Casa del Habano Partagas
Tre giorni a Cuba, per festeggiare la Casa del Habano più famosa
Notizia per i (pochi) cigaraficionado che ancora non lo sanno: a novembre la Casa del Habano Partagas dell'Avana compie dieci anni. I festeggiamenti dureranno tre giorni, dal cocktail di benvenuto di mercoledì 21 nel complesso periferico della Giraldilla alla chiusura in grande stile di venerdì 21: la cena di gala all'Hotel Nacional de Cuba.In mezzo, numerose altre attività, inclusa la visita alla celebre fabrica Partagas, la degustazione dei dieci sigari più venduti dalla Casa (principalmente Partagas, Cohiba, Montecristo e Romeo y Julieta), l'esposizione di accessori vari. Il torcedor José Cairo proverà ad arrotolare un puro da 11 metri (se riuscisse si tratterebbe del record mondiale). Indiscrezioni sussurrano la presenza alla cena di gala di Jack Nicholson e Gerard Depardieu, noti amici Partagas.Abel Expòsito Diaz (già proclamato Uomo Habano per la vendita al dettaglio) è il manager che gestisce dal 1993 la Casa del Habano Partagas, la più vecchia tra le 88 sparse nei cinque continenti. L'anno scorso ha venduto tre milioni di puros e durante i primi tre mesi di quest'anno ha ricavato un milione di dollari, con profitti di circa la metà.Casa del Habano è un franchisee posseduto da Habanos SA. Dal punto di vista amministrativo, lo stabilimento è retto da Tiendas Habano, a sua volta appartenente al gruppo del turismo Cubanacán SA, one delle maggiori compagnie statali di Cuba.Ad agosto la cena di gala era stata già prenotata da 200 persone su 400 posti disponibili (principalmente americani, canadesi, spagnoli e italiani). Il costo per partecipare alla tre giorni è di 170 dollari.
Per informazioni e prenotazioni:
La Casa del Habano
c/o Partagas Cigar Factory,
Industria No 520,Habana Vieja
partagas@tuhv.cha.cyt.cu
tel: +53.7.338.060




tratto da l'Arena - novembre 2003
Gli statunitensi hanno superato la Germania e sono i primi acquirenti della nostra produzione
I vini italiani al Vinitaly Usa Tour
Sessanta aziende per spingere l'export sul mercato americano
Si svolge questa settimana, dal 28 al 31 ottobre, il Vinitaly US Tour, workshop dedicato al vino e al sistema agroalimentare italiano. L'iniziativa, che fa tappa a Chicago e San Francisco, è organizzata da Veronafiere per consolidare l'export di vino e prodotti alimentari "made in Italy" sul mercato statunitense, il quale assorbe quasi il 30% dell'export vinicolo nazionale. Al workshop-degustazione, che si svolge al Fairmont Hotel di Chicago e al San Francisco Palace Hotel, prendono parte una sessantina di aziende italiane e alcuni enti istituzionali, tra cui figurano Zonin, Fratelli Bolla, Fabiano, Masi, Folonari, Ferrari, Duca di Salaparuta, Allegrini, Consorzio Chianti, Consorzio Asti, Tenuta Cisa Asinara dei Marchesi di Gresy, Gancia, Fratelli Dezzani, Asti Tosti, Cantine Bava e l'Ersac (Ente regionale sviluppo agricolo Campania) della Campania. È prevista, per ciascun appuntamento, un'affluenza di oltre 400 tra importatori, distributori, retailers, ristoratori e giornalisti specializzati, i quali avranno l'opportunità di approfondire la conoscenza dei prodotti italiani. In Napa Valley (California) si svolgerà la presentazione dell'edizione di Vinitaly 2004. I dati, diffusi nel corso del recente seminario Ratti, svoltosi a Veronafiere e promosso in collaborazione con l'Assoenologi e l'Ice (Istituto nazionale per il commercio estero), evidenziano come fino al 2002 l'export vinicolo italiano prendesse la direzione della Germania, principale cliente con 737 milioni di euro, seguita proprio dagli Usa, che si attestavano a 719 milioni di euro. Ma nel primo semestre 2003, rispetto allo stesso periodo del 2002, i valori sono cambiati: gli Stati Uniti toccano i 358.7 milioni di euro di vini acquistati, distaccando nettamente la Germania, che si ferma a 317.1. Al terzo posto il Regno Unito, con 126.4 milioni di euro. Nella bilancia dell'export del vino italiano (2.534 milioni di euro nel 2002), a fare la parte del leone, con il 62%, sono i vini rossi e rosati, contro il 30% dei vini bianchi e l'8% degli spumanti. In termini di macroaree il vino raggiunge soprattutto i paesi dell'Unione europea (53.4%), il Nord America (30.8%) e l'Asia (4.8%). Tra il primo semestre 2003 e lo stesso periodo del 2002 si è registrato un calo dell'export verso l'Unione europea (da 674 a 641 milioni di euro) e verso l'Asia (da 62 a 56 milioni di euro), mentre il Nord America è cresciuto da 409 a 420 milioni di euro. Per ciò che concerne i principali mercati di riferimento del settore, la situazione è altalenante: nei primi sei mesi del 2003 la Germania è calata a 317.1 milioni di euro (contro i 347 del 1° semestre 2002), gli Stati Uniti sono cresciuti da 350.5 a 358.7 milioni di euro.


tratto da il Resto del Carlino - novembre 2003
Cento "Per... Bacco" che belle incisioni in mostra
di Claudia Fortini
L'arte dell'incisione in cinque secoli di iconografia. Più di cento opere incoronano Bacco, la mitologia e il vino in una raffinata selezione ospitata, da domani e fino all'8 dicembre, nella prestigiosa sala espositiva dell'Auditorium di San Lorenzo. La mostra, che sceglie come immagine simbolo un'incisione tratta da un'opera del Guercino, si intitola "Per … Bacco! L'uva, la vendemmia e il vino" ed è una selezione tratta dalla collezione privata di Alberto e Sandra Alberghini, famiglia di Cento da anni appassionata di incisioni antiche che ha messo a disposizione parte della propria collezione privata. L'allestimento è organizzato dall'assessorato alla cultura ed è stato presentato ieri pomeriggio nella sala della Partecipanza Agraria. Un itinerario d'arte piacevole e di raffinato allestimento - anche grazie alle preziose cornici antiche - che rappresenta, in tutti i suoi aspetti, il trionfo di Bacco, visto da artisti e incisori, dal 1500 al '900. Un catalogo ritrae l'intera collezione corredato, in apertura, dal prezioso contributo di Massimo Montanari e completato da un'antologia letteraria di brani incentrati sul vino. "Il vino è da sempre simbolo dell'accoglienza, della festa, del dialogo nelle nostre terre di Partecipanza - ha sottolineato il presidente dell'ente esprimendo viva soddisfazione per la mostra - appartiene alla nostra storia e alle radici della tradizione". "Una mostra interessante - ha detto Paola Morselli, assessore alla cultura - che merita di essere visitata e che valorizza opere rare e mai esposte". L'esposizione sarà inaugurata domani alle 17.30. In contemporanea, il Comune di San Giovanni in Persiceto (Bologna) - con un allestimento che attraverso lenti di ingrandimento permette di osservare molto da vicino le incisioni - ha aperto al pubblico la seconda parte della mostra, dedicata a Bacco, nella chiesa di Sant'Apollinare.


tratto da la Nazione - novembre 2003
Nuovo lavoro con il vino
CECINA - Nuovo lavoro con i mestieri antichi. Lo sviluppo della viticoltura di qualità richiede figure professionali quasi dimenticate negli ultimi venti anni come i potatori. Servono anche adetti all'accoglienza in azienda. E oltre alla zona di Bolgheri sta nascendo una nuova realtà (quella del Doc Terratico) che a Cecina, Rosignano, Bibbona e Collesalvetti vede già lo sviluppo di molte aziende vitivinicole. Per questo la Provincia di Livorno - Settore Formazione Professionale - in collaborazione con l'agenzia formativa Caesar e con il paternariato dei Comuni di Cecina, Collesalvetti ed Comitato D.O.C. Terratico di Bibbona, hannp organizzato due corsi: il primo di 200 ore per addetti alla potatura di olivi e viti, il secondo di 470 ore per addetti all'ospitalità nelle imprese vitivinicole; entrambi si svolgeranno a Cecina nei prossimi mesi. "Obiettivo dei due corsi - ha dichiarato il responsabile della Coop Caesar Onlus Roberto Russo - da un lato rafforzare le competenze di base ed il riconoscimento di una professionalità, come ad esempio quella del 'potino'che rientra tra i mestieri tradizionali della nostra regione; dall'altro formare personale qualificato nel settore dell'accoglienza strettamente collegata al turismo enogastronomico". "La realizzazione di questi due corsi, non è una scelta improvvisata - ha detto il sindaco di Cecina Paolo Pacini - ma è legata alla forte volontà di rilancio dell'attività agricola e conseguentemente al settore turistico e delle imprese. Da tempo infatti, si sta lavorando per la valorizzazione dei prodotti tipici locali come risorsa vera e propria e nuovo volano delle politiche di sviluppo". L'assessore all'istruzione del Comune di Collesalvetti Nicla Spinella Capua, ricorda il ruolo svolto dalla Commissione Pari Opportunità nell'ideazione dei corsi che hanno tra l'altro riservato il 50% dei posti alle donne, nel pieno rispetto dello spirito della Commissione. "Le professionalità che si vanno a formare con questi due interventi - ha affermato l'Assessore Provinciale alla Formazione Paolo Nanni - non sono innovative, non hanno niente a che fare con la new economy, tuttavia da una recente ricerca da noi effettuata legata ai nuovi fabbisogni occupazionali, è emersa la richiesta, sollecitata peraltro dalle stesse associazioni di categoria, di rafforzare gli interventi formativi nel settore primario (agricoltura), dal momento che l'agricoltura di qualità si intreccia strettamente con il turismo ed i prodotti tipici". "In questi anni - ha proseguito l'assessore Nanni -la Val di Cecina ha fatto notevoli salti di qualità. In provincia abbiamo finanziato 54 corsi di formazione professionale con oltre 1500 allievi iscritti e 900.000 euro di risorse investite del Fondo Sociale Europeo; dei 54 corsi effettuati, solo 6 erano legati al settore primario, da qui l'opportunità di dare maggiore impulso al settore medesimo". Si ricorda che il termine di scadenza per la presentazione delle domande di partecipazione è fissato per il 15 novembre, mentre le graduatorie degli ammessi saranno esposte sabato 22 e mercoledì 29 novembre presso la sede della Coop Caesar in via delle Medaglie d'Oro a Livorno.


tratto da il Giorno - novembre 2003
Vitivinicolo, un settore trainante nel bresciano
di Magda Biglia
BRESCIA - Il settore vitivinicolo sta diventando trainante nell'economia bresciana con i suoi numeri costantemente in crescita. La superficie dedicata alla vite era nel 2000 di 4582 ettari che sono passati a 5021 nel 2003. Per impiantare un vigneto bisogna acquistare i diritti e i bresciani ne hanno comprati un po' in tutto il Paese, compresa Pavia, l'unica provincia che supera Brescia in Lombardia. Altri ettari, ben 242, richiesti a gran voce, sono stati assegnati da una riserva regionale che ne aveva a disposizione circa 400. Nel paragone Pavia ha tre volte gli ettari coltivati a vite di Brescia ma Brescia ha un 27% di fatturato in più secondo i dati forniti dall'assessorato provinciale all'Agricoltura di Gianpaolo Mantelli. Grossi investimenti vengono fatti nella viticoltura, con un ringiovanimento degli imprenditori e anche con società di capitale. Nella piramide della qualità il Docg di Franciacorta è all'apice; ci sono poi otto doc, cinque Igt e i normali vini da tavola. L'ultimo recente nato tra gli Igt (Identificazione geografica tipica) è in Valcamonica, ottenuto da vigneti coltivati fino a 800 metri nei terrazzamenti pedemontani. Le zone più vocate del Bresciano sono la Franciacorta e il Garda. La Franciacorta è quella che corre di più, da sola produce oltre nove milioni di bottiglie doc; tutti gli altri consorzi doc ne producono assieme 4 milioni e 400 capeggiati dal Garda che con il Lugana ne riempie 4 milioni. Sono di non molto superiori alle 100mila bottiglie il Botticino, il Capriano del Colle, il Cellatica mentre è sulle 23mila bottiglie il San Martino della Battaglia. I rappresentanti dei vari consorzi si sono ritrovati ieri con l'assessore Mantelli e il presidente del Broletto Alberto Cavalli nella nuova sede dove sono stati sistemati l'Ente vini e il Centro vitivinicolo provinciale in un'ala dell'Istituto agrario Pastori in viale Bornata. L'importanza del settore vitivinicolo nell'economia locale, assieme al lattiero caseario e al comparto della carne, è dimostrata anche dalle iniziative per la formazione che sono state intraprese a livello istituzionale. Servono sempre più competenze nelle floride aziende impegnate a sgomitare sul mercato nazionale e internazionale. Sono stati attivati un corso post-diploma in viticoltura ed enologia che sforna i tecnici molto cercati e un master post-universitario, unico in Italia, di Gestione del sistema vitivinicolo, entrambi finanziati dalla Ue. Per quanto riguarda l'assistenza tecnica ci pensa il Centro vitivinicolo provinciale che segue anche le pratiche del programma comunitario di riconversione e ristrutturazione dei vigneti europei.


tratto da la Repubblica/Salute - novembre 2003
L'olio
Onori al "re" della cucina italiana
Il re della cucina italiana è l'olio extra vergine d'oliva. Un libro sull'olio non è da trascurare, considerando che oggi il consumatore accorto sceglie la marca e la provenienza "con la stessa attenzione che di solito dedica al vino". Da 4 anni di lavoro e di ricerca applicata nasce il volume di Luca Maroni, "Piacevolezza dell'olio" (pagg. 178 15 €), Ed. Sperling & Kupfer. In particolare nel capitolo III, "L'olio e l'organismo", si analizzano i benefici effetti dell'olio extra vergine, per le sue proprietà nutritive, per l'apporto vitaminico che fornisce, per le sue potenzialità nella prevenzione delle malattie degenerative delle arterie, per la sua azione antiossidante diretta e indiretta, per quella benefica sul colesterolo, come cura delle malattie dell'apparato digerente.
(c. v.)