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Ultimo aggiornamento 30/1/2004 8.55
www.vinoinrete.it
GENNAIO 2004


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il Denaro -
gennaio 2004
Enologia, parte a febbraio il primo corso di Go Wine ad Avellino
Il club Go Wine di Avellino comunica che dal mese di febbraio, presso l'enoteca Tre Bicchieri di Avellino, partirà il primo corso Go Wine che consiste in 5 incontri per scoprire il vino, degustarlo e viaggiare idealmente nei suoi territori. Il termine di iscrizione al corso scade il 3 febbraio prossimo.


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il Giornale di Calabria -
gennaio 2004
Vino, in Calabria produzione a -14,3%
L'anomalo andamento climatico nell'annata 2003 ha determinato una vendemmia scarsa
ROMA. L'anomalo andamento climatico verificatosi durante l'annata vitivinicola 2003 ha determinato una vendemmia scarsa che segue quella altrettanto scarsa dell'anno precedente. Le avverse condizioni meteorologiche che hanno caratterizzato il periodo estivo, oltre a causare irregolari sviluppi vegetativi delle piante, hanno provocato una vendemmia anticipata in quasi tutte le regioni. Lo segnala l'Istat rilevando che su un totale di 74,9 milioni di quintali di uve vendemmiate, il raccolto di quelle da vino è stato pari a 61,6 milioni, con un aumento dell'1% rispetto all'annata precedente. A livello territoriale è aumentato il raccolto nel Nord (+1,5%) e nel Mezzogiorno (+4,5%), al contrario delle regioni del Centro dove si è avuta una netta riduzione (-9,0%). Oltre la metà della produzione (56,9%) si è concentrata in sole quattro regioni (Veneto, Emilia-Romagna, Puglia e Sicilia). Il Veneto si è confermato come maggior produttore di uva da vino con 10 milioni di quintali, seguito dalla Sicilia con 9,3, dalla Puglia con 8,3 e dall'Emilia-Romagna con 7,4. Rispetto al 2002 la produzione è calata soprattutto nelle Marche (-27,0%), nel Lazio (-14,9%), nella Calabria (-14,3%) e in Lombardia (-13,2%). Al contrario si sono registrati incrementi produttivi in Valle d'Aosta (+22,7%), in Liguria (+19,5%) e in Sicilia (+14,5%). Nel Mezzogiorno si è concentrato il 98,7% della produzione totale. La Puglia ha confermato il primato nella produzione di uva da tavola con 9 milioni di quintali pari al 68,1% del totale nazionale. La Puglia e la Sicilia hanno realizzato, congiuntamente, il 94,6% della produzione nazionale. Rispetto al 2002 è stata registrata una diminuzione della produzione in Puglia (-1,4%) e un aumento in Sicilia (+17,7%). Da sottolineare che l'uva da tavola raccolta è destinata in gran parte al consumo diretto e in quantità marginale alla produzione di succhi d'uva e distillati. Nel 2003 la produzione complessiva di vino è stata pari a 44,1 milioni di ettolitri, con un decremento dell'1,1% rispetto all'anno precedente.


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il Messaggero -
26 gennaio 2004
Molti hanno raggiunto un alto livello innestando vitigni internazionali su Cesanese e Tor di Passera
Ai Castelli si brinda col "rosso"
Boom del mercato dei nuovi vini, in calo Frascati e altri bianchi
di LUIGI JOVINO
E' la riscossa dei "rossi" dei Castelli Romani. I produttori, i guru della ristorazione ed i titolari di enoteche e wine bar sono concordi: c'è una grande ripresa delle vendite di vini rossi locali che per qualità e prezzo stanno gareggiando sul mercato ad armi pari con le grandi produzioni toscane, trentine e piemontesi. In un territorio, famoso nel mondo per i vini bianchi, le etichette di rosso rappresentano ancora una produzione che supera di poco il 15 per cento. Considerata, però, la grande richiesta e la crisi endemica di vini bianchi come il Frascati, eliminato dalle liste di acquisto di diversi distributori internazionali, molti produttori stanno investendo in questo specifico segmento di mercato che richiede maggiori applicazioni e competenza. "E' molto più difficile - afferma Giulio Santarelli produttore ed ex senatore - produrre rossi di qualità che vini bianchi. Per avere un prodotto rispondente alle esigenze dei consumatori occorrono sofisticate tecniche di lavorazione, attenzione nei diversi processi di vinificazione ed enologi che conoscano il "legno". Dopo l'abbuffata dei bianchi sono arrivati i "tempi magri" e diversi produttori hanno perso l'occasione di impegnarsi nel mercato dei rossi, molto più articolato. Negli ultimi tempi, però, c'è stata una ripresa ed i nostri vini non hanno niente da invidiare". "In pochissimo tempo - afferma Benito Morelli, titolare di un famoso ristorante di Velletri - c'è stato un grande miglioramento di alcuni rossi locali. Sembra incredibile che si sia potuto arrivare a questi risultati. Ho una riserva di Coprovi che se la batte alla grande con i vini piemontesi. I clienti sembrano gradire molto questa novità, tanto che la richiesta di rosso dei Castelli è aumentata enormemente". "Vorrei sfatare un mito - aggiunge Danilo Notarnicola, titolare della cantina "L'Olivella" di Frascati - i Castelli non scoprono oggi il vino rosso: nel territorio c'è una grande tradizione ed una particolare predisposizione. Alcuni vitigni come il Tor di Passera o il Cesanese sono coltivati da tempo, per cui è stato facile arrivare ai prodotti di qualità dopo l'innesto di alcune varietà di vitigni internazionali". "L'aspetto più interessante - dice Ettore Centioni, titolare della enoteca "Gustavino" di Grottaferrata - è il rapporto qualità prezzo. A prezzi decisamente accattivanti abbiamo vini rossi di grande pregio. Oggi ogni azienda locale ha un rosso di punta ed i risultati non tardano ad arrivare". Nelle ultime edizioni delle guide dei vini, infatti i rossi dei Castelli hanno ricevuto attestazioni ed indici di gradimento che hanno superato di gran lunga quelle acquisite per i tradizionali bianchi. "Abbiamo una nuova generazione di enologi - spiega Valerio Intreccialagli sommelier e titolare di un ristorante a Monte Porzio - all'altezza dei compiti e molto attenta alle esigenze dei consumatori. La sperimentazione e le nuove tecniche di vinificazione si sono innestate su una tradizione enologica forte. Manca forse la capacità dei produttori, dei ristoratori e degli amministratori locali di fare fronte comune per vincere le nuove sfide del mercato, ma questo è un altro discorso".


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il Tempo -
28 gennaio 2004
Wine Tour Cup, vino in "buca"
di ALESSANDRO MONTE
L'ASSOCIAZIONE nazionale "Città del Vino" si è fatta promotrice della prima "Wine Tour Cup" che unisce enogastronomia e golf in un'inedita alleanza per promuovere turismo e territorio. Lo ha annunciato all'Hiton il presidente dell'associazione dott. Floriano Zambon. Il mondo del vino e quello del golf si incontrano sul green per una nuova e accattivante sfida che unisce sport e ambiente, enogastronomia e buon vivere. Ogni settimana una gara accompagnata da gustosi giochi enogastronomici, abbinamenti e presentazioni di prodotti che nascono nei territori coinvolti in questo singolare campionato per dilettanti che fa tappa su 32 campi da golf che ricadono in comuni che come quello di Roma fanno parte delle "Città del Vino". I vini di Montefiascone e dei Castelli romani, l'olio della Sabina e i migliori prodotti tipici delle province del Lazio permetteranno ai giocatori provenienti da tutt'Italia di conoscere molti buoni esempi della cucina della nostra regione. Per il mondo del golf è un'occasione originale per aprirsi al territorio e allargare il giro degli appassionati e l'abbinamento tra questi due mondi è ben riuscito anche sotto il profilo turistico: golf e vino possono infatti essere un contenitore ideale per una vacanza alternativa e divertente, attraverso un'immersione nel verde, nei sapori e nella storia di un territorio. Il campionato, organizzato dall'associazione "Città del Vino" e dalla società di promozione di eventi nel mondo sportivo "Professional Golf", è nato grazie alla collaborazione con alcuni partner che hanno deciso di sponsorizzare l'evento. Si gioca con la formula "stableford" in tre categorie, con premi ai primi tre classificati di ciascuna di esse. I vincitori di ogni tappa sono ammessi di diritto alla finale che si disputerà il 18, 19 e 20 novembre di quest'anno presso il "Golf Club Il Picciolo" in provincia di Catania. Le gare sono aperte a tutti con un limite di iscrizioni stabilito da ogni singolo club e si disputeranno in giro per l'Italia in luoghi più o meno noti ma tutti caratterizzati dalla presenza di una solida tradizione enogastronomica e da una forte vocazione vinicola. Dal Piemonte alla Sicilia il mondo del vino e quello del golf si incontreranno sul green passando per Roma che ospiterà un doppio appuntamento al "Golf Club Olgiata" e un ulteriore incontro al "Golf Club Castel Gandolfo".


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Corriere della Sera -
26 gennaio 2004
Economia
Vini: produzione in calo, soprattutto per Doc e Docg
ROMA - La produzione di vino italiano ha fatto registrare un - 1,7% per il 2003. Secondo i dati forniti dall'Istat, l'anno passato ha visto un calo dello 0,7% nella produzione di vini a Denominazione di origine controllata (Doc) e a Denominazione di origine controllata e garantita (Docg). Nello stesso periodo, pero', si segnala anche un incremento della produzione di vini a Indicazione geografica tipica (Igt), che fanno segnare un + 3,1%.
(Agr)


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ANSA -
26 gennaio 2004
Vino: ambientalisti contro l'uso degli OGM
Legambiente sostiene disegno legge che arriva al Senato
ROMA - 'Non c' e' bisogno di essere scienziati per sostenere l'inutilita' di vini geneticamente modificati'. Lo dice Legambiente. L'associazione sostiene, insieme al sodalizio 'Citta' del Vino', un disegno di legge che domani sara' all'ordine del giorno della Commissione agricoltura del Senato su 'Modificazioni alla disciplina delle denominazioni d'origine dei vini'.Contrari agli ogm nel vino anche i Verdi, dice De Petris, capogruppo del Sole che ride in Commissione agricoltura.


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Emilianet -
26 gennaio 2004
E' il Lambrusco il vino più venduto d'Italia
La Cia reggiana ha dibattuto ieri sera a Correggio di "Impresa dal vigneto alla cantina"
CORREGGIO (RE) - Considerato ancora pochi anni fa un vino di serie B, il lambrusco reggiano sembra aver raggiunto la serie A enologica. Gli indirizzi a favore, secondo quanto uscito da un convegno Cia, sono che la sua considerazione è cresciuta, se ne occupano giornali e riviste, specia-lizzate e non, compare nelle cantine dei ristoranti di qualità in Italia e nel mondo. Partendo proprio dal buono stato di salute della nostra produzione (il lambrusco è il vi-no più venduto in Italia ed il vino italiano più esportato nel mondo), la Cia reggiana ha di-battuto ieri sera a Correggio di "Impresa dal vigneto alla cantina", lanciando per bocca del presidente Ivan Bertolini una provocazione: "dopo il rinnovamento del vigneto reggiano, a quando la ristrutturazione delle cantine?". La provocazione ha colpito sostanzialmente nel segno, nessuno si è offeso, anzi molti interlocutori si sono impegnati a ragionare (ed agi-re) per mantenere la serie A. Insomma è stata apprezzata ed il convegno è stato un suc-cesso sia come partecipazione sia come dibattito. La viticoltura reggiana si è rinnovata a fondo nel corso degli ultimi anni, quasi 1000 et-tari di nuovi vigneti sono stati impiantati negli scorsi 4 anni con il contributo europeo gesti-to da Regione e Provincia, altri 207 ettari sono stati impiantati senza il contributo; arrivano a 2800 se partiamo dagli anni '90, quelli con contributo arriveranno a 2169 a completa-mento del Piano di ristrutturazione sostenuto dai fondi Ue nel 2005. A quel punto il 60% dei vigneti reggiani sarà nuovo o comunque giovane. Un dato che significa anche miglio-ramento qualitativo, per i nuovi criteri e le nuove tecniche utilizzate nell'impianto, reso an-che idoneo alle lavorazioni meccaniche per ridimensionare i costi e rimediare alla mancan-za di manodopera. I nuovi impianti poi sono quasi tutti iscritti agli albi delle Doc. Inoltre, se la dimensione media viticola delle nostre aziende risulta piuttosto bassa, quelle che hanno ristrutturato risultano più grandi: 1,7 ettari in collina e 4,8 in pianura, il che indica lo sviluppo di un nucleo di aziende specializzate, cosa necessaria per una produzione che richiede forti investimenti e per impianti destinati a durare 20-25 anni. Due annunci importanti sono stati dati al convegno da parte dei rappresentanti della Regione Emilia-Romagna: da marzo prossimo la Regione bloccherà la possibilità di vendere i "diritti di reimpianto" (che corrispondono alle quote) fuori del territorio regionale, con-temporaneamente è stato chiesto all'Unione europea - e con buone speranze di successo - un aumento dei nuovi diritti che saranno concessi con le prossime tranche previste dalla regolamentazione comunitaria (Ocm). Un riconoscimento inoltre viene dai rappresentanti regionali: con Piacenza, Reggio è la provincia dell'Emilia-Romagna che più ha investito sul-la qualità. E le cantine come si sono mosse nel frattempo? Il 95% della produzione reggiana è la-vorata dalle cantine sociali; molte hanno fatto grossi investimenti in strutture, in tecnologie ed in marketing. Ciò non toglie che restino ancora strutture deboli ed obsolete che, ritiene la Cia - se il mercato dovesse andare meno bene di quanto non faccia attualmente, si tro-verebbero presto in gravi difficoltà che ricadrebbero sui produttori. E' significativo il fatto che l'ultima tornata di bilanci delle cantine mostri delle punte nel riparto ai soci che va dal-le 75 alle 125 mila vecchie lire il quintale di uva conferita, con differenze davvero molto grandi. Però le cantine negli ultimi 25 anni sono scese da 36 a 19, negli ultimi 10 anni ci sono stati 60 milioni di euro (120 miliardi in lire) di investimenti. Occorre però - ritiene la Cia - continuare su questa strada con nuovi investimenti in tecnologia ed in marketing, e-vitando invece investimenti ripetitivi soprattutto in strutture (stridente il caso di Scandiano dove sorgeranno due cantine nuove nel giro di pochi chilometri). Soprattutto si ragioni di accorpamenti non solo se si è di fronte a cantine in difficoltà, ma sulla base di progetti d'area che possano razionalizzare gl'investimenti e ridurre i costi produttivi. Al convegno sono intervenuti, per la Cia oltre al presidente Bertolini il presidente zonale Renzo Zaldini, il responsabile tecnico Antonio Senza, il presidente regionale Giulio Fantuzzi. Per la Regione i dirigenti dell'assessorato Agricoltura Luciano Trentini e Paolo De Risio. So-no intervenuti inoltre il presidente di Cantine Riunite, Corrado Casoli, il presidente del Con-sorzio dei vini reggiani Franco Artoni, Giorgio Medici dell'omonima azienda vitivinicola, Alberto Lasagni responsabile agricolo dell'Unione provinciale delle cooperative.


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il Tempo -
24 gennaio 2004
Il vino, una pittura del Bel Paese
di RAFFAELLO UBOLDI
IL VINO, grande e delizioso nettare, elemento indispensabile - chi può negarlo? - di ogni tavola che si rispetti, racchiuso entro lo scrigno di una bottiglia al tempo stesso panciuta e slanciata, fatto di un colore che può essere giallo-oro, oppure ambrato, o di un bel rosso rubino, e fa allegria solo a vederlo scendere nel bicchiere, sia un calice di cristallo, o magari del vetro piu rozzo; ebbene, qual è oggigiorno il rapporto di questo santo e benedetto vino col territorio che lo produce? Il tema è interessante, a tal punto da motivare un Convegno, organizzato dalla Società geografica italiana che si è svolto ieri a Roma, al Palazzetto Mattei in Villa Celimontana, in collaborazione con l'Università di Cagliari, dove studiosi, geografi, giornalisti e produttori hanno affrontato il problema da una angolatura del tutto inedita: "Per una nuova geografia del vino: dal territorio che produce vino al vino che produce territorio". Tra il saluto di apertura del presidente della Società geografica italiana, Franco Salvatori, e le conclusioni di Giovanni Alemanno, ministro delle Politiche Agricole e Forestali, una giornata di dibattito e di studio, con tante domande cui si è cercato di dare una risposta; e per esempio se i vini moderni, più elegantemente imbottigliati, siano più buoni di quelli tradizionali, o solo più vicini al gusto attuale, più affini, o meno, alla nostra cucina, se più o meno simili fra di loro. Ma il dibattito ha inteso allargarsi anche ad altri aspetti; e come ha detto uno dei relatori, Cesare Emanuel (con una relazione del titolo "Sulle strade di Cesare Pavese") "se ad ogni luogo corrisponde un vino - pensiamo ai vari Champagne, Bourgogne, Bordeaux francesi, ai Chianti, Frascati, Franciacorta di casa nostra - negli ultimi anni si stanno affermando le premesse per ammettere che ci sono vini che producono territorio". Non più e non soltanto il vino fattore di mercato (noi produciamo, voi comprate, noi guadagnamo), ma anche un vino che "crea turismo, che fa cultura, che rispolvera o incentiva tradizioni". In che senso? "Pensiamo al rapporto stretto fra la Liguria e Eugenio Montale, tra le Langhe e Cesare Pavese, fra la Toscana e Indro Montanelli, oggi con un poeta sommo quale Mario Luzi, fra Tommasi di Lampedusa e la Sicilia, e si comprenderà facilmente come ognuno di loro sia al tempo stesso una metafora della propria terra, parte inscindibile di una filiera fatta di storia, di vita vissuta, oltre che di questa o di quella attività produttiva, cito Pavese che definiva Canelli la porta del mondo, ricordo quei suoi racconti, che chiamerei dei classici, e che avevano tra i protagonisti primari il vino e le vigne; ecco insomma il vino che diventa cultura, che riporta alla memoria valori magari dimenticati, il vino di conseguenza che crea dei valori aggiunti, che col suo forte impatto di marketing propaganda, valorizza, e di conseguenza produce un territorio anche là dove poteva essere del tutto sconosciuto, che so? in Australia o in questa o quella regione d'America". Riassumendo verrebbe fatto allora di dire: il vino come strumento di conoscenza di un paese anche nei lidi piu lontani? "Sicuramente è una delle sue grandi funzioni". Il che vuol dire che esiste una ragione in piu per gridare, e a voce spiegata "Evviva il vino".


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Gazzetta di Sondrio -
gennaio 2004
Sondrio. Verso il "Nebbiolo Grapes" del 23-25 gennaio. Anche il Museo del vino
G.C.
Cresce l'interesse per Nebbiolo Grapes, il convegno mondiale che porterà a Sondrio, dal 23 al 25 gennaio vini, produttori ed esperti del settore provenienti da quattro continenti.Per confrontare ed apprezzare le 150 etichette di una settantina di Nebbiolo verranno aperti, grazie alla disponibilità del Comune di Sondrio, gli spazi ricavati nelle cantine dell'ex Enologica Valtellinese (Via Gesù angolo Via Piazzi), attrezzati per ospitare i banchi d'assaggio gestiti da 30 sommeliers dell'Ais. L'intera struttura comunale in futuro ospiterà il museo del vino.Il banco d'assaggio verrà inaugurato alle ore 15 di sabato 24 gennaio. Per domenica 25 l'apertura dello stesso "Banco" è prevista dalle ore 10,30 alle 12,45. Breve pausa pranzo e di nuovo degustazioni di vini Nebbiolo di importanti cantine italiane e straniere dalle ore 14 alle 19.Sono già oltre mille le richieste di accredito pervenute per accedere al banco d'assaggio.
Il banco d'assaggio dei vini giunti a Sondrio da tutto il mondo per il convegno internazionale "Nebbiolo Grapes" (23-25 gennaio) avrà una cornice prestigiosa: il recupero delle antiche cantine dell'ex Enologica Valtellinese (Via Piazzi angolo Via Gesù), ristrutturate ed adeguate dal Comune di Sondrio per ospitare a breve il museo del vino.La convention internazionale sul Nebbiolo coincide con un evento atteso da tempo in Valtellina: la realizzazione di un polo espositivo dedicato al prodotto che ha caratterizzato l'economia e la storia dell'intera provincia di Sondrio. La coltivazione della vite è stata per secoli una risorsa che ha contribuito a dare benessere a molte famiglie e ad arricchire il paesaggio e a tutelare il territorio.Da alcuni anni l'amministrazione comunale di Sondrio si era posta questo obiettivo e l'attuale Giunta ha fatto proprio l'impegno ed il sindaco Bianca Bianchini ha assicurato al Consorzio di tutela, negli ultimi mesi, la disponibilità per fine gennaio dei prestigiosi spazi per accogliere il banco d'assaggio dei vini prodotti con uve Nebbiolo da 77 aziende operative in quattro continenti.Sabato 24 gennaio e domenica 25, nelle grandi "gallerie sotterranee" che per più di un secolo hanno ospitato enormi botti di rovere, compresa la famosa No, una trentina di sommeliers dell'AIS e i rappresentanti delle aziende faranno gli onori di casa nel proporre le varie degustazioni. E già si annuncia una massiccia partecipazione con centinaia e centinaia di amanti del buon vino che si sono accreditati sul sito internet ufficiale del convegno (www.nebbiolograpes.org).
"Il Consorzio Vini è onorato dell'impegno che il Comune ha profuso in questa iniziativa - sottolinea il direttore Carlo Alberto Panont - . L'apertura del Banco d'Assaggio nel Museo del Vino ci onora e ci gratifica e mette in condizione il Comune di Sondrio di essere seriamente 'la Città del Vino' per rappresentare l'intero comparto provinciale".Il museo, una volta allestito, testimonierà le tappe della vitivinicoltura locale.La struttura, restituita all'antico splendore grazie alla valorizzazione di un'architettura eccezionale, non sarà solo un'esposizione di pannelli esplicativi, di immagini, di storiche bottiglie, di utensili da cantina e di "cimeli" ma sarà soprattutto un punto di incontro per apprendere, discutere, confrontarsi e creare interesse su tutto ciò che riguarda l'enologia di valle, degustazioni comprese. Sarà al tempo stesso un'attrattiva turistica per una città nel cuore delle alpi circondata da straordinari vigneti terrazzati.


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la Repubblica -
gennaio 2004
Roma.
Vino e dipinti: degustazioni in nome dell'arte
Iniziativa insolita nei musei romani
Roma - Capolavori d'arte all'insegna del vino, abbinati a degustazioni enogastronomiche: una strategia per far incontrare appassionati d'arte ed estimatori della buona tavola. E' il cuore del progetto "Degustazioni d'Arte. Enologia mistica, spirituale, simbolica e metafisica nelle collezioni pubbliche di Roma", che prenderà il via sabato 17 gennaio, coinvolgendo sette prestigiosi musei della Capitale: dal Museo Nazionale del Palazzo di Venezia, alla Galleria Nazionale d'Arte Antica di Palazzo Barberini, Galleria Borghese, Galleria Corsini, Galleria Spada, Museo Nazionale Etrusco di Villa Giulia e Galleria Nazionale d'Arte Moderna. L'iniziativa, presentata venerdì mattina nelle sale di Palazzo Rospigliosi, è stata ideata da Emanuela Varano Pinzari, e curata da Cesare Biasini Selvaggi, in collaborazione con la soprintendenza al polo museale romano. Sponsor ufficiale della rassegna, Tenute Silvio Nardi , l'azienda produttrice di Brunello di Montalcino, capitanata da Emilia Nardi. Nella collezione di ciascun museo sono state individuate sei opere a soggetto enologico, che ricostruiscono un percorso del vino nella storia dell'arte, da quella classica greco-romana, a quella etrusca al periodo barocco per arrivare fino all'epoca contemporanea. Il tour si conclude, poi, con la degustazione del Rosso di Montalcino, del Brunello Silvio Nardi e del Brunello Cru Manachiara all'interno della Grotta dei Vini del Cardinale Scipione Borghese a Villa Borghese parzialmente restaurata e resa accessibile grazie a questa iniziativa. Il progetto è affiancato anche da un'operazione editoriale. Le opere selezionate del percorso saranno pubblicate nel catalogo "Degustazioni d'arte" a cura di Cesare Biasini Selvaggi, edito da Gebart e da Fratelli Palombi Editori, disponibile in tre lingue (italiano, inglese, tedesco). Appuntamento previsto nei giorni 17, 24 , 31 gennaio e 7 febbraio. La partecipazione è su prenotazione presso Gebart (allo 06-22582493). Il prezzo, 32 euro, comprende: percorso completo, trasporto da un museo all'altro, e degustazione del Brunello della Tenute Silvio Nardi. Il museo bagnato dal vino e, magari, accompagnato da qualche piatto tipico locale sembra la formula vincente del 2004. Quest'anno l'arte chiede aiuto alla gastronomia, forse per compensare qualche crisi di affluenza. E per riempire le sale si prende la gente per la gola. Tante le iniziative in programma. Grande attesa, per esempio, c'è per il 28 febbraio, quando tutta l'Umbria si mobiliterà per le celebrazioni del Perugino Divin pittore, con sei grandi mostre distribuite sul territorio umbro. E non mancheranno gli itinerari artistico-gastronomici che permetteranno di scoprire l'abbinata straordinaria tra gli affreschi appena restaurati del pittore di Città della Pieve e le prelibatezze locali per cui l'Umbria è giustamente famosa. Due mostre romagnole, una a Rimini sul Seicento inquieto (dal 27 marzo) e l'altra in ottobre a Forlì sul Palmezzano, un grande e sconosciuto protagonista del '500, punteranno a rilanciare a suon di piadine la meravigliosa natura e la cucina locale.
(Laura Larcan)


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il Messaggero -
21 gennaio 2004
Comunità Montana dei Castelli Romani
Corso di "laurea" per trenta maestri del vino
Sarà presentato nei prossimi giorni dall'undicesima Comunità montana dei Castelli Romani e dei monti Prenestini un bando che prevede l'istituzione di un corso per formare trenta "professionisti del vino" che andranno a collaborare con produttori, commercianti e ristoratori della zona in previsione della istituzione della Strada dei vini. Al bando pubblico possono partecipare tutti i residenti delle città amministrate dall'ente montano castellano.


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il Messaggero -
21 gennaio 2004
Alla scoperta del vino giusto con il corso dei sommeliers
Seminario di aggiornamento Sommelier presso la delegazione Ais del Montefeltro
di GIUSEPPE CRISTINI*
Mantenere alta la professionalità dei ristoratori, seguire le mutate tendenze enologiche, scoprire nuovi abbinamenti a tavola e conoscere le variazioni della scheda di degustazione. Sono questi i grandi temi che saranno affrontati nel seminario di aggiornamento che la delegazione Ais del Montefeltro rivolge ai sommeliers, ai ristoratori e agli addetti all'enogastronomia della nostra provincia. Questo aggiornamento professionale si svolgerà al ristorante "La Gatta" di Lunano il prossimo 28 gennaio. I sommeliers da sempre sentono il dovere di svolgere un ruolo fondamentale nella crescita culturale dell'enogastronomia e della ristorazione italiana, consigliando sempre il corretto consumo dei vini e dei prodotti tipici, divulgandone il valore culturale e salutistico, insegnandone la storia la provenienza e lo stretto legame con il territorio. La nuova scheda a punteggio dei vini, il servizio a tavola, la carta dei vini e l'abbinamento cibo-vino saranno gli aspetti più importanti che i massimi esperti nazionali offriranno ai presenti. Saranno Gualberto Compagnucci, Bruno Piccioni, Otello Renzi assieme al sottoscritto a guidare una intera giornata di attività didattica che si articolerà in momenti teorici, pratici e di degustazione, dove tutti i vini saranno degustati alla cieca.
*Presidente dei Sommeliers del Montefeltro


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Corriere della Sera -
22 gennaio 2004
Sabato e domenica, oltre 60 prodotti presentati da esperti: assaggi e seminari
I "sommelier" dell'olio
di Maurizio Pescari
Due giorni di degustazioni per i migliori extra del LazioUn weekend all'extravergine. Per presentare il meglio dell'olio di qualità prodotto nel Lazio. Una sessantina di produttori che si metteranno alla prova e si confronteranno. È la proposta dell'Umao (Unione Mediterranea Assaggiatori d'Olio), che per sabato e domenica prossimi organizza una due giorni ben divisa fra teoria e pratica. Teatro degli eventi l'Istituto tecnico agrario "Garibaldi" di via Ardeatina. Si comincia sabato, alle 10, con un convegno per specialisti e curiosi sul tema: "Le Dop valorizzano veramente il territorio?" cui parteciperanno esperti italiani e stranieri. Un incontro per capire il valore delle denominazioni di origine protetta. Si prosegue domenica con un vero e proprio banco d'assaggio aperto al pubblico al quale parteciperanno più di sessanta produttori di olio extravergine laziali. Dalle 10 alle 18, i visitatori potranno provare gli oli provenienti da tutte le aree vocate della regione: sono il frutto della campagna 2003/2004, un'annata difficile per il maltempo che ha dato poche olive ma grandi extravergine. Inevitabile un confronto anche sui prezzi che, seppure si preannuncino in salita, nel Lazio restano nettamente più bassi rispetto ai prodotti toscani. Ci sarà Anna Maria Billi da Castelnuovo di Farfa con l'eccellenza della Dop Sabina. Con lei Laura Fagiolo, Francesca Pingi, Augusto Spagnoli. Tra gli altri Impero Maggiarra, Pietrapinta di Cori, San Clemente, Cetrone, Alatrense, Terre del Cesanese, il Frantoio Sociale di Canino, fino a Battaglini da Bolsena. Si potranno scoprire i profumo ed i sapori di tante piccole e grandi cultivar che disegnano il Lazio: l'Itrana, da sempre destinata alla mensa, che grazie ai produttori che guardano il Golfo di Gaeta oggi dà grande olio, Carboncella, Frantoio, Pendolino e Raja dalla Sabina, la Salviana di Neroli e Palombara, la Caninese di Viterbo. Oli da guardare, odorare ed assaggiare fino a sentir crescere la voglia di saperne di più, magari partecipando a un corso di degustazione: "L'Umao organizza corsi a diversi livelli - spiega Paola Fioravanti -, amatoriali per gli appassionati che vogliono conoscere il prodotto (6 lezioni a cadenza settimanale, quota 150), e professionali, che rilasciano l'attestato di idoneità fisiologica all'assaggio (7 giorni full immersion, 35 ore con prove pratiche quotidiane, 350) per l'iscrizione nell'elenco assaggiatori.
WEEKEND DELL'OLIO presso Istituto Tecnico Agrario Garibaldi, via Ardeatina 254, Roma
Per i corsi di degustazione dell'olio, info 06.5032264 o 5037107


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l'Unione Sarda -
22 gennaio 2004
AIS. Eletti i primi dirigenti
Sommelier riuniti in associazione
Nasce anche a Nuoro l'associazione provinciale sommelier. L'abbinamento dei vini alle pietanze è sempre stato uno dei segreti del successo della cucina italiana e non solo, e la figura di un professionista che sappia consigliare al cliente cosa bere quando si siede a tavola in uno di quei servizi che valorizzano e completano una buon ristorante. "Purtroppo - riconosce Pietro Mula, ristoratore di Dorgali e delegato provinciale dell'Ais (associazione italiana somellier) - "in questo settore noi siamo ancora indietro rispetto ad altre aree a vocazione turistica. Per recuperare dobbiamo prima di tutto formare professionisti capaci di rispondere ad una clientela sempre più esigente". Un aspetto finora trascurato che può tradursi anche in interessanti prospettive occupazionali che si vogliono incoraggiare anche con iniziative specifiche come i nuovi corsi di specializzazione di primo livello previsti a Nuoro a partire da prossimo mese. E se la figura del sommelier diventa ormai indispensabile, l'associazione non poteva che rispondere a questa presa di coscienza potenziando la sua organizzazione a livello provinciale chiamando a raccolta i professionisti del settore e i numerosi appassionati di studi del vino. Proprio grazie alla spinta di Pietro Mula, il consiglio provinciale si è formato al termine di un corso triennale organizzato dalla stessa Ais nazionale. Così nei giorni scorsi è stato eletto il direttivo che oltre al segretario (Giannetto Lapia di Posada), è composto dai nuoresi Giovanni Antonio Busio, Tonino Costa, Francesco Deriu, Evania Pischedda, Stefano Lostia e Cristiano Tuppone; Pier Mauro Capozzi e Sebastiano Mula di Dorgali, Bastiano Lai di Onifai, Mario Piras e Cenceddu Palimodde di Oliena.
Gli interessati possono contattare l'associazione al seguente indirizzo: A.I.S.NU - Delegazione di Nuoro c/o Hotel Ristorante Ispinigoli 08022 Dorgali Tel. 0784 - 94293 .
(f. u.)


fonte:
Leggo -
23 gennaio 2004
Una bottiglia di 650 grammi riservata ai vini d'eccellenza del torinese
Una bottiglia speciale, targata Torino, riservata esclusivamente ai vini d'eccellenza e realizzata dall'agenzia londinese Siebert-Head. Vetro spesso color marrone scuro per quello rosso, verde antico per il bianco, e collo sfumato tanto morbido quanto asimmetrico, peso di 650 grammi: servirà per caratterizzare in maniera originale i migliori vini prodotti nella provincia, dall'Erbaluce al Canavese. L'iniziativa si chiama "La forma dell'eccellenza", ed è stata presentata ieri a Milano. "L'obiettivo - spiega il presidente della Provincia, Mercedes Bresos - è di creare un oggetto particolarmente riconoscibile, connotato e di alto profilo. Questa bottiglia deve diventare una sorta di emblema dell'enologia torinese, oltre a favorire la commercializzazione dei nostri vini".


fonte:
l'Adige -
22 gennaio 2004
Cantine e distillerie certificate
TRENTO - Sei cantine e distillerie trentine con accoglienza di qualità certificata. Il Movimento turismo del vino nazionale ha stilato un accordo con la società di certificazione Csqa per "certificare l´ accoglienza". Le aziende vengono classificate in 4 livelli: il primo livello identificato graficamente con tre foglie di vite di colore verde, il secondo livello (quattro foglie verdi), il terzo livello (5 foglie verdi), il livello super (5 foglie oro). I requisiti oggetto di certificazione sono suddivisi in 3 aree: spazio e servizi, metodo e persona che accoglie. In Trentino sei aziende si sono sottoposte al "controllo". Le prime a partire sono state: le Cantine Ferrari e l´ azienda agricola Maso Martis di Trento insieme a Casata Monfort di Lavis, l´ azienda agricola Pedrotti di Cavedine e poi ancora la Cantina La Vis di Lavis e l´ azienda vitivinicola Endrizzi di S.Michele all´ Adige. I risultati: le 5 foglie super per tutti. E poi una novità: la volontà di certificarsi da parte delle distillerie. Un primo sopralluogo è stato fatto alla Bertagnolli di Mezzocorona.


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Gazzetta del Mezzogiorno -
22 gennaio 2004
MOTTOLA
Iniziativa dell'Associazione italiana sommeliers
Un successo strepitoso per "Vino & Cioccolato"
MOTTOLA Non è stato il Primitivo di Manduria a conquistarsi un glorioso primo posto nel difficile accostamento fra vino e cioccolato. Giocava in casa ma … ha mostrato di non avere le carte in regola per un "matrimonio" con un cibo così soave ed amato, ma anche caratterizzato da un gusto amaro. Poi addolcito nella lavorazione dallo zucchero, ma pur sempre amaricante.
Niente favoritismi per chi giocava "in casa", insomma, nel corso della lezione che sabato sera a Mottola l'Associazione italiana sommeliers ha dedicato a vino e cioccolato. Malgrado le festività natalizie concluse da poco, e caratterizzate da un abbondanza di dolci bontà, nell'antica sala di Casa Isabella si è registrato il tutto esaurito. I 60 posti disponibili sono andati letteralmente a ruba con la presenza di un pubblico qualificato fra i quali spiccavano Maria Teresa Basile, presidente del consorzio Promoexport di Assindustria oltre che produttrice di vino, Gregory Perrucci dell'Accademia dei Racemi, il direttore della Scuola Edile Angelo Lorusso, delegati dell'Associazione sommeliers di Bari e di Brindisi. Un percorso alla scoperta del cioccolato, con l'affiancamento di sei vini, lungo ben tre ore ma che sono letteralmente volate sotto la guida del prof. Paolo Lauciani. All'esperto, che è un volto noto al grande pubblico in virtù della sua partecipazione a "Gusto" di Canale 5, il merito di aver saputo tenere sempre alta l'attenzione del pubblico che poi non ha disdegnato foto ricordo ed autografi.
Con i tavoli del raffinato ristorante di San Basilio disposti in file, come nei banchi di degustazione, ed una cartellina illustrativa preparata con cura dal delegato di Taranto dell'Ais Salvatore Tatullo, il percorso conoscitivo è iniziato nel '600 d.c. con il cioccolato dei Maya. Una carrellata veloce ha poi portato ai giorni nostri, con una frecciatina del prof. Lauciani alle regole dell'Unione Europea che hanno reso legale "l'adulterazione" consentendo l'uso di grassi vegetali diversi dal cacao. Ma l'Italia sta mostrando una reazione sorprendente a questa "sciagurata" decisione europea: la riscossa del gusto. I consumatori cercano sempre più la qualità ed il cioccolato della ditta Bernardi di Grottaglie, perno della degustazione dell'Ais, ha conquistato anche il gusto severo del prof. Lauciani.
Primo assaggio è stato quello con lo sformato caldo al cioccolato fondente (46% di cacao) accompagnato da salsa al cioccolato bianco proposto con successo dallo chef Nicola Morea di Casa Isabella, che ha garantito un servizio impeccabile. A seguire un tripudio di cioccolato di pregio racchiuso in mini confezioni preziose come fossero gioielli, presentato per conto della ditta Bernardi da Ezio Graniglia, e commentato dal prof. Lauciani. Per il Grenade (60%) sono stati scelti il francese Banyuls con vintage del 1994, il Barolo Chinato, il Primitivo di Manduria Doc dolce naturale "Passione" di Pichierri. Nessun accoppiamento per il Sao Thomé (70%) e lo straordinario sherry Pedro Jimenez per il il Tanzanie (75%).


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la Città di Salerno -
22 gennaio 2004
Maxitruffa vino, sequestrati 24 mila ettolitri
Scoperta una maxi truffa vinicola fra Sicilia, Veneto, Emilia e Lombardia. Si tratta di un traffico di vino bianco commercializzato come 'Vino Igt Sicilia Pinot Grigio' e 'Vino Igt Sicilia Pinot Bianco' poi utilizzato per produrre i corrispondenti Pinot in Veneto, Emilia e Lombardia. L'Ispettorato centrale repressione frodi ha così sequestrato 24.000 ettolitri di vino siciliano che doveva essere usato per produrre falsi vini a denominazione d'origine.
Nelle settimane scorse la Procura di Palermo aveva incaricato gli ispettori dell'Icrf di svolgere delle indagini, dalle quali erano stati ritrovati e sequestrati documenti e bollette di trasporto che si riferivano proprio a circa 60.000 ettolitri di vino da tavola prodotto in Sicilia, ma commercializzato con false denominazioni.
(red)


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il Gazzettino -
18 gennaio 2004
SLOW FOOD
Superwhites, festa dei vini bianchi friulani a roma
Fine settimana dedicato ai grandi vini bianchi friulani, a Roma, con Superwhites organizzato da Sloow Food. Ieri e oggi al grande pubblico di appassionati degustatori e gourmet della capitale viene dato modo di assaggiare il meglio della produzione enologica da uve a bacca bianca del Friuli-Venezia Giulia attraverso i 150 vini che sono già stati presentati di recente a Chicago, a Portland e a Londra. L'organizzazione di Slow Food Friuli guidata da Giulio Colomba, sostenuta dalla Regione, ha preso il via ieri in sedici enoteche romane con la degustazione libera dei vini selezionati da Sloow Food.Poi la serata di gala al ristorante "Vivendo", al Grand Hotel St.Regis Grand in via Orlando, dove è stato possibile abbinare i vini Superwhites con il menù approntato dallo chef.Oggi, dalle 15 alle 20, la Gran Sala Superwhites : nel salone delle feste del Grand Hotel St.Regis Grand si terrà la degustazione con i banchi d'assaggio.Sarà possibile assaggiare, tra gli altri, i vini di Bastianich, Scarbolo, Rosa Bosco, Castello di Spessa, Edi KEber, Rocca Barnarda, Marco Felluga, Adriano Gigante, Venica e Venica, Villa Russiz, Rodaro, Lis Neris, Livio Felluga, Dario Raccaro, Volpe Pasini. I locali prescelti sono La barrique in via Del Boschetto, Beccarla, in via C.Beccaria, Bulzoni, in viale Paioli, Cantina Castrocielo in viale Degli Astri, Cavour, in via Cavour, Di Biagio, in Piazzale Ionio, FErrazza, in via dei Volsci, Manzoni, in piazza Ardirò, Marchetti, in via Flavia, Marco e Giancarlo, in via Monte della Farina, Romani, in via Pisa, Il tempio del vino in via G.D.Paracciani, Trimani, in via Giotto, L'uva e un quarto, in via Concisa, Vino-Vip in via San Vincenzo, Il vino del '99 in via Albertoni.


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il Messaggero -
18 gennaio 2004
PROGETTO DELLA COMUNITA' MONTANA
Oliveti nuovi per la "dop dell'Aniene"
In distribuzione per il terzo anno 50 mila piante per migliorare la qualità del prodotto
Ormai è un appuntamento annuale, tra gennaio e febbraio: la Comunità montana dell'Aniene sta distribuendo 50 mila piante d'olivo selezionate per incentivare nei 31 comuni del comprensorio la produzione dell'olio extravergine. Obiettivo finale: un prodotto di alta qualità, tipico della zona, col riconoscimento della denominazione d'origine protetta. Il progetto è stato impostato tre anni fa: quello in corso è il terzo "programma annuale", gemello dei due già attuati: saliranno così a 150 mila le piante distribuite per costituire nuovi oliveti e integrare o sostituire i vecchi impianti, per megliorare il livello qualitativo del prodotto, caratterizzando con precise caratteristiche "l'extravergine dell'Aniene". L'iniziativa ha raccolto un successo crescente. Sono più di 1.500 le domande pervenute quest'anno dagli agricoltori alla Comunità. La consegna delle piante non è automatica: le richieste sono state esaminate da una commissione di tecnici, che hanno valutato la compatibilità del progetto di ogni singola azienda con la strategia generale del programma. I produttori devono impegnarsi, ad esempio, ad adottare tecniche di coltivazione, raccolta e spremitura che garantiscano la massima qualità finale dell'extravergine. In questo contesto si inserisce, da quest'anno, il problema del confezionamento, aperto dalle norme europee che vietano la vendita del prodotto "sfuso", introducendo l'obbligo dell'imbottigliamento. "Si ripete per l'olio - fanno notare alla Coldiretti nazionale - quanto è avvenuto per il vino di qualità: inizialmente potranno esserci dei problemi, ma alla lunga queste sono scelte che premiano. Ovvio che per sostenere l'impatto iniziale, alle aziende non dovrà mancare il sostegno delle istituzioni". Va in questa direzione anche la proposta della Comunità di costituire un consorzio olivicolo: "E' forse l'unico sistema per risolvere i problemi che stanno sorgendo e dare la giusta visibilità all'olio dell'Aniene sul mercato nazionale ed estero".


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l'Arena -
18 gennaio 2004
BRENTINO BELLUNO. Da domani lezioni a Rivalta
Il marketing del vino
Brentino Belluno. Tre incontri per migliorare professionalità nella comunicazione e marketing del prodotto. È quanto propone il consorzio vitivinicolo TerradeiForti di Brentino Belluno, promotore di un corso in programma domani, lunedì 26 e lunedì 2 febbraio a Rivalta. "Il corso", spiega Paolo Castelletti, presidente del consorzio, "rientra nell'azione promozionale della TerradeiForti, territorio compreso tra Brentino Belluno, Dolcè, Rivoli e la trentina Avio, che prevede l'istituzione di pacchetti turistici che abbinino le bellezze territoriali alle degustazioni in cantina e alle specialità di ristoranti, trattorie e agriturismi". Il corso, finanziato dal Fondo sociale europeo e organizzato da Performa di Verona, è indirizzato a titolari e collaboratori di aziende agricole, alberghiere, agrituristiche e di ristorazione che vogliono qualificare il loro rapporto con il cliente e puntare su un'efficace promozione dei loro prodotti. "Le lezioni", prosegue Castelletti, "sono tenute da docenti di Performa. Interverranno, lunedì 26 gennaio Giulio Somma, esperto di marketing territoriale; e lunedì due febbraio Gioia Milani, coordinatrice del movimento turistico del vino". "Per giungere a una piena valorizzazione del territorio", spiega Giulio Somma, "è necessario conferire agli amministratori gli strumenti per riqualificarlo".
(g.g.)


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l'Adige -
18 gennaio 2004
Vino sequestrato: prodotto comune da tavola venduto come Igt?
Sigilli a migliaia di litri acquistati dalla cantina di Trento in Sicilia e destinati al mercato inglese
di UBALDO CORDELLINI
Vino da tavola comune venduto per Pinot grigio della Sicilia a Indicazione geografica tipica (Igt). Questa l´ipotesi investigativa della Procura di Palermo e dell´ispettorato antifrodi di San Michele all´Adige che hanno sequestrato decine di migliaia di litri di vino in due note cantine del Trentino, La Vis e Casa Girelli spa di via Verona. Nell´ambito della stessa operazione sequestri per un totale di 59 mila ettolitri sono stati eseguiti in tutta Italia, compreso l´Alto Adige. Gli uomini dell´ispettorato hanno sequestrato anche tutta la documentazione relativa alle varie partite di vino. L´ipotesi di reato ipotizzata dalla Procura è quella di frode in commercio. Si deve subito dire che in questa vicenda la cantine trentine appaiono esse stesse come le vittime di una frode che parte da lontano. Da quanto lontano saranno le indagini a stabilirlo. (...)
Parlano i responsabili delle due cantine coinvolte loro malgrado
"Noi siamo le vere vittime"
"Era una truffa organizzata per bene"
"Abbiamo comprato da un fornitore che è sempre stato ineccepibile"
"I documenti che ci hanno dato sembravano tutti in regola"
"L´hanno organizzata proprio per bene. Noi quel vino prima di acquistarlo lo abbiamo fatto analizzare dal nostro laboratorio ed era vino di qualità. Sembrava tutto in regola". A parlare è Stefano Girelli, consigliere della Casa Girelli spa. Proprio non sa capacitarsi di questa tegola che è piombata sulla sua azienda: "Abbiamo acquistato da un fornitore ineccepibile. Un grossista che conosciamo da anni e dal quale abbiamo comprato vino anche in molte altre occasioni senza nessun problema. Non è escluso che lui stesso sia vittima di qualcun altro. Può averlo acquistato da altri mediatori oppure dagli stessi produttori. Non sappiamo da dove nasce questa truffa. Sappiamo che noi siamo le vittime. Quel vino lo abbiamo pagato secondo il prezzo di mercato. Niente poteva far pensare che non fosse Igt". Accanto a lui annuisce Marina Girelli: "A dire la verità per quanto ne sappiamo noi il nostro vino potrebbe anche essere del tutto in regola. Quella della Procura di Palermo al momento è solo un´ipotesi. Dell´inchiesta non sappiamo quasi nulla. Quello che si sa è che sembra sia stato commercializzata una quantità di Pinot grigio Igt della Sicilia maggiore rispetto a quella prodotta. Questo fa pensare alla frode". Stefano la interrompe e spiega: "Noi abbiamo subito aperto le porte all´Ispettorato antifrodi. Siamo convinti che collaborare al massimo sia molto importante per tutelare noi stessi e i consumatori. Noi da anni siamo un´azienda Iso 9001 e certifichiamo tutti i passaggi. Ci è stata fornita una documentazione credibile e anche le nostre verifiche hanno dato esito positivo. Abbiamo messo a disposizione ogni documento relativo a quella partita di vino. Proveniva dalla Sicilia ed era destinato al mercato del Nord Europa, soprattutto l´Inghilterra. Il prezzo finale, dipende dalla tassazione, varia dagli 8 ai 10 euro. Si tratta di un vino di un certo livello richiesto soprattutto all´estero".
Il vino è stato sequestrato sia presso Casa Girelli che presso la cantina La Vis per un caso. A spiegare come è andata è il direttore della cooperativa di Lavis, Fausto Peratoner: "Noi da anni abbiamo una proficua collaborazione con la Girelli. Dovevamo solo eseguire una parte della lavorazione e l´imbottigliamento. Per questo gli ispettori hanno trovato quel vino da noi. Del resto noi siamo specializzati in vini trentini. Il Pinot grigio è da poco tempo che proviene dalla Sicilia. La sua origine è l´Alsazia, poi è passato alla Germania e, qui in Italia, in Veneto e in Trentino. L´Indicazione geografica tipica denota un vino prodotto in un determinato territorio e con determinati standard. Ovviamente il valore del vino con questo marchio è più alto rispetto al vino comune. Il guadagno di chi ha realizzato la frode, se frode veramente c´è stata, sta proprio in questo".
L´indagine adesso si svolgerà soprattutto sui documenti. Su quella che lo stesso Girelli chiama "carta di identità del vino". Infatti verificare se il vino sequestrato è effettivamente Pinot grigio Igt tramite esami è impossibile. Adesso, comunque, le due cantine trentine hanno intenzione di sporgere querela nei confronti dei presunti truffatori che li hanno raggirati, anche se non se la sentono di indicare qualcuno: "Si potrebbe trattare di qualsiasi anello della catena", dice Stefano Girelli.


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il Giornale di Brescia -
18 gennaio 2004
Un marchio per i prodotti di montagna
PRESENTATO DAL MINISTRO ALEMANNO
ROMA - Un Albo di qualità per i prodotti di montagna, che possa valorizzarli e dare preziose indicazioni ai consumatori. L'iniziativa, è stata presentata martedì scorso dal ministro delle Politiche agricole Giovanni Alemanno. "Il marchio "prodotto di montagna" - spiega Alemanno - del quale saranno autorizzati a fregiarsi i prodotti dell'Albo, costituisce un'iniziativa di qualità e non di solidarietà. Si tratta di offrire un altro elemento di informazione al consumatore che potrà valutare e scegliere ancora meglio la produzione tipica che ha davanti". Alemanno inquadra la creazione dell'Albo nel novero delle misure che possono aiutare le economie montane, valorizzando la qualità delle produzioni tipiche. "La nostra idea - spiega il ministro - è nata dalla Finanziaria 2003 ma abbiamo impiegato un anno per tradurla in realtà normativa e abbiamo trattato con l'Ue per poter operare all'interno dei marchi Doc e Igp già esistenti, aggiungendo una ulteriore qualificazione. Si intende poi valorizzare le Comunità montane che potranno avviare iniziative per la richiesta del marchio".


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il Giornale di Brescia -
18 gennaio 2004
Viticoltura e vinificazione: corsi dell'Apav a Piancogno
IN PROGRAMMA OTTO INCONTRI
PIANCOGNO - Per tutti gli appassionati di vino e olio arrivano due corsi riguardo alla viticoltura, la vinificazione e la coltivazione dell'olivo. Gli incontri, che sono organizzati dall'Apav, Associazione Produttori Agricoli di Valle Camonica con sede ad Angone e dal Comune di Piancogno, iniziano il 23 gennaio. Il primo corso, di otto incontri, spiegherà la viticoltura in Vallecamonica con gli adempimenti burocratici, il riconoscimento Igt e l'analisi dell'ambiente, il territorio e il suolo; si affronteranno le tecniche di impianto, la difesa fitosanitaria, le tecniche di vinificazione. Seguiranno anche lezioni pratiche di potatura secca, verde e di difesa delle piante. Il corso per la coltivazione dell'olivo inizia il 13 febbraio ed approfondirà le tecniche colturali ed avversità dell'olivo; le forme di allevamento, potature, raccolta e conservazione. Le lezioni si tengono al Centro anziani di Piamborno e sono gratuite.
se. val.


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Gazzetta del Mezzogiorno -
13 gennaio 2004
Per il Primitivo è pronta una "festa"
Con il marketing si può rilanciare il vino di Gioia del Colle
di Marilisa Sisto
GIOIA DEL COLLE. Un'attenta e concreta azione di sviluppo e sostegno della coltivazione del vitigno del Primitivo di Gioia del Colle si sta facendo sempre più strada lasciando ampio spazio a quella cultura di recupero e valorizzazione dei prodotti più tipici e rappresentativi del nostro territorio. Ed il primitivo di Gioia del Colle non è solo un buon vino, ma racchiude in sè quel bagaglio storico che contribuisce alla tipicità e unicità di un prodotto gastronomico.
Proprio su questo insistono i gioiesi, per portare sulle tavole italiane un vino di alta qualità e che racconta la sua terra di provenienza.
Si sta lavorando molto affinché il primitivo di Gioia possa non essere da meno ad altrettanti importanti vini italiani, ed un primo passo è stato soprattutto compiuto con la creazione di un Consorzio di valorizzazione e tutela del vino D.O.C. di Gioia del Colle. Tuttavia, ora, il passo successivo è quello di operare con un'intensa azione di marketing che rilanci con una considerevole risonanza esterna il nostro vino. Un progetto che vede impegnata l'amministrazione comunale, con l'assessorato alle attività produttive, ma anche produttori vinicoli e associazioni culturali e di categoria.
Ecco in programma una serie di interventi incentrati soprattutto su ricerche storiche ed endogastronomiche, oltre a conferenze divulgative sul tema. Proprio per questo, la giunta comunale ha già autorizzato le seguenti attività.
Innanzitutto, si vuole collocare un cippo commemorativo della nascita del vitigno del Primitivo di Gioia in contrada Terzi-Liponti. Qui, infatti, alla fine del 1700 il gioiese canonico don Filippo Indellicati, dopo un accurato lavoro di selezione tra alcuni vigneti del nostro agro, scelse il vitigno che a suo parere potesse meglio adattarsi alle particolari condizioni climatiche della collina murgiana, piantando proprio in questa contrada circa ottanta are di vigna e dando così vita al vitigno chiamato allora "Primativo".
Allo stesso tempo, a completamento del progetto di ricerca già avviato con l'Istituto di Viticoltura di Conegliano Veneto, sta per partire un'ulteriore ricerca storica condotta da esperti del settore. Inoltre, si sta organizzando una manifestazione pubblica finalizzata a divulgare i risultati della ricerca proprio in occasione della collocazione del cippo commemorativo. Insomma, una grande festa in onore del vino primitivo gioiese.


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il Messaggero -
13 gennaio 2004
Un corso serale per sommelier all'Agrario di Todi
Inaugurato a Todi, ieri nella Sala del Ridotto del Teatro Comunale, un "Corso di qualificazione Professionale per Somelier".
La prima lezione è stata tenuta dal presidente dell'Associazione Italiana Somelier Umbria Gabriele Ricci Alunni. Il corso, organizzato su tre livelli, avrà sede all'Istituto Tecnico Agrario e il direttore sarà il sommelier Luca Rosati. Primo livello la "Tecnica di degustazione" attraverso la quale gli allievi entreranno nell'affascinante mondo del vino, il famoso nettare degli dei. Si prosegue poi con le "Funzioni del somelier" che insegnerà lo stile del servizio, come si organizza una cantina, l'uso corretto dei bicchieri, il rispetto per la bottiglia e per il suo prezioso contenuto, la giusta temperatura di servizio. Fase conclusiva la difficile arte della "Metodologia dell'abbinamento cibo-vino". Le lezioni si svolgono di sera con frequenza bisettimanale, con parte teorica e pratica con schede grafiche e degustazioni.
Iscrizioni da Luca Rosati 338-9062992 informazioni al 075-8954106.
L.Fog.


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il Gazzettino -
14 gennaio 2004
Il "Vino Buono", solidarietà della Fondazione Bambini e Autismo di Pordenone
La vendita del vino della solidarietà, sperimentata durante il periodo natalizio dalla Fondazione Bambini e Autismo di Pordenone, ha permesso di raccogliere 3500 euro. Il progetto del "Vino Buono" prosegue tuttavia anche dopo le feste. L'iniziativa ha ampi orizzonti: i soldi raccolti finora sono una piccola parte rispetto a quelli necessari per il progetto cui sono destinati, la ristrutturazione di un edificio a Cordenons da adibire a Centro lavorativo per adulti con autismo. Lì si svolgeranno, in una situazione protetta, attività lavorative a tutti gli effetti. Una di esse è collegata proprio al vino e riguarda, in particolare, etichettamento e packaging. Quest'ultimo aspetto è ancora allo studio, ma alcune indicazioni importanti sono giunte proprio dalla campagna del "Vino Buono", che rappresenta così un inizio più che un punto d'arrivo.
Per maggiori informazioni (e per acquistare il vino) ci si può rivolgere alla Fondazione Bambini e Autismo onlus, via Vespucci 6, Pordenone (email segreteria@bambinieautismo.org-Sito: www.bambinieautismo.org).


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Leggo -
13 gennaio 2004
Superbianchi doc, Friuli da degustare
Ritorna l'appuntamento con Superwhites, i grandi vini bianchi del Friuli, organizzato da Slow Food nella Capitale, sabato e domenica.
Sabato, dalle 17 alle 20, in 16 enoteche: Barrique, Beccarla, Bulzoni, Cantina Castrocielo, Cavour 313, Di Biagio, Terrazza, Manzoni, Marchetti, Marco e Giancarlo, Romani, il Tempio del vino, Trimani, l'Uva e un quarto, Vino-vip, il Vino del '99 (ingresso libero).
Domenica, dalle 15 alle 20, i banchi d'assaggio all'hotel St. Regis Grand, dei prodotti di 65 aziende in abbinamento a specialità golose locali (ingresso 15 euro. Info 065780954).
(Eli. Ber.)


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News Coldiretti -
9 gennaio 2004
Coldiretti-salute: "vino cotto" contro mal di cuore
L'Universita' avvalora la tradizione contadina
Antiossidante, combatte i radicali liberi e aiuta a prevenire malattie tumorali e cardiovascolari. E' il "vino cotto", bevanda alcolica della tradizione contadina marchigiana e abruzzese, le cui proprietà sono state ora portate alla luce da una ricerca della Facoltà di Agraria dell'Università di Teramo e da un progetto promosso dalla Coldiretti nelle Marche. Il tutto allo scopo di salvare un prodotto tipico purtroppo a rischio di "estinzione". Lo studio, realizzato dal gruppo del professor Dino Mastrocola, è stato pubblicato su un'autorevole rivista specializzata nordamericana e dovrebbe essere presto seguito da ulteriori ricerche. Ma qual è il segreto del vino cotto? "La caramellizzazione degli zuccheri e la cosiddetta 'reazione di Maillard', che si sviluppano durante la fase di cottura del mosto, gli danno un potere antiossidante due o tre volte superiore a quello del vino bianco - spiega Mastrocola, che è anche preside della Facoltà di Agraria -. In questo modo si 'catturano' i radicali liberi, combattendo l'invecchiamento cellulare e prevenendo malattie come quelle cardiovascolari e tumorali". "Non a caso, nella tradizione contadina il vino cotto è stato sempre considerato un prodotto quasi terapeutico - aggiunge il professor Leonardo Seghetti, docente dell'Università abruzzese e dell'Agraria di Ascoli Piceno, il quale sta collaborando alla ricerca -. Le mamme, ad esempio, lo usavano per massaggiare la pelle dei neonati. Ma un bicchiere di 'cotto' andava bene per un po' tutti i malanni". Ancora oggi, si usa berlo caldo (aromatizzato o meno con cannella, chiodi di garofano e scorza di limone) come rimedio contro l'influenza. Nonostante ciò, questo prodotto rischia di scomparire. Secondo le norme attuali, una bevanda prodotta attraverso il riscaldamento del mosto non può, infatti, essere considerata vino (unica eccezione alla regola, il marsala). E non può, dunque, essere commercializzata. E' per questo che la Coldiretti in collaborazione con le Camere di Commercio di Macerata ed Ascoli, ha promosso la costituzione di un'associazione di produttori e la redazione di un disciplinare di produzione, per poi puntare alla Dop, Denominazione di origine protetta. "Ciò - sostiene la Coldiretti - darebbe maggior sicurezza e trasparenza al consumatore, oltre che un punto di riferimento più preciso per la ricerca scientifica. Il vino cotto - spiega la Coldiretti - è una bevanda alcolica ottenuta dalla bollitura e della fermentazione del mosto (solitamente di uve bianche), e fatta poi invecchiare in botti di legno. Con le denominazioni di "vino cotto", "vi' cotto" e "vi' cuot", rientra nell'elenco ufficiale dei prodotti agroalimentari tradizionali della Regione Marche, riconosciuti nel 2000 con decreto ministeriale. L'usanza di far bollire e fermentare il mosto, invecchiarlo e venderlo - conclude la Coldiretti - risale alla civiltà Picena. Il vino cotto era particolarmente apprezzato dai romani (è citato in diverse fonti) e, più tardi, da papi e principi, al punto da rivaleggiare addirittura col Marsala. Nella tradizione contadina il vino cotto serviva a ridare vigore durante i lavori più faticosi.


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l'Arena -
8 gennaio 2004
Secondo un'indagine della Camera di commercio le aziende interessate sono 10.700 (il 40% del totale).
Novanta quelle produttrici con uve acquistate
Verona sempre più capitale del settore enologico
È la prima provincia italiana per esportazione di vino e conta il 14% delle imprese venete del comparto
Verona si conferma capitale nazionale del settore vitienologico sia per il numero di imprese che vi operano, sia per il valore delle esportazioni nelle quali è prima in Italia. La provincia di Verona infatti conta - secondo il Censimento dell'Agricoltura del 2000 - oltre 10.700 aziende con coltivazione a vite, su complessive 26.448 aziende agricole (il 40,5%). La superficie investita a vite occupa 24.124 ettari, sui complessivi 219.386 (quasi il 10%). Di questa, oltre 18.600 ettari (che fanno riferimento a 6.609 aziende) sono dedicati alla coltivazione della vite per doc (denominazioni di origine controllata) e docg (denominazioni di origine controllata e garantita). Le aziende con vite nella provincia - sottolinea un'indagine della Camera di commercio di Verona - rappresentano l'1,3% del totale delle imprese italiane dedite a questa coltivazione e il 14% di quelle venete. Ad esse si aggiungono una novantina di imprese (secondo i dati della Camera di commercio di Verona) che svolgono l'attività di produzione di vino con uve non di produzione propria. Verona è anche la prima provincia italiana esportatrice di vino. La cessione all'estero di vino rappresenta infatti uno dei punti di forza del sistema veronese di rapporti commerciali con l'estero: la voce "bevande", con un importo che ha superato i 444 milioni di euro nel 2002, si pone nella graduatoria provinciale dei prodotti maggiormente esportati, al quarto posto (con un "3% rispetto al 2001 e un 16% in più rispetto al 2000). La provincia di Verona è quindi la prima provincia italiana esportatrice di vino, seguita da realtà importanti come Cuneo e Trento. Per quanto riguarda i mercati di sbocco, sottolinea la ricerca della Camera di commercio, la Germania, pur rimanendo il primo Paese, ha perso quota nel corso del 2002 (e ancor di più nel 2003), con una diminuzione del 3,5%. Molto positiva è stata nello stesso anno la performance di Stati Uniti e Canada (che hanno visto un aumento rispetto al 2001 del 21,4 e 9,2%). Gli Stati Uniti arrivavano a coprire alla fine del 2002 il 23,5% del totale delle esportazioni, poco distante - nella graduatoria dei Paesi che importano vino - dalla Germania. Le esportazioni di vino veronese coprono ben l'11,5% delle esportazioni di vino nazionale e oltre la metà delle esportazioni venete. Per quanto riguarda le esportazioni per continente, pur con una diminuzione complessiva del 2,2%, l'Europa copre quasi i due terzi dell'export, mentre il continente americano arriva al 34%, ma con un trend in continua crescita ("15,9% dal 2001 al 2002). Ancora ridotte sono le quote di Asia, Africa e Oceania. I primi sei mesi del 2003 hanno confermato la performance positiva delle esportazioni di vino veronese. Le esportazioni di bevande veronesi continuano il proprio trend di crescita: "5,2% nel primo semestre del 2003 rispetto allo stesso periodo del 2002. Si arriva così ad un importo pari a 214 milioni di euro, dato che conferma quanto sia importante il settore vitivinicolo per la nostra provincia, sia a livello economico, sia a livello di immagine di Verona nel mondo. Incoraggiante è la ripresa dell'export verso la Germania ("8%) e Regno Unito ("14%), mentre si registra una lieve flessione per le esportazioni verso gli Stati Uniti e il Canada (rispettivamente -1,3 e -4%).


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il Mattino -
8 gennaio 2004
Vino e anagrammi: da Greco di Tufo a "Ti credo gufo"
di FLAMINIO BROGNA
Il vino irpino? Può finire anche in un anagramma. Nel caso irpino, per la cronaca, spetta al "Fiano di Avellino" e al "Greco di Tufo" - vini bianchi conosciuti, bevuti ed apprezzati in tutto il mondo - questo "onore". Lo ha fatto www.winenews.it, sito italiano di informazione sul vino, che ha affidato ad un famoso matematico (che ha richiesto però l'anonimato), che da anni si dedica a questo hobby, il compito di "giocare" con le parole dell'enologia. Il risultato sono centinaia di divertenti anagrammi. Per quanto riguarda il Fiano di Avellino ed il Greco di Tufo, l'anagramma risulta il seguente: il Greco di Tufo diventa "Ti credo gufo", il Fiano di Avellino si trasforma in un curioso "Odiavano Fellini".
Ed ecco anche altri esempi di anagrammi legati ai più importanti vini italiani: il Primitivo di Manduria si trasforma in "Radiodrammi punitivi", il Morellino di Scansano in "Non risi mescolandola" o in "Sciamando snellirono", il Gattinara in "Tinta agra", il Tocai friulano in "Foto culinaria".
Ritornando al made in Irpinia, la Camera di Commercio di Avellino ha approvato il programma delle manifestazioni fieristiche in Italia ed all'estero nel 2004 per le quali verrà organizzata la partecipazione collettiva delle imprese irpine. Oltre ad eventi nei quali la partecipazione è ormai consolidata (come Vinitaly di Verona e Cibus di Parma) sono state prese in considerazione nuove iniziative tra le quali il Mia di Rimini, il Miwine di Milano o il Fancy Food negli Stati Uniti.


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Libertà -
8 gennaio 2004
A Giorgio Calabrese il "Gutturnium" 2004
Il docente universitario, esperto nutrizionista, sarà premiato lunedì 26 a Milano
Piacenza - E' il professor Giorgio Calabrese, il vincitore della quattordicesima edizione del "Premio Gutturnium" . L'assegnazione dei premio avverrà il 26 gennaio 2004 a Milano, nei locali del Marriott hotel. Calabrese, scienziato del cibo e amante del buon vino, insegna alimentazione e nutrizione umana all'Università cattolica di Piacenza dal 1994 e collabora con diverse università americane, in particolare con la Boston university school of Medecine. E' membro dell'European commission of health per le ricerche scientifiche dell'Unione europea, è vicepresidente scientifico dell'istituto Nazionale di ricerca per gli alimenti. E' inoltre consulente dietologo di varie importanti squadre sportive ed è conosciuto ed amato dal grande pubblico come autore di numerose pubblicazioni scientifiche e per le sue apparizioni televisive. Il Premio Gutturnium è un riconoscimento internazionale istituito nel 1987 dal Consorzio tutela vini Doc dei Colli piacentini. La premiazione sarà preceduta da un assaggio di vini per presentare le migliori produzioni di vino Doc dei Colli Piacentini. Il "wine tasting" inizierà alle 17.30, proseguirà fino alle 20,, e sarà aperto a tutti coloro che vorranno degustare i vini proposti. La premiazione vera e propria sarà invece dedicata ad un pubblico di ospiti più ristretto e sarà accompagnata da una cena a base di prodotti di alta gastronomia locale accompagnata dai vini Doc dei colli piacentini e da un intrattenimento musicale.


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il Secolo XIX -
9 gennaio 2004
Enoteca regionale Dolcetto di Ovada: approvato il progetto
Ovada. E' stato approvato il progetto esecutivo dell'Enoteca regionale del Dolcetto di Ovada. Costerà quasi 600 mila euro e verrà data in gestione ad una società che sarà appositamente costituita per lo scopo. L'amministrazione comunale vuole accelerare i tempi. "Era importante approvare il progetto esecutivo - fa presente l'assessore ai lavori pubblici Franco Piana - per far seguire le procedure di appalto. Entro tre mesi l'inizio dei lavori". La super Enoteca, dopo tante ipotesi preliminari poi scartate (da palazzo Spinola al castello di Lercaro), troverà posto al piano interrato di palazzo Delfino, sede del comune. Una scelta molto valida, condivisa in consiglio comunale anche dall'apposizione. "E' la sua collocazione naturale - ha sottolineato il sindaco Vincenzo Robbiano - non solo per il blasone e la qualità dei locali che ospiteranno l'Enoteca, ma anche per la sua posizione centrale e più facilmente fruibile". Sarà servita da un grande scalone che dal piano terra del comune porterà all'Enoteca ma anche da un ascensore super veloce. I vasti locali (muri antichi e di notevole spessore, tali da garantire una temperatura ideale per la conservazione dei vini), avranno un'ambientazione molto speciale e suggestiva. Reception, banchi di assaggio, scaffali contenenti migliaia di bottiglie di vini doc d'annata e non solo di Dolcetto d'Ovada. Saranno infatti presenti tutti i vini blasonati che vengono prodotti sul territorio e zone vitivinicole collegate, come l'Acquese e il Gaviese. Uno spazio importante lo avranno anche gli altri prodotti tipici (salumi, "formaggette" di capra, insaccati diversi come il "filetto baciato", funghi, tartufi, conserve, dolci (amaretti, biscotti e torrone in primo piano). Prodotti che si potranno degustare (al riguardo verranno attrezzati appositi locali), e funzionerà pure un ristorante tipico. "Non mancherà - annuncia ancora Piana - anche un salone per convegni, conferenze e iniziative varie". Per l'estate potrebbe anche funzionare, come ristorante dell'Enoteca, un antico rustico nell'adiacente Parco Pertini. "Valuteremo tale possibilità - assicura l'assessore - ma intanto concretizziamo l'Enoteca".
Br. Ma.


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l'Unione Sarda -
8 gennaio 2004
Iglesias
Rivivono le antiche osterie
Oltre 1500 pasti distribuiti in soli dodici giorni. È l'incredibile risultato raggiunto nella rievocazione del "Su magasinu de su binu", ovvero le antiche osterie che esistevano fino agli anni '50 e '60, organizzato dal gruppo folk Città di Iglesias. "Un risultato - hanno commentato i componenti del direttivo - andato oltre ogni più rosea previsione. Sintomo che gli iglesienti amano le tradizioni e la cultura della città". A ridare vita a questa tradizione è stato il gruppo più longevo della città, insieme alla banda Verdi. In questo 2004, ad agosto per la precisione, compirà 50 anni di vita. Entusiasta dei risultati raggiunti anche l'assessore all'Agricoltura e Attività produttive di Iglesias Domenico Marvaso. "Sono molto soddisfatto per come sono andate le cose. Bisogna specificare che l'idea di dar vita a questa rievocazione è stata del sindaco Paolo Collu; io ho fatto solo in modo che potesse venire realizzata. Il gruppo folk poi ha pensato a darle nuova vita. Voglio pertanto ringraziare, a nome mio e dell'Amministrazione comunale, tutti i suoi componenti, in particolare chi per dodici giorni si è prodigato in cucina perché questa singolare manifestazione riuscisse senza intoppi dell'ultima ora". L'evento ha visto un afflusso medio giornaliero di 150 persone che hanno avuto modo di gustare fave, uova, olive, trippa e logicamente dell'ottimo vino. "Naturalmente tutti prodotti della nostra zona - ha rimarcato l'assessore - che in queste occasioni si ha modo di apprezzare".
(m. t.)


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il Secolo XIX -
gennaio 2004
Progetto Vini, nasce Consorzio per valorizzare il nuovo "Albarossa"
Acqui Terme. Moscato, Brachetto e oggi Albarossa. Quest'ultimo vino, per le sue caratteristiche, può essere definito un prodotto di punta nel futuro economico dell'acquese. Un progetto importante questo, che proprio in questi giorni ha visto nascere un consorzio "La grange di San Quintino" con il compito di potenziare e valorizzare la produzione di questo pregiato nettare, oltre che di tutelarne l'autenticità e di difenderne la peculiare caratteristica.Con sede a Bistagno, il consorzio, presieduto da Arturo Voglino è composto oltre che dalla Provincia di Alessandria e dal Comune di Bistagno, Ponti, Terzo, Ovada, Morbello, Tagliolo Monferrato e Melazzo. Il nome del consorzio "La grange di San Quintino" è stato adottato dai fondatori ispirandosi alla Confraternita di San Quintino dell'Ordine dei Templari, una istituzione religiosa che intorno all'anno 1000 era diffusa in Francia e nel basso Piemonte con chiese nell'acquese e proprietà terriere disposte sulle colline. Le cascine appunto, erano denominate "grange". Si trattava di terrenni impervi, faticosi da lavorare, ma particolarmente adatte alla coltivazione della vite. Pertanto, come sottolineato da Alberto Rizzoglio, uno dei sindaci che compone il collegio dei probiri all'interno del consorzio, è apparso attinente alla realtà dell'attuale Albarossa fare riferimento all'ordine di San Quintino che con spirito indomito coltivava le terre più impervie.L'Albarossa nelle vinificazioni dei vigneti sperimentali attualmente esistenti, sta dimostrando considerazioni enologiche degne di attenzione da parte degli esperti. Il suo dna si presenta caratterizzato da genitori nobili tra cui il nebbiolo, vitigno da cui hanno origine anche il barolo e il barbaresco. Il colore del vino è rosso, elegante ed intenso. Ha spiccata personalità olfattiva.Un vitigno, l'albarossa, creato nel 1938, in grado di dare un buon prodotto che, chi ha partecipato alla nascita ufficiale del consorzio, ha già potuto gustare.
G. Ga.


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Corriere Romagna -
gennaio 2004
Ristoratori a lezione con i maestri dei vini
CESENATICO - Ristoratori a lezione per carpire tutti i segreti del buon vino dai sommelier più quotati. L'Arice e la Confesercenti Cesenate hanno organizzato a Cesenatico una giornata di aggiornamento sulle tecniche di servizio e sulla degustazione del vino.La lezione è stata tenuta dal famoso sommelier professionista Roberto Gardini, presso il ristorante Delfino dell'hotel Sirena.Dopo questo primo incontro, l'Arice e la Confesercenti Cesenate intendono proseguire nel percorso di formazione per gli operatori. Un percorso che verrà dedicato soprattutto al mondo del vino e che continuerà nel prossimo anno.
A gennaio è previsto infatti un Master of Food di Vino 1° livello, realizzato da Slow Food, che prevede 6 incontri pomeridiani (22, 27, 29 gennaio, 3, 5 e 10 febbraio) con degustazione di 4 o 5 vini a lezione.
Per informazioni e prenotazioni occorre rivolgersi al tel. 0547-361728.


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il Giornale di Brescia -
gennaio 2004
Dall'aperitivo al dessert, la tradizione del brindisi fra industria vinicola e retaggio culturaleQuei calici alzati, protagonisti a mezzanotte. Pronte da stappare cento milioni di bottiglie
Con le lenticchie, vini nazionali ma anche champagne
di Luciano Imbriani
A Capodanno si brinderà italiano, ma anche lo champagne francese farà capolino tra cotechino e tortellini. Lo dimostrano alcuni studi di settore, che hanno contato le bottiglie in arrivo sulle tavole italiane tra Natale e Capodanno. Saranno 270 milioni le bottiglie di vino e spumante italiano stappate complessivamente, per un giro d'affari di 1.250 milioni di euro, il 10% in più rispetto allo scorso anno, secondo l'Associazione enologi enotecnici italiani. Di queste, poco meno di 100 milioni saranno bollicine italiane: al primo posto l'Asti, con 20 milioni di bottiglie, seguito dal Prosecco di Conegliano e Valdobbiadene (18 milioni). Quattro milioni di bottiglie sono invece prodotte annualmente in Franciacorta, dove il Gran Couvée 98 Bellavista è stato recentemente premiato, unico italiano tra le bollicine, alla Wine Experience di New York. Ma sulle tavole italiane c'è posto anche per lo Champagne francese: nel 2002 l'Italia si è collocata al quinto posto con quasi 8 milioni di bottiglie acquistate, dopo Regno Unito, Usa, Germania e Belgio. Per conquistare le tavole italiane, il centro informazioni Champagne per l'Italia ha elaborato 56 diversi accostamenti con i grandi piatti della nostra tradizione regionale, dal cotechino ai tortellini in brodo, dal capitone agli struffoli, dalle cozze gratinate alla cassata siciliana.
Siamo nel periodo aureo per i vini delle feste, dai mossi ai tranquilli, dai gran classe agli inediti e caratteristici. Il ruolo di protagonisti spetta, senza alcun dubbio, agli spumanti metodo classico, con in testa il prestigioso Franciacorta, l'Asti, il Trento, il Classese, il Gavi e la coorte degli spumanti storici piemontesi. A proposito di Franciacorta, un'insolita serata si è tenuta al ristorante La Buca di Milano per rendere omaggio all'enogastronomia del celebre territorio, con l'appoggio di un menu caratteristico, realizzato con la collaborazione di Mariuccia Ambrosini della tenuta vinicola omonima e di Luigi Dotti del ristorante Il Priore di Cazzago San Martino. Concessa la priorità al metodo classico, tra gli spumanti tipo Charmat più o meno lungo, accanto all'Arneis, al Prosecco, e al Verdicchio, un ruolo importante va riservato al Lugana spumante, altra perla bresciana. Classici o Charmat, l'ideale è servire gli spumanti in una bella flûte, ma si può accettare anche la coppa in omaggio alla Belle Epoque. I bicchieri devono essere possibilmente di cristallo o mezzo cristallo. Non devono essere colorati, a meno che non si tratti di preziosa cristalleria antica, come Boemia, o Murano, oppure Baccarat, capace di rendere più luminosa la tovaglia di Fiandra. Oltre agli spumanti, molti dei quali con versioni specificamente adatte per il fine pasto, si propongono quest'anno con maggior autorevolezza i vini per il dessert, che sono davvero tanti e in continua crescita di immagine. Qui si spazia dal Moscato d'Asti al Torcolato di Breganze, si attinge al magnifico repertorio dei Vin Santo, toscani e non, quali il Trentino Vin Santo o il Gambellara Vin Santo. Senza trascurare il Moscadello di Montalcino e nemmeno i grandi "passiti" che culminano con quello di Pantelleria, considerato fra i migliori vini da dessert europei e mondiali, essendo ormai solo un ricordo il già celebre Groot Constantia, sudafricano. Si tratta del nettare che confortò il definitivo esilio di Napoleone a Sant'Elena, mentre all'Elba l'imperatore aveva apprezzato l'Aleatico di Portoferraio. Nel Bresciano, il vino da dessert di maggior spicco ci sembra il San Martino della Battaglia da uve sovramature. Per valorizzare adeguatamente questi vini e tutti gli altri scelti per rallegrare le feste (non dimentichiamo i vini rossi per il piatti di mezzo con carni pregiate!) fondamentale importanza riveste la scelta del menu, che va studiato in anticipo e allestito con maestria e minuziosa cura dei particolari. Certo, non si può pretendere che si arrivi al vino giusto per ogni piatto, però è bene rendersi conto che non esiste il "vino orchestra" per un intero menù, specie se la sequenza è lunga e impegnativa. Anni fa il problema veniva sbrigativamente risolto all'insegna del "pasteggiamo a Champagne". In seguito ha avuto meritatamente fortuna anche la cena tutta a spumante italiano. Però, con i menu lunghi, è meglio osservare la norma dell'alternanza, servire cioè un vino in sintonia con una sequenza di almeno due o tre piatti, per poi cambiare bottiglia. Per esempio, un vino bianco (anche spumante, ma non troppo corposo) dall'aperitivo alle minestre, continuando fino al pesce. Quindi almeno un rosso importante per le carni e i formaggi. Infine, un terzo vino per il dessert. Ci sarebbe, per chiudere in gloria, da mettere in tavola il liquorino della staffa, che sul menu non si scrive ma in realtà si propone per un ulteriore brindisi. Su questo capitolo tengono banco, ci sembra con pieno merito, le grappe monovitigno da salotto.


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la Discussione -
gennaio 2004
Giorgio Pasqua ha chiamato a raccolta le istituzioni per un grande progetto
Vinitaly, si apre il dialogo
Un incontro in Fiera per fare di Verona il polo nazionale del vino ad alta specializzazione
VERONA - Parola d'ordine "dialogo". E non solo per quanto riguarda il settore della vitivinicoltura. Sarà dialogo a tutto campo per garantire al Vinitaly un'edizione storica, per definire una strategia in grado di coinvolgere tutte le forze cittadine. Lo ha ribadito Giorgio Pasqua, presidente della Sezione vini di Assindustria, nel corso di un incontro in Fiera cui hanno preso parte le massime autorità della provincia veronese. "Vinitaly - ha rilevato Pasqua- è un momento importante nella vita della città. C'è in tutti noi una grande volontà di sviluppare un dialogo, perché dal dialogo nascono i progetti, perché i progetti si migliorano con il dialogo, e la nostra filosofia è il miglioramento continuo. Verona ha i mezzi per realizzare un progetto coordinato di eccellenza e proporsi come il polo del vino ad alta specializzazione e valenza internazionale. Quali sono questi mezzi ? Le istituzioni, gli istituti bancari, le associazioni di categoria, l'Università con il dottorato di ricerca, le strutture pubbliche Fiera e Vinitaly, Verona Mercato per l'agroalimentare al Quadrante Europa, la sua Camera di Commercio, il Parco tecnologico, il Laboratorio e la borsa vini più importante d'Italia, ma anche l'Aeroporto, l'autostrada". "Il comparto agroalimentare veneto -ha proseguito Giorgio Pasqua- è tra i primi in Italia e quello di Verona lo è a livello veneto. Il settore vino veronese rappresenta il 35% del Veneto ed è il nerbo della produzione doc: 1.500.000 hl doc su 1.800.000, con un Veneto che rappresenta il 15% della produzione italiana. I vini italiani hanno fascino , spiccata identità , tipicità integrata nel costume e nella cultura di ogni regione d'Italia: rappresentano un patrimonio che tutti ci riconoscono. I nostri concorrenti tuttavia, con i loro vitigni internazionali, hanno un rapporto qualità-prezzo vincente nei nostri confronti, per risorse, bassi costi, meccanizzazione, assenza di vincoli legislativi, alto grado di cultura. Hanno inoltre un marketing molto aggressivo per studi di mercato, comunicazione e penetrazione commerciale e rischiano di mettere fuori mercato molte nostre produzioni". "Poiché non vogliamo lasciarci scavalcare a livello globale - ha concluso Pasqua- dobbiamo valorizzare e difendere la tipicità delle nostre produzioni , ricche di storia, ricordando che sono italiane e costituiscono un valore aggiunto italiano nel mondo".


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il Giornale di Vicenza -
gennaio 2004
PREMI. Alla terza edizione il concorso "bere il territorio" I testi dovranno pervenire alla sede di Go Wine entro gennaio
La scrittura e il vino
L'associazione Go Wine promuove la terza edizione di "Bere il Territorio", un concorso letterario che si rivolge ai giovani e che nelle prime due edizioni ha riscosso con la sua formula un notevole successo. Possono concorrere tutti i giovani dai 18 ai 30 anni, due sezioni speciali sono riservate agli studenti degli istituti alberghieri e degli istituti agrari, un premio speciale è patrocinato dal Cervim e verrà attribuito a chi meglio avrà trattato il tema della viticoltura di montagna o praticata in condizioni orografiche difficili. I testi dovranno pervenire entro il 31 gennaio alla sede nazionale di Go Wine in Alba; la cerimonia di premiazione è prevista per il 20 marzo 2004. Novità della terza edizione è costituita dal riconoscimento al "Maestro" di Bere il Territorio, un riconoscimento particolare, liberamente attribuito dalla Giuria ad un autore già affermato, che con la propria opera abbia contribuito in modo significativo a promuovere la cultura del vino e del suo territorio, valorizzando l'identità dei luoghi e la civiltà materiale che li ha caratterizzati "L'iniziativa - dichiarano all'associazione Go Wine - si propone di contribuire alla crescita della cultura del consumo dei vini di qualità e si rivolge ai giovani per renderli protagonisti, invitandoli all'esercizio dello scrivere, a raccontare il loro rapporto con il vino e come lo hanno avvicinato. È anche l'occasione per comprendere e monitorare ciò che muove e appassiona il giovane consumatore della nobile bevanda, per capire come si potranno evolvere le tendenze sul consumo; contribuendo alla valorizzazione di un patrimonio fatto non solo di vino, ma di vitigni autoctoni, località, tradizioni". Scrivere un racconto, dunque, come compiere un ideale viaggio; così come degustare, per un consumatore di qualità, significa scoprire, andare, avventurarsi prima nella conoscenza del rapporto fra il vino ed il suo territorio e poi trasformarsi in enoturista per andare a conoscere la cultura della terra e gli uomini del vino. I partecipanti devono redigere un testo in forma libera, (di lunghezza compresa fra le 2 e le 5 cartelle), che racconti il loro rapporto con il vino e con il mondo che intorno ad esso orbita, con un particolare riferimento al tessuto sociale ed all'ambiente nel quale il vino viene prodotto. I premi: 1.000 euro ciascuno per i due vincitori della sezione generale; 750 euro per ciascun vincitore delle due sezioni speciali. 100 bottiglie espressione della cosiddetta viticoltura "eroica" per il premio speciale offerto dal Cervim.


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il Piccolo di Trieste -
gennaio 2004
Denominazione Tocai, deciderà la Corte Giustiza Ue
Sarà la Corte di Giustizia europea a dirimere la questione riguardante la denominazione del Tocai Friulano, oggetto di controversia con i produttori ungheresi del quasi omonimo Tokaji.
La Gazzetta ufficiale dell'Ue ha infatti pubblicato l'ordinanza del Tar del Lazio con la quale il Tribunale amministrativo competente per territorio sulla sede ministeriale (Roma) ha rimesso la vicenda al giudizio della Corte di Giustizia europea.


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News Coldiretti -
gennaio 2004
Festività: in Italia saltano 80 milioni di tappi nostrani
Meno 20% per lo Champagne francese Durante le festività di Natale e soprattutto durante il giorno di Capodanno verranno stappate nel nostro Paese circa 80 milioni di bottiglie di spumante rigorosamente nazionale per un giro d'affari stimato in oltre 380 milioni di Euro (+6% rispetto allo scorso anno) mentre calano a 4 milioni (-20%) quelle di champagne francese. E' quanto stima la Coldiretti nel sottolineare che il successo delle bollicine nazionali coinvolge anche l'estero dove, nelle feste di fine anno, saranno fatti saltare altri 70 milioni di tappi di spumante italiano. In Italia sono state prodotte circa 300 milioni di bottiglie di spumante consumate per circa la metà, in Italia e all'estero, durante le festività. Di queste 300 milioni di bottiglie prodotte dalle imprese italiane - continua la Coldiretti - 280 milioni sono ottenute con il metodo Charmat e 20 milioni con il metodo classico Champenois. I due metodi si differenziano essenzialmente per la tecnica di fermentazione e per il tempo di lavorazione. Nel metodo Charmat - afferma la Coldiretti - la fermentazione avviene in autoclave mentre nel metodo Champenois la fermentazione avviene in bottiglia e comporta una lavorazione che può durare fino a tre anni con un prezzo finale più elevato. Lo spumante più diffuso in Italia è l'Asti con oltre 80 milioni di bottiglie, seguito a ruota dal Prosecco con oltre 20 milioni. Le zone di maggiore produzione - continua la Coldiretti - sono il Piemonte, il Veneto, la Lombardia ed il Trentino, anche se negli ultimi anni si sta registrando un interessante incremento nelle Regioni del Sud Italia. Anche per il brindisi - conclude la Coldiretti - gli italiani preferiscono dunque il Made in Italy che quest'anno, complice la riscoperta di un sentimento nazionale, allieterà tutte le tavole imbandite per le feste sulle quali troveranno posto vini, formaggi, salumi legumi, frutta secca e oli di oliva tipici per un valore di 1,5 miliardi di Euro.