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Ultimo aggiornamento 1/3/2004 9.02
www.vinoinrete.it
febbraio 2004


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l'Arena -
febbraio 2004
Sulla Gazzetta Ufficiale dell'Unione europea è stato pubblicato il regolamento sulle etichettature. La protesta delle organizzazioni agricole
L'Italia dà battaglia per difendere il suo vino
Il ministro Alemanno lancia la sfida: "Dobbiamo costruire un sistema internazionale di tutela"
Bruxelles. I grandi paesi produttori europei di vino hanno fatto blocco, ieri a Bruxelles, intorno al ministro per le politiche agricole Giovanni Alemanno che non ha nascosto la propria "amarezza" per la decisione della Commissione europea di offrire - a strette condizioni - la possibilità a paesi terzi di ricorrere ad alcune menzioni tradizionali di grandi vini europei. Il nuovo Regolamento sulle etichettature dei vini è stato pubblicato ieri sulla Gazzetta Ufficiale dell'Unione Europea
Alemanno ha comunque alzato subito il livello del dibattito politico lanciando una nuova sfida: "Si tratta ora - ha detto - di costruire o tentare di costruire a livello internazionale un sistema che sia una risposta adeguata ai rischi di omologazione che c'è su questa produzione".
Non solo. L'Italia ha individuato nuove soluzioni per la protezione del settore. "Stiamo studiando a livello privatistico - ha spiegato Alemanno ai cronisti al termine dei lavori - la difesa di queste denominazioni depositandole come marchi da copyright" (protezione da diritto di autore). "Quindi la battaglia continua - ha spiegato il ministro - al di là del segnale dato ieri dalla Commissione che consideriamo negativo soprattutto dal punto di vista politico".
Insomma, preoccupa più il segnale che il contenuto del regolamento Ue. In particolare, "preoccupa più il segnale di eccessiva prontezza a rispondere a questo rischio di panel (di ricorso agli organi di arbitrato alla Wto) da parte dei paesi terzi, che non il regolamento in sè in quanto - ha spiegato Alemanno - se sarà ben gestito avrà i suoi paletti".
Per l'Italia il problema è quello di riuscire a capire "quanto la Commissione Ue, sul piano internazionale, voglia giocarsi il problema delle denominazione delle etichette: che è stato uno dei punti centrale dei negoziati multilaterali a Cancun (settembre 2003), e in precedenza a Doha. Non verremmo - ha messo in guardia Alemanno - che questo fosse un segnale di indebolimento della Commissione su questo versante".
L'Italia ora vuole guardare avanti e chiede a Bruxelles "la massima vigilanza rispetto alle autorizzazioni che potranno essere date in base al nuovo regolamento che - ha ribadito il ministro - di per sè non è autorizzativo rispetto alla commercializzazione di prodotti con etichette classiche ma apre la possibilità a singole procedure che devono essere vagliate secondo dei meccanismi molto precisi".
In base al regolmento Ue, per ottenere l'uso di una menzione tradizionale europea, il paese terzo "deve dimostrare che questa ha una consistenza, un radicamento nel proprio tessuto produttivo e non una pura e semplice contraffazione. Siccome siamo molto scettici - ha indicato il ministro - sulla possibilità di creare dossier di questo tipo, se i tecnici della Commissione saranno rigorosi si potrà continure ad offrire una tutela su questo versante per i nostri produttori".
Immediate le proteste da parte delle organizzazioni degli agricoltori. La Coldiretti parla di via libera alla pirateria. Il provvedimento, notificato all'Organizzazione per il Commercio Mondiale (Wto), "liberalizza", a determinate condizioni, l'uso internazionale di alcune menzioni tradizionali europee, tra le quali, ben 17 riservate ai vini italiani: dal Brunello all'Amarone, dal Morellino al Vinsanto, dal Recioto al Gutturnio. Secondo l'organizzazione agricola, l'Europa non "deve abbassare la guardia nella lotta alle contraffazioni internazionali delle specialità alimentari che deve rimanere una priorità nell'ambito del Wto".
Mentre secondo la Confederazione italiana agricoltori (Cia) il nuovo regolamento sulle menzioni tradizionali dei vini "costituisce un atto di estrema gravità che colpisce duramente l'immagine della nostra produzione vitivinicola tipica e di qualità". In questo modo sono stati "aperti nuovi fronti alla pirateria alimentare e alle contraffazioni". Aver praticamente liberalizzato, pur a determinate condizioni, l'uso di alcune menzioni tradizionali europee, significa una sconfitta della qualità e dell'impegno che i vitivinicoltori italiani hanno profuso per valorizzare al meglio le loro produzioni.


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l'Adige -
febbraio 2004
Groppello nell´albo dei vitigni
Revò, dopo trentadue anni riconoscimento del Ministero. Nel 1972 il caratteristico vino acidulo fu cancellato. Ora si aprono nuove prospettive
di GUIDO SMADELLI
REVÒ - Il groppello ha ottenuto dal Ministero l´iscrizione all´albo dei vitigni. La comunicazione ufficiale da Roma non è ancora giunta, ma quella ufficiosa è stata annunciata dall´Istituto Agrario di San Michele all´"Associazione per la promozione e la tutela del groppello", il caratteristico vino acidulo derivato dalle uve coltivate a Revò e dintorni, che dall´albo dei vitigni era stato cancellato nel 1972, era in cui l´avanzata del melo lasciava poche speranze per la sopravvivenza di una coltura un tempo diffusissima: basti pensare che lo stemma del comune di Revò riporta un grappolo d´uva, e che in paese esisteva una cantina sociale.
"L´iscrizione all´albo dei vitigni per noi è una cosa importantissima", commenta Pietro Martini, presidente della citata associazione. "Perché ora il groppello lo si potrà produrre e commercializzare". Soprattutto nei locali pubblici: dove possono essere serviti solo vini derivanti da vitigni riconosciuti, e lavorati in cantine a norma. "Una cantina autorizzata c´è già, a Revò", spiega il presidente. "È quella di Marco Fellin, che ha allestito un agritur". Quindi per il groppello si aprono nuove frontiere, anche se non potrà più trattarsi di quel vino talmente acido da essere denominato "sbregabudele".
"Certo bisogna lavorare in modo diverso rispetto al passato, non può essere messo in commercio un vino ad altissima acidità", commenta Pietro Martini. "Dovremo ad esempio stare attenti a diradare l´uva, limitandone la produzione a tralcio, garantire alle piante sufficiente fogliazione, raccogliendo l´uva quando è matura, e non come si faceva un tempo, quando si voleva. Raccogliendola spesso non ancora matura, così l´acidità andava alle stelle. Ma come risulta chiaro si tratta di interventi assolutamente naturali - precisa Martini - perché noi sul mercato vogliamo arrivare con un prodotto biologico e serio, dicendo no per principio, per quanto possibile, alla chimica".
Attualmente il direttivo dell´associazione sta ipotizzando lo spostamento della festa del groppello, abitualmente organizzata a primavera, all´autunno. "Anche questo per ragioni di qualità del prodotto", spiega il presidente.
"In ottobre sarebbe possibile servire vino ormai maturo, mentre così non può essere in aprile, pertanto a chi si reca alla festa per gustare del buon groppello potrebbe conoscere un vino migliore. Ma niente è ancora deciso, dell´eventuale spostamento decideremo in questo periodo".
La coltivazione del groppello, negli ultimi anni, ha conosciuto un vero rilancio. L´associazione, nata nel 2002, conta una trentina di produttori, sparsi nei comuni di Cagnò, Revò, Romallo e Cloz (anche se il vitigno riconosciuto dal Ministero è lo stesso che in passato vantava l´iscrizione all´albo, cioè il "Groppello di Revò"): attualmente vengono coltivati a vite una decina di ettari (quasi tutto impianti nuovi), per una produzione di circa 300 quintali, destinati ad aumentare già quest´anno, visto che le piantine messe a dimora 3-4 anni fa entrano in produzione. Il "groppello" è inoltre oggetto di studio anche da parte dell´Istituto agrario di San Michele, che a Revò e dintorni ha piantato "barbatelle" (giovani piante di vite) su una superficie di 2 ettari.
"D´altronde si tratta di un vitigno che, documenti alla mano, vanta una storia di 500 anni", conclude un soddisfatto Pietro Martini. "Ed oggi possiamo guardare al futuro con discreto ottimismo".


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Quotidiano Libertà -
febbraio 2004
Il pericolo Ue
Difendere ad ogni costo il made in Italy
di Vittorio Emiliani
All'alba del terzo millennio Nomisma stimava a 7 e più miliardi di euro il valore annuo dei nostri cibi tipici protetti.Oltre al vino, che è salito nel 2002 a un fatturato di 8 miliardi e mezzo di euro, quasi 2,8 miliardi di euro di sola esportazione. I vini di pregio hanno sviluppato nell'ultimo decennio un traino formidabile che l'euro troppo forte ha ora rallentato.Nella sola provincia di Siena - dove i vigneti Doc prevalgono nettamente - il vino, spesso regale, fattura oltre 500 milioni di euro, con un export sul 60-65 per cento e con un turismo enologico (e quindi culturale) diffuso.Oltre tutto l'Italia sta procedendo alla rivalutazione dei vitigni "autoctoni" (Aglianico, Sangiovese, padre di tanti rossi, Montepulciano, Teroldego, Verdicchio o Vermentino), e va avanti nella scoperta e nella tutela di altre antiche produzioni contadine.Di fronte ad un mercato ormai tutt'altro che "di nicchia" dobbiamo dire con chiarezza che, se ci lasciamo penalizzare a Bruxelles sul Made in Italy agro-alimentare, possiamo considerarci spacciati. Sulle produzioni agricole di massa infatti ci faranno sempre più concorrenza, nel tempo, e giustamente, i Paesi in via di sviluppo.Su vini, olio d'oliva, formaggi, salumi, insaccati, carni, conserve di qualità elevata e quindi "marchiata" all'origine possiamo, e dobbiamo, invece batterci, difendendo coi denti, a Bruxelles e altrove, le nostre storiche tipicità ormai affermate sui mercati del benessere.Vino a parte, gli studi di un grande esperto come il sociologo rurale Corrado Barberis (condensati in grossi Atlanti pubblicati da Agra-Eri Rai) hanno censito ben 404 formaggi tipici, di cui 322 di montagna, dalle tome alpine al pecorino siciliano, e poco meno di 400 salumi non meno tradizionali fra salsicce, capocolli, prosciutti, mortadelle, salami di suino, cavallo, oca o cinghiale, ecc.


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Quotidiano Libertà -
febbraio 2004
Vino, il governo presenterà ricorso
Lo annuncia il sottosegretario Urso. "Un provvedimento inspiegabile"
Milano - Un ricorso in sede europea contro il regolamento che liberalizza l'uso internazionale di 17 menzioni tradizionali riservate a prestigiosi vini italiani. Ad annunciarlo è il viceministro alle Attività Produttive e plenipotenziario per il Commercio Estero, Adolfo Urso.La decisione della Commissione europea arriva proprio mentre lei si batte per il made in Italy."Questa decisione, presa a strettissima maggioranza, contrasta con la politica europea per questo ho già dato disposizione ai miei uffici per un ricorso in sede europea e mi hanno confermato che ci sono gli estremi per presentarlo. Si tratta di un provvedimento inspiegabile e illogico, un pessimo segnale, un vulnus pericoloso che dobbiamo recuperare prima che l'Europa appaia condurre una politica schizofrenica".I prestigiosi vini italiani cosa rischiano?"Il problema non è grave in sé perché il nostro Paese è nelle condizioni di tutelare questi vini rispetto alle forme di contraffazione, ad esempio con la registrazione dei marchi. Ma è un pessimo segnale rispetto alla politica dell'Unione europea che in ambito internazionale sta agendo in direzione opposta. Sui vini proprio a settembre ho firmato un accordo Ue-Canada per la tutela della denominazione geografica. L'Unione europea fa di questo elemento un cardine in tutti i trattati bilaterali e multilaterali portati avanti in sede di Wto".Cosa si sta facendo per tutelare il "made in Italy"?"Nell'Ultima Finanziaria è stata introdotta una norma sul marchio "made in Italy" e tra pochi giorni sarà pubblicato il regolamento attuativo che indica chi può apporlo, quali requisiti ci vogliono e le sanzioni".C'è poi la questione dei marchi di origine."L'Unione europea sta lavorando perché a marzo venga presentata una proposta basata su un nostro documento per l'obbligo di indicare il paese di origine in ogni prodotto venduto nella Ue. Un produttore cinese, ad esempio, non è obbligato a indicare "made in Cina" se vende in Europa mentre è obbligato a farlo se vende negli Stati Uniti. Vogliamo che questo obbligo ci sia anche in Europa per la tutela dei consumatori e del "mady in Italy" rispetto alle contraffazioni. Ed è di queste ore la notizia che su questa proposta abbiamo raggiunto la maggioranza dei Paesi membri. Insomma ci stiamo riuscendo".
m. v.


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AGI - Agenzia Giornalistica Italia -
febbraio 2004
Con il contributo de l'Enoteca Italiana e la firma di Marco Oreggia
OLIO: IN UN LIBRO PASSATO E PRESENTE DI UNA GRANDE RISORSA
(AGI) - Roma - Un libro interamente dedicato all'olio, dalle origini alle ultime produzioni DOP, alle ultime tecniche di lavorazione e degustazione, un articolato itinerario alla scoperta del mondo, ma soprattutto, della cultura dell'Olio in Italia. Il volume, intitolato "Olio extravergine d'oliva, i valori della tradizione, la cultura della qualita'", edito da Nardini di Firenze, e' stato presentato oggi alla Fortezza Medicea di Siena in occasione della VIII Settimana Nazionale dell'Olio. Realizzato con il contributo dell'Enoteca Italiana di Siena ( e l'accostamento con il vino , altro must internazionale del made in Italy non e' casuale) porta la firma di Marco Oreggia, uno dei nostri maggiori esperti , autore della autorevole Guida L'extravergine che radiografa ogni anno la produzione nazionale, ed al quale si deve una decennale battaglia per la promozione di un olio di qualita' superiore in grado di attestare un ruolo unico del nostro Paese in questo settore. Con Oreggia firmano il volume anche Chiara Monzo giornalista del TG2 e Cristiana Tiliacos, esperta enogastronoma.
Il libro puo' essere considerato una vera e propria encicopledia dell'Olio, trattando degli argomenti piu' svariati: origini della pianta e delle coltivazioni, processi di estrazione, valutazione delle etichette. Un capitolo a parte e' dedicato alla degustazione ed alla composizione chimica, nonche' al suo uso in gastronomia. Non poteva mancare largo spazio alle proprieta' terapeutiche e cosmetiche dell'Olio. Si descrivono i musei presenti in Italia, le DOP e l'IGP. Ma sia affronta l'argomento anche dal punto di vista economico. Scoprendo alcune verita': che l'Italia e' leader assoluto al mondo nel settore dell'olio di oliva. Un primato unico ed incontrastato a cominciare dai valori quantitativi che raggiungono le 600.000 tonnellate. L'estensione degli oliveti italiani e' di circa 1.200.000 ettari. Solo la Spagna - come quantita' prodotta - si avvicina a noi, mentre al terzo posto tra i paesi produttori c'e' la Grecia, terra di antichissima tradizione olivicola. In tutte le regioni italiane, escluse Piemonte e Valle d'Aosta, si producono oli di ottima qualita', perche' la vera forza del primato italiano e' nella ricchezza di cultivar di olivo. Ne sono state censite oltre 700 tipologie differenti. una quantita' stellare, soprattutto se paragonata alle poche decine che si contano nel resto del globo. La produzione di olio di oliva della campagna 2001-2002 e' stimata su un livello di 2.037 milioni di euro, pari a circa il 4,6% del totale nel settore dell'agricoltura. Dalla media delle ultime quattro campagne si evidenzia che l'87% del valore della produzione nazionale proviene dalle regioni meridionali: spiccano, in ordine d'importanza, Puglia, Calabria e Sicilia che insieme valgono una quota del 71% del totale. Le regioni centrosettentrionali - Lazio, Toscana e Umbria in particolare - coprono a loro volta una quota del 13,2% del totale nazionale. Se si confrontano nel dettaglio i dati sull'apporto economico dell'olivicoltura sulle singole economie agricole regionali, viene confermata la sua assoluta importanza nelle aree piu' vocate del Mezzogiorno: oltre il 30% del valore del comparto agricolo calabrese deriva dall'olio di oliva, che in Puglia contribuisce per un quinto del totale. Altre regioni meridionali con un livello di specializzazione superiore alla media nazionale (5%) sono l'Abruzzo, la Campania, la Basilicata e la Sicilia. Complessivamente, l'olivicoltura rende appena l'1% del valore della produzione agricola totale delle regioni centrosettentrionali. In Umbria, Lazio e Toscana, invece, l'importanza dell'olivicoltura assume un peso nettamente superiore alla media dell'area e molto simile al dato nazionale.


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Corriere della Sera -
febbraio 2004
Al "romano" Heinz Beck l'«Ampolla d'Oro»
L'Ampolla d'Oro è il prestigioso riconoscimento che l'Enoteca Italiana riserva a personalità che si sono distinte per la loro attività e soprattutto per la diffusione della cultura dell'olio extravergine di oliva. Quest'anno il premio sarà consegnato durante la XVIII° Settimana Nazionale dell'Olio ad Heinz Beck, de La Pergola all'Hilton (sabato 21 febbraio, h 12) a Palazzo Rospigliosi. Durante i dieci anni della sua attività a Roma, lo chef bavarese si è distinto per la dedizione, la ricerca e la passione verso la cucina italiana ed i suoi prodotti, creando piatti inimitabili realizzati con ingredienti sani e di prima qualità, conditi con una grande varietà di olio d'oliva nativa. "Sono cresciuto con la cucina del burro - detto Beck - perché a nord delle Alpi non c'era la cultura dell'olio d'oliva. Ho imparato a cucinare con olio d'oliva quando mi sono avvicinato all'alta cucina sotto la guida del mio maestro Winkler. Da quel momento ho capito l'importanza dell'olio d'oliva, che non solo riguarda il gusto ma anche la salute, essendo antiossidante, anticolesterolo, antitumore ed antiinfarto". Beck ha scelto per la sua cucina almeno 30 diversi tipi di olio extravergine, aggiornati in continuazione. Il suo "fanatismo" arriva a proporre un tortino di pere con gelato all'olio d'oliva. (M. Pe. )


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il Messaggero -
22 febbraio 2004
CONCORSI E PROMOZIONE
Per le aziende della provincia romana in arrivo la carta enologica
Tutto pronto per il concorso enologico dei vini della provincia romana. Gli assessorati alle Attività produttive ed all'Agricoltura hanno programmato per la primavera prossima un grande concorso che vedrà protagonisti i vini dei Consorzi Frascati e Colli Lanuvini, il Cerveteri e il Cesanese. Il premio enologico "Grappolo d'oro - Gino Cesaroni", giunto alla sesta edizione, sarà inglobato nel concorso enologico provinciale e riservato solo ai prodotti della Strada dei vini dei Castelli. La Provincia con questa iniziativa vuole realizzare la prima carta dei vini provinciali da distribuire nei ristoranti di Roma e dell'hinterland. A giudicare i prodotti in lizza ci sarà un pool di esperti dell'Associazione italiana sommelier e qualificati enotecnici. Le aziende dei Castelli Romani credono molto in questa iniziativa perché finalizzata a diffondere i vini nel settore della ristorazione romana che spesso si è dimostrata ostica all'accettazione dei prodotti locali. Al concorso "Grappolo d'oro", nelle precedenti edizioni, hanno partecipato centinaia di etichette della zona.
L.Jo.


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il Messaggero -
21 febbraio 2004
DEGUSTOLIO. A Palazzo Rospigliosi degustazione di extravergine e premi. E gite fuoriporta nel segno dell'olio
In campagna corsa all'oro. Verde
di MARIA GRAZIA FILIPPI
Un'ampolla d'oro per Heinz Beck. Lo chef pluristellato del ristorante La Pergola Cavalieri Hilton questa mattina alle dodici sarà insignito a Palazzo Rospigliosi del prestigioso premio dell'Enoteca Italiana per la sua attività nella diffusione della cultura dell'olio d'oliva. E con questa premiazione si aprirà Degustolio, la due giorni dedicata all'insuperabile frutto della pianta sacra a Minerva a conclusione della Settimana dell'Olio che si è tenuta a Roma e a Milano voluta e organizzata dall'Ente Vini Enoteca Italiana e dall'Associazione Nazionale Città dell'Olio. Dalle 16 alle 21 di oggi e domani per i gourmet e per i semplici appassionati di uno dei sapori più sacri della nostra cucina banchi di assaggio degli extravergini nazionali permetteranno di curiosare tra le caratteristiche delle varie produzioni. In evidenza gli oli della Sardegna e quelli della provincia di Roma che sarà presente anche con una rappresentanza istituzionale dell'Assessorato all'Agricoltura insieme alla Camera di Commercio di Roma. Due spazi, in particolare, saranno dedicati alle casalinghe: stasera alle 21 e domani alle 17, infatti, un'esperta terrà una degustazione guidata con lo scopo di illustrare alle ospiti i segreti dell'extravergine. Da Degustolio alla campagna laziale il passo è breve, soprattutto nel periodo dell'anno in cui la raccolta delle olive è in pieno svolgimento. Canino, nel viterbese facilmente raggiungibile dall'uscita per Montalto di Castro sull'Aurelia, offre la migliore tradizione di olivicoltura della Maremma laziale famosa non soltanto per il gusto gastronomico ma anche per le proprietà terapeutiche nella prevenzione della trombosi. Tanti i frantoi da visitare e dove fare acquisti, senza scordare un tuffo fra le suggestioni etrusche del Parco Archeologico di Vulci. Il frantoio Archibusacci (0761/437202 domenica solo mattina) a Canino, e il Frantoio Gentili (0761/458583 domenica solo mattina) in località Chiusa delle Sparme a Farnese, sono sicuramente due indirizzi da tenere a mente. L'altra meta laziale prediletta sarà sicuramente la Sabina. A Canneto Sabino esiste infatti il più antico olivo d'Europa: più di 2000 anni e ancora in piena vegetazione. In zona si possono acquistare gli oli locali presso l'Azienda Agricola Fagiolo di Passo Corese (0765/487036) che accoglie anche l'agriturismo La Raja per i pernottamenti.


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ADNKRONOS -
23 febbraio 2004
Veneto, al via primavera del Prosecco 2004
TRE MESI PER DEGUSTARE I GRANDI VINI DELL'ALTA MARCA TREVIGIANA
Treviso, 23 feb. - (Adnkronos) - Come vuole una tradizione pluridecennale spettera' alla Mostra del Prosecco Doc di Vidor aprire, sabato 6 marzo, la stagione delle Mostre del Vino primaverili sulle colline dell'Alta Marca trevigiana: da marzo a giugno saranno ben 16 le rassegne enologiche che si succederanno nei diversi paesi dell'area Doc del Prosecco, da Conegliano a Valdobbiadene, per proporre in degustazione al pubblico, i vini dell'ultima vendemmia presentati complessivamente da quasi 400 aziende locali, tra piccoli viticoltori e grandi marchi ormai affermati a livello nazionale ed internazionale.


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ADNKRONOS -
23 febbraio 2004
VINO: IL SINDACO DI CONEGLIANO GLI CONSEGNERA' A ROMA IL PREMIO CITTA' DEL VINO
"BENIGNI SARA' L'AMBASCIATORE DEI VINI ITALIANI IN ITALIA E NEL MONDO"
Treviso, 23 Feb. - (Adnkronos) - Venerdi' 27 febbraio, alle 12, il sindaco di Conegliano(Treviso), Floriano Zambon, in veste di presidente nazionale dell'associazione 'Citta' del Vino', sara' a Roma per consegnare all'attore comico Roberto Benigni il 'Premio Citta' del vino'. Nella sede di via Icilio, 9 (Uffici Melampo Cinematografica), Benigni ricevera', dalle mani di Floriano Zambon, quasi scontato a dirsi, delle bottiglie di vino, il migliore da ogni regione d'Italia.


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la Repubblica - Affari & Finanza -
16 febbraio 2004
Vino italiano, la "sbornia" è finita
di DELFINA RATTAZZI
Crisi, euro forte, denominazioni in pericolo e concorrenza australiana sempre più agguerrita: dopo anni di straordinari successi nel mondo il vino toscano è costretto ad affilare le armi e ad elaborare nuove strategie per affrontare un mercato mondiale sempre più difficile. I consumi stanno calando ovunque, salvo negli Stati Uniti e in Estremo Oriente. A Bruxelles il Comitato di gestione ha dato l'ok alla Commissione europea per modificare il regolamento che protegge 17 importanti denominazioni di vini. Solo in Toscana ci sono il Brunello, il Nobile, il Morellino e il Vinsanto. Una porta aperta verso una futura liberalizzazione che permetterebbe ai produttori di paesi extraeuropei di usare queste denominazioni. In pratica potrebbero nascere il Brunello australiano e il Vinsanto argentino. In Toscana c'è stata una levata di scudi. "Mi associo pienamente alla protesta. Le denominazioni italiane vanno tutelate contro le omologazioni", ha dichiarato il ministro delle Politiche agricole Gianni Alemanno che ha incontrato la settimana scorsa i responsabili dei Consorzi Chianti Classico, Nobile di Montepulciano e Brunello di Montalcino a Firenze.
La buona notizia è che sono iniziate la settimana scorsa le degustazioni dei vini del 2003 e che i risultati sembrano essere molto promettenti. La lunga estate arida e torrida ha dato meno uva, con molti grappoli da scartare, ma gli esperti di tutto il mondo che si sono dati appuntamento alla Stazione Leopolda di Firenze per l'anteprima del Chianti Classico 2003, portavano stampato in volto un sorriso soddisfatto.
"Come abbiamo visto già da noi, a Badia a Coltibuono, il 2003 sta dando dei vini molto buoni, molto maturi, con dei profumi intensi e dei bei colori", dice Emanuela Stucchi Prinetti, exPresidente del Consorzio Chianti Classico. "Sono dei vini grandissimi", sostiene Giovanni Manetti, proprietario assieme al fratello Marco dell'azienda agricola Fontodi. "Soprattutto nel territorio del Chianti Classico, dove le altitudini piuttosto elevate hanno permesso ai vigneti di non soffrire eccessivamente a causa del gran caldo, i vini si stanno rivelando ricchi, equilibrati, profumati e con un grande potenziale di invecchiamento".
Giovanni Ricasoli Firidolfi, eletto da poco presidente del Consorzio Gallo Nero e proprietario dell'azienda agricola Castello di Cacchiano a Gaiole in Chianti, fa notare che mentre il consumo mondiale pro capite di vino continua a diminuire, salvo negli Stati Uniti, con un modesto aumento del 7 per cento e in Estremo Oriente dove è salito di oltre il 70 per cento (ma i volumi iniziali erano davvero esigui), nel corso degli anni Novanta l'Europa ha ridotto le superfici vitate del 14 per cento. Il problema però è che nei nuovi mondi è scoppiata la febbre della viticoltura. "In Australia l'incremento è stato del 138 per cento, passando da 60mila a 143 mila ettari", spiega Giovanni Ricasoli. "Mentre negli Stati Uniti l'incremento è stato del 25 per cento. Il Sud America ha aumentato le superfici vitate del 4 per cento e nella sola Cina, tra il 1995 e il 1999, sono stati piantati a viti più di 100mila ettari".
"Il prossimo futuro non può che riservarci un fortissimo aumento della concorrenza", spiega il nuovo presidente del Consorzio Gallo Nero. "Oltre a questo scenario macroeconomico non positivo gli Europei hanno alcuni specifici fattori di debolezza. La prima è la limitata dimensione delle nostre imprese. Per fare un solo esempio si pensi che il 66 per cento del prodotto finito australiano è controllato da sole 5 imprese, mentre le prime 20 ne controllano addirittura il 94 per cento. Una concentrazione enorme che gli permette di agire su scala globale con mezzi finanziari a noi preclusi". Secondo Giovanni Ricasoli gli italiani dispongono però di notevoli punti di forza: un patrimonio che consente di coprire tutte le esigenze dei consumatori, territori con identità uniche, un knowhow d'avanguardia e imprese piccole, ma decisamente più elastiche, e in grado di assorbire meglio i momenti negativi.
"Dobbiamo prendere definitivamente coscienza che il nostro mondo è cambiato è che la competizione oggi è caratterizzata dal confronto fra sistemi di impresa più che tra i singoli operatori. Questo ci impone di pensare molto più in grande e di lavorare su diversi livelli, da quello politico a quello aziendale, considerando come prioritaria la difesa del nostro sistema di denominazioni", conclude Ricasoli. Nel 2003 sono state vendute oltre 18 milioni di bottiglie con il marchio Gallo Nero, di cui il 61 per cento all'estero.
"Devo dire che la produzione italiana è passata da una situazione di boom che potremmo definire surreale a una situazione decisamente più realistica. C'è stato un momento in cui ci strappavano le bottiglie di mano. Chi si affidava a un enologo di nome, vestiva la bottiglia bene e faceva un vino decente trovava una sua collocazione sul mercato. Oggi si entra in logiche d'impresa più normali, più competitive. Vince e sopravvive chi è più bravo", spiega Francesco Mazzei. Da oltre 600 anni la sua famiglia è proprietaria del Castello di Fonterutoli a Castellina in Chianti. Francesco Mazzei si occupa a tempo pieno di Fonterutoli dal 1996, dopo aver lavorato alla Barilla e come direttore marketing strategico alla Piaggio.
"Questo è un settore difficilissimo, estremamente polverizzato, dove anche il più famoso è nessuno ed è fondamentalmente sostituibile da chiunque altro. Non esistono dei leader veri. Bisogna pensare come in prospettiva le denominazioni, che sono qualcosa che unisce un territorio e dei produttori con delle caratteristiche simili, con una loro genesi e una loro logica, possano tornare ad avere un valore determinante. Le denominazioni, secondo me, hanno una doppia valenza: garantiscono un certo tipo di prodotto fatto in un certo modo e dall'altra hanno una valenza informativa, di comunicazione. Se su questo si innesta un Consorzio capace di fare bene attività di marketing, si supera il nostro problema più grosso che è quello della frammentazione", dice Mazzei.
"In realtà è sbagliato chiamarci agricoltori. Siamo uno dei rarissimi casi di attività in cui seguiamo tutta la filiera: dal piantare la vite al consumatore. L'agricoltura è solo una parte della nostra attività: importantissima, ma è solo una parte. Il problema è che non ci siamo ancora staccati dalla mentalità dagli agricoltori. Oggi quando impianti le viti devi pensare a cosa vorrà il consumatore fra dieci anni. La denominazione ci dà l'hardware ma il software lo mettiamo noi. Siamo noi che possiamo creare un prodotto migliore perché abbiamo asset migliori, oppure perché abbiamo le intuizioni, le capacità e siamo avanti in quello che facciamo".
Francesco Mazzei ammette che c'è crisi nel settore. "L'euro forte è un grosso problema, la Germania che storicamente era il primo mercato per il vino italiano è in una crisi spaventosa e in più l'Australia sta mitragliando i mercati: c'è tutta una serie di fattori che rendono questo momento particolarmente difficile. Devo dire che le aziende che hanno investito molto sul prodotto e sulla propria immagine secondo me hanno gli strumenti per reagire a questa crisi. Sono ottimista: le crisi ogni tanto fanno bene, soprattutto in settori che rischiano di addormentarsi sugli allori. Anche se anche nel nostro mondo fatalmente penso che ci sarà una scrematura e che non tutte le aziende saranno in grado di sopravvivere".
Emanuela Stucchi Prinetti, ex presidente del Consorzio Chianti Classico, che si occupa con successo assieme ai suoi fratelli della gestione della storica Badia a Coltibuono, sta passando alle coltivazioni biologiche. "Certo in America il cambio ci sta penalizzando moltissimo", dice. "La gente chiede un migliore rapporto qualità-prezzo. Il Chianti Classico è in una fascia di prezzo che regge. Bisognerà vedere se tutte le aziende saranno in grado di superare questa crisi. Resta il fatto che negli anni Novanta il mondo intero si è accorto che il Chianti Classico poteva essere un grande vino".


fonte:
ANSA -
14 febbraio 2004
Da luglio sulle tavole il primo vino biologico valdostano
AOSTA. Per gli amanti del buon vino e' davvero un evento da non perdere. Da luglio l' Istituto Agricolo Regionale della Valle d' Aosta mettera' in vendita circa 6.000 bottiglie di vino biologico. Si tratta di un vino da collezione essendo il primo che viene messo in vendita dopo tre anni di sperimentazione. Nel senso che per tre anni il vigneto di 6.000 metri quadrati coltivato sulla collina di Signayes, a nord di Aosta all' imbocco della valle del Gran San Bernardo, e' stato trattato solo con rame e zolfo e ha prodotto, nella scorsa vendemmia 60 quintali di uva. ''Ma quello che piu' importa - spiega Luciano Rigazio responsabile del settore vitivinicolo dello Iar - e' la vinificazione che noi abbiamo sviluppato utilizzando solo pochissima anidride solforosa''. C' e' molta attesa per il nuovo prodotto. ''Bisogna vedere - aggiunge Rigazio - come risponderanno i consumatori perche' sono loro i nostri veri giudici''. E fino ad oggi l' Istituto, voluto dalla Regione per favorire la sperimentazione agricola in Valle d' Aosta, ha dato risultati lusinghieri, tanto da far diventare i vini valdostani di ottima qualita' e competitivi sul mercato internazionale anche per le limitate quantita' prodotte. Per la vinificazione in macerazione carbonica totale le uve selezionate alla raccolta, sanissime, vengono introdotte integre a grappolo intero, in recipienti di 25 hl che vengono chiusi ermeticamente per tutta la durata della macerazione e si immette anidride carbonica naturale prodotta da una vasca in fermentazione. La macerazione dura 8 - 10 giorni alla temperatura di 25 - 28 ° C. Al termine della macerazione l' uva viene estratta dalla vasca, pigiata, diraspata e portata nelle vasche di fermentazione alcolica che termina nel giro di 48 ore, dopo di che si spilla il vino che si presenta profumato e morbido. Le uve a bacca bianca vengono pigiate, diraspate e torchiate con una pressatra soffice. Il mosto ottenuto viene versato in vasca, solfitato con 8 - 10 g/h1 di metabisolfito di potassio e lasciato riposare a temperatura di 15° C per circa 36 ore. Separatamente le vinacce vengono insilate ed in seguito destinate alla distillazione. Il mosto decantato viene travasato e aggiunto di lieviti selezionati. La fermentazione alcolica, condotta in recipienti di acciaio, dura 8 - 10 giorni, alla temperature controllata di 18 - 20° C. Dopo la fermentazione vengono eseguiti travasi, colmature e una prefiltrazione su cartoni. L'imbottigliamento ad aprile e' preceduto da una filtrazione brillantante. L'uva a bacca rossa prima della torchiatura subisce una leggera macerazione di 48 ore per l'estrazione del colore. Il mosto e le bucce vengono pompati in un serbatoio, solfitati e aggiunti di lievito selezionato, come per la vinificazione in bianco. All' interno del serbatoio di acciaio durante la fermentazione alcolica, per opera dei lieviti si ha la trasformazione degli zuccheri in alcol, l' estrazione delle sostanze coloranti e dei tannini. Per aumentare questa estrazione si fanno dei rimontaggi, che consistono nel prelevare il mosto che si trova nel fondo della vasca e nel pomparlo alla sue sommita' per bagnare il cappello costituito dalle vinacce. Segue la svinatura dopo 12 giorni. Il vino, nel corso della maturazione, ha una seconda fermentazione, detta malolattica, operata da batteri lattici in cui l' acido malico si trasforma in acido lattico, diminuendo l' acidita' del vino; e' una reazione che avviene a temperature intorno a 18 - 20° C. L' imbottigliamento a giugno e' preceduto da una filtrazione brillantante. L' Istituto dispone per il settore vitivinicolo 6,6 ha di cui: Cabernet 0,2; Chardonnay 0,2; Gamay 1,5; Grenache 0,3; Muller thurgau 0,4; Petite arvine 0,3; Petit Rouge 0,5; Pinot Gris 0,5; Pinot Noir 1,4; Sauvignon 0,1; Syerah 0,2. Il tutto per una produzione di 550 quali di uva da cui si ricavano 350 ettolitri di vino cosi' suddiviso: Blanc du Prieur 18,50 hl; Chardonnay 13; Comete 8,50; Eau de vie 3,50; Elite 2,50; Gamay 75; Muller Thurgau 20; Petite arvine 23; Petit rouge 31; Pinot gris 14,50; Pinot noir 71; Rouge du Prieur 10,30; Sang des Salass11,25; Tresor du caveau 16; Vin de Prevot 18,70.


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Nove Firenze -
febbraio 2004
Etichettatura vini: Martini chiede l'intervento di Prodi
Vigneti, la Corte costituzionale dà ragione alla Toscana
FIRENZE- La Corte Costituzionale ha accolto il ricorso presentato dalla Regione Toscana contro l'articolo 64 della Finanziaria 2002, che conteneva disposizioni relative alla regolarizzazione dei vigneti piantati in violazione delle norme comunitarie e alle relative sanzioni amministrative. E' quanto rende noto l'assessore all'agricoltura della Regione Toscana Tito Barbini, sottolineando l'importanza di questa decisione dei giudici costituzionali, nell'ambito dei rapporti complessivi tra Stato e Regioni in materia di agricoltura. "Il fenomeno degli impianti abusivi in Toscana è decisamente contenuto - spiega l'assessore - Ma nell'impugnare una norma statale che ha generato difficoltà ed incertezza nella categoria abbiamo voluto anche affermare concretamente quanto ormai dovrebbe essere pacifico e che pure trova ancora resistenze nel legislatore nazionale, ovvero che dopo la riforma costituzionale l'agricoltura è competenza esclusiva delle Regioni. Con quella disposizione della Finanziaria, insomma, il governo, pur proclamandosi tante volte federalista , aveva ancora una volta invaso le competenze regionali. Ora c'è da auspicare che non abbiano seguito alcuni dichiarazioni di membri del governo sulla volontà di tornare a legiferare su questa specifica questione". Il riferimento dell'assessore è anche a quanto recentemente affermato dal ministro Alemanno sull'"impasse" che avrebbe prodotto la bocciatura della norma contenuta in Finanziaria. "Situazione che non esiste in Toscana - spiega Barbini - In parallelo con il ricorso ai giudici per illegittimità costituzionale, infatti, la Regione Toscana ha provveduto, con la legge 21/2002 a disciplinare autonomamente le disposizioni in tema di regolarizzazione da parte delle aziende agricole, nel contesto di una più generale normativa sul potenziale produttivo viticolo toscano".
La norma impugnata riguardava in particolare la data a partire dalla quale gli impianti di vigneti irregolarmente realizzati possono essere regolarizzati. Per quanto riguarda le domande di regolarizzazione, i dati non sono definitivi perché i termini sono stati prorogati dalla Commissione europea al 31 luglio 2005 e le istruttorie sono ancora in corso presso le province. Le domande presentate ad oggi sono relativi a 523 ettari. Di questi circa la metà sono da ricondurre ad irregolarità amministrative.
Forte preoccupazione per le conseguenze della nuova regolamentazione comunitaria in materia di etichettatura del vino, ma anche la richiesta di una attenta "valutazione politica ad adeguato livello" dell'intera questione. E' questo il contenuto della lettera che il presidente della Regione Toscana Claudio Martini ha inviato oggi al presidente della Commissione europea, in relazione alle modifiche recentemente proposte dalla Commissione che "rischiano di pregiudicare il mantenimento dell'inscindibile rapporto tra il territorio e le sue produzioni". "Infatti - spiega Martini - se si consente ai paesi terzi la possibilità di utilizzare sulle etichette le menzioni tradizionali dei più pregiati vini europei, vengono meno le premesse stesse che fino ad oggi hanno consentito di salvaguardare le diversità, promuovendo l'economia rurale e tutelando nel contempo i consumatori". Dopo aver ricordato che queste modifiche sarebbero particolarmente penalizzanti per la Toscana, dal momento che toscani sono ben 4 dei 17 vini italiani interessati alla riforma, Martini prosegue ricordando che esse non possono trovare sufficiente fondamento nemmeno nelle regole internazionali del commercio. "Pur avendo ben presenti i vincoli derrivanti dagli accordi del Wto - spiega infatti Martini - reputo eccessive le conseguenze di una decisione che appare confinata esclusivamente sul piano tecnico". La questione, prosegue la lettera a Prodi, ha invece un rilevante valore politico: "Per questo, anche in considerazione delle posizioni già assunte da tutti i paesi produttori, mi permetto di sottolineare la necessità di una valutazione politica ad adeguato livello, nell'ambito della Commissione o del Consiglio dei ministri dell'agricoltura dell'Unione europea".
"Certo della tua sensibilità - così si conclude il messaggio al presidente della Commissione europea - sono quindi a chiederti di favorire un'assunzione di responsabilità diretta del collegio dei Commissari che consenta di riconsiderare la portata di una decisione di grande valore politico".


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ANSA -
13 febbraio 2004
Vino: l'Ue ritiene le etichette italiane piu' che protette
PALERMO, 13 FEB - La Commissione europea non condivide le preoccupazioni dell' Italia, e del mondo agricolo italiano di veder ridotta la protezione sui grandi vini di qualita' per l' intenzione di Bruxelles di modificare alcune regole relative alle menzioni protette sull' etichetta. E nei giorni scorsi stata confermata nella capitale belga, con un nuovo voto da parte del Comitato europeo di gestione del vino, la modifica del regolamento Ue che dara' la possibilita' ai paesi terzi di utilizzare - a determinate condizioni - le menzioni tradizionali poste sull'etichetta dei vini europei. Di fatto, saranno cosi' ''liberalizzate'' menzioni famose, come le italiane Brunello, Amarone, il Cannellino, il viterbese ''Est est est'', o il foggiano Cacc' e Mitte e ancora il Morellino, il Passito, il Recioto. ''Non e' corretto affermare - ha tenuto a sottolineare Gregor Kreuzhuber, portavoce del commissario europeo per l'agricoltura Franz Fischler - che i grandi vini di qualita' italiani perdono la protezione di cui godono: se l'Argentina vorra' utilizzare la menzione 'Brunello', dovra' rispettare condizioni e criteri molto stretti, e in primo luogo provare che l' indicazione veniva gia' utilizzata in passato''. Nessun paese ha pero' modificato la sua posizione rispetto alla votazione gia' espressa il 27 gennaio scorso alla quale si erano solo apposti i paesi produttori. In primo luogo l' Italia, seguita da Francia, Spagna, Grecia, Portogallo e Lussemburgo. I voti riuniti erano pero' insufficienti per rinviare la proposta al Consiglio dei ministri dell' agricoltura dell' Ue. Ora la Commissione e' in grado di varare il regolamento che dovrebbe essere messo a punto entro le prossime due settimane. Contro la proposta si e' espresso ancora il ministro per le politiche agricole Giovanni Alemanno, che ha lanciato un appello alla Commissione affinche' riveda ''profondamente il regolamento sull'etichetta dei vini in quanto l' Italia non puo' accettare l' omologazione e il livellamento verso il basso''. Se la Commissione formalizzera' quanto confermato dal Comitato di gestione Ue, il ricorso alle menzioni tradizionali, anche da parte dei produttori extra-Ue sara' possibile se un prodotto con quella menzione viene utilizzato da almeno 10 anni. Non sara' pero' piu' necessario, per i paesi terzi, che la stessa menzione sia stata riconosciuta o protetta in un quadro legislativo nazionale come si richiede attualmente. Sara' invece sufficiente che quel prodotto sia conforme alle regole in vigore per i produttori di vino nel paese di origine, comprese le regole di un organizzazione professionale rappresentativa. La Coldiretti, criticando il provvedimento, parla di ''scippo dei grandi vini italiani'' e ricorda come in numerosi paesi si spacciano vini locali come italiani: tra quelli piu' imitati il Chianti, il Lambrusco, il Marsala e la Grappa. Dal canto suo la Confagricoltura ritiene che ''non solo recherebbe fortissimi danni a uno settori piu' vitali dell'agricoltura italiana, ma rappresenterebbe un pericolosissimo precedente per la tutela di tutte le produzioni tipiche di qualita' di cui il nostro Paese e' leader indiscusso''.
LEN-PUC


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il Mattino -
12 febbraio 2004
Irpinia, turismo sulle strade del vino
di MARIA TOLMINA CIRIELLO
Tre percorsi per tre grandi vini, itinerari del gusto e della cultura, volano per un turismo sempre più attento alla qualità. I turisti del gusto avranno un nuovo strumento per intraprendere il viaggio dei sapori irpini. È stata presentata ieri mattina in anteprima la brochure divulgativa delle "Strade dei vini e dei sapori d'Irpinia". Una piccola pubblicazione per grandi fini, la promozione delle produzioni dei vitigni di qualità attraverso un sistema integrato di offerta turistica. Un progetto fortemente voluto dal presidente della Provincia di Avellino Franco Maselli, dall'assessore provinciale alle politiche agricole Giuseppe Di Milia, presidente del comitato promotore del progetto, che hanno presentato la brochure al pubblico con la progettista e coordinatrice Alessandra Filoni, il presidente dell'Associazione Città del Vino Teobaldo Acone ed il responsabile di progetto per Idis-Città della Scienza Pier Paolo Caselli. La terrà dei tre grandi Docg regionali, arriva prima in Campania nella presentazione dello strumento di promozione turistica, che questo fine settimana approderà anche alla Borsa Internazionale del Turismo di Milano, il più importante evento del settore che si terrà alla Fiera di Milano dal 14 al 17 febbraio. 33 aziende vitivinicole, 74 tra hotel, ristoranti, aziende agrituristiche e aziende specializzate in produzioni tipiche e 23 enti tra Comuni e Comunità Montane hanno aderito al progetto promosso dall'assessorato all'agricoltura della Provincia, unendosi sotto il marchio della qualità irpina che si snoda nei tre percorsi enoturistici che coincidono con le aree dei territori delle tre Docg. Per ogni Strada del Vino sono stati forniti più itinerari con suggerimenti per le visite ai luoghi di interesse artistico nei territori dei comuni compresi in ogni percorso. Un traguardo di partenza per le terre di produzione di Taurasi, Fiano e Greco. Si dovrà ora costituire l'associazione del comitato di gestione delle Strade dei vini e dei sapori d'Irpinia, un comitato che garantisca l'adeguamento delle zone comprese nei percorsi enogastronomici agli standard previsti dalle direttive regionali. Come a dire, la strada, per "Le strade dei Vini" è ancora lunga.


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il Giornale di Vicenza -
12 febbraio 2004
Copiabili in tutto il mondo 17 nomi famosi non più protetti dall'Europa. Qualcuno parla di truffa ai consumatori e di un colpo al cuore della tradizione e della vita produttiva locale Ma altri fanno notare che l'Europa cede sul marchio per tutelare le zone di produzione
Grandi vini veneti a rischio cloni. Produttori in allarme
Torcolato, Recioto e Vin Santo da California o Australia?
di Antonio Di Lorenzo
Tre marchi di vini vicentini sono a rischio di sfruttamento da parte di Paesi non europei con tanto di "benedizione" della Ue: se, infatti, andrà in porto la modifica al regolamento europeo, dopo il primo "sì" ricevuto l'altro giorno a Bruxelles, Torcolato, Recioto e Vin Santo sono nomi che potranno figurare sulle etichette di vini prodotti - mettiamo - in Sud Africa, California e Australia, e non solo sulle colline di Breganze, di Gambellara e dei Berici. L'elenco dei 17 vini che saranno copiabili in tutto il mondo con l'approvazione della Ue, perché il loro marchio non sarà più protetto dall'Unione europea, comprende anche tre tipologie vicentine (Recioto, Torcolato e Vin santo) che si trovano in buona compagnia: dall'Amarone all' Est - Est - Est, dal Brunello di Montalcino ai vari passiti, molti tra i più noti vini italiani stanno per essere globalizzati. Il rischio di avere un "Recioto" sudamericano o un "Torcolato" cinese non è un sogno ma una realtà prossima ventura. Ma per i produttori vicentini questa prospettiva assume, le sembianze di un fantasma che agita i loro sonni: "Siamo preoccupati, inutile negarlo - conferma amaro Andrea Bottaro, direttore della Cantina "Beato Bartolomeo da Breganze" -. Questa decisione, una volta confermata, può rappresentare per noi un serio ostacolo. Per carità, il torcolato "di Breganze" nessuno ce lo potrà rubare, perché quello prodotto nel Vicentino sarà l'unico "di Breganze " per sempre. Non si può spostare un terreno, e noi resteremo aggrappati alla denominazione di zona. Ma non mi nascondo che sul mercato si creerà una grande confusione. Hai voglia di parlare di terroir. Il cliente guarda all'etichetta: conterà sempre di più il p rezzo, e basta". Di torcolato nella zona di Breganze si producono circa 500 ettolitri l'anno. I nomi maggiori sono quelli delle Cantine di Firmino (e ora della figlia Franca) Miotti, di Guerrino Vitacchio, di Fausto Maculan, della "beato Bartolomeo di Breganze". Molto maggiore è la quantità di "recioto" che viene prodotta dalle uve sulle colline di Gambellara e Montebello: la stima è di 1.500 ettolitri, secondo i calcoli di Franco Cavallon, enologo di punta a Vicenza, direttore di tutti e quattro i consorzi dei vini esistenti in provincia. Cavallon parla senza mezzi termini della intenzione della Ue come di una vera e propria "truffa ai consumatori", e ricorda i tentativi di liberalizzare il marchio del parmigiano reggiano e del prosciutto di Parma: "Tentativi che non hanno avuto esisto perché si sono scontrati con l'interesse di ditte forti e agguerrite, che hanno fatto valere i loro diritti a suon di avvocati e tribunali. Speriamo di avere la forza di fare altrettanto", conclude con un tono scettico nella voce. Franco Giacosa, direttore tecnico delle Cantine Zonin a Gambellara non è preoccupato: si dice piuttosto stupito dell'intenzione dell'Unione europea, che bolla come "assolutamente ridicola". "Come si può permettere di allargare le maglie e far usare le denominazioni tradizionali? È un colpo al cuore della tradizione e della vita produttiva locale". Giacosa ha di che difendere, se anche quest'anno la guida dell'Ais (Associazione italiana sommelier) ha giudicato il "Recioto" di Zonin come il migliore prodotto della Cantina. Gambellara è la capitale del "recioto", un vino su cui Gianni Zonin ha speso molte energie in passato per divulgarne nome e qualità. Alla Zonin ne sono talmente orgogliosi, che hanno messo la pubblicità del "recioto spumante" nella loro segreteria telefonica, decantandone le bollicine e il sentore di mandorle. Difficile, quasi impossibile quantificare quale sia la produzione nel Vicentino dei diversi "passiti" e del Vin Santo. Su quest'ultimo fronte c'è da sottolineare l'impegno di Angiolino Maule, guru dei vini biodinamici e vicepresidente del consorzio vini doc di Gambellara, nel rilancio del "Vin Santo". Chi va controcorrente è, immancabile, Fausto Maculan, il quale esordisce con un eloquente e ironico: "Mi piacerebbe che mi copiassero, sarebbe un'affermazione di successo". Ricorda ai distratti: "Ma gli italiani lo sanno o no che negli Usa si produce già il Chianti e il Porto?". Poi passa a rassicurare: "Resteremo comunque e sempre unici. Il Torcolato "di Breganze" non si può copiare. Un nome più o meno fantasioso non cambia la qualità delle uve". Infine, Maculan illustra il suo punto di vista, che si può riassumere così: "Dobbiamo rassegnarci a vedere qualche etichetta che si invola. In cambio avremo più tutela sulle zona di produzione". E spiega: "All'Unione europea non fanno queste scelte a caso o per sbaglio. È la logica del commercio che ha le sue regole. Devono resistere alle forti pressioni delle multinazionali, del WTO, e devono cercare una mediazione. Io faccio un ragionamento: probabilmente, e dico probabilmente, la Ue cede qualcosa sul marchio per mantenere, in cambio, una rigida tutela sulle zone di produzione". Maculan fa un esempio: "I friulani hanno perso la battaglia sul Picolìt ma hanno vinto quella sul Ramandolo , perché il primo è un vino ma il secondo è una zona di produzione. Una varietà di uve può essere iantata dove si vuole. A maggior ragione il Torcolato, che è un vino non legato alla zona ma al metodo di spremitura delle uve appassite". E conclude: "Abbiamo perso sul metodo champenois perché è caratteristico di una zona, quella dello champagne in Francia; probabilmente perderemo sul Tocai, perché anche questa è una zona di produzione. Impegniamoci a cercare tutela per la zona di produzione, non tanto sul vitigno".


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ANSA -
12 febbraio 2004
Francia, bufera sui vini Bordeaux per etichetta aoc
Grossista, e' pratica corrente tagliarli con altri vini
(ANSA) PARIGI,12 FEB - Bufera sui vini Bordeaux: un grossista,sotto processo per frode, rivela che sotto quella prestigiosa etichetta si smercia 'un miscuglio'. 'Lo fanno tutti, si acquistano 10 camion di vini di Bordeaux e si mescolano con un camion di vini prodotti in un'altra regione', ha raccontato Dominique Blanc in tribunale. L'uomo e' nei guai con la giustizia perche' avrebbe venduto 71.000 ettolitri di vino 'trafficato' e si e' difeso dicendo 'che in fondo ha commesso un peccato piuttosto comune'.


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Cultural Web -
12 febbraio 2004
Grinzane Cavour, concorso "Scrivi il Paesaggio del Vino"
Racconti su vigne e leggende vino - Raccontare le vigne, rievocare leggende sul vino e rilevare criticamente le minacce che oggi possono snaturare e contaminare i modelli autentici del territorio vinicolo.
di Mario Turetta
Parallelamente al concorso letterario 'Scrivi il paesaggio dell'olio', il Premio Grinzane Cavour, in collaborazione con la fondazione Cassa di risparmio di Asti, promuove l'edizione 2003-2004 di 'Scrivi il paesaggio del vino', rivolto agli studenti delle scuole superiori piemontesi e che premiera', oltre agli scrittori in erba, anche il personaggio del mondo della comunicazione che abbia saputo meglio contribuire alla promozione del territorio e, in particolare, del paesaggio vinicolo. ''Il paesaggio -sottolinea il presidente del Premio Grinzane Cavour, Giuliano Soria- e' uno degli elementi centrali del nostro premio. Siamo molto legati all'identita' del vino, che e' una forma alta di artigianato e credo che fra scrivere un grande libro e produrre una grande bottiglia di barolo forse non ci sia molta differenza. Questo concorso e' rivolto ai giovani che possono cosi' riflettere sulla loro identita' e sul loro passato, non in modo nostalgico ma come luogo del futuro, perche' gran parte del futuro italiano sta nella forza dei beni culturali, come lo e' il paesaggio''.


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il Giornale di Vicenza -
11 febbraio 2004
Vicenza Food & Beverage lancia la buona tavola
(mau. masc.)
Dalla terra alla tavola, ovvero la valorizzazione dei prodotti enogastronomici di casa nostra. Parte dalla tradizione l'iniziativa di Vicenza Qualità (azienda speciale della Camera di commercio) che, in collaborazione con FiPe - Confcommercio, Federazione provinciale coltivatori diretti e Consorzio dei Vini Vicentini ha lanciato il progetto "Vicenza Food & Beverage". "Con questa iniziativa che mette in sinergia produttori e ristoratori - ha detto Vladimiro Riva - s'intende promuovere l'alta gastronomia locale e l'intera filiera legata ai piaceri della buona tavola. Da qui la creazione di un circuito Doc, imperniato su menù realizzati a base di prodotti locali". Con Vicenza Food & Beverage debutta dunque un percorso enogastronomico di eccellenza, dove storia, cultura e qualità diventano un tutt'uno. È quanto hanno messo in evidenza nel corso di una conferenza stampa tenutasi ieri presso Vicenza Qualità, Luca Dal Grande (Confcommercio), Lorenzo Rizzi (presidente Fipe), i rappresentanti della federazione provinciale dei Coltivatori diretti e il gastronomo Alfredo Pelle. Al momento sono una trentina i ristoranti della provincia che hanno aderito all'iniziativa "che - come ha aggiunto Vladimiro Riva - è un punto di partenza importante per l'ulteriore valorizzazione della nostra cucina". Sono tante le specialità che la terra berica e i ristoranti del territorio possono offrire: dal baccalà alla sopressa Dop, dal prosciutto all'asparago bianco di Bassano. Senza dimenticare la polenta di mais Marano, il formaggio Morlacco del Grappa e lo Straveccio di Malga. Sapori genuini che si coniugano con i buoni vini presenti in provincia: da est a ovest, infatti, si succedono la strada del Recioto e dei vini di Gambellara, la strada del Torcolato e dei vini di Breganze, mentre a sud la strada dei vini dei Colli Berici offre l'ambientazione ideale per il Barbarano (già Tocai Rosso). Come è stato sottolineato dal consigliere delegato di Vicenza Qualità, questo nuovo progetto nasce anche col contributo finanziario di Unioncamere; in quest'ottica sono anche previsti quattro seminari di formazione mirati ai ristoratori e tenuti dal gastronomo vicentino Alfredo Pelle.


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Sesto Potere -
11 febbraio 2004
L'Emilia-Romagna delle Citta' del Vino alla Bit di Milano
Bologna. Il padiglione dell'Associazione nazionale Città del vino si presenta come l'emblema della promozione e della valorizzazione delle risorse ambientali, paesaggistiche, storiche e turistiche dei territori del vino compresi nei 530 Comuni associati, nonché come un valido strumento per il loro sviluppo economico e sociale. Molti gli appuntamenti con gli espositori presenti, per un ricco calendario di iniziative.
La rappresentativa emiliana è composta dall'APT Servizi Bologna; dai Comuni di Borgonovo Val Tidone (Pc) e Pianello Val Tidone (Pc). In programma, presso lo stand enoteca delle Città del Vino nel Padiglione 20/II: sabato 14 febbraio, ore 19.00-20.00 degustazione a cura della regione Emilia Romagna; martedì 17 febbraio, ore 16.30-17.30 degustazione a cura del Comune Pianello Val Tidone.
Due sono gli appuntamenti istituzionali dell'Associazione.
Si comincia sabato 14 febbraio, alle ore 11.30, con la presentazione del catalogo "Cantine & Frantoi" realizzato a cura di Città del Vino Welcome, il tour operator dell'Associazione, che propone itinerari alla scoperta dei territori del vino e dell'olio, dei loro pregi ambientali, monumentali e alimentari. Il catalogo sarà diffuso tra gli operatori turistici di tutto il mondo.
Si prosegue domenica 15 febbraio, alle ore 15, nella Sala Gialla del Padiglione n° 17, dove si terrà l'incontro sul tema "Voglia di festa: eventi, fiere e sagre del vino tra tradizioni e specializzazioni. Le ricadute sul prodotto e sul territorio.", durante il quale saranno presentate la Guida 2004 Le Strade del Vino e dei Sapori, e la Guida 2004 agli eventi enogastronomici delle Città del Vino In viaggio attraverso l'Italia del gusto.
Al convegno interverranno: Floriano Zambon, presidente dell'Associazione nazionale Città del Vino; Magda Antonioli dell'Università Bocconi di Milano; Fabio Taiti, presidente Censis Servizi di Roma; Giacomo Tachis, enologo di fama internazionale; Massimo Ferretti, Sindaco di Montalcino; Oscar Bielli, Sindaco di Canelli; Giuseppe Garrisi, Sindaco di Galatina.
Moderatore: Carlo Cambi di Viaggi di Repubblica.


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l'Adige -
febbraio 2004
Il Comitato europeo di gestione del vino conferma la modifica del regolamento sulle etichette
Nuovo blitz Ue: il "Vin Santo" trentino perde la tutela
di LEONARDO PONTALTI
TRENTO - Da Bruxelles arriva un´altro boccone amaro per l´agricoltura trentina. Dopo il "caso meline" è la volta del Vino Santo.
Il Comitato europeo di gestione del vino ha infatti confermato ieri la modifica del regolamento Ue che darà la possibilità ai paesi extraeuropei - Usa, Australia e Argentina in primis - di utilizzare le menzioni delle etichette dei più pregiati vini continentali, tra i quali gli italiani Brunello di Montalcino, Amarone, Morellino e anche il Vino Santo trentino.
Anche se Gregor Kreuzhuber, portavoce del Commissario Ue per l´agricoltura, ha sottolineato che "non è corretto affermare che i grandi vini di qualità italiani perderanno la protezione di cui attualmente godono: i paesi che vorranno utilizzare determinate menzioni dovranno rispettare criteri rigidi e provare innanzitutto che l´indicazione veniva già utilizzata in passato".
Precisazioni che tuttavia non tranquillizzano i produttori: "Si vuole permettere a paesi privi di una grande tradizione vinicola di appropriarsi dei simboli dell´Italia - ha affermato il presidente dell´associazione vignaioli trentini Carlo Bleggi - , lo facevano già, ma ora vogliono pure tutelarsi". E per il Vino Santo Trentino? "Siamo sei piccoli produttori, da 30 mila bottiglie l´anno. Numericamente siamo solo una goccia, e dovremo seguire e appoggiarci alle iniziative di tutela che promuoveranno le grandi realtà produttive italiane".
In proposito Ezio Rivella, presidente dell´Unione italiana vini, ha avanzato una proposta: "Se non si potesse più contare su una tutela a livello comunitario, l´unica via sarebbe quella di depositare le menzioni tradizionali italiane come marchi d´impresa".
Una proposta che Bleggi ha giudicato buona: "Se la registrazione ci fosse possibile ci attiveremo senz´altro per farlo". Ma il presidente dei vignaioli ha poi posto l´attenzione su un altro problema: "Prima di pensare alla tutela internazionale è necessario risolvere un problema italiano, quello del Vino Santo liquoroso. Per farlo bastano dieci minuti, a fronte dei 10 anni necessari per la produzione di quello autentico, il passito. Affinché al consumatore non vengano presentati entrambi indistintamente, come accade oggi, abbiamo intrapreso le procedure per ottenere la Docg. Così il passito verrà finalmente garantito".


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l'Arena -
11 febbraio 2004
Produttori e agricoltori hanno commentato negativamente la decisione, non ancora operativa, del Comitato di gestione europeo che ha modificato il regolamento sulle etichette
Verona schierata contro i "pirati del vino"
C'è il rischio di trovarsi di fronte all'Amarone sudafricano. Bedoni: "Si favoriscono gli imitatori"
E così, dopo il Parmigiano fatto in Germania o in Argentina e il prosciutto di Parma made in Olanda, ora potremmo trovare in enoteca anche l'Amarone, il principe dei vini veronesi, fatto in Australia, in Sudafrica o in Cina. Per la verità la copiatura, o meglio la "pirateria", dei nomi dei nostri vini è già cosa fatta; proprio su L'Arena di un anno fa abbiamo parlato di Valpolicella, anche bianco (sic!), fatto nel Paese asiatico, ma la cosa grave e che sconcerta un po' tutti, è che l'Unione europea voglia rinunciare alla tutela dei nomi che hanno dato e danno lustro all'agroalimentare del Bel Paese. La cosa riguarda tutta Italia, ovviamente: in pericolo ci sono i nomi più brasonati dell'enologia tricolore: dal Brunello al Chianti, dal Morellino al Vinsanto, dall'Amarone al Recioto. E non si tratta solo di lustro, ma anche di tanti quattrini. Il Comitato europeo di gestione del vino (un organismo tecnico) ieri a Bruxelles ha infatti votato la modifica del regolamento Ue che darà la possibilità ai Paesi terzi di utilizzare- a determinate condizioni- le menzioni tradizionali poste sull'etichetta dei vini europei. In pratica nell'Unione europea, tra le 17 menzioni italiane più protette si ritrovano il Brunello di Montalcino, ma anche l'Amarone, il Cannellino, il viterbese Est est est, o il foggiano Cacc'e Mitte e ancora il Morellino, il Passito, il Recioto. Un vera e propria doccia fredda per Verona che con 5 milioni di bottiglie di Amarone, 500mila di Recioto della Valpolicella e 500mila di Recioto di Soave, vede messi in pericolo alcuni capisaldi della sua produzione enologica. "Una cosa gravissima", taglia corto Emilio Pedron, presidente del Consorzio di tutela dei vini Valpolicella. "Se passa questa linea i vini italiani restano senza difesa nel mondo e questo per ingraziarsi i favori di Paesi terzi in cambio di chissà che cosa. Non penso che l'Italia possa accettare questa cosa", aggiunge Pedron, "cioè che i nomi dei nostri vini più blasonati siano degli aggettivi senza tutela". Allarme anche dall'altra parte della provincia: "Un brutto segnale per i produttori" commenta Aldo Lorenzoni, direttore del Consorzio di tutela del Soave che ha ottenuto la docg per il Recioto bianco. "L'allarme era stato lanciato ai massimi livelli istituzionali e proprio ieri avevo sentito i responsabili di Federdoc che assicuravano che il provvedimento non sarebbe mai passato". In effetti ci sono ancora dei passaggi per evitare la calata di brache e per questo sono stati subito mandati messaggi allarmati al presidente della Commissione Romano Prodi e al ministro delle Politiche agricole, Gianni Alemanno. Una "doccia fredda" la definisce Daniele Accordini, direttore della Cantina di Negrar, primo produttore di Amarone con oltre 400mila bottiglie. "Una notizia che arriva mentre stiamo lavorando in Valpolicella per arrivare alla docg e puntiamo ad arrivare addirittura ad avere vigneti per Amarone e vigneti per Valpolicella. Se ai cinesi o agli australiani si dà la possibilità di mettere liberamente in etichetta la parola Amarone si rischia di mettere in discussione il futuro della nostra vitivinicoltura". Il presidente nazionale della Codiretti, il veronese Paolo Bedoni, ha scritto immediatamente un telegramma a Prodi e al commissario alla Concorrenza Mario Monti. La decisione presa a Bruxelles , scrive Bedoni, "rischia di favorire ulteriormente la diffusione internazionale di imitazioni che si richiamano ai nostri vini di eccellenza senza avere nulla a che fare con la realtà produttiva nazionale". Si tratta di "una preoccupazione comune a tutti i Paesi europei produttori di vino che hanno votato contro la proposta di modifica nel Comitato di gestione", scrive Bedoni augurandosi "che il Collegio dei commissari che dovrà esprimersi definitivamente sulla nuova normativa accolga queste perplessità e riveda i contenuti della proposta che rischia di rompere il legame tra i prodotti e il territorio che rappresenta il vero valore aggiunto della vitivinicoltura italiana ed europea". Resta ancora la possibilità di modifica quindi della decisione presa ieri e alla quale si sono opposti, come già nella votazione del 27 gennaio scorso, i Paesi produttori. In primo luogo l'Italia, seguita da Francia, Spagna, Grecia, Portogallo e Lussemburgo. I voti riuniti erano però insufficienti per rinviare la proposta al Consiglio dei ministri dell'agricoltura dell'Ue. Ora la palla passa alla Commissione è in grado di varare il regolamento che potrebbe essere messo a punto entro le prossime due settimane. Contro la proposta ha tuonato ieri il ministro Alemanno che, da Firenze, ha lanciato un appello alla Commissione affinché riveda "profondamente" il regolamento sull'etichetta dei vini in quanto- ha detto- l'Italia "non può accettare l'omologazione e il livellamento verso il basso". La via d'uscita, lunga e costosissima, potrebbe essere la registrazione dei nomi come marchio d'impresa come ha fatto in diversi Paesi il Consorzio del Brunello di Montalcino e come propone l'Unione italiana vini in caso di caduta della protezione comunitaria. Bruxelles ha reagito all'alzata di scudi da parte del mondo agricolo italiano affermando di non condividere le preoccupazioni dell'Italia.
(l.bu.)


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l'Arena -
11 febbraio 2004
La prestigiosa manifestazione internazionale si svolgerà dal primo al 5 aprile; molte iniziative anche in città
Vinitaly, è già tutto pronto tra business e piacere
Nuovi parcheggi e aree riservate agli espositori; confermata la degustazione alla Gran Guardia
Mancano due mesi all'appuntamento forse più atteso, quello del Vinitaly, ma la macchina organizzativa è già pronta e la manifestazione potrebbe essere lanciata già in occasione di Fieragricola, ai primi di marzo. La trentottesima edizione del Vinitaly si terrà in Fiera dal 1° al 5 aprile con spazi potenziati, servizi e iniziative per garantire i migliori contatti commerciali. Nuove iniziative sono state studiate per migliorare la visibilità delle aziende, consolidate ed emergenti: Taste and Dream; Trendy oggi, Big domani, con Luca Maroni. Per "eno appassionati" e neofiti si rinnova l'appuntamento in città, alla Gran Guardia (ore 16-22): Enoteca di Vinitaly; Wine Bar del bere giovane; Aperitivo con gusto Happy Wine, Happy Food. Business e glamour sono quindi le parole chiave dell'edizione di quest'anno. Il Salone internazionale del vino e dei distillati, che da quasi quarant'anni si svolge a Verona, si presenta al gran completo, dopo gli ottimi riscontri dello scorso anno: 3.856 espositori da 28 Paesi; 128.467 operatori da 81 Paesi e 67.344 metri quadrati netti di superficie impegnata (dati certificati Fkm). Una fiducia che le aziende hanno rinnovato totalmente anche nel 2004, ravvisando in Vinitaly uno strumento indispensabile per avere risposte da un mercato che, sul fronte interno e internazionale, sta attraversando, dopo lunghi anni di crescita irresistibile, una fase di dubbi e riflessioni. Uno strumento che oltre ai giorni di fiera, mette a disposizione una collaudata attività internazionale di promozione sui mercati più importanti, consolidati ed emergenti, con la presenza diretta del marchio Vinitaly che nel 2004 sarà "esportato" negli Stati Uniti (Vinitaly US Tour, Miami 26 ottobre, San Francisco 28 ottobre 2004) in Cina (Vinitaly China, Shanghai, 23/25 novembre 2004) e in Russia (maggio 2004). La rassegna beneficia del nuovo piano industriale di sviluppo varato dal consiglio di amministrazione e che prevede, tra l'altro, investimenti per 85 milioni di euro nel periodo 2004/2008 per l'ampliamento delle aree del quartiere espositivo e il miglioramento delle infrastrutture. Per l'edizione 2004, oltre ai padiglioni completamente climatizzati, vi saranno i collegamenti coperti tra i padiglioni e nuove aree a parcheggio e per lo smistamento delle merci a disposizione degli espositori (che dal 2003 hanno anche l'utilizzo esclusivo del parking pluripiano di 2000 posti auto) . E' stato potenziato anche il sistema di inviti per gli operatori via web, attuato in collaborazione con le aziende espositrici (ciascuna ha un proprio accesso privato alla rete di Veronafiere con una serie di servizi on line), al fine di migliorare e regolamentare il flusso dei visitatori che ha portato già nell'edizione scorsa ad ottimi risultati.


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il Denaro -
11 febbraio 2004
Enoteca d'Italia, in arrivo i fondi
Enoteca d'Italia, la società lanciata dal coordinamento tra Regioni e ministero delle Politiche agricole per promuovere il vino di qualità, riceverà a giorni 10 milioni di euro di finanziamento per 3 anni dal ministero del Tesoro. Lo ha rivelato ieri a Firenze il ministro delle Politiche agricole e forestali Gianni Alemanno intervenendo alla conferenza stampa dal titolo ''Vino: le grandi denominazioni toscane di fronte alla sfida del cambiamento'', organizzata dai consorzi della provincia di Siena e Firenze. Il ministro precisa che ''il network tra enoteche regionali'', per il cui funzionamento anche le singole Regioni possono contribuire con loro risorse, in aggiunta a quelle del Tesoro, ha già preparato tutto il calendario delle proprie presenze alle fiere del settore, che saranno nove italiane e 17 internazionali.
'Enoteca d' Italia', aggiunge Alemanno, offre alla promozione del vino italiano nel mondo quel ''contesto unitario, al quale nè i singoli produttori, nè le singole regioni sarebbero mai arrivate'' da soli.


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il Denaro -
11 febbraio 2004
Avellino - Enogastronomia
Provincia di Avellino: le vie dei vini e dei sapori attraverseranno 49 paesi
di Alessandro Calabrese
"Le strade dei vini e dei sapori". E' l'iniziativa promossa dall'assessore provinciale Giuseppe Di Milia. Un progetto innovativo nel campo della promozione del territorio irpino. oL'iniziativa che sarà presentata sta mattina dall'assessore provinciale Giuseppe Di Milia (nella sala "Grasso" di Palazzo Caracciolo) è tutta nel titolo del progetto: "Le strade dei vini e dei sapori". Sono quarantanove i comuni dell'avellinese interessati e coinvolti nel programma. Una sorta di percorso ideale da "bere" tutto d'un fiato. E che fa tappa nei centri dove si producono i tre vini docg: Fiano, Greco di Tufo e Taurasi. Un'area vastissima che attraversa quasi tutta l'Irpinia, con le sue bellezze paesaggistiche e le sue tradizioni culinarie. Una mappa, insomma, da seguire per un viaggio enogastronomico che non si ferma alla cucina tipica locale o al buon vino ma vuole andare oltre. Cercando di dare la giusta visibilità a quelle realtà che altrimenti, per l'assenza di industrie e aziende famose, resterebbero nell'anonimato.Oggi, dunque, il delegato all'Assessorato all'Agricoltura illustrerà la guida dove sono elencate tutte le aziende vitivinicole e quelle del loro indotto. Lo scopo di questa iniziativa, fortemente voluta dall'amministrazione provinciale e dallo stesso presidente Franco Maselli, è, sostanzialmente, come ha dichiarato Di Milia: "promuovere un sistema integrato di offerta turistica che divulghi, commercializzi e faccia fruire i territori vitivinicoli di qualità e le relative produzioni. Nonché i prodotti tipici dell'agricoltura".Ma non è tutto. Il percorso oggetto del convegno sarà promosso anche a livello nazionale attraverso la partecipazione dell'ente Provincia alla Borsa internazionale del Turismo di Milano. Una vetrina eccezionale, in programma dal 14 al 17 febbraio, per un settore che, nel prossimo futuro, si candida a fare da traino all'economia e allo sviluppo dell'Irpinia.Da Fiano, Greco di Tufo e Taurasi, quindi, un impulso nuovo ad un marketing territoriale da più parti invocato, quale strategia da utilizzare per uscire dalla crisi strutturale di un sistema ormai precario, ma mai effettivamente ideato e realizzato.


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il Giornale di Brescia -
11 febbraio 2004
Lugana spumante? Ora si può
SORPRENDENTI RISULTATI DEL METODO CLASSICO APPLICATO AL TREBBIANO
Il ricordo di terribili interpretazioni del Lugana in versione spumante è ben vivo. Qualcuno, che più prudentemente si è rivolto al metodo Charmat in autoclave, ha potuto esibire bottiglie di apprezzabile freschezza anche se di tono totalmente dimesso quanto a vino base. In effetti con i Lugana di alcuni anni fa, la rifermentazione appariva quanto meno avventurosa. La serbevolezza era scarsa e il vino ossidava dopo un solo anno. Molto è cambiato. La riduzione delle produzioni, i diradamento e la raccolta anticipata per le basi spumante, hanno reso il Trebbiano di Lugana adatto alla spumatizzazione anche con il più lungo metodo classico. Da qui a dire che il Trebbiano è adatto a spumatizzazione come Pinot e Chardonnay ce ne corre. Eppure... Alle prese con il Lugana brut Olivini si rimette tutto in discussione. Quello spumante classico, che ha riposato 24 mesi sui lieviti in catasta, ha la freschezza del bianco d'annata e la setosità di un Saten. Sembra fatto apposta per accontentare chi nelle bollicine cerca anche la piacevolezza di un ottimo vino, oltre al frizzo dell'anidride carbonica svolta. Ci dicono, e lo verificheremo, che Ca' de Frati fa altrettanto. La Lugana come novella Champagne italiana? Calma e gesso. Intanto però il Lugana Brut Olivini è passato da 5 mila a 7 mila a 12 mila bottiglie in soli tre anni. Da una curiosità per gli amici ad una realtà commerciale importante. C'è qualche ristorante di ottima fama che non sa farne a meno.


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il Messaggero -
11 febbraio 2004
IL SOMMELIER
Il buon vino? E' anche una medicina
di GIUSEPPE CRISTINI*
Il vino è cultura, il vino è una grande risorsa economica importante per la nostra agricoltura, il vino è diventato una moda edonistica da seguire, ma pochi sanno che il vino è anche una bevanda salutistica. Sono passati i tempi in cui nelle nostre campagne, si produceva vino che serviva solo per dare "spirito" a chi lavorava nei campi e magari si beveva un "bruschetto" di incerta maturazione. Oggi il vino italiano, e non solo, può essere definito un elisir di lunga vita. Infatti tutti i suoi seicento componenti naturali sono benefici. Dal resveratrolo che combatte i radicali liberi, mantenendo giovani le nostre cellule, alla quercetina che abbassa il colesterolo cattivo, fino all'alcol etilico che se dosato correttamente è un vasodilatatore dei capillari e migliora il flusso del sangue, inoltre è considerato lo "spazzino" delle arterie e aiuta la digestione. Certamente mi dissocio dalle grandi bevute, così come dalle grandi abbuffate, rigetto l'idea di sbronzarsi per andare "fuori di testa", e non mi interessano quei "beveroni" che vanno tanto di moda oggi, ma che ti spaccano lo stomaco. Il vino è tutta un'altra pasta, va degustato, capito ed abbinato. Assieme a quattro amici, si può benissimo stappare una buona bottiglia di vino e degustare un nettare che da solo crea allegria, offre cultura e nobilita una tradizione enogastronomia italiana e soprattutto non ti fa "sballare". Il consiglio è di bere vino, berne poco, buono e tutti giorni, solo così si può tornare ad apprezzare lo star bene insieme e il divertirsi, rifiutando eccessi e pericoli. Una buona bottiglia di vino, servito nel giusto calice, alla corretta temperatura di servizio, in perfetta convivialita' e se possibile con un buon piatto in abbinamento; è questo il vero autentico e nuovo modo che conosco di "sballare".
(*Presidente dei Sommeliers del Montefeltro)


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la Gazzetta di Parma -
febbraio 2004
L'Ue legalizza l'eno-pirateria. Monta la polemica
ROMA - La pirateria dei grandi vini è ormai un atto legalizzato: l'Europa ieri ha infatti dato il via libera allo "scippo". Il Comitato di gestione vino della Ue non è riuscito a fermare la proposta della Commissione che "liberalizza" l'uso internazionale di 17 menzioni tradizionali riservate a prestigiosi vini italiani: dal Brunello all'Amarone, dal Morellino al Vinsanto, dal Recioto al Gutturnio. E questo nonostante il voto contrario dell'Italia e dei principali Paesi produttori che si sono battuti fino all'ultimo per arginare l'onda anomala delle imitazioni. Una minaccia annunciata dalla Coldiretti nei giorni scorsi, diventata oggi realtà. In pratica va a decadere il Regolamento 753/02 sulle modalità di designazione, denominazione, presentazione e protezione dei vini che riservava all'Italia la protezione nell'uso di grandi nomi tradizionali tra cui anche Cannellino, Est!Est!Est!, Falerno, Governo all'uso Toscano, Lacryma Cristi, Lambiccato, Sciacchetrà (o Sciactrà), Sforzato (o Sfurzat), Torcolato, Vergine e Vino Nobile. Un patrimonio che potrà essere ora utilizzato anche per vini ottenuti in Paesi extracomunitari, un passo indietro che apre le porte alla diffusione di imitazioni che si richiamano ai vini di pregio senza avere nulla a che fare con la realtà produttiva nazionale. Forte critiche sono arrivate dal ministro per le Politiche agricole Gianni Alemanno che non ha esitato a definire la modifica un "atto politico non giustificato" a meno che la Commissione riveda l'impianto della sua proposta. A prendere subito carta e penna è stato il leader della Coldiretti che ieri ha inviato un telegramma al presidente della Commissione europea Romano Prodi e al commissario alla Concorrenza Mario Monti.


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AGI - Agenzia Giornalistica Italia -
febbraio 2004
Vino: Vinitaly punta a consolidare mercati Russia, Usa e Cina
(AGI) - Verona, 11 Feb. - Si brindera' italiano a Mosca in primavera. La capitale russa e' infatti la prima tappa del calendario Vinitaly internazionale, organizzato da VeronaFiere, che tocchera' dopo la Russia, Stati Uniti e Cina. L'obiettivo dell'iniziativa è di promuovere il marchio della manifestazione in questi Paesi, nei quali il vino italiano viene molto apprezzato. Se gli Stati Uniti rappresentano ormai la principale piazza di riferimento per l'export nazionale, che ha superato quello francese, la Cina e la Russia costituiscono due interessanti mercati in forte sviluppo, il cui consumo è destinato a crescere nei prossimi anni. "Essere presenti in tali nazioni - sottolinea una nota di Veronafiere - significa gettare le basi per una penetrazione capillare futura, sull'esempio di quanto è già accaduto in Giappone, dove il vino, da curiosità per pochi, ha conquistato via via nuove fasce di popolazione". In Russia e Cina, secondo gli analisti, ci sono tutte le premesse perche' il fenomeno si ripeta, anche perché esistono rispettivamente un 20% ed un 5-7% di consumatori che hanno un reddito paragonabile a quello degli occidentali e che considera l'acquisto di una bottiglia di vino un segno di distinzione.
In Russia, l'Italia occupa il quarto posto tra i fornitori di vino, dietro a Moldavia, Francia e Georgia. Nel 2003 ha esportato vini e spumanti per 280 milioni di euro, con un incremento di circa il 25% sul 2002 (dati Federazione russa).
Le previsioni indicano forti margini di aumento per l'attuale quota di mercato, inferiore al 5% (contro il 50% della Moldavia ed il 17% della Francia), perché ai russi il prodotto italiano piace, ma non è ancora abbastanza conosciuto. In particolare i giovani e le classi medie delle principali città (Mosca, San Pietroburgo, ecc.) sembrano avvicinarsi con più attenzione, rispetto al passato, al mondo del vino, la cui cultura si sta ampliando sempre di più. Educare alla qualità è dunque la scommessa dei produttori italiani, che grazie a Veronafiere avranno l'opportunità di partecipare ad una serie una serie di seminari, degustazioni ed incontri nei quali verranno illustrate ad importatori, buyers, ristoratori, esperti ed operatori del settore le caratteristiche dei vini e le possibilità di business nel Paese.Vinitaly China, invece, è in calendario dal 24 al 26 novembre a Shanghai, uno dei centri a maggiore tasso di sviluppo del mondo, dove l'Ente ritorna dopo le edizioni del '98 e del 2002, mentre le altre si erano svolte nel '99, 2000 e 2001 a Pechino. La rassegna, che non si è svolta lo scorso anno, sarà un grande evento, all'interno del quale verranno proposti wine tasting, workshop per operatori e veri e propri laboratori in grado di suggerire ai consumatori cinesi gli abbinamenti più appropriati tra i loro piatti tipici ed il vino italiano.
Un popolo abituato a bere i distillati dei cereali si sta appassionando ai rossi e ai bianchi, acquistati nelle città costiere, quelle a maggiore tasso di crescita. Per quanto riguarda l'interscambio di vino Italia/Cina i dati (fonte Ice, Istituto nazionale per il commercio estero) evidenziano un andamento altalenante negli ultimi anni, con un'oscillazione compresa tra i 300 ed i 400mila ettolitri importati, il cui valore è stimato tra i 23 ed i 30 milioni di dollari. Si tratta di risultati apparentemente limitati, ma che segnalano una tendenza significativa, destinata a svilupparsi enormemente in futuro. Dieci anni fa gli ettolitri acquistati erano circa 3.500, un decimo dell'attuale: si calcola che entro la fine di questo decennio l'incremento sarà di almeno altre dieci volte.
L'aumento del tenore di vita del cinese medio, insomma, porterà ad una struttura di consumo più simile a quella occidentale, oggi appannaggio di una percentuale minima della popolazione (circa 100milioni su 1.3 miliardi di abitanti) secondo gli standard cinesi, ma sicuramente già significativa per quelli occidentali.
Ad ottobre, ripetendo l'esperienza dello scorso anno, è in programma Vinitaly US Tour, un altro appuntamento di grande richiamo per gli operatori del comparto. Il 26 ottobre a Miami ed il 28 ottobre a San Francisco verrà presentato il meglio della produzione vinicola italiana, con degustazioni ed iniziative di alto livello che coinvolgeranno i principali importatori, distributori, catene alberghiere, ristoratori, ecc. degli Usa.
Il mercato degli Stati Uniti è quello di riferimento per il vino italiano: nel periodo gennaio-ottobre 2003 le importazioni hanno registrato un incremento, rispetto allo stesso periodo del 2002, del 6% in quantità e del 18% in valore, vale a dire 1.284.530 ettolitri e 536.9 milioni di dollari. L'Italia detiene la maggiore quota di mercato (35.5% in quantità e 30.8% in valore) seguita dall'Australia (27.6% e 23.5%) e dalla Francia (14.9% e 28.9%). Per quanto riguarda i principali centri di consumo negli Usa, un'indagine dell'AC/Nielesen Winery Exchange evidenzia come al primo posto si posizioni Los Angeles (4.23 milioni di cartoni da 9 litri), al secondo San Francisco (3.25 milioni) e al terzo Miami (2.94 milioni). In merito ai vini importati, Miami, con oltre 972mila cartoni, fa la parte del leone, precedendo Tampa (più di 532mila cartoni) e Chicago (479mila cartoni).


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AGI - Agenzia Giornalistica Italia -
febbraio 2004
Vino: produttori, UE non ci tutela, nomi diventano marchi
(AGI) - Roma, 10 feb. - "Se non si potesse piu' contare su una tutela a livello comunitario per la difesa delle menzioni tradizionali italiane l'unica via d'uscita sarebbe quella di depositarle come marchi d'impresa. Questa strategia e' gia' stata seguita per il Brunello di Montalcino, registrato da alcuni anni come marchio in molti Paesi, tra cui Stati Uniti, Canada e Giappone". Sulla questione delle menzioni del vino italiano, ovvero i termini tradizionali minacciati da una revisione dei regolamenti comunitari, interviene Ezio Rivella, presidente dell'Unione Italiana Vini: "Noi avevamo lanciato l'allarme fin dall'anno scorso. Si tratta di una tema difficile e delicato, perche' le menzioni come Brunello, Amarone o Morellino - termini generici, ma che nel nostro Paese sono da sempre riservati a vini caratterizzati da precisi metodi di produzione legati al territorio da cui provengono - non sono strettamente "Denominazioni di Origine" (come ad esempio Brunello di Montalcino, Amarone della Valpolicella, Morellino di Scansano), e dunque sono piu' difficili da proteggere, perche' considerate parole non correlate ad un preciso luogo geografico. Ma la loro importanza per noi e' enorme, perderle significherebbe dire addio ad un patrimonio inimitabile di storia e cultura: per questo dobbiamo difenderle ad ogni costo.
Il problema - continua Rivella - e' che in questo momento c'e' un braccio di ferro tra Unione Europea e WTO (Organizzazione Mondiale del Commercio), che accusa l'Europa di protezionismo e potrebbe indurla ad "ammorbidire" certi regolamenti. C'e' una meta' del mondo, la nostra, in cui valgono le denominazioni d'origine, ma l'altra meta', vedi Stati Uniti o Australia, si basa sui marchi d'impresa. Se le nostre leggi non ci tutelano piu' dobbiamo affidarci ad un'altra logica, quella strettamente commerciale, e cominciare a depositare in tutto il mondo i nostri vini come se fossero veri e propri marchi."


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il Gazzettino -
8 febbraio 2004
Vino delle "Corti benedettine", un altro passo verso il "doc"
di Luca Crepaldi
Cavarzere. Manca solamente l'ultimo passaggio all'iter per il riconoscimento Doc ai vini "Corti Benedettine del Padovano". Dopo la pubblica audizione di mercoledì 4 a Legnaro, nella sede di Veneto Agricoltura, la parola passerà infatti al Comitato Nazionale per la tutela e la valorizzazione delle denominazioni di origine e delle indicazioni geografiche tipiche dei vini. La pubblica audizione di mercoledì è servita infatti ad accogliere eventuali proposte, deduzioni ed aggiunte al disciplinare di produzione per i vini. "Il disciplinare diverrà il regolamento che codificherà le norme di apparteneza al Doc". A spiegarlo è il direttore della Cantina di Cona e Cavarzere Gian Angelo Fornasiero. "I verbali aggiustati e completati andranno in sede di Comitato Nazionale dove verranno valutati insieme alle osservazioni raccolte, per preparare il disciplinare definitivo. Altri 60 giorni dovranno passare poi se ci fossero eventuali controproposte o modifiche che la Commissione Veneto rivaluterebbe decidendo se integrarle o meno al disciplinare. Ultimissima fase procedurale la pubblicazione del decreto nella Gazzetta Ufficiale, momento che apre la seconda fase: la produzione del vino secondo le regole del disciplinare". Il disciplinare regolerà infatti le denominazioni dei vini (i tipi per intenderci Merlot o Raboso, Refosco o Cabernet), la loro base ampleografica (quantità percentuali di uve nei vini a seconda dei tipi), le zone di provenienza delle loro uve, le norme per la viticoltura e per la vinificazione oltre alle caratteristiche di ogni tipo di vino al consumo, l'etichettatura, la designazione, la presentazione ed il confezionamento. "I vigneti dovranno essere iscritti all'Albo dei Vigneti Doc "Corti Benedettine del Padovano" - spiega Fornasiero - che verrà costituito successivamente nella camera di commercio di Padova e di Venezia. I viticoltori dovranno in seguito attenersi in maniera ferrea al disciplinare, sia che si vinifichi in proprio, che nelle cantine sociali, che in altri luoghi della zona interessata. Arrivati finalmente al vino - conclude Fornasiero - ci sarà una commissione di esperti formata dalla camera di commercio che preleverà i campioni di vino ad ogni vinificazione, attestando che si attenga chimicamente ed organoletticamente alla normativa del disciplinare".


fonte:
l'Adige -
febbraio 2004
Promosso dall´Onav si svolgerà alla Cantina Vallis Agri di Calliano nei mesi di marzo e aprile
Parte un corso per assaggiatori di vino
Degustare il vino non è solo un piacere, ma anche un´arte raffinata che per essere pienamente apprezzata deve trovare i fondamenti su adeguate conoscenze.
Per tutti gli aspiranti assaggiatori l´Onav (Organizzazione Nazionale Assaggiatori di Vino) organizza un corso che avrà inizio il giorno 1 marzo e si concluderà nel mese di aprile. Il corso sarà articolato in 18 serate, il lunedì e il giovedì, con lezioni teoriche e pratiche per approfondire tutte le fasi che portano un grappolo d´uva a diventare un bicchiere di vino da degustare. Ogni incontro sarà accompagnato da degustazioni guidate.
Al termine del corso è previsto un esame e il rilascio di un attestato che permette di far parte di commissioni di assaggio previste dalla vigente nromativa., al fianco delle Camere di Commergio nella certificazione dei prodotti.
Sede del corso sarà la cantina Vallis Agri a Calliano. La quota di iscrizione è di 310 euro. Per tutte le informazioni è a disposizione il delegato Onav del Trentino Nello Sartori (tel. 0464 - 671779). Termine per le iscrizioni, da inviare per fax alla Cantina Sociale di Ala (0464-671169) il 23 febbraio.


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Corriere della Sera -
febbraio 2004
A rischio 17 etichette pregiate, dallo Sforzato valtellinese al Gutturnio. La Coldiretti: tradizioni da difendere
"No al vino lombardo made in Russia"
Viticoltori contro il regolamento in discussione a Bruxelles: i Paesi extra Ue non possono produrre i nostri "doc"
di Giuseppe Spatola
SONDRIO - La Bonarda prodotta in una sperduta tenuta argentina, lo Sforzato del Sud Africa o di Mosca e del Gutturnio "made in Usa". È questo il futuro che potrebbe attendere i vini tipici lombardi, messi in pericolo dalla proposta di regolamento della Commissione Europea che è già stata sottoposta al comitato tecnico di gestione e che potrebbe essere approvata nei prossimi giorni, nonostante il voto contrario dell'Italia e degli altri Paesi produttori. Si tratta di una proposta di modifica del regolamento sulle modalità di designazione, denominazione, presentazione e protezione dei vini che sarebbe dovuto entrare in vigore il primo febbraio 2004 e che riservava all'Italia la protezione nell'uso di 17 "menzioni" tradizionali nelle etichette dei vini, tra i quali anche lo Sforzato della Valtellina e il Gutturnio. "Con il nuovo regolamento - spiegano alla Coldiretti - nessuna "menzione" sarà più riservata in termini assoluti all'Italia, ed in particolare alla Lombardia, e potrà essere invece utilizzata anche per vini ottenuti in Paesi extracomunitari, purché si attengano a determinati criteri. Una scelta giustificata dalla volontà di favorire l'accordo sul commercio internazionale ma che rischia di rompere il legame tra i prodotti e il territorio che rappresenta il vero valore aggiunto della vitivinicoltura lombarda ed europea". La "menzione" si usa infatti tradizionalmente per indicare vini caratterizzati da un preciso metodo di produzione, invecchiamento, qualità, colore ottenuti in un territorio strettamente connesso con la storia e la cultura del vino. Su questo tema non ha dubbi Claudio Introini, amministratore delegato della Salis 1637, una delle più note cantine valtellinesi: "Una protezione inferiore del patrimonio delle "menzioni", che rappresentano pezzi importanti della vitivinicoltura lombarda, apre le porte al rischio della diffusione di imitazioni di vini di pregio senza avere nulla a che fare con la realtà produttiva regionale. Un regalo alla "vinopirateria" internazionale che già colpisce pesantemente le nostre produzioni a denominazione di origine, determinando danni miliardari alle nostre esportazioni". La lotta all'agropirateria è un passaggio fondamentale del negoziato in corso a Bruxelles per garantire un commercio leale e salvaguardare le produzioni tradizionali dalle contraffazioni internazionali, a vantaggio dello sviluppo locale di tutti i Paesi. Un mercato del falso "made in Lombardia" colpirebbe in modo pesante le esportazioni italiane di vino a denominazione di origine, e la recente proposta da parte della Commissione Europea di "liberalizzare" l'uso internazionale di 17 "menzioni" tradizionali riservate a vini italiani va esattamente nel senso opposto. Già in passato c'è chi ha dovuto affrontare un problema simile. Infatti la Franciacorta, famosa nel mondo per i suoi spumanti, su richiesta esplicita della Francia dovette rinunciare alla denominazione di "metodo Champenois". "La Francia vinse su tutti i fronti - sottolinea Mattia Vezzola delle cantine Bellavista, il vino lombardo più esportato nei Paesi orientali -. Nel nostro caso vinse la convinzione che lo Champagne fosse un prodotto riconducibile esclusivamente alla Francia e di conseguenza anche il metodo di produzione. Per questa ragione abbiamo rinunciato creandoci una nicchia che nulla può invidiare a quella dei colleghi francesi. Non si chiama più metodo champenois ma i risultati sono stati ottimi sotto ogni punto di vista. Sono sicuro che come è avvenuto per lo Champagne anche nel caso dei vini tipici lombardi si riuscirà a far valere la storicità della produzione, questa volta a vantaggio degli italiani".
L'ESPERTO
"La globalizzazione non deve entrare in cantina"
CASTEGGIO (Pavia) - "Vogliono colpire i vini tipici lombardi ma non lo permetteremo con tutte le forze". Carlo Alberto Panont, già direttore del Consorzio tutela vini di Valtellina e da poche settimane alla guida di quello dell'Oltrepò pavese, non si arrende: la Bonarda, lo Sforzato e gli altri "gioielli" vitivinicoli regionali vanno difesi a spada tratta dalla tentazione di "clonarli" in America o in Australia. Insomma, dalla "globalizzazione" che minaccia di arrivare anche nelle cantine. "Le indicazioni dell'Organismo internazionale della vigna e del vino (l'Oive) erano chiare - spiega Panont -: la comunità europea si doveva impegnare a proteggere i vini storici legati a determinati territori, spingendoli poi sul mercato internazionale. Purtroppo questa linea è stata tradita e ora rischiamo di avere uno Sforzato prodotto in altri continenti". La preoccupazione è duplice: da una parte per la qualità del prodotto, dall'altra per un mercato che potrebbe essere falsato da vini messi in commercio a prezzi decisamente inferiori a quelli attuali. Insomma i Paesi extraeuropei potrebbero appropriarsi dei nostri vini più pregiati: in tempi di globalizzazione "clonarli" a migliaia di chilometri di distanza dal territorio d'origine non sarebbe un problema. "Noi vogliamo invece far capire - sottolinea Panont - che tra il vino e la sua terra c'è un legame indissolubile: produrlo in Usa o in Asia non sarebbe la stessa cosa. Con il termine "Sforzato" una volta ci si riferiva a un metodo di produzione che, come tale, può essere imitato. Ma il vino che ne prende il nome, ottenuto dal Nebbiolo, è un prodotto tipico valtellinese che nessuno può rubarci". A rischio anche la Bonarda, neppure inserita nell'elenco dei vini protetti. "Un caso eccezionale - conclude amaro il neodirettore del Consorzio -: pur essendo il quarto vino più venduto in Italia non ha ancora un disciplinare. Per questa ragione entro cinque anni l'Oltrepò pavese dovrà puntare ad ottenere la denominazione di origine controllata e garantita. Ora, invece, è solo un marchio di vitigno, e non di vino, e quindi chiunque è libero di riprodurre il vino senza alcuna restrizione".


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il Secolo XIX -
9 febbraio 2004
Vino nobile sposa olio extra vergine
ACQUI. Rassegna all'Enoteca regionale
di Giovanna Galliano
Acqui Terme. "Non solo vino ma...anche olio". L'enoteca regionale di palazzo Robellini, infatti, proprio in questi giorni sta partecipando ad un importante progetto enogastronomico che come scopo ha quello di accostare i prodotti tipici della zona con l'olio. La manifestazione, giunta all'ottava edizione ed organizzata dall'enoteca italiana di Siena e dall'associazione nazionale "Città dell'Olio", è iniziata ieri e proseguirà martedì 10 febbraio, venerdì 23, sabato 14 e domenica 15 con il seguente orario: dalle 10 alle 12 e dalle 15 alle 18.30.Durante le giornate prestabilite, verranno effettuati brevi corsi di assaggio e una serie di opportunità dedicate alla conoscenza del mondo dell'olio sotto molteplici aspetti. Per quanto riguarda la gastronomia locale l'olio e le formagette stagionate, magari se di Roccaverano, rappresentano un buon abbinamento. Da non trascurare poi, la preparazione di alcune salse come il "bagnetto" oppure l'abbinamento olio e verdure. L'olio è un alimento ricco di principi nutritivi che attraverso la manifestazione in programma da ieri e per tutta la prossima settimana, potrà essere apprezzato dal pubblico.


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la Gazzetta del Mezzogiorno -
5 febbraio 2004
La Dop per "Olio Terre Tarentine"
Il riconoscimento comunitario per il prodotto jonico è stato pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale dell'Unione Europea, un grosso vantaggio competitivo al modello alimentare pugliese
ROMA - Arriva la tutela comunitaria per l'olio di oliva Terre Tarentine a denominazione di origine protetta (Dop) che si aggiunge alle 134 specialità alimentari italiane già munite dell' ambito riconoscimento dell'Unione Europea. E' quanto afferma la Coldiretti nel sottolineare che è stato pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale dell'Unione Europea il riconoscimento, e, se non verranno sollevate obiezioni entro i prossimi sei mesi, si procederà alla sua iscrizione nell'Albo delle denominazioni di origine dell'Unione stessa.L'olio di oliva Terre Tarentine Dop, informa la Coldiretti, è ottenuto dalle varietà Leccino, Coratino, Ogliarola e Frantoio presenti da sole o insieme in misura non inferiore all'80% in percentuali variabili tra loro. Il restante 20% è costituito invece da altre varietà presenti nell'area di produzione,che comprende l'intero territorio della provincia di Taranto.Il consumatore potrà facilmente riconoscere l'olio di oliva Terre Tarentine Dop grazie all'etichetta, che deve riportare il nome della denominazione con caratteri chiari ed indelebili ed ai contenitori con i quali verrà messo in commercio, ossia recipienti di quantità inferiore ai cinque litri.Per la Coldiretti, si tratta infine di un risultato incoraggiante per l'intera produzione nazionale di extravergini Dop, che nel giro di un anno è aumentata del 20% nel numero di denominazioni di origine riconosciute, con un valore delle vendite che, secondo l'ultimo rapporto nazionale Ismea-Unaprol, è cresciuto del 58% in valore raggiungendo i 15,8 milioni di Euro nel 2003 rispetto ai 9,9 del 2001.


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il Gazzettino -
5 febbraio 2004
È nato il vino doc della Riviera del Brenta
Audizione ieri della commissione ministeriale
di Matteo Bellomo
Dolo Oltre un centinaio di persone ha affollato la sala degustazioni della Cantina Sociale di Dolo per l'audizione pubblica che marchierà il vino della Riviera del Brenta come Doc. Il passaggio finale dell'iter burocratico, estremamente lungo e condotto con entusiasmo dal comitato promotore, si è svolto in maniera molto soft senza alcun tipo di obiezione.In buona sostanza - alla presenza dei produttori, dei rappresentati delle categorie, dei sindaci del territorio, delle Apt e delle Province di Padova e Venezia - si è trattato di un "si parli ora o si taccia per sempre" e nessuno ha avuto nulla da obiettare.La commissione ministeriale quindi, dopo aver dato lettura al disciplinare ed aver appreso che sul territorio non esiste alcun tipo di obiezione, a fine mese formalizzerà il proprio parere favorevole alla concessione del marchio Doc Riviera del Brenta e, dopo sessanta giorni a disposizione di chiunque voglia presentare delle osservazioni, verrà pubblicato il decreto di riconoscimento del marchio sulla Gazzetta Ufficiale."Per noi - spiega Stefano Baldan presidente del comitato Doc e della cantina sociale di Dolo - è un giorno molto importante e tutto si è svolto nel migliore dei modi. Salvo improbabili stravolgimenti, adesso, possiamo cominciare a pensare al futuro di questo nuovo marchio e, di conseguenza del territorio. La prossima vendemmia - conclude il presidente Baldan - sarà la prima a poter produrre vino Doc della Riviera del Brenta". L'area che darà vita alla Doc Riviera del Brenta conta oltre quaranta comuni a cavallo fra le province di Padova e Venezia e si impernia sul lavoro incessante delle cantine sociali di Dolo, Campodarsego, Noale e Premaore. Ora comincia il difficile e i direttori delle cantine, dopo il successo di una tavola rotonda con tutte le istituzioni del territorio, dichiarano che è tempo di fare squadra. "La Doc - spiegano i direttori - può diventare uno dei biglietti da visita capaci di qualificare ulteriormente e nel mondo un territorio prestigioso come quello della Riviera: se vogliamo cogliere appieno tutti i vantaggi di questo importante riconoscimento non possiamo far altro che coinvolgere gli enti, le associazioni di categoria e tutte quelle realtà che, assieme a noi, vogliono operare per lo sviluppo del territorio."


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ANSA -
6 febbraio 2004
VINO: il Brunello vola negli Usa, export +8% nel 2003
Giro d'affari pari a 143 milioni
(ANSA) - ROMA, 6 FEB -Gli americani non rinunciano al Brunello di Montalcino:nel 2003 l' export del noto rosso toscano e' aumentato dell'8%. Intanto gli ultimi dati confermano l'ottimo andamento del distretto del Brunello di Montalcino, che nel 2003 ha realizzato 143 milioni di euro di business. La produzione totale del distretto di Montalcino e' di 13 milioni di bottiglie.


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il Secolo XIX -
5 febbraio 2004
Il signore e la signora del Pigato
La storia. Hanno preso la menzione d'onore dallo Slow Food e il loro prodotto è finito sulla tavola del Quirinale nei banchetti ufficiali di Cossiga
Pippo e Bice Parodi cultori e paladini da sessant'anni di un vino "difficile" quanto apprezzato
di Paola Pastorelli
Albenga Hanno preso la menzione d'onore sull'Albo nazionale dei benemeriti di Slow Food Pippo e Bice Parodi, i produttori del rinomato Pigato dei Massereti. Un riconoscimento prestigioso, che la coppia di viticoltori ha festeggiato nei giorni scorsi con amici ed estimatori di Albenga e Alassio.
L'incontro tra Agostino Filippo Parodi, meglio noto come Pippo e il Pigato ha atteso tre generazioni prima di compiersi. Eppure, con il senno di poi, i segni di quell'incontro erano già lì, sotto gli occhi di tutti, quieti in attesa che tutto accadesse. Quando Féipu e Geinin, Filippo e Angela, il nonno e la nonna di Pippo, lasciarono Sestri Levante alla volta di Bastia, quelle poche piante del biondo vitigno affondavano già le proprie radici nella terra che costeggia la sponda destra del fiume Centa. Trovati casa e terreno nella zona nota come Massaretti, Féipu e Geinin, spedivano ogni giorno a Genova gli uccelli vivi che catturavano con le reti nella nuova patria ponentina.
All'uccellagione si affiancò l'attività di contadini, che deve arrivare sino al nipote per conoscere la svolta. Sono gli anni Sessanta quando Bice e Pippo, sposi dal '46 e con due bimbe piccole, Brunella e Ivana, decidono di tentare la via della viticoltura. "A Salea c'era la cantina Calleri - ricorda Pippo - Da loro mi informai su quanto potesse rendere la coltivazione della vite e sulla quantità di frutto necessario per ottenere un vino di qualità. A conti fatti la vite rendeva assai più di pomodori o cavolini di Bruxelles".
Il primo passo era fatto, il destino stava per compiersi. Prudentemente, senza abbandonare la coltura degli ortaggi, Bice e Pippo iniziano ad affiancarvi i primi filari. Dal momento che sul nuovo terreno che avevano acquistato, tra mille difficoltà, incertezze e peripezie, vi erano alcune piante di Pigato la scelta fu quasi casuale: "Coltiveremo Pigato". Ma devono passare ancora una decina d'anni prima che i coniugi Parodi inizino a vendere vino in bottiglia.
"Erano i primi anni Settanta quando portammo le nostre bottiglie alla Sagra di Salea - racconta ancora Pippo Parodi - A un certo punto venne ad assaggiare il nostro vino Luigi Veronelli, che allora non sapevo neppure chi fosse. Ci fu subito intesa e diventammo amici". Il successo arrivò quasi immediato a premiare la coppia di novelli produttori, che negli anni e sino ad oggi hanno mantenuto fede alla propria scelta qualitativa, a scapito di una quantità che sarebbe stata forse più remunerativa. Ma il destino era quello che Bice e Pippo diventassero i creatori di un vino sublime, apprezzato nei quattro angoli del mondo. E mentre racconta con lo sguardo acuto e vivace di un monello prossimo agli 83 anni, Pippo mostra in cantina il menù di un pranzo di rappresentanza offerto dal presidente della Repubblica, Francesco Cossiga al re del Marocco, dove per accompagnare crema di asparagi e monte bianco venne servito il Pigato dei Massaretti. "Ogni anno dai tempi del presidente Saragat o forse anche prima mandiamo circa 400 bottiglie al Quirinale" spiega Bice, con un pudico sorriso che sfugge alla ruvida gentilezza di donna ligure. Al Quirinale dunque si beve il Pigato dei Massaretti e in Vaticano? "Sì, ci hanno proposto più volte di diventare fornitori ufficiali, con tanto di stemma pontificio sull'etichetta ma non abbiamo mai accettato - spiega Pippo mentre si schermisce dietro un sorriso imbarazzato - Sa, io non è che ci creda tanto". Intransigente coerenza di un uomo che ha fatto del vino un'opera d'arte.


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il Gazzettino -
4 febbraio 2004
Atto decisivo per la proposta delle cantine sociali, che porterà importanti benefici economici. Sede del consorzio a Correzzola
Il vino delle "Corti Benedettine" diventa doc
Oggi a Legnaro la pubblica audizione per il via libera con i 30 sindaci. Interessate le aziende del Conselvano e Piovese
di Luca Crepaldi
Legnaro. Sta giungendo finalmente a termine il lungo viaggio che dovrebbe portare al riconoscimento della sigla Doc (Denominazione origine controllata) "Corti Benedettine del Padovano".
L'ultimo atto, prima del riconoscimento, sarà l'audizione pubblica che avrà luogo nella sede di Veneto Agricoltura, nella Corte Benedettina di Legnaro di Padova, oggi con inizio alle 15.30. Oltre alla commissione preposta, saranno presenti i sindaci dei trenta comuni coinvolti e anche una delegazione dei Monaci Benedettini di Santa Giustina. L'iter, che terminerà successivamente in sede di commissione a Roma, avrà nell'appuntamento di Legnaro una tappa fondamentale per il riconoscimento.
L'idea, promossa in concerto dalle Cantine di Cona e Cavarzere, Conselve e Piove di Sacco, dovrebbe consentire alle uve di una parte del territorio padovano e veneziano di potersi fregiare dell'etichetta Doc, etichetta che consentirebbe l'allargamento della coltivazione a numerose altre varietà di uve, oltre a quelle già presenti. Solo in presenza di una zona di coltivazione di uve Doc sarebbe infatti garantita, in seguito, la possibilità di aumentare e diversificare le tipologie di vitigni. Non più solamente per esempio Raboso e Merlot, ma anche Refosco e Cabernet. La proposta Doc "Corti Benedettine", infatti, riguarda grosso modo l'area compresa tra Brenta, statale Adriatica e Adige. Essa individua un bianco (a prevalenza di Tocai friulano), un rosso (a base di Merlot), rosato, novello, spumante, spumante moscato, passito e vini da monovitigno.
Sede del Consorzio di tutela delle uve Doc "Corti Benedettine del Padovano" sarà Correzzola, dove è presente la Corte Benedettina che ospita attualmente il municipio. La scoperta di documentazioni risalenti ai Monaci Benedettini, che in questo territorio avevano le loro Corti, è stato l'elemento base per portare avanti con successo questa iniziativa. Risale infatti ai tempi di questi Monaci, nel dodicesimo secolo, una salda tradizione di coltivazione delle viti e una larga produzione di vino, tradizione che le cantine locali, oltre che i produttori privati, portano avanti con sapienza e metodo.


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il Messaggero -
3 febbraio 2004
SLOW FOOD/BRIVIDO VERDE
Il vino delle Marche alla conquista di Roma
ROMA. Slow Food Roma organizza la prima edizione di «Brivido Verde», manifestazione enogastronomica dedicata alle Marche, una delle realtà emergenti del panorama vitivinicolo nazionale. La kermesse, in programma sabato 21 e domenica 22 febbraio, proporrà nella capitale un itinerario del gusto alla scoperta di prodotti agroalimentari di qualità in abbinamento ai migliori vini del territorio, attraverso approfondimenti con esperti, cene tipiche regionali, incontri con i produttori vitivinicoli e artigiani alimentari.
«Vino simbolo del rinascimento enologico marchigiano sostiene il coordinatore regionale Slow Food del Lazio è indiscutibilmente il Verdicchio, di cui si sono finalmente scoperte le incredibili potenzialità, grazie anche all'impegno di piccoli e grandi produttori regionali. Oggi infatti da questo vitigno si ricavano vini di altissima qualità, complessi e longevi, in grado di competere ad armi pari con i più famosi bianchi del mondo».
Domenica 22 alla Grande Sala del Gusto del St. Regis Grand Hotel le aziende enologiche marchigiane accoglieranno i visitatori ai banchi d'assaggio. Ai produttori di vino si affiancheranno grandi e piccole aziende alimentari che esporranno e offriranno al pubblico i prodotti del Parco enogastronomico della Marca Centrale (Porchetta, salame di Fabriano, Farro, Cicerchia, Lonzino di fico, pecorino, Miele). Slow Food propone il Laboratorio del Gusto sul tema «La longevità del verdicchio», degustazione verticale di otto annate di verdicchio guidata da Fabrizio Russo e Fabio Turchetti.


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l'Adige -
febbraio 2004
Veronelli lancia l´allarme: «Le vicende Cirio e Parmalat sono niente a confronto con questo scandalo»
La truffa del falso olio d´oliva
In realtà è olio di nocciola chimico importato e poi miscelato
BARI - «Le vicende Cirio e Parmalat sono niente a confronto con lo scandalo-truffa del falso olio d´oliva, che in realtà è olio di nocciola chimico, che viene importato ogni giorno a tonnellate, miscelato con il prodotto locale e venduto nei supermercati come extravergine mediterraneo». Il j´accuse è di Luigi Veronelli, decano dei giornalisti enogastronomici italiani, che da anni si batte per la difesa della qualità dei prodotti tipici italiani e che ieri da Monopoli ha lanciato una nuova campagna per chiedere più controlli sull´origine e la qualità dell´olio d´oliva, attraverso provvedimenti che consentano la tracciabilità del prodotto. L´obiettivo dell´iniziativa - che coinvolge associazioni ambientalistiche, movimenti e alcuni partiti politici - è quello di creare «una rete, tra movimenti, terra e agricoltura, per respingere il modello proposto dall´agricoltura industriale e monoculturale e tutelare i produttori locali e i consumatori».
Il primo passo è stato mosso ieri con una manifestazione nel piazzale antistante il porto di Monopoli dove si attendeva l´arrivo di una delle tante navi cisterna che ogni giorno scaricano a Monopoli enormi quantità di olio d´oliva di «dubbia origine». L´intenzione era di ritardare, se non proprio di bloccare, le operazioni di scarico della cisterna, ma la nave non si è vista. «Forse - ha detto Veronelli - ha preferito sostare in un altro porto».
La manifestazione di ieri, sostenuta dall´associazione «Per il turismo sostenibile» monopolitana Assudd, riprende la denuncia sulle sofisticazioni dell´olio d´oliva che era stata fatta tempo fa in un´inchieste di «Report» (Raitre). Nel programma, Monopoli era stato individuato come uno dei porti attraverso cui arrivano le maggiori quantità di olio di nocciola trattato chimicamente che parte dalla Tunisia o dalla Grecia e che attraverso passaggi in vari porti del Mediterraneo e falsificazione di documenti, arriva in Italia come olio d´oliva venduto a bassissimo costo e utilizzato per «tagliare» olio locale. Veronelli, e tutti coloro che ieri hanno manifestato con lui, intendono sviluppare «una maggiore consapevolezza nei consumatori, ma chiedono anche interventi concreti per garantire una maggiore tracciabilità dell´olio d´oliva, così come avviene per il vino».


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ANSA -
4 febbraio 2004
C'e' ottimismo per il mercato del vino nel 2004
(ANSA) - ROMA, 4 FEB - Dopo un 2003 all'insegna della staticita', per il mercato del vino il 2004 sara' un anno migliore. Lo dice un'indagine di Winenews. Ed e' una leggera ripresa dell' economia internazionale la motivazione principale che spinge i vignaioli italiani a credere in un lento sviluppo del mercato e in un aumento delle vendite in Italia e all'estero.L'indagine e' stata condotta su un campione di 50 grandi aziende vinicole.


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ADNKRONOS -
1 febbraio 2004
La Regione Lazio riconosce la «Strada dei Castelli romani»
Roma, 1 feb. - (Adnkronos) - Arriva la 'Strada dei vini dei Castelli romani', un percorso enogastronomico in cui vengono segnalati i vigneti, le cantine, gli oliveti, i frantoi, le aziende agrituristiche e quelle di prodotti tipici e tradizionali, nonche' le attrattive culturali, naturalistiche e storiche della provincia romana. Il riconoscimento, concesso dalla giunta della Regione Lazio su proposta dell'assessore all'Agricoltura, Antonello Iannarilli, riguarda la zona dei Castelli romani a sud est di Roma e comprende numerose etichette a denominazione di origine controllata: Castelli romani, Frascati, Marino, Colli albani, Colli Lanugini, Cori, Genazzano, Montecompatri Colonna e Zagarolo. ''La Regione -afferma Iannarilli- contribuira' alla promozione della Strada mediante la concessione di incentivi a fondo perduto. La Strada dei vini dei Castelli romani, gia' istituita nel 1983, doveva essere adeguata alla nuova normativa regionale approvata nel 2001'', spiega l'assessore, che sottolinea come ''a questo punto dovra' essere costituito un apposito Comitato di gestione che allestira' la prescritta segnaletica e predisporra' i punti informativi per far conoscere il percorso enogastronomico''. (Mig/Pn/Adnkronos)


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News Coldiretti -
febbraio 2004
UE - Vino, allarme scippo per i grandi nomi italiani
Via libera alla vendita del Brunello argentino, dell'Amarone del Sud Africa, del Morellino neozelandese, del Vinsanto australiano.A lanciare l'allarme per la salvaguardia del marchio italiano nei vini e' la Coldiretti in riferimento alla proposta di regolamento della Commissione Ue che potrebbe essere approvata nonostante il voto contrario dell'Italia. Con la modifica, nessuna denominazione sara' piu' riservata all'Italia e potra' essere utilizzata anche per vini ottenuti fuori Europa.


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AGOPRESS - Agenzia Giornalistica Online -
febbraio 2004
In calo la produzione di uva e di vino nel 2003
(AGO PRESS) L'Istituto nazionale di statistica comunica i principali risultati provvisori della vendemmia 2003, ottenuti mediante stime regionali. L'anomalo andamento climatico verificatosi nel nostro Paese durante l'annata vitivinicola 2003 ha determinato una vendemmia scarsa che segue quella altrettanto scarsa dell'anno precedente. Le avverse condizioni meteorologiche che hanno caratterizzato il periodo estivo (temperature molto elevate e precipitazioni molto scarse su quasi tutto il territorio nazionale), oltre a causare irregolari sviluppi vegetativi delle piante, hanno provocato una vendemmia anticipata in quasi tutte le regioni.
Su un totale di 74,9 milioni di quintali di uve vendemmiate, il raccolto di quelle da vino è stato pari a 61,6 milioni, con un aumento dell'1,0% rispetto all'annata precedente. A livello territoriale è aumentato il raccolto nel Nord (+1,5%) e nel Mezzogiorno (+4,5%), al contrario delle regioni del Centro dove si è avuta una netta riduzione (?9,0%).
Oltre la metà della produzione (56,9%) si è concentrata in sole quattro regioni (Veneto, Emilia-Romagna, Puglia e Sicilia). Il Veneto si è confermato come maggior produttore di uva da vino con 10,0 milioni di quintali, seguito dalla Sicilia con 9,3, dalla Puglia con 8,3 e dall'Emilia-Romagna con 7,4. Rispetto al 2002 la produzione è calata soprattutto nelle Marche (-27,0%), nel Lazio (-14,9%), nella Calabria (-14,3%) e in Lombardia (-13,2%). Al contrario si sono registrati incrementi produttivi in Valle d'Aosta (+22,7%), in Liguria (+19,5%) e in Sicilia (+14,5%).
Per quanto riguarda l'utilizzazione del prodotto raccolto, 57,9 milioni di quintali sono stati impiegati per la produzione di vino, 3,3 milioni di quintali sono stati destinati a mosti che vengono adoperati per l'arricchimento del vino a bassa gradazione alcolica, mentre la quota residua è stata impiegata per il consumo diretto o per la produzione di succhi d'uva. Il consumo diretto dell'uva da vino è presente in tutte le regioni e province autonome ad eccezione della Valle d'Aosta, del Molise e di Trento, mentre la produzione di mosti si realizza in 11 regioni, con il massimo in Sicilia dove si concentra il 68,2% del totale.
La produzione di vino con l'impiego di uve da vino è stata pari a 41,7 milioni di ettolitri, pressoché equamente distribuiti tra vini bianchi (20,7 milioni di ettolitri) e rossi o rosati (21,0 milioni di ettolitri). Rispetto all'anno precedente la produzione di vino è diminuita dell'1,7%, anche in questo caso ugualmente distribuita tra vino bianco (-1,7%) e rosso o rosato (-1,6%).
La produzione di vini D.O.C. (Denominazioni di Origine Controllata) e D.O.C.G. (Denominazioni di Origine Controllata e Garantita) è stata pari a 13,8 milioni di ettolitri, in calo dello 0,7% rispetto all'annata precedente, quella di vini I.G.T. (Indicazioni Geografiche Tipiche) è stata pari a 11,4 milioni di ettolitri, in aumento del 3,1% rispetto al 2002. La produzione di vini con un marchio di qualità è stata effettuata principalmente nel Nord, dove si sono realizzati 7,9 milioni di ettolitri di vini D.O.C. e D.O.C.G. (pari al 57,3% della produzione nazionale) e 6,6 milioni di ettolitri di vini I.G.T. (il 58,3% del totale). Al contrario, la produzione di vino da tavola, pari a 16,5 milioni di ettolitri, si è concentrata nel Mezzogiorno, dove è stato realizzato il 68,3% della produzione totale.
La produzione di mosto, pari a 2,3 milioni di ettolitri, è destinata per il 90,7% alla formazione di mosto muto (per il quale viene bloccata la fermentazione) ed il restante 9,3% al processo di concentrazione o rettificazione dei vini. Il raccolto di uve da tavola, invece, pari a 13,3 milioni di quintali, è risultato superiore del 2,2% rispetto all'anno precedente, con un andamento notevolmente diversificato a livello territoriale: nel Mezzogiorno il prodotto è aumentato del 2,5%, mentre nelle regioni centrali il raccolto è diminuito del 20,3%. Nel Mezzogiorno si è concentrato il 98,7% della produzione totale.
La Puglia ha confermato il primato nella produzione di uva da tavola con 9,0 milioni di quintali pari al 68,1% del totale nazionale. La Puglia e la Sicilia hanno realizzato, congiuntamente, il 94,6% della produzione nazionale. Rispetto al 2002 è stata registrata una diminuzione della produzione in Puglia (-1,4%) e un aumento in Sicilia (+17,7%). È da sottolineare che l'uva da tavola raccolta è destinata in gran parte al consumo diretto e in quantità marginale alla produzione di succhi d'uva e distillati.
Nel 2003 la produzione complessiva di vino da uve da vino e da tavola nonché da mosto allo stato liquido è stata pari a 44,1 milioni di ettolitri, con un decremento dell'1,1% rispetto all'anno precedente. Nel Centro la diminuzione ha raggiunto il 10,3%, mentre in aumento è stato il risultato delle regioni meridionali (+1,4%). A livello regionale la produzione è risultata in calo in Abruzzo (-489 mila ettolitri), nel Lazio (-418 mila ettolitri) ed in Emilia-Romagna (-377 mila ettolitri) mentre è aumentata in Veneto (522 mila ettolitri), in Puglia (509 mila ettolitri) e in Sicilia (344 mila ettolitri). In termini percentuali le diminuzioni più significative sono state registrate nelle Marche (-25,3%), in Lombardia (-23,7%), nel Lazio (-14,6%) e in Abruzzo (-12,8%).


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la Gazzetta del Mezzogiorno -
febbraio 2004
Un progetto di Luigi Veronelli
Arriva a Monopoli il «signore dell'olio»
di Eustachio Cazzorla
MONOPOLI Arriva «Veronelli» e il mondo dell'olio di oliva va in fermento. L'appuntamento con il giornalista, «il maestro del vino», è per lunedì prossimo, alle 16.30 in San Pietro, nel borgo antico, per un incontro dibattito sui temi oleari.
Olio d'oliva secondo natura
L'«anarcheologo», il teorico della «contadinità responsabile» adesso sposa un'idea che è realtà, «L'olio secondo Veronelli», un progetto che vale un comandamento «Olio di oliva secondo natura» secondo i dettami del suo disciplinare, frangitura a meno di 5 ore dalla raccolta delle drupe (leggi olive), in assenza d'aria e luce, nemiche secondo gli esperti di un olio di qualità.
Ulivi secolari da proteggere
Ma l'incontro con Luigi Veronelli (il giorno prima, domenica 1 febbraio, inizio 9.30, sarà alla Chiusa di Chietri di Alberobello su invito dell'Ais Murgia) a Monopoli fa rima con olio e ulivi secolari da proteggere, quelli troppo spesso deportati altrove, pagine di territorio che l'ing. Francesco Selicato, l'assessore a Città, ambiente e territorio, vorrebbe proteggere sotto il grande manto di un Parco agricolo degli ulivi. Veronelli sembra aver sposato anche questa idea e nella mattina di lunedì 2 febbraio ha proposto in collaborazione con l'associazione Assud (presidente Mimmo Lavacca) che lo ospita, anche una manifestazione di presidio del porto, a sostegno delle produzioni olivicole locali e dell'agricoltura dal basso. Veronelli parla anche di De.co. (denominazioni d'origine comunale). E per l'occasione Davide Allegrini, ha deciso di varare il gelato al gusto dell'olio di oliva, salutistico, antiossidante e benefico, che prende il gusto, nessuno l'aveva fatto finora, dal prodotto agricolo di punta di questo territorio, l'olio extravergine di oliva.
Il futuro
«Ma è bene continuare gli incontri sul nuovo modo d'impostare lo sviluppo sul territorio - sottolinea l'arch. Angelo Papio dell'associazione Porta nuova - anche dopo la venuta di Veronelli, perché l'interrogativo è sempre lo stesso, quando finiranno i contributi comunitari, cosa farà la nostra campagna senza ulivi?». Un nuovo spunto per capire i reali problemi dell'agricoltura.


fonte:
il Secolo XIX -
febbraio 2004
Olio di oliva: degustazione nell'enoteca pubblica della Liguria e della Lunigiana
A Castelnuovo
In occasione dell'ottava edizione della settimana nazionale dell'olio organizzata dall'enoteca italiana di Siena, l'enoteca pubblica della Liguria e della Lunigiana ha organizzato - nelle cantine del palazzo Ingolotti-Cornelio di Castelnuovo Magra - la degustazione di campioni di oli italiani.L'appuntamento è per venerdì 6 e venerdì 13 febbraio dalle 15 alle 19 quando si potyranno degustare campioni di oli italiani offerti sall'Enoteca italiana di Siena.
Nella giornata di sabato 7 alle 16,30 si terrà un incontro dibatito "Cosa fare quando l'annata è negativa ?" dove verrà presentata anche la manifestazione "Buon Olio" relatore Raffaella Fontana della Confederazione italiana Agricoltori.
Domenica 8 alle 16.30 degustazione guidata pubblica tenuta da marco Lucchi, Panel Test Regione Liguria. Mercoledì 11 febbraio alle 10,30 degustazione per i ristoratori, sabato 14 alle 16,30 incontro con l'agronoma Sabrina Diamanti. Domenica 15 alle 16,30 Mario lalli accosterà oli delle nostre zone con i piatti tipici. Mercoledì 18 alle 10,30 incontro con i ristoratori.


fonte:
Spiritual Search News -
febbraio 2004
Vino: ha anche proprietà cosmetiche?
Il vino fa bene alla pelle? Ma non si beveva (e dunque al massimo faceva bene al cuore e all'umore)? Certamente, ma c'è qualcosa che conviene sapere: per esempio che le Terme di Salvarola, prime in Italia, propongono trattamenti ai vinaccioli, al mosto che sono un vero toccasana per la pelle. Il momento migliore per scoprirlo arriverà domenica 30 maggio 2004, in occasione della manifestazione "Cantine Aperte". Un "Vinoday": all'acqua termale ricca di sali minerali con vinaccioli purificati, oli essenziali, mosto di vino D.o.c. per massaggi, idromassaggi e impacchi. Sono gli antiossidanti dell'uva a sostenere la lotta contro i cosiddetti radicali liberi, aiutando le nostre cellule a rinnovarsi. E la pelle è fatta di cellule. Da qui il principio che sfrutta il potere antiossidante dell'uva per ridare tonicità e levigatezza anche alla pelle dei più. inossidabili astemi, con una maschera all'olio di vinacciolo, oppure con un massaggio fatto con gli acini (nel periodo della vendemmia) o con idromassaggi agli estratti di uva e oli biologici che riattivano la circolazione e ricostituiscono il patrimonio di sali minerali. Senza contare gli impagabili benefici dell'acqua termale, che alla Salvarola emergono dai percorsi vascolari alle piscine termali, dai fanghi al Centro estetico, immersi nel verde rilassante del bel giardino. Proprio al Centro Balnea delle Terme di Salvarola, piccolo paradiso termale adagiato sulle colline di Sassuolo, a due passi da Modena, in occasione di "Cantine Aperte" (30 maggio) verrà offerto gratuitamente un trattamento viso (peeling esfoliante e maschera di luminosità ai vinaccioli) a tutti coloro che acquisteranno lo straordinario pacchetto "Vinoday". Costa 164 euro e comprende: un peeling di fango termale, un idromassaggio con concentrato d'uva vinaccioli e oli biologici (scegliendo tra effetto rilassante, tonificante o anticellulite), un massaggio al mosto d'uva, una doccia e frizione con crema all'olio di vinacciolo e un percorso benessere che include utilizzo della palestra, piscine a diverse temperature con idromassaggi e giochi d'acqua, percorso Kneipp caldo-freddo, sauna e/o bagno turco con aromaterapia. Ma le incredibili proprietà della vite potremo sfruttarle piacevolmente anche nei due giorni del trattamento "Uva lift" specifico per il viso. E già che ci siamo, un'occhiata alla linea cosmetica "Terme Salvarola ai Vinaccioli" per uomo e donna (distribuita da "Cose Belle", tel. 0536.871788): una linea completa basata in particolare sui vinaccioli, un'autentica riserva di calcio, fosforo, flavonoidi, polifenoli, vitamine e acidi organici.


fonte:
Biella Online -
febbraio 2004
Biella
Convivia propone un corso di degustazione di vini
Mercoledì 04 febbraio 2004 alle 21.00, presso l'enoteca, libreria enogastronomica e gourmandises Sottovetro a Biella, inizierà una nuova edizione del corso "Conoscere il vino", organizzato da Convivia, associazione che si occupa della diffusione della cultura enogastronomica. Il corso si svilupperà su sei serate ogni Mercoledì sino al 10 marzo.In programma, teoria e pratica della degustazione, nozioni di viticoltura ed enologia, l'acquisto, il trasporto, la conservazione del vino, la lettura delle etichette, le norme per un corretto servizio anche sulla tavola di casa.Ogni lezione, a partire dalla seconda, sarà seguita dalla degustazione guidata di vini di qualità.Relatore del corso sarà il presidente di Convivia, Aldo Tavella, sommelier, Accademico della cucina, gastronomo, autore del libro di testo del corso "Conoscere il vino", collaboratore della rivista "Accademia Italiana della Cucina" e autore anche di molti contributi su varie testate nazionali e locali. Aldo Tavella ha all'attivo una lunga esperienza di relatore ai corsi sul vino, in organizzazioni di sommeliers, università popolari e poi da anni in Convivia.Il corso propone un programma ed un metodo di degustazione ormai ampiamente sperimentati e che hanno permesso a centinaia di allievi, desiderosi di avvicinarsi alla nobile bevanda, di acquisirne una conoscenza accurata, grazie a spiegazioni semplici ma precise e a molte piacevoli ed istruttive degustazioni di vini di alta qualità, italiani e stranieri.Ai partecipanti saranno consegnati, e resteranno di loro proprietà alla fine del corso, il libro di testo, un cofanetto con sei bicchieri standard internazionali da degustazione ed un quaderno di schede di degustazione.Al termine del corso, sarà consegnato un attestato di frequenza.
Per informazioni e iscrizioni
Sottovetro (Via Italia 51 - Biella) - Tel.: 015-2529265 - e-mail:sottovetro@tin.itConvivia - Tel.: 015-2522160 - e-mail:master@conviviaweb.it


fonte:
AngeliPress -
febbraio 2004
"Wine for life", la cena della Comunità di Sant'Egidio per la lotta all'Aids
Una cena tra amici, una cena di solidarietà che lega circa 60 grandi produttori e il vino di qualità alla lotta all'Aids e al futuro dell'Africa.Una serata per sostenere Dream, il programma di contrasto all'Hiv nel Continente Nero. Grazie a Dream con 50 euro può nascere un bambino sano da madre sieropositiva ,e con 500 euro ( vale a dire poco più di 1 euro al giorno) è possibile garantire per un anno la cura anti-retrovirale per un adulto e il sostegno necessario alla famiglia. La lotta all'Hiv ha già dato i suoi frutti in Mozambico, uno dei paesi più poveri del mondo.Secondo un dossier presentato da Medicins Sans Frontières alla fine del 2002, il 13% circa della popolazione adulta del Mozambico è sieropositiva, i pronostici per il 2010 sono catastrofici: l'aspettativa di vita scenderà da 43 a 27 anni Il 16% circa delle giovani tra i 15 e i 24 anni sono sieropositive, costrette a rapporti sessuali intergenerazionali con un insegnante, uno zio, un parente facoltoso, per! potersi pagare la retta scolastica e le uniformi. Così la scuola, l'unico trampolino per un futuro migliore, diventa una trappola infernale. Così, purtroppo vanno le cose in Africa e l'Aids corre senza pietà, non conosce confini, barriere, uccide e semina orfani. La Tanzania, l' Angola , la Guinea, Malawi e Bissau, sono i paesi dove la Comunità di Sant' Egidio vuole estendere "Dream", un sogno che si realizzerà se saremo in molti alla cena di wine for life.
(150 euro a persona)
Per informazioni e prenotazioni-acquisto del posto a tavola: Gambero Rosso Wineforlife-tel.06585661/3358381334
wineforlife@santegidio.org
Città del gusto - tel.06/55112205 fax06/55112260 eventi@gamberorosso.it
MM


fonte:
EDIPI - Ed.professioni e imprese -
febbraio 2004
Dom Pérignon, emozioni in bottiglia
di E.G.
Lusso, creatività, perfezione ed eccellenza: sono queste le caratteristiche riconosciute a livello mondiale a Dom Pérignon, "quintessenza dello champagne" che da diversi secoli raffina le tavole meglio imbandite. L'azienda ha creato attorno al suo marchio un corposo numero di estimatori e intenditori, ma desidera sempre più avvicinarsi ai propri clienti e proporsi direttamente, in modo da creare momenti di incontro e rappresentare sempre più l'occasione prestigiosa. Per questo ha ideato tre iniziative speciali e si è legata a tre mondi particolari: quello dell'arte, quello dell'alta ristorazione e quello della notte. Spiega il brand director Andrea Crippa: "Abbiamo scelto tre contesti che trasmettessero gli stessi valori di Dom Pérignon. Dom Pierre Pérignon, abate dell'Abbazia di Hautvillers, che ha creato questo vino, era un forte innovatore. Ha cambiato le regole del gioco nel gusto del suo tempo. L'arte, l'alta cucina, la notte vissuta in modo raffinato sono altrettanti ambiti che vivono di creatività ed esclusività. La vicinanza con gli artisti che espongono nelle gallerie, il rapporto con gli chef che altro non sono che artisti ci permettono di abbinare le migliori annate del nostro champagne con il meglio del gusto artistico italiano".
Seduzioni d'autore, lo champagne e l'arte
Per le Seduzioni d'autore sono state scelte alcune gallerie, tre per questo primo anno di test. In occasione dell'inaugurazione di mostre di artisti che la casa vinicola ha ritenuto 'vicini' per stile e sensibilità, Dom Pérignon ha creato un circuito di degustazioni. Il percorso tra le opere porta gli ospiti alla comprensione dei messaggi e delle emozioni dell'artista e, in parallelo, alla degustazione delle diverse cuvèe presentate. "Ci occupiamo, in partnership con i galleristi, anche del catering, proponendo semplici abbinamenti. Generalmente presentiamo tre cuvèe che vengono illustrate grazie a esperti presenti in sala". Dom Pérignon è stato presente nel 2003 presso la Otto Gallery di Bologna in occasione di una mostra collettiva, presso la Galleria Il Segno di Roma, per l'anteprima della mostra di Gregorio Botta, presso Lorenzelli Arte di Milano in occasione della mostra di Ronnie Cutrone. Prosegue Crippa: "Amiamo abbinarci alle opere moderne, che riteniamo la forma di arte più appropriata e vicina. Il test in questo primo anno è andato molto bene; è per noi un abbinamento ideale, che stimola la creatività. Nel 2004 abbiamo pensato di programmare quindici impegni". Sui presenti alle inaugurazioni, Dom Pérignon svolge poi un'azione di marketing diretto, raccoglie le informazioni, che vengono inserite in un database; le nuove iniziative vengono poi trasmesse via posta.
Sensazioni divine, lo champagne e l'alta cucina
Le cene-appuntamento, organizzate nei più esclusivi ristoranti italiani, nascono, come spiega Crippa: "Dal nostro matrimonio con l'alta gastronomia, voluto proprio perché abbiamo scelto, in Italia, di concentrarci su canali ad alta visibilità e alto livello. Abbiamo così individuato 30 locali come propri Dépositaires, ovvero 'depositari' dei nostri canoni di eccellenza assoluta. Gli chef, i gestori dei locali e i sommelier, prima delle cene, vengono invitati a partecipare a educational in Francia, per imparare e gustare l'ambiente di nascita dello champagne. Si tratta di una cinquantina di persone, che dividiamo in due-tre gruppi, cui indirizziamo programmi tailor made". Sensazioni Divine abbina lo 'stile aereo e sensuale della quintessenza dello Champagne' all'arte culinaria di alcuni degli chef più prestigiosi in Italia. Le cene offrono l'opportunità di degustare quattro diverse cuvées Dom Pérignon (Dom Pérignon Vintage 1995, Dom Pérignon Magnum Vintage 1993, Dom Pérignon Rosée Vintage 1992, Dom Pérignon OEnothèque Vintage 1988), abbinate a ricette esclusive create ad hoc per le singole serate, che vengono organizzate in partnership. Anche in questo caso, Dom Pérignon fornisce schede di degustazione ed esperti in grado di rispondere alle curiosità dei presenti; successivamente contatta i clienti per attività di marketing one to one. Ad oggi sono circa un migliaio i nominativi che sono stati raccolti. Concluso l'evento-cena, i Dépositaires restano comunque partner privilegiati e ricevono in anteprima le annate prodotte. Le cene vengono aperte a discrezione del ristoratore, a clienti habituée del ristorante, che siano anche amanti del Dom Pérignon. "Non si tratta di cene per vip, ma di occasioni che raccolgono persone amanti dello champagne di elevata qualità, abbinato a cibi in linea con l'eccellenza del locale".
Superprivè per gli amanti della notte
La scelta di Dom Pèrignon di essere presente in alcuni dei più prestigiosi locali notturni italiani (Hollywood e Old Fashion a Milano, Dehor a Brescia e Paradiso a Rimini) ha una motivazione particolare: "Abbiamo pensato -spiega Andrea Crippa- che il giovane amante della notte, e del nostro champagne, non frequenta le cene di Sensazioni Divine, lontane da lui per target e abitudini di vita. Però è un giovane che vuole scoprire questo gusto. Allora abbiamo deciso di andare direttamente da lui, creando questi 'superprivè', in cui l'ingresso è su invito del gestore del locale e i presenti hanno la possibilità di degustare lo champagne abbinato a cibi raffinati".


fonte:
AGI - Agenzia Giornalistica Italia -
febbraio 2004
Campari: la neoacquisita Barbero gestira' lo spumante Riccadonna
(AGI) - Milano, 15 gen. - Il Gruppo Campari, a seguito dell'acquisizione, lo scorso mese di dicembre, di Barbero 1891, ha affidato a questa societa' la produzione per tutto il mondo e il marketing e la distribuzione per il mercato italiano di Riccadonna, l'altro marchio piemontese recentemente acquisito.
Barbero 1891, l'azienda situata a Canale D'Alba (Cn) proprietaria di un portafoglio di spirits e wines, tra cui i marchi Aperol, Aperol Soda, Mondoro, Barbieri e Serafino.
Obiettivo di Campari, si legge in una nota, è la crescita in quote di mercato e distribuzione, attraverso la valorizzazione dei contenuti di prodotto e di immagine di Riccadonna.