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Ultimo aggiornamento 17/3/2004 16.45
www.vinoinrete.it
marzo 2004


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Gazzetta di Parma -
marzo 2004
Aceto balsamico, i sommelier alla scoperta del mitico prodotto
Sommelier alla scoperta dell'aceto balsamico di Modena. Per una volta, nelle degustazioni dell'associazione sommelier, il vino è passato in secondo piano per lasciare spazio a un prodotto prezioso, di cui troppo spesso si sottovaluta il grande valore. Un prodotto unico e antico che nasce a poche decine di chilometri da Parma. Un prodotto che, dopo aver ottenuto il riconoscimento della Denominazione di origine protetta (Dop) nella versione tradizionale, sta ora per avere l'indicazione geografica protetta per la versione "base". Per conoscere i segreti di questo gioiello gastronomico, la delegazione di Parma dell'Ais (Associazione italiana sommelier), in collaborazione con l'azienda modenese Manicardi, ha organizzato una serata alla tenuta Santa Teresa di Beneceto. Una cena tutta all'insegna dell'aceto balsamico. E' toccato all'enologo Mario Zanchetta ripercorrere la storia millenaria dell'aceto balsamico. Ricordare i sistemi produttivi, in particolare quelli per l'aceto balsamico tradizionale, caratterizzati dalle "batterie" di botti realizzate con cinque tipi di legni diversi. Batterie che le famiglie e le piccole aziende modenesi conservano accuratamente. Quando è pronto per essere commercializzato viene esaminato da una commissione che decide se ha le caratteristiche per andare sul mercato e provvede direttamente a imbottigliarlo con tanto di fascetta regolamentare. "L'aceto balsamico tradizionale _ ha spiegato Zanchetta _ viene invecchiato da dodici fino a venticinque anni e oltre. Ci sono anche aceti balsamici tradizionali di oltre cent'anni che sembrano quasi gelatine. Si tratta di prodotti straordinari". L'aceto balsamico ha avuto ovviamente un ruolo da protagonista in tutti i piatti preparati per la serata, accompagnati da una serie di vini del Giv. E le degustazioni dell'Ais continueranno anche nei prossimi mesi, spiega la delegata di Parma Anna Maria Compiani, "cercando sempre di andare alla ricerca di vini e di prodotti gastronomici interessanti". In programma altre degustazioni e anche una gita in Francia a fine aprile alla scoperta dei grandi produttori dello Champagne (per informazioni 328-4799505).


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la Sicilia -
marzo 2004
Avola rischia lo scippo del vitigno
di Roberto Rubino
Con la nuova normativa comunitaria potremmo a breve ospitare sulle nostre tavole un "Nero d'Avola", proveniente dal Canada o dall'Argentina. Il grido d'allarme lo ha lanciato la Coldiretti, che ha stigmatizzato il trend che insinua una progressiva "delocalizzazione" per molti dei prodotti tipici nostrani. Contraria anche la Regione, che ha fatto sapere di avere sostanzialmente "subìto" questo tipo di regolamentazione. Il pericolo di pasteggiare con un vino argentino, che nulla ha a che vedere con le nostre tradizioni si fa, quindi, sempre più reale. Antonino Gozzo, dirigente della sede provinciale del sindacato, ha riassunto in una nota le modifiche fin qui prese in materia di etichettamento. In pratica, anche se dei vincoli sussistono nei confronti dei paesi extracomunitari per quanto riguarda l'utilizzo delle menzioni tradizionali dei grandi vini, tra cui il vitigno avolese, tali limiti non sarebbero in ogni caso sufficienti a porre un freno nei confronti della "vinopirateria" internazionale che già causa miliardi di euro alle esportazioni. Il nuovo, criticato, testo che consentirebbe l'eccessivo allargamento, è una modifica del regolamento numero 753 sulla presentazione dei vini. In esso si afferma necessario, per quei produttori che volessero porre sull'etichetta la dicitura "Nero d'Avola", il rispetto di alcuni vincoli. Tra questi, il dimostrare che quella menzione è stata utilizzata dal paese interessato da almeno dieci anni, che goda di una solida fama all'interno del paese extracomunitario in questione e che si possano usare esclusivamente le menzioni tradizionali, mediante la lingua ufficiale del paese che "prende a prestito" la dicitura. Tanto basterebbe ad evitare "copie" indesiderate. Però, e qui sta il problema, l'uso di "menzioni tradizionali" in una lingua diversa da quella locale - e quindi l'uso della lingua italiana - sarebbe ammesso soltanto se la utilizzazione di quella lingua si è protratta in quel paese straniero almeno da venticinque anni, ininterrottamente. Questa decisione - spiega la Coldiretti - avrebbe il suo fondamento nella necessità di favorire un accordo globale sul commercio internazionale. Ma, in realtà, senza regole chiare, rischia solo di favorire la diffusione di imitazioni, come il Nero d'Avola, che si richiamano anche agli altri vini di pregio senza avere nulla a che fare con la realtà produttiva nazionale. E non è tutto. L'Italia è il secondo paese produttore di vino in Europa, con un patrimonio di 427 vini a denominazione di origine controllata, che rappresentano ben il sessanta per cento della produzione nazionale e questo rappresenta una minaccia seria per l'export agroalimentare, con conseguenze facilmente immaginabili per la trasparenza del mercato.
"La stiamo subendo", ha detto della regolamentazione uno dei responsabili dell'Istituto regionale per la vite, dottor Capraro, che ha anche aggiunto: "Il problema purtroppo investe un vitigno che tecnicamente è quello di punta della Sicilia, oltre ad avere compiuto un enorme passo in avanti negli ultimi dieci anni a livello di notorietà mondiale". "La produzione era molto presente agli inizi del secolo scorso - ha poi spiegato Corrado Bellia, conoscitore delle problematiche connesse alle produzioni agroalimentari - e si è ridotta ulteriormente in tempi recenti". Esiste, però, un'inversione di tendenza da parte di alcuni produttori, ha fatto rilevare l'agronomo. Si vorrebbero reimpiantare dei vigneti ad Avola, proprio accanto a quelli già esistenti. Addirittura un imprenditore svizzero ha acquistato una proprietà in contrada "Bochini" per riprodurre la vite nella stessa terra da cui essa ha preso il nome. C'è una norma europea che contempla anche il diritto di reimpianto, che è possibile esercitare solo acquistando da produttori che non producono più.


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l'Adige -
marzo 2004
Produzione di qualità con la rintracciabilità
La novità, obbligatoria dal 2005, cambierà il mercato del vino. Alla Cavit il seminario del Conzorzio vini
di ALESSANDRO GENOVESE
TRENTO - Igiene, qualità, sicurezza e ambiente: il futuro delle aziende enologiche italiane si giocherà sempre di più su questi temi, e appare quindi necessario individuare nuove strategie e fornire strumenti concreti per rispondere adeguatamente alla sfida. È in tale prospettiva che il Consorzio Vini del Trentino, diretto da Erman Bona, ha organizzato ieri pomeriggio, presso la sede della Cavit, un seminario intitolato "La rintracciabilità obbligatoria dei vini. La posizione del Trentino", a cui hanno partecipato Pietro Maria Meregalli, direttore dell´Ufficio repressione frodi di Conegliano, e Stefano Stefanucci, che ha presentato il progetto Eisq sulla rintracciabilità del vino.
In un mercato sempre più dominato dalla necessità di garantire la salute dei consumatori e la qualità dei prodotti, e chiamato a fornire il maggior numero di informazioni possibile, l´Ufficio repressione frodi svolge un ruolo cruciale, specie per il settore vinicolo. Il suo compito è infatti quello di controllare il rispetto delle nuove norme europee, che obbligano tutte le aziende a fornire dati precisi sia per quanto riguarda l´origine del prodotto che i trattamenti a cui è stato sottoposto. L´inosservanza delle regole può avere conseguenze di diverso peso, fino alla sospensione o cancellazione dall´albo dei produttori. La rintracciabilità dei dati relativi a un vino, obbligatoria dal 2005, non va però intesa come uno spauracchio da temere, bensì come uno strumento utile per garantire l´igiene e la qualità del prodotto, come ha precisato Stefano Stefanucci presentando il progetto della European Improvement Quality System. Fedele allo slogan "dal campo alla tavola", il progetto Eisq si propone, mediante incontri di formazione multiaziendali e di consulenza personalizzata in azienda, di definire gli obiettivi della rintracciabilità, ossia ricostruire la storia e seguire l´utilizzo di un prodotto tramite identificazioni documentate. I vantaggi di questo sistema non sono pochi: grazie al processo di rintracciabilità, infatti, sarà più facile risalire alla causa di eventuali problemi, limitare i costi per porvi rimedio, definire meglio le responsabilità, comunicare ai consumatori maggiori informazioni. In questo modo le aziende potranno anche, se necessario, ritirare il prodotto "non idoneo".


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Greenplanet -
16 marzo 2004
Australia: in crescita le esportazioni di vino
ROMA. Una recente indagine dell'ufficio di statistiche australiano sulla produzione di vino rivela che l'industria vinicola locale si sta rialzando dalla crisi della siccità. Si prevede, inoltre, che quest'anno la produzione di vino bianco sarà di circa 596.000 tonnellate, quella di vino rosso di 982.000 tonnellate.Nel periodo 2003/04 la produzione totale di 1,8 milioni di tonnellate rappresenta una crescita pari al 28% rispetto al crollo del 12% avuto nel 2002/03. Tuttavia le esportazioni dell'industria australiana, nonostante il calo della produzione, non sono diminuite. Nel 2002/03, infatti, sono aumentate del 23% con 511 millioni di litri.


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il Messaggero -
14 marzo 2004
No alla clonazione del vino
La Commissione europea mette a rischio l'Est! Est!! Est!!!
di GIUSEPPE RICCI
L'unico vino laziale compreso nell'elenco dei diciassette vini italiani le cui etichette possono essere copiate all'estero senza alcuna restrizione è l'Est! Est!! Est!!! di Montefiascone. La clonazione è prevista dal regolamento per le etichettature delle specialità enogastronomiche messo a punto dalla Commissione europea che ha suscitato un prevedibile vespaio di polemiche a livello internazionale. L'allarme è stato lanciato dai mass media, stampa e televisione (Il Messaggero se ne è occupato a più riprese) ed è stato recepito con vero sgomento dai vinicoltori di Montefiascone che giudicano l'iniziativa comunitaria come una vera mostruosità. "Contiamo sull'immediato intervento del ministero delle Politiche agricole - ha detto Mario Trapè, direttore della Cantina sociale e sindaco di Montefiascone - perché la Corte di giustizia europea annulli questa decisione che avrebbe delle ripercussioni deleterie sull'esportazione dell'Est! Est!! Est!!!". Anche gli altri produttori locali di questo originale e irripetibile vino Doc (Denominazione di origine controllata) non nascondono il loro disappunto. "Se c'è un vino in Italia - afferma uno di loro - che è legato indissolubilmente ad un territorio circoscritto, sia come produzione che come nome caratteristico, questo è l'Est! Est!! Est!!!. Pensare di imbottigliarlo in California o in Sud Africa è una vera follia".


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la Padania -
14 marzo 2004
Addio sughero, arriva il tappo tutto di vetro
Non è sempre agevole ritrovare di persona tutti gli aromi e profumi che i virtuosi della degustazione individuano in un vino, si può restare sbilanciati in presenza di indicazioni assai articolate, espresse con un linguaggio ricco e talora inquietante. Anche se poi risulta gratificante rintracciare per davvero qualche profumo che magari senza il suggerimento dell'esperto mai avremmo scoperto.
Al contrario non occorre essere particolarmente preparati ed accorti nell'uso dei nostri sensi per trovare un comunissimo difetto di una bottiglia: "sa di tappo" è giudizio categorico e ultimativo, non ammette regole, scatena una reazione a catena, via la bottiglia, cambio del bicchiere, espressione contrita del ristoratore o dell'oste, perfido lampo di soddisfazione nell'avventore che ha scoperto il sapore malandrino ("io sì che me ne intendo!").
Il problema è molto grosso e, va subito detto, non è imputabile a nessuno, può sapere di tappo anche un grande vino, prodotto con tutti i crismi e imbottigliato a regola d'arte: sul banco degli imputati finisce, ahimè sempre più frequentemente, il tappo. È risaputo che il sughero classico proviene soprattutto da Sardegna, Spagna e Portogallo, da sempre fornitrici di un prodotto di alta qualità. Ma i pur diffusi sughereti di quelle terre non sono sufficienti a coprire le richieste di tutto il mondo e tappi provenienti da altre zone, in particolare il Nord Africa, non sono altrettanto affidabili. In ogni caso, come ben sanno tutti i produttori, non esiste assoluta garanzia sulla bontà del singolo pezzo e, soprattutto, non c'è rapporto certo tra il costo e il rendimento, indipendentemente dalla provenienza. Un buon tappo può costare mezzo euro abbondante, altri si trovano a prezzi più modesti, ma, statisticamente, non c'è quella grande differenza nel risultato. Il mio amico Pieri Pittaro, capo carismatico dell'enologia friulana e ben conosciuto anche all'estero, in quanto presidente onorario degli enologi mondiali, parla apertamente di "roulette russa": può infatti accadere che centinaia di bottiglie chiuse con tappi all'apparenza modesti e di poco costo risultino perfette, mentre altre cui si erano riservati tappi più costosi e teoricamente perfetti alla fine tradiscono.
Inutile star qui a disquisire sulle cause scientifiche che originano il temutissimo sapore di tappo, finiremmo per confonderci le idee e perdere il filo. Poco ci importa che lo sgradevole sapore derivi dalla degenerazione di muffe originate dal tricoloroanisolo o da ossidazioni di perossidi, quello che conta è il fatto che un vino che sa di tappo è imbevibile. Alla fin fine il problema riguarda proprio i produttori, per i quali è motivo di dispetto, oltreché perdita economica, constatare che cresce notevolmente il numero delle bottiglie rimandate a causa di quel diffuso difetto. Ma diffuso quanto? C'è chi parla del cinque per cento o giù di lì di bottiglie rovinate: troppe, indubbiamente.Naturalmente, da tempo ormai, si cercano soluzioni alternative e di maggior affidamento, ma bisogna dire che i risultati, per un motivo o per un altro, non sono stati soddisfacenti. Molto si era sperato nei cosiddetti tappi composti, con particelle unite da leganti collosi e tenute ben separate dal vino da una coroncina di sughero classico: modesti i risultati, frequente la comparsa di odori non riferibili né al vino né al sughero (magari il contenuto non sa di tappo, ma è comunque sgradevole).Per un certo tempo si è pensato di aver trovato la soluzione adottando tappi di plastica (meglio sarebbe dire al silicone) studiati alla bisogna e ritenuti il definitivo toccasana. L'esperienza ha dimostrato che possono andar bene per vini da bersi giovani, non altrettanto per periodi medio lunghi di affinamento. Alcuni importanti e famosi produttori, mettendo in gioco il proprio prestigio, hanno anche tentato di imporre il tappo corona, utilizzando perfino l'argento come metallo componente, per evidenziare che la scelta non era legata a motivi di risparmio. Niente da fare soprattutto perché nell'immaginario popolare è inguaribilmente radicata la sensazione che le bottiglie chiuse con il tappo corona siano sinonimo di scarsa qualità, di prodotto da battaglia.
Può apparire curioso che, con i progressi tecnologici che ci sono stati, non sia stato risolto questo annoso problema, ma, come si intuisce, bisogna fare i conti anche con la sensibilità dei consumatori, molto legati alla tradizione e portati a ritenere che il buon vino debba necessariamente essere protetto e proposto in bottiglie chiuse con il classico tappo di sughero. Ciò, ovviamente, non significa che non si cerchino ancora soluzioni alternative, quel cinque per cento di scarto è troppo duro da accettare, anche se molti sostengono che la cifra è esagerata: per un produttore vedersi respinta una bottiglia perché sa di tappo è in ogni caso un vero e proprio cruccio, soprattutto quando, ed è il caso più frequente, aveva cercato di cautelarsi acquistando il prodotto più costoso e teoricamente più sicuro. D'altra parte, c'è ben poco da fare: la dimostrazione più lampante sta nel fatto che il temuto odore-sapore salta fuori anche nelle degustazioni che il titolare organizza nella propria cantina, invitando i clienti o più ancora gli amici. Ovvio che in simili circostanze tiri fuori il meglio che pensi di avere e invece...
Ma torniamo a Pieri Pittaro: è un ricercatore, viaggia molto, annusa le novità che compaiono qua e là, attento a tirarne fuori il meglio. Ha scoperto che, in Germania, stanno tentando di orientarsi verso il tutto-vetro: una normale bottiglia bordolese, ovviamente con il collo sagomato alla bisogna, chiusa con un tappo di vetro. Chiusura a macchina, facile da stappare e ritappare con una semplice rotazione della capsula. Può essere un'idea, anche se Pittaro ne è rimasto colpito perché ama in particolare il vetro. Nella sua bella cantina di Zompitta, proprio di fronte all'aeroporto in cui fanno miracoli gli acrobati delle Frecce Tricolori, ha allestito uno straordinario museo del vetro legato al vino, con pezzi di incredibile suggestione. Per un simile estimatore, la bottiglia tutto-vetro sarebbe una vera chicca. C'è comunque bisogno di verificare la fattibilità del progetto e allora Pittaro ha destinato un congruo numero di bottiglie del suo ottimo Cabernet Franc per seguirne l'evoluzione: dalle grandi botti di rovere il vino è passato nelle bottiglie tutto vetro, verrà periodicamente degustato e ne sarà seguita l'evoluzione. Vedremo come andrà a finire. Certo è che, in ogni caso, se davvero un domani ne dovessimo fare a meno, sentiremo anche la mancanza del vecchio glorioso cavatappi, fondamentale strumento a corredo di ogni gaia aggregazione di fronte a una buona bottiglia.


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Adnkronos -
15 marzo 2004
Cuneo, dal 21 maggio concorso enologico 'Selezione del Sindaco'
Quest'anno anche l'Anci nel comitato organizzatore
Alba (Cu) - Partira' a maggio, dal 21 al 23, la terza edizione del concorso enologico dei vini 'Selezione del sindaco', che quest'anno si svolgera' ad Alba, in provincia di Cuneo. ''Il concorso - informa una nota - organizzato da Cittadelvino.com, unisce il nome della cantina a quello dell'amministrazione in cui opera l'azienda. Non a caso, le cantine possono partecipare solo se si iscrive il Comune: una formula che sancisce il legame dei vini di qualita' al territorio d'origine''.


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ANSA -
12 marzo 2004
A Marsala si fa vedere il "Faro"
PALERMO. Un vino antichissimo, ma la cui ''Doc'' (Denominazione di origine controllata) e' di recente istituzione. E' il ''Faro'' di Messina, che e' stato presentato a Marsala (Trapani) in una manifestazione organizzata dalla sezione trapanese dell' Associazione italiana sommelliers. Presente uno dei principali produttori (Franco Caruso, il cui vino, nel 2003, e' stato premiato con la medaglia d' argento nell' ambito della rassegna organizzata dall' ''Office International de la Vigne e du Vin''), ad illustrare le caratteristiche della doc ''Faro'' e' stato Franco Rodriquez, responsabile dell' Ais per la provincia di Trapani. ''Vino rosso di grande qualita', seppur produzione di nicchia - ha detto il sommellier marsalese - il Faro e' un prodotto nato dal felice connubio tra Nerello mascalese, Nocera, Nerello cappuccio, e in misura minore Calabrese, Mantonico e Sangiovese''. Progenitore del ''Faro'' e' il vino Mamertino, con cui Giulio Cesare brindo' all' inizio del suo terzo Consolato.


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Milano Finanza -
marzo 2004
Gusto. Tutti gli abbinamenti per una degustazione ideale di sigari Toscani e vini. Purché di qualità.
Bacco e Tabacco, rinata passione
Dal sapore del Garibaldi che si accompagna ai vini meno alcolici all'Antica Riserva adatto ai rossi eleganti, di struttura
Il Toscano che finisce nel bicchiere è un gesto antico. Grazie alle loro affinità elettive, vino e sigaro costituiscono da un paio di secoli un'accoppiata vincente, anche se con periodi di alti e bassi durante i quali sono stati considerati alternativamente prodotti popolari e articoli elitari. Oggi si assiste alla riscoperta di questo connubio, che nell'immaginario collettivo ha una nostalgica capacità evocativa. Questo duo Bacco e Tabacco è un fenomeno tipicamente maschile al quale non sono escluse le donne, che ne stanno scoprendo ritualità e bellezza. Il Toscano richiede un ragionamento deliberato e costante sui tempi e sui ritmi delle boccate e consente un razionamento volontario di uno stesso sigaro. A spiegare scientificamente l'incrocio dei due grandi protagonisti della nostra tradizione, tipici dello stile di vita italiano, è il libro Il Toscano nel bicchiere - Guida all'abbinamento e alla degustazione (Giunti editore, pagg. 154, euro 12,50), che ne spiega lo sviluppo in parallelo nel corso degli anni. E così come il vino negli ultimi decenni ha avuto un enorme allargamento della gamma, consentendo abbinamenti con qualsiasi piatto, dal più semplice al più raffinato, anche la famiglia dei sigari Toscani si è allargata a una dozzina di varietà che vanno dal fresco e delicato fumo del Garibaldi alla potenza del Toscano originale, fino alla sublime ricchezza del Moro. In pratica, si tratta di abbinare i prodotti enologici con più o meno personalità ai sigari di maggiore o minor carattere, in modo che un buon corpo e un'adeguata gradazione alcolica del vino possano reggere l'impatto del Toscano. Ecco cinque esempi di abbinamento a vini e distillati ad altrettante varietà di Toscano scelte tra le più diffuse. Il Garibaldi, la cui nascita si deve allo scrittore Mario Soldati, è leggero, di gusto dolce e può essere il primo sigaro della giornata. Per la sua scarsa forza va abbinato solo a vini dolciastri e poco alcolici, passiti leggeri e grappe bianche giovani. Ben più robusto, il Toscano tradizionale (presente anche nella versione ammezzata con il nome di Toscanello) si può permettere abbinamenti con vini e distillati di grande struttura e contenuto alcolico: i rossi Chianti classico, Sangiovese e Barbera e in genere vini di vendemmia tardiva, passiti di media intensità e grappe giovani senza aromaticità. Il Toscano extravecchio è un sigaro di grande carattere, intensità e persistenza, in grado di confrontarsi alla pari con vini eccellenti e di gran classe come Barolo, Montepulciano e Brunello. Si sposa bene al Vin Santo dei Colli aretini e alle grappe di medio affinamento. L'Antico Toscano, sigaro superiore di fascia alta, fa volentieri amicizia con vini rossi di struttura morbida e lieve affinamento come i Supertuscany rossi e il Cabernet del Veneto. Infine, il Toscano Antica Riserva si coniuga bene con vini eleganti come il Brunello di Montalcino Riserva '90 e vini bianchi di corpo pieno come il Pomino e il Friuli Sauvignon, oltre che con grappe e brandy morbidi. Ma per avere un piacere rotondo e completo bisogna sempre evitare di bere subito dopo la tirata. L'esperienza suggerisce di attendere almeno 30-40 secondi per permettere al sigaro di esprimersi. Solo a questo punto un bel sorso di buon vino.


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il Secolo XIX -
12 marzo 2004
Rassegna dei Vini Doc e Docg dell'Alto Monferrato
I vini tornano in passerella
Castelletto d'Orba. Il "Filetto baciato" , specialità gastronomica del Ponzonese, diventerà famosa in tutta Europa. "Ospite d'onore" tra i prodotti di nicchia, a conclusione della Rassegna dei Vini Doc e Docg dell'Alto Monferrato, ha vinto l'ambito premio "Con noi in Europa".Un'occasione importante per far conoscere i prodotti tipici oltre i confini nazionali. "Sono soddisfatto di questo nuovo traguardo - dicono i produttori "Cima" di Ponzone - che qualifica una vera specialità dell'Alto Monferrato, che tutti ci invidiano".Filetto baciato ma anche grandi vini con cui si abbina. Al riguardo l'altra sera, sempre a conclusione della rassegna, l'apposita Commissione giudicatrice organizzata dalla delegazione Onav di Alessandria, ha premiato i migliori Dolcetti d'Ovada tra quelli esposti nei 50 stand da un centinaio di produttori. "Tra l'altro - sottolina il sindaco , Lorenzo Repetto - è importante il fatto che molti produttori hanno potuto concludere contratti importanti, ad esempio con ristoranti famosi". La premiazione dei vini scelti dall'apposita commissione di assaggio di cui, tra gli altri, facevano parte l'enogastronomo scrittore Paolo Massobrio e il presidente Onav Marinello.Tante degustazioni dei vini selezionati per esprimere alla fine il verdetto.Ha vinto il primo premio assoluto il Dolcetto d'Ovada prodotto dall'azienda agricola Giuseppe Viviano di Molare; al secondo posto si è piazzato il "vino di montagna", produzione nuova che la Comunità Montana Alta Val Lemme Alto Ovadese sta lanciando con grande successo.Si è classificato terzo il Dolcetto della Casa vinicola Montobbio di Castelletto d'Orba, proveniente dai vigneti del "Beneficio"; quarto piazzato il Dolcetto della Cascina S.Martino di Ovada, mentre al quinto posto si è classificata la Cantina "Tre Castelli" di Montaldo Bormida, con il "Patto", un Dolcetto speciale nato appunto da un "patto di ferro" tra vitivinicoltori della zona interessata, vinificando uve selezionate provenienti da vigneti particolari.Infine al sesto posto il Dolcetto superiore proposto dall'azienda agricola dei fratelli Facchino di Rocca Grimalda.
B. M.


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il Corriere Vinicolo -
marzo 2004
Intervento AssoDistil, no alla soppressione delle prestazioni viniche
La delegazione italiana a Bruxelles, sposando la posizione dell'AssoDistil (Associazione nazionale industriali distillatori di alcol e di acquaviti), è riuscita a evitare l'abolizione delle prestazioni viniche. Da alcuni mesi a livello comunitario venivano diffuse voci sulla volontà della Commissione di riformare radicalmente l'attuale Ocm vino (reg. 1493/99 e sue norme applicative) e in particolare di abolire l'istituto delle "prestazioni viniche" e degli aiuti alla distillazione, ritenendoli eccessivamente onerosi sia sotto il profilo finanziario sia dal punto di vista gestionale. Data l'importanza e la delicatezza della questione, AssoDistil, unitamente alle associazioni consorelle di Spagna e Francia e all'Associazione europea dei produttori di alcol vinico, ha cercato di approfondire le reali intenzioni della Commissione, evidenziando nel contempo agli organismi comunitari l'imprescindibilità dell'istituto delle distillazioni obbligatorie per ben note ragioni di ordine qualitativo, commerciale e ambientale. Una delegazione AssoDistil, presieduta dal cavalier Bonollo, è stata ricevuta nei giorni scorsi dal sottosegretario al Mipaf, on. Teresio Delfino, per discutere di bioetanolo e di prestazioni viniche. A quest'ultimo riguardo, è stato comunicato che la delegazione italiana a Bruxelles ha pienamente appoggiato la posizione AssoDistil riuscendo a far recedere la Commissione dall'intento di mettere in discussione in un prossimo futuro l'articolo 17 del regolamento 1493/99. Si tratta di un risultato fondamentale per il settore - afferma AssoDistil - che sarà certamente condiviso dalle associazioni di categoria, specie dai produttori vitivinicoli, consapevoli del ruolo fondamentale svolto dalle distillazioni obbligatorie anche a tutela dei loro interessi.


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L'Informatore Agrario -
11 marzo 2004
L'Europarlamento si pronuncia su olio e tabacco
"E' una grande vittoria per le ocm mediterranee". Con queste parole il ministro Alemanno ha commentato il voto del Parlamento europeo di mercoledì 10 marzo con il quale sono state approvate le relazioni sulla riforma delle ocm tabacco e olio.I due documenti modificano nel senso chiesto dai produttori italiani le proposte della Commissione europea, introducendo il disaccoppiamento parziale nel settore del tabacco e, per quel che riguarda l'olio di oliva, prevedendo sostegni a favore della qualità e dei giovani agricoltori e introducendo la possibilità di poter aumentare la percentuale di disaccoppiamento rispetto al 60% previsto.La parola torna ora alla Commissione, che si spera tenga conto di quanto chiesto dall'Europarlamento.


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Vinitaly.com -
4 marzo 2004
Presentata l'edizione 2004
Vinitaly punta di diamante della promozione internazionale del made in Italy
Verona. Presentata la 38a edizione di Vinitaly, che si svolgerà dal 1° al 5 aprile 2004, con quasi 4.000 espositori, dei quali 300 esteri da 26 Paesi. Occupato l'intero quartiere fieristico, su un'area espositiva di oltre 65.000 metri quadrati netti.
Teresio Delfino, sottosegretario del Ministero delle politiche agricole e forestali, ha evidenziato la strategia del Ministero, che è quella di "valorizzare sempre di più un sistema di promozione unitario del made in Italy dell'agroalimentare, che utilizzi le sue vere punte di diamante per aumentare la capacità di penetrazione sui mercati esteri.
Vinitaly, unitamente a Enoteca d'Italia e Buonitalia spa - ha spiegato Delfino -, è uno dei referenti privilegiati di questo programma promozionale".
Per Delfino "Vinitaly ha tutte le caratteristiche per essere il riferimento europeo per il comparto vitivinicolo".
In particolare "per il settore vinicolo italiano, ma anche europeo - ha concluso il sottosegretario -, la promozione all'estero è sempre più strategica, in considerazione del notevole incremento dell'import comunitario di vino, passato negli ultimi dieci anni da 2,7 milioni di ettolitri a 9,1, a fronte di un export consolidatosi a quota 12 milioni di ettolitri". Segno che è necessario tenere testa all'aggressività promozionale dei Paesi emergenti nella produzione del vino.
Sulla delicatezza della fase attraversata dal mercato del vino e sulle strategie da seguire nel settore è intervenuto anche Piero Mastroberardino, presidente di Federvini, il quale ha sottolineato come la manifestazione sia uno straordinario evento di respiro mondiale, capace di mettere in contatto i produttori con il grande pubblico degli operatori internazionali. "E' una sede imprescindibile per il settore - ha dichiarato il presidente di Federvini -, in un momento delicato, con aziende in alcuni casi sottocapitalizzate, che si trovano ad affrontare una grande sfida. Pertanto, è assolutamente da evitare la frammentazione delle manifestazioni fieristiche".
Che il vino sia uno dei prodotti di punta dell'export del made in Italy lo dimostra il dato 2002, dove ogni 100 euro di prodotti agroalimentari italiani esportati, 16,7 euro sono riferiti all'export di vino.


fonte:
Greenplanet -
marzo 2004
Olio d'oliva, consumi stabili nel 2003
Ismea: volano gli acquisti di oli biologico (+14,6%) e Dop (+8%), in calo gli altri.
Sono in leggero calo gli acquisti domestici di oli vegetali nel 2003. Secondo l'Osservatorio Ismea-Nielsen si è registrata una contrazione dell'1,8% in quantità contro una ripresa del 3% della spesa complessiva. In particolare, gli oli d'oliva hanno mostrato una sostanziale stabilità dei consumi in quantità a fronte di una crescita del 3% in termini valutari. L'olio extravergine d'oliva ha registrato, rispetto al 2002, un aumento del 2% dei quantitativi consumati, mentre la spesa è risultata in ripresa del 5,2%. Crescono gli acquisti delle famiglie italiane di olio biologico (+14,6%) e oli Dop/Igp (+8%), mentre sono in calo i consumi del prodotto normale e di sansa (meno 7% per entrambi). Riguardo, infine, all'olio di semi, l'Osservatorio ha evidenziato un calo delle quantità del 5%, contro una tenuta della spesa. Diminuisce, in particolare, il consumo di olio d'arachide (-20,6%) e del prodotto di mais (-4%), mentre crescono gli acquisti domestici di oli di girasole (+11,3%).


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Adnkronos -
6 marzo 2004
Vini toscani, difficoltà per l’export
Firenze, 6 mar. - (Adnkronos) - La situazione della viticoltura toscana in una fase di particolare delicatezza, segnata da una difficile congiuntura internazionale e da una concorrenza mondiale sempre piu' agguerrita; ma anche l'impegno della Regione Toscana a tutela della qualita' delle sue produzioni e dei legami con il territorio, alla luce della recente decisione dell'Unione europea sull'etichettatura dei vini a denominazione di origine. Tutto questo sara' al centro della conferenza stampa in programma martedi' 9 marzo, alle 12, nella sala stampa di Palazzo Bastogi (via Cavour 18). Alla conferenza stampa - che fa seguito a Prowein, la mostra mercato mondiale di Dusseldorf, occasione preziosa per tastare il polso alla presenza toscana sui mercati mondiali - partecipera' l'assessore all'agricoltura Tito Barbini. La conferenza stampa sara' trasmessa anche in diretta Internet sul sito www.primapaginatoscana.it.


fonte:
Corriere della Sera -
marzo 2004
"L'unica via di uscita per le etichette è il copyright"
Potranno essere venduti il Brunello argentino o l'Amarone sudafricano. "Ci sarà l'invasione dei falsi in bottiglia"
Il ministro Alemanno: "Un pessimo segnale che potrebbe compromettere il negoziato sulla protezione delle denominazioni d'origine"
Via libera alla licenza di copiare. Brunello argentino, Amarone sudafricano e Recioto made in Usa, potrebbero caratterizzare, a breve, la cantina del falso made in Italy. Largo dunque ai "pirati del gusto, pronti a ingannare la tavola dei consumatori nel mercato globale". Così almeno la pensa la Coldiretti a poche ore dalla pubblicazione sulla Gazzetta ufficiale della Comunità europea, del regolamento che "liberalizza, a determinate condizioni, l'uso internazionale di 17 menzioni tradizionali riservate a prestigiosi vini italiani". Alle proteste dei produttori e del mondo del vino per tutelare l'esclusiva delle 17 grandi etichette non ha fatto seguito un cambio di rotta da Bruxelles. Un dispositivo, secondo Gianni Alemanno, ministro per le Politiche agricole, che "non preoccupa tanto per il contenuto quanto per il cattivo segnale" che invia nel contesto del negoziato internazionale, in corso, sulla protezione delle denominazioni d'origine. Durante il Consiglio, Alemanno ha criticato il commissario europeo all'Agricoltura, Franz Fischler, per la decisione, adottata dalla Commissione nonostante avesse raccolto soltanto 47 voti a favore contro 40 contrari nel comitato Ue sui vini. . Il commissario, a sua volta, ha giustificato la misura di "apertura" sulle menzioni tradizionali con il timore che alcuni paesi terzi ricorressero all'Organizzazione mondiale del commercio (Wto), chiedendo un panel di arbitrato contro la legislazione europea che protegge le denominazioni d'origine. In qualche modo Fischler ha tranquillizzato il ministro italiano sostenendo che "è pari allo zero la possibilità che qualunque paese terzo possa usare il termine Brunello". Tra i "paletti" fissati dalla Ue, i Paesi extracomunitari che volessero porre sull'etichetta dei propri vini una menzione tradizionale (tipo Brunello) basterà rispettare alcuni vincoli: dimostrarne, per esempio, l'uso da almeno 10 anni e che goda di una solida fama all'interno del paese che ne fa domanda.
Il nuovo regolamento per la Confederazione italiana agricoltori "apre nuovi fronti alle contraffazioni". Secondo Ezio Rivella, presidente dell'Unione italiana vini: "Si tratta di un gravissimo attacco al vino made in Italy. L'unica via d'uscita è depositare le menzioni come marchi d'impresa, una soluzione già adottata dal Brunello di Montalcino, registrato da anni come marchio in molti Paesi, tra cui Stati Uniti, Canada e Giappone. Il rischio è che in Australia, Nuova Zelanda o Stati Uniti vengano prodotti cloni a buon mercato delle nostre migliori denominazioni".


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Basilicata News -
2 marzo 2004
Vino doc "Matera": avviato l'iter per il riconoscimento
Matera. Avviato il percorso per il riconoscimento della Doc (Denominazione di origine controllata) per il vino "Matera". La documentazione necessaria e la relativa domanda sono state sottoscritte dal Comitato promotore ed inoltrate, nei giorni, scorsi al Comitato nazionale per la tutela e la valorizzazione delle Denominazioni di Origine e delle Indicazioni Geografiche Tipiche dei Vini.
Del Comitato promotore, riunitosi per l'occasione a Matera presso l'Azienda agricola sperimentale dimostrativa "Chiancalata" dell'Agenzia lucana di sviluppo ed innovazione in agricoltura, fanno parte la stessa Alsia, il Dipartimento Agricoltura della Regione Basilicata, la Camera di Commercio di Potenza e quella di Matera (quest'ultima rappresentata dall'azienda speciale "Agri 2000"), la Confagricoltura, la Cia (Confederazione italiana agricoltori), la Coldiretti, il Coopagri.
Il progetto - spiegano i promotori - punta a valorizzare le produzioni tipiche e in particolare quelle enologiche attraverso il riconoscimento di denominazioni che mettano in luce l'effettiva peculiarità delle aree lucane. Si tratta, in particolare, di denominazioni che interessano il territorio della provincia di Matera, e la cui realizzazione amplierebbe la qualità su cui si sta consolidando il successo dei vini lucani a Doc.
La proposta della Doc "Matera" individua tre vini rossi e tre bianchi, compreso uno spumante elaborato con il metodo classico. Il disciplinare di produzione prevede in particolare:
"Matera" Rosso: Sangiovese: minimo 60%; Aglianico: minimo 10%; Primitivo: minimo 10%.
"Matera" Primitivo: Primitivo: minimo 90%.
"Matera" Rosso Jonico: Cabernet S. minimo 60%; Primitivo: minimo 20%; Merlot: minimo 10%.
"Matera" Greco: Greco bianco: Minimo 85%.
"Matera" Bianco: Malvasia bianca di Basilicata: Minimo 70%; Greco bianco: minimo 10%.
"Matera" Spumante: Malvasia di Basilicata: Minimo 70%; Greco: minimo 10%.
La sede del Comitato è presso l'Azienda "Chiancalata" dell'Alsia, a Matera, presso l'Itas (Istituto tecnico agrario statale) G. Briganti di contrada Rondinelle.


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Leggo -
marzo 2004
Niente carta dei vini, la bottiglia si sceglie consultando Internet
Un biglietto da visita della vitivinicoltura fiorentina da offrire al panorama nazionale e internazionale. E' questo l' intento di www.florencewine.it, il nuovo portale Internet attraverso il quale oltre 140 imprese vitivinicole attive nella provincia fiorentina si sono unite per presentare al mondo il meglio della loro produzione. Il portale, realizzato dalla Camera di Commercio di Firenze, in collaborazione con le associazioni di categoria, i consorzi del vino e le strade del vino della provincia, si colloca all' interno del net-work Great Wine Capitals, che raccoglie i siti con le offerte dei grandi vigneti internazionali. Ovvero: Bordeaux, San Francisco, Melbourne, Citta' del Capo, Porto, Bilbao, Santiago e Firenze, le otto ''capitali'' che hanno dato vita all' ambizioso progetto di creare una rete per promuovere una cultura del vino nel mondo.


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Basilicata Press -
marzo 2004
Diventare assaggiatori d'olio
A Metaponto dal 1° al 5 marzo corso di formazione presso Agrobios
Un corso di formazione per assaggiatori di olio vergine di oliva si svolgerà dal 1° al 5 marzo 2004 nella sede della società Metapontum Agrobios di Metaponto. L'attività formativa rientra nel Programma di miglioramento della qualità dell'olio di oliva attuato dal Dipartimento Agricoltura e Sviluppo Rurale della Regione Basilicata in collaborazione con il Consorzio olivicolo lucano.
Il corso è rivolto a trenta tra olivicoltori, frantoiani, imbottigliatori e addetti alla ristorazione che operano nella nostra regione e che intendono approfondire le conoscenze sul metodo del Panel test, utile a migliorare la qualità degli oli d'oliva. Parteciperanno anche tecnici di laboratorio, ricercatori, e agronomi della società Metapontum Agrobios che attualmente si occupano di analisi chimiche dell'olio. L'intento dell'Agrobios è costituire un panel di assaggiatori che possa rilasciare certificati di analisi sensoriale.
Le lezioni saranno tenute da figure tecniche professionali di alto profilo provenienti dall' Istituto di Elaiotecnica di Pescara, istituzione scientifica tra le più importanti d'Italia nel settore, che da sempre supporta i percorsi formativi organizzati dalla Regione Basilicata. Il corso è valido per l'iscrizione nell'elenco regionale degli esperti assaggiatori olio di oliva.
"Il settore dell'olio extravergine d'oliva lucano - ha affermato in proposito l'assessore all'Agricoltura, Donato Salvatore - attraversa un momento di grande positività, come si denota dalle richieste dei partecipanti al corso per assaggiatori, al quale non tutti i richiedenti hanno potuto essere ammessi, e dalle oltre quaranta ditte che hanno partecipato al premio regionale Olivarum. La qualità degli oli d'oliva lucani è cresciuta negli ultimi anni grazie al Programma Olio-qualità e registra una elevatissima percentuale di oli extravergini per i quali, tra l'altro, siamo in attesa dell'agognato riconoscimento dei marchi di qualità. Per tali motivi è stato possibile dare alle stampe il Repertorio degli oli di Basilicata, prima pubblicazione nella quale sono contenute le notizie relative a tutte le più importanti aziende lucane che producono e imbottigliano olio extravergine. E', questo, un prezioso strumento di marketing diretto a rendere noto il nostro pregiato prodotto. Infine, per quanto riguarda il corso di assaggiatori è anch'esso un segmento, non marginale della filiera olivicolo-olearia, che in Basilicata ha sempre maggiore bisogno di figure altamente specializzate per la crescita e lo sviluppo del comparto".


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ANSA -
marzo 2004
Citta' del vino: i vitigni antichi, una miniera d'oro
''L'Italia ha centinaia di vitigni unici, da identificare, valutare e salvare dall'estinzione : sono un patrimonio da capitalizzare"
(ANSA) - ROMA - ''Vitigni antichi, miniera d'oro del vino italiano'' e' il tema della conferenza stampa che si terra' a Roma mercoledi' 3 marzo nella sede dell'International Wine Academy con la partecipazione - tra gli altri - del presidente dell'Associazione delle Citta' del Vino Floriano Zambon ed il presidente dell' Unione italiana vini (Uiv), Ezio Rivella. ''L'Italia ha centinaia, se non migliaia di uve ereditarie, varieta' di vitigni uniche in ogni singola parte d'Italia. E' vitale - afferma l'associazione nazionale Citta' del Vino - che siano identificate, valutate, e che le varieta' in grado di produrre un vino interessante siano salvate dall'estinzione ed introdotte ad un pubblico di estimatori piu' esteso. L'enorme vantaggio che l'Italia ha rispetto al resto del mondo, una vera e propria miniera d'oro, va capitalizzato - conclude la Citta' del vino - come patrimonio dei vini italiani''. In occasione dell'incontro sara' presentata la nuova ''Guida alle Citta' del Vino 2004'', curata dalla scrittrice britannica Jancis Robinson, un cofanetto che raccoglie anche il volume ''I vini, i prodotti tipici e le ricette di 530 Citta' del Vino''. L'edizione 2004 della Guida alle Citta' del Vino intende valorizzare l'antica tradizione enologica di piccoli comuni, comunita' montane, parchi e Strade del vino italiane, rinverdita nel corso degli anni da un prezioso lavoro di qualificazione del prodotto vino.''Le Citta' del Vino che coinvolgono 311.016 ettari vitati e 260 vitigni - si legge in una nota - sono infatti caratterizzate da una costante opera di qualificazione dei territori attraverso la reintroduzione dei vitigni autoctoni, simbolo di una tradizione locale inesauribile, capace di offrire sempre nuovi spunti e aspettative''. La guida, arricchita da schede di Fabio Piccoli e Guido Stecchi, risponde a ''questa nuova tendenza di riordino e riformulazione dei canoni enologici in relazione alla qualita' e all'originalita' del prodotto vino. Hanno loro spazio, rispetto alle edizioni precedenti, le pratiche di vigneto alternative, la selezione clonale, le nuove forme di allevamento, i campi di sperimentazione''.


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Nove Firenze -
marzo 2004
Dopo la decisione Ue, i vini toscani in vetrina a Prowein
Un portale per promuovere la produzione vitivinicola fiorentina
FIRENZE- Un'occasione di grande respiro internazionale per avviare una prima discussione sugli scenari che potranno prodursi in seguito alla decisione della Commissione europea sull'etichettatura dei vini, che apre ai paesi terzi la possibilità di utilizzare le menzioni tradizionali dei più prestigiosi vini europei, tra cui molti toscani. E' questo il significato politico che ha acquistato la presenza dell'assessore regionale all'agricoltura Tito Barbini alla guida della delegazione regionale che partecipa a Prowein - la più grande mostra mercato vinicola a livello mondiale assieme agli appuntamenti di Bordeaux e a Verona - che si apre domenica 29 a Dusseldorf. "Nell'ambito di questa manifestazione - spiega l'assessore - potrà avvenire il primo confronto con gli imprenditori toscani direttamente interessati alla decisione comunitaria, a partire dai produttori del Vino Nobile di Montepulciano e del Brunello di Montalcino, qui presenti con i loro consorzi. Non mancheranno nemmeno gli appuntamenti con gli operatori internazionali e i giornalisti specializzati, a cui avremo modo di sottolineare la ferma contrarietà della Toscana a questo provvedimento e di annunciare la volontà di ricorrervi contro in tutte le sedi legali in cui sarà possibile. Questo perché, aldilà delle assicurazioni che da Bruxelles sono state fornite sui limitati effetti della nuova regolamentazione, quello che colpisce è la forza politica e simbolica di una decisione che mette in discussione un impegno di anni a tutela della qualità, imperniata proprio sui legami tra produzione e territorio. E proprio i nostri vini, presenti a Dusseldorf, dimostrano tutta l'importanza di questi legami". Particolarmente significativa, infatti, è la presenza toscana a Prowein, organizzata da Toscana Promozione in una collettiva che vede la presenza di 70 soggetti, tra i quali 4 amministrazioni provinciali (Arezzo, Grosseto, Livorno, Pisa), 2 consorzi (Vino Nobile di Montepulciano e Brunello di Montalcino), 3 associazioni e strade del vino (Terre di Arezzo, Strada Medicea Vini di Carmignano e Costa degli Etruschi), oltre a decine e decine di singole aziende vitivinicole. La Toscana sarà presente in uno stand di quasi 800 metri quadrati, ben rappresentativa dei livelli di grandissima qualità raggiunti dalle nostre produzioni. Tra le sue proposte, nei giorni di Prowein, anche l'iniziativa "Goielli di Toscana", un'area espositiva che metterà in mostra bottiglie particolarmente rare e pregiate. Tra le altre cose, l'assessore Barbini presenterà agli operatori e alla stampa la nuova edizione della Selezione dei vini toscani che, indetta da Regione Toscana e da Toscana Promozione, si realizzerà nel corso del 2004 in collaborazione con l'Enoteca Italiana di Siena, con L'Associazione Enologi Enotecnici Italiani e con le amministrazioni provinciali e i consorzi di tutela.
Oltre 140 imprese vitivinicole, attive nella provincia fiorentina, unite per presentare al mondo il meglio della nostra produzione all'interno del net-work Great Wine Capitals che raccoglie i siti con le offerte dei grandi vigneti internazionali.
Ovvero, Bordeaux, San Francisco, Melbourne, Città del Capo, Porto, Bilbao, Santiago, e Firenze, le otto "capitali che hanno dato vita all'ambizioso progetto di creare una rete per promuovere una cultura del vino nel mondo.
E' in questo ambito che nasce il portale Florencewine, realizzato dalla Camera di Commercio di Firenze, in collaborazione con le Associazioni di categoria, i Consorzi del Vino e le Strade del Vino della provincia.
"Con questa iniziativa - ha spiegato il Presidente Luca Mantellassi - vogliamo realizzare uno strumento interattivo tra la Camera di Commercio e i Produttori, nell'intento di dare voce alle aziende del territorio".
FLORENCEWINE nasce infatti allo scopo di creare nuove sinergie, tra imprese estere e fiorentine, attraverso gli scambi di natura economica e culturale previsti dal "Great Wine Capitals", Tra gli obiettivi del sito: rappresentare il biglietto da visita della vitivinicoltura fiorentina, all'interno della rete delle "Great Wine Capitals"; diventare il sito ufficiale rappresentativo sia a livello nazionale che internazionale del settore vitivinicolo; creare un ulteriore strumento di promozione che superi i confini nazionali e inviti a conoscere, vivere e gustare i prodotti e il territorio fiorentino; promuovere in chiave turistica le aziende agrituristiche della Provincia di Firenze; creare un network di collaborazione tra i soggetti di filiera del settore; portale internet di natura istituzionale, in italiano e in inglese, è suddiviso in un'area consumer aperta a tutti gli utenti finali, in un'area business dedicata agli operatori del settore e un'area riservata agli scambi di informazioni, servizi e opportunità commerciali. Per incentivare il turismo del vino una sezione del portale è inoltre dedicata a tutti quegli itinerari enoturistici che contribuiscono alla valorizzazione del territorio.
E' caratterizzato da una banca-dati che riunisce in un unico strumento tutte le aziende del settore vitivinicolo di Firenze e provincia con le relative etichette dei vini. Ogni azienda è presente nel database con una propria vetrina e con le schede di due delle etichette di propria produzione.
Florencewine è studiato anche come strumento di supporto agli operatori del settore. Lo sviluppo della Community permette l'interazione, la partecipazione e il coinvolgimento dell'utenza privata o professionale e favorisce lo scambio di informazioni e l'incontro tra domanda e offerta.
L'adesione al portale è totalmente gratuita.
Great Wine Capitals è il portale che raccoglie i siti delle città cuore dei grandi vigneti rinomati a livello internazionale: Bordeaux, San Francisco, Melbourne, Città del Capo, Porto, Bilbao, Santiago, Firenze.
Ha come obiettivo sviluppare programmi di cooperazione internazionale, incoraggiare il turismo del vino a livello internazionale e facilitare gli scambi economici, culturali e universitari tra le città coinvolte.
Molti sono i progetti delle città partner, proposti per contribuire concretamente allo sviluppo qualitativo e quantitativo del settore attraverso un coinvolgimento diretto delle aziende della rete, nell'obiettivo di facilitare scambi, circolazione delle conoscenze e sviluppo di sinergie tra le imprese.
Tra le iniziative già avviate per promuovere un turismo del vino , il concorso "Best Of" rivolto alle aziende agrituristiche di ogni città del Network che si sono distinte per originalità, innovazione e qualità dei servizi offerti.
· http://www.florencewine.it/
· http://www.greatwinecapitals.com/


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ANSA -
marzo 2004
Agricoltura: l'Unione gradisce olio e tabacco italiani
(ANSA) - PALERMO - Sono sostanzialmente in linea con la posizione sostenuta dall' Italia i pareri sulle proposte di riforma del tabacco e dell' olio d' oliva approvate a Bruxelles, dalla commissione agricoltura dell' Europarlamento. Per quanto riguarda il tabacco, e' stata approvata a larghissima maggioranza la relazione di Sergio Berlato (An) in base alla quale il 70% degli aiuti al settore rimarrebbe legati al livello della produzione reale, mentre il restante 30% dell' aiuto Ue verrebbe ''disaccoppiato'', quindi versato come aiuto unico all' azienda. Per quanto riguarda l' olio d' oliva, il parere dell' Europarlamento e' molto vicino alla proposta della Commissione europea che il ministro per le politiche agricole Giovanni Alemanno ha sempre ritenuto, a parte alcuni limitati aggiustamenti, favorevole alla produzione italiana. Il parere finale e' previsto in occasione dell' Assemblea plenaria che l'Europarlamento terra' a Strasburgo dall' 8 all' 11 marzo. Il dossier passera' poi all' esame del Consiglio dei ministri dell' agricoltura dell' Ue in programma il 22 e 23 marzo a Bruxelles.


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Veronelli -
marzo 2004
I falsi oli d'oliva non si distinguono dai veri
I falsi oli d'oliva sono venduti dalle multinazionali straniere soprattutto e italiane che, attraverso lavori in raffinerie (dovrebbero essere usate solo per il petrolio) abbassano i parametri chimici degli oli lampanti e degli altri oli vegetali acquisiti sino a renderli omologabili all'extravergine.
Di olio d'oliva dovrebbe essercene uno solo, sempre e solo vergine, con l'eliminazione dei demi-vierge (ne ridono in tutto il mondo).
Gli oli lampanti (che dovrebbero servire per l'illuminazione di lampade contadine) e gli oli vegetali vengono da tutto l'arco mediterraneo.
Dopo la "raffinazione" sono incolori, inodori e insapori.
La legge italiana consente l'aggiunta di una percentuale
(senza stabilirla; anche una goccia in una cisterna) per autorizzare la qualifica di olio d'oliva - con acidità 0,5 - di gran lunga inferiore al valore fissato per legge a cui deve corrispondere un olio extravergine (0.8). A questo punto solo i documenti cartacei ne attestano la tipologia.
La trasmissione Report di Milena Gabanelli, andata in onda domenica 10 marzo 2002 su Rai Tre, dimostra con allucinante chiarezza, attraverso un serrato interrogatorio di responsabili, quanto sopra. L'episodio più clamoroso, riportato dalla trasmissione stessa, si riferisce all'indagine in corso da parte della Procura di Bari, resa nota dal P.M. Domenico Seccia, riguardo una nave-cisterna di provenienza turca che ha scaricato, soprattutto nel porto di Monopoli, olio di nocciola chimico, che, raffinato, è stato immesso sul mercato come olio d'oliva.
Due anni dopo, della nave-cisterna risultata irregolare alle analisi della Procura non è rimasta alcuna traccia. E' una nave fantasma.
Secondo il Capo della Capitaneria di Monopoli, insediatosi per misteriosa coincidenza subito dopo la messa in onda del servizio, non è mai esistita. Chiederò alla Procura dove è stato scaricato quel falso olio d'oliva e a che punto sia l'indagine. Il P.M. Domenico Seccia, a suo tempo - di fronte alla telecamera - ha allargato le braccia e detto di non poter far nulla, fin a che non gli saranno fatti pervenire gli atti originali del porto turco dove quell'olio fu caricato come olio di nocciola e del porto greco in cui la nave ha fatto sosta e da cui è ripartita - magia delle carte - con i documenti recanti il nome di olio di oliva. Ti ripeto alcune sue esatte parole:"…É un problema di gravissima portata che indubbiamente condizionerà l'esito del corso dei processi e soprattutto nel contrasto dei fenomeni transnazionali". É nella reale impossibilità, a causa della legge sulle rogatorie.
Quasi certo, con la chiusura di molti occhi, il carico è finito nella Raffineria di Monopoli, un colosso che, appunto, mescola, rettifica e distribuisce olio non olio alle multinazionali.
Oli di questo tipo costituiscono l'80% dell'olio consumato in Italia, li si ritrovano quindi, sotto diversi marchi, in tutti i supermercati.
Infatti, come ha affermato Luana L. Imperiale del Lab. Finoliva Global Service :"Sono problemi omai riscontrati (...) se non ci sono metodiche che ci permettono di dire che quell'olio è esattamente così, nessuno si può esprimere ufficialmente nel dirlo".
Due anni dopo la trasmissione di Report abbiamo voluto verificare: i giovani amici di Assud, associazione che si batte per i prodotti della sua terra (Monopoli, sul mare, è circondata da centinaia e centinaia di ettari di oliveti plurisecolari) mi avevano informato che gli scarichi di oli diretti alla Raffineria di Monopoli continuano a ritmo sempre più crescente.
Il 2 febbraio ho celebrato i miei 78 anni, appunto, con il blocco del porto. Era con me tutta la gente, comprese le forze dell'ordine: i poliziotti, i carabinieri e le guardie di finanza, interessate (era ora) le autorità. Solo contraria la proprietà del porto. Ciò al mattino, nel pomeriggio un ampio dibattito sui problemi della povertà contadina in un luogo in cui dovrebbe essere - non benessere - ricchezza. Si tratta certo di truffa cui partecipano Unilever, Monsanto, Nestlé, altri ancora con i relativi marchi Bertolli, Carapelli, Olio Sasso, Carli, etc.
Sottolineo, la truffa è resa ancora peggiore da che l'olio è venduto come italiano.
Sono stato querelato - purtroppo, ripeto purtroppo - solo da un produttore di olio, medio, Grappolini: i giudici mi hanno assolto perché tutti i dati da me esibiti sono risultati veritieri e quindi "il fatto non costituisce reato".
L.V.