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tratto da Eco del Chisone - 23 luglio 2003
Dopo il parere favorevole della Giunta regionale
Menta di Pancalieri, dop più vicina
Salvaguarderebbe una tipicità sottopagata a rischio estinzione
PANCALIERI - Per la menta di Pancalieri giornata fausta quella di lunedì scorso. Dopo quasi due anni di contrasti la Giunta regionale ha dato finalmente il parere favorevole perché si proceda nell'assunzione della Dop (denominazione di origine protetta) per l'olio essenziale di Menta piperita, Pancalieri. "Ora tutto viene inviato al Ministero delle Politiche agricole e, se non ci saranno opposizioni, entro un anno si avrà la protezione transitoria e in 2-3 anni al massimo la protezione definitiva europea" spiega la dott.ssa Mariella Gimondo, funzionario regionale che ha seguito la pratica. Con il dop più nessuno potrà spacciare per menta di Pancalieri un prodotto non coltivato al 100% nei campi di questo paese o negli immediati dintorni. I contrasti sono sorti con chi importa menta dai paesi dell'est o addirittura dalla Cina, per poi lavorarla qui e fregiarsi nell'olio essenziale del nome di Pancalieri. "Purtroppo sono stati alcuni produttori-commercianti nostri compaesani a rovinarci - spiega Chiattone, presidente della cooperativa Erbe aromatiche che raccoglie la maggior parte dei produttori pancalieresi -. Questi, comprando altrove le erbe riescono a fornire un prodotto finale sottocosto rispetto al nostro sfruttando però la nostra peculiarità e immagine". Che lotta ci sia stata perché la piperita pancalierese non diventasse dop lo conferma la responsabile della Regione: "Una pratica che di solito si esaurisce in 6-7 mesi quella di esprimere da parte della Giunta regionale il parere favorevole per una dop che invece, a causa dei continui ricorsi, ne ha richiesti più di due". Si teme ora che questi cavilli si riversino su Roma facendo assumere il passo di lumaca ad una decisione che dovrebbe essere il più tempestiva possibile per salvare una tipicità a serio rischio di estinzione. Pietro Ferrero, vicepresidente della coooperativa: "Dai 30-40mila litri di olio essenziale di alcuni anni fa si è passati a meno di 10mila. Io stesso ho smesso di coltivare menta perché con questi prezzi non ci paghiamo neppure le spese. Il nostro è e vuole rimanere un mercato di nicchia. Ci basterebbe un solo acquirente, come un produttore di dentrifici che voglia fregiarsi dell'uso della menta di Pancalieri nei suoi prodotti, per assorbire l'intera produzione. Con la dop l'intera Europa potrà senza confusioni individuarci e sfruttare un marchio e un prodotto che per qualità non teme paragoni".
r. a.


tratto da il Messaggero - 23 luglio 2003
Il Cesanese nell'élite dei rossi
E mentre per il Frascati arrivano i controlli via satellite anche a tutela della qualità, vitigni autoctoni e nuove tecniche di vinificazione spingono il Cesanese nell'élite dei rossi nazionali. La politica avviata negli ultimi anni con un progetto finanziato dal Gal Monti Prenestini e realizzato in collaborazione con la Winemaking di Montalcino, ha segnato il rilancio del rosso di Olevano. Un grosso lavoro di cui oggi si raccolgono i frutti. Dopo la menzione speciale ottenuta dal Cesanese Cirsium dell'azienda Ciolli Damiani nell'ultima edizione di Vinitaly, nella sala della Promototeca del Campidoglio, è arrivata la consacrazione definitiva. Nel primo Concorso Enologico Internazionale, infatti, organizzato a Conegliano Veneto dall'Associazione Città del Vino in collaborazione con la Recevin (Rete Europea Città del Vino), una giuria composta da cinquanta esperti italiani, europei e nord-americani ha assegnato all'azienda agricola di Lamberto Proietti, unica in tutto il Lazio, due medaglie d'argento per il Vignalibus (annata 2001) e per il Riserva Cesanese (annata 2000). Vini che, insieme a quelli di altre sei aziende olevanesi, dal 7 al 9 luglio hanno accompagnato i piatti di Antonello Colonna sul treno Gourmet Roma-Milano. "Con la costituzione del Consorzio Castro Olibani - spiega Enrico Carletti, delegato al marketing del comune di Olevano - abbiamo riunito tutti i produttori per la promozione e la valorizzazione del Cesanese e del suo territorio. Un percorso che ci vede impegnati in tutti i concorsi del settore e che ci sta regalando grosse soddisfazioni".
M.Sb.


tratto da il Mattino - 23 luglio 2003
Vinalia, il percorso del gusto
di LUCA IULIANI
La decima edizione di "Vinalia", in programma dal 4 al 10 agosto prossimi a Guardia Sanframondi, si propone come momento centrale tra le rassegne enogastronomiche estive. La manifestazione è promossa dal locale Circolo Viticoltori in collaborazione con l'Amministrazione comunale di Guardia Sanframondi, la Provincia, la Regione Campania, la Comunità Montana del Titerno, la Camera di Commercio, la Coldiretti, Slow Food, l'ArciGuardia, la Pro loco e il Gal Titerno. Dalla sua nascita, si propone innanzitutto la promozione dei prodotti tipici e la valorizzazione del territorio.
Ancora una volta scenario dell'evento sarà il centro storico attiguo al castello di origine normanna, dove una trentina di produttori partecipa al "Percorso del Gusto". Molte sono aziende vitivinicole, ma non mancano quelle che propongono: oli, formaggi, salumi, biscotti, funghi, sidro, miele, marmellate e gastronomia.
"Si tratta di un momento - dice il presidente dei Viticoltori, Annibale Mancinelli - che non intende offrire soltanto prodotti genuini e di qualità, ma vuole far incontrare cultori, appassionati ed anche semplici curiosi con i produttori. Non a caso, "Vinalia" da anni rappresenta un'occasione proficua non solo per degustare, ma anche per creare un contatto con chi ogni giorno impegna energie e risorse per migliorare i risultati della propria attività". Non mancano le novità in cantiere per questo decennale della rassegna guardiese. Su tutte spiccano: l'allestimento di un'enoteca dove poter assaggiare (ed acquistare) importanti vini campani ed un annullo postale per il 10 agosto, giorno di chiusura della manifestazione. Per maggiori informazioni si può visitare il sito internet www.vinalia.it, scrivere a info@vinalia.it o telefonare ai numeri: 0824817404 - 0824817840 - 0824864129.
Nel fitto programma, ovviamente, non mancheranno i convegni su importanti temi con relatori tecnico-scientifici di fama nazionale, i laboratori del gusto ideati e organizzati da Slow Food, gli spettacoli musicali e di artisti di strada; quest'ultimi proposti in Piazza Castello e negli angoli più caratteristici del "Percorso del Gusto". Sette giorni, dal 4 al 10 agosto, che occorre fissare sull'agenda.
Ancora una serata tutta dedicata ai bambini quella di questa sera nell'ambito della manifestazione "Luglio con il bene che ti voglio" organizzata di concerto dagli assessorati alle Attività Produttive e alla Cultura di palazzo Mosti con la collaborazione degli operatori commerciali del posto. È una iniziativa che vuole rilanciare il "Quartiere latino", la zona storica del capoluogo beneventano delimitato dal corso Garibaldi, da via Traiano e viale dei Rettori. Infatti continua il laboratorio teatrale "Burattin'opera" che vede impegnati bambini dai sette agli undici anni. La "Burattin'Opera" è principalmente un progetto educativo che si esprime attraverso un percorso laboratoriale la cui ambizione è quella di porsi a metà tra l'essere un'estensione del concetto di educazione e il gioco come mezzo espressivo proprio dei bambini. Domani, invece, in piazzetta Vari è in programma un incontro tra le autorità e i commercianti del quartiere latino e a seguire degustazione sonora al "Liffey Irish pub" e al "Shaza".


tratto da la Nazione - 23 luglio 2003
MASSA-CARRARA
Fisar, costituita la delegazione provinciale
MASSA - La Delegazione Fisar di Massa Carrara (Federazione Italiana Sommeliers Albergatori e Ristoratori) ha ora un proprio volto. A seguito delle recenti votazioni si è costituita la delegazione di Massa Carrara, formando un proprio organico di sette consiglieri. E' stato nominato delegato il sommelier Tullio Scavone, segretario il sommelier Valerio Della Tommasina, tesoriere il sommelier Gabriele Carleschi. La gestione servizi è stata affidata al sommelier Luca Della Pina; agli altri sommeliers Carla Beccari, Francesco Barotti ed al ristoratore Pier Luigi Francini sono stati affidati compiti di relazione con aziende vitivinicole. E' stato in oltre designato consigliere aggiunto esterno Andrea Sgadò per le relazioni con enti e associazioni. La delegazione inizierà il 1º corso per aspiranti sommeliers il 24 settembre prossimo a Massa, presso il ristorante Ippopotamus di viale Roma. Per informazioni e preiscrizioni, telefonare al delegato Tullio Scavone (347 / 34.90.355), al segretario Valerio Della Tommasina (338 / 64.39.181) o direttamente al ristorante Ippopotamus di viale Roma (0585 / 252.160). E' previsto in autunno un corso anche in Lunigiana.


tratto da Alto Adige - 23 luglio 2003
Al simposio di Termeno trionfano i vini trentini e altoatesini
ENOLOGIA. Gewürztraminer da primato
di Angelo Carrillo
TERMENO. Si è chiuso con un successo altoatesino il 4º Simposio del Gewüztraminer che si è svolto a Termeno dal 16 al 20 luglio. L'attenta giuria che ha degustato alla cieca più di 200 vini provenienti da quasi tutto il mondo ha assegnato i primi tre posti della categoria Gewürztraminer secco a due altoatesini e a un trentino. Prima classificata la cantina di Termeno con il Nussbaumerhof, seconda la trentina cantina Cesconi e terza la cantina Hofstätter con il Kolbenhof, sempre di Termeno. Sul terreno dei Gewürztraminer dolci, invece, hanno dominato austriaci e tedeschi Con i Gewürztraminer di Jakob Töof, Stölzenhof e Graf Metternich. "Un risultato che premia in primo luogo il sistema vitivinicolo altoatesino nel suo complesso - ha voluto precisare Martin Foradori che, insieme a Willi Stürz, enologo della cantina di Termeno, ha organizzato la manifestazione - cosa che speriamo i produttori altoatesini capiscano insieme al fatto che è inutile fare campanilismo ma che bisogna tirare il carro in un'unica direzione". Un probabile riferimento al fatto che qualcuno avrebbe sbuffato sia per la vittoria dei soliti noti, sia per il fatto che essi giocano in casa. Le ragioni di questi successi vanno più realisticamente cercati in un modello che sta funzionando bene e che corrisponde al cambiamento in corso dei gusti del pubblico.
"La nostra impressione - spiega Foradori - è che le preferenze del consumatore vadano nella direzione della freschezza. Stanno perdendo posizioni i tipi di vino barocche e pompose. Diciamo che non sono più trendy. Ora piace più il vino beverino meno mastodontico ma più godibile".
Generale soddisfazione è stata espressa sull'andamento complessivo della manifestazione che ha fatto registrare un record di presenze per seminari e laboratori e un andamento discreto delle degustazioni aperte al pubblico. "Più che da una paventata crisi le degustazioni sono state limitate dal grande caldo di queste settimane - ha spiegato Foradori - non è facile, infatti, andare a degustare del vino, specie il Gewürztraminer, con certe temperature". Straripanti invece i seminari che si sono rivolti con proposte di livello al pubblico in cerca di novità e di approfondimento.


tratto da Alto Adige - 23 luglio 2003
Vino, tutte le leggi a tutela della qualità
Pubblicato il compendio. Intanto si prepara la vendemmia anticipata
c.b.
TRENTO. La pubblicistica del comparto vitivinicolo si è arricchita di un interessante testo che aggiorna le leggi emanate a livello europeo, nazionale e provinciale di settore. Ci sono volute ben 243 pagine per presentare in maniera esaustiva tutta la legislazione, i piani di ristrutturazione e di riconversione, i disciplinari di denominazione e la promozione. Un lavoro, come ha sottolineato l'assessore Dario Pallaoro presentando l'opera, frutto della collaborazione stretta fra Provincia, tramite il Servizio di Vigilanza, Istituto Agrario di S. Michele all'Adige e Consorzio tutela vini del Trentino.
"La Tutela dei Vini del Trentino" è una pubblicazione agile e di facile lettura, strumento di lavoro sia per i produttori, sia per i tecnici. Sfogliandola si può cogliere la ricchezza delle informazioni, in grado di costruire in forma organica e dettagliata la carta d'identità di una vitivinicoltura, come quella trentina, che si presenta sui mercati nazionali ed internazionali forte di un'accresciuta qualità e competitività.
Dal canto suo il direttore del Consorzio Tutela vini del Trentino, Erman Bona, ha evidenziato come il comune denominatore di questo lavoro sia il rapporto fra vino e territorio. L'opera, ha ricordato nella veste di coautore Erman Bona, è la continuazione ideale di quelle pubblicate in passato dal Consorzio, ma più completa ed aggiornata grazie alla collaborazione dei diversi enti pubblici. Questo, ha sottolineato il presidente dell'Istituto Agrario, Giovanni Gius, vuole essere uno strumento per contribuire al miglioramento costante della qualità, caratteristica fondamentale per reggere il mercato.
Ma il settore, ha raccomandato l'assessore Pallaoro, deve cogliere questo momento positivo del mercato per adeguare le proprie strutture ed i propri servizi alla concorrenza internazionale, che sarà sempre più forte. Per questo il comparto vitivinicolo ha bisogno di unità e di una forte iniziativa, ha sottolineato Pallaoro.
Il settore vive un momento particolarmente positivo anche per quanto riguarda le prospettive della vendemmia. Ad oggi, afferma Fausto Peratoner, direttore generale della La Vis, lo stato di salute delle viti e dei grappoli è ottimo e si preannuncia un anticipo della vendemmia di una diecina di giorni. Per Maurizio Bassetti del Gruppo Mezzacorona, verso il 20 agosto si andrà in vendemmia per i bianchi base spumante con una buona prospettiva per quanto riguarda la qualità.


tratto da il Gazzettino - 23 luglio 2003
BLITZ DELLA FINANZA
Vini contraffatti e false fatture per oltre tre milioni di euro
Imprenditore, 32 anni, di San Stino di Livenza (Venezia) è stato denunciato dalla Finanza di Portogruaro per un presunto falso giro di prodotti viti-vinicoli, con emissione di fatture false per 3.335.000 euro ed evasione dell'Iva - sempre per le Fiamme Gialle - di 537.000 euro. L'uomo, secondo la ricostruzione degli investigatori, attraverso due sue aziende fingeva di stoccare vino che poi diceva di vendere a ben 65 altre imprese nelle province di Venezia, Treviso, Padova, Pordenone, Trieste, Verona, Udine, Trento, Ascoli Piceno, Bologna, Reggio Emilia, Brescia, Siena, Bari, Foggia, Milano, Novara e Como. Tutte aziende che, fingendo di avere dei costi, potevano chiedere - sempre per la Finanza - detrazioni fiscali illegittime. Dalle indagini, tra l'altro, è emerso che una delle due ditte dell'imprenditore veneziano aveva evaso totalmente il fisco. Oltre a emettere le fatture a fronte di fittizie operazioni commerciali, il responsabile delle due ditte avrebbe falsificato - per gli inquirenti - numerosi documenti apponendo diciture di migliori qualità di vino (aggiunte alla qualità "Vino da tavola" le specificazioni prosecco, Igt e Doc. All'imprenditore, denunciato alla Procura di Venezia, sono stati contestati i reati di emissione di fatture per operazioni inesistenti, dichiarazione fraudolenta con utilizzo di fatture per operazioni inesistenti, occultamento di scritture contabili, falso ideologico in scrittura privata e frode nell'esercizio del commercio.


tratto da la Sicilia - 23 luglio 2003
Previsto un lieve aumento della quantità e anche un'ottima qualità
Buone prospettive per la vendemmia
di Nino Ippolito
Invertendo la tendenza degli ultimi anni, la vendemmia di quest'anno dovrebbe lasciare soddisfatti viticoltori e produttori di vino. Perchè per una favorevole convergenza di fattori l'aumento della quantità (seppure lieve) sarà accompagnato da una ottima qualità. Lo dice l'Ismea, l'Istituto di servizi per il mercato agricolo alimentare.
"Una previsione in parte scontata - dice l'Ismea - visto che l'annata 2002 si era imposta all'attenzione come una delle più magre nella storia e la più scarsa dell'ultimo trentennio". Saranno però le condizioni meteorologiche di fine luglio e di agosto a definire gli esiti dei raccolti. L'Ismea e l'Unione Italiana Vini hanno avviato a luglio un monitoraggio dei vigneti nazionali.
"Una prima valutazione, al 15 luglio - si legge nel rapporto - lascia prevedere per il 2003 una produzione di vino intorno ai 50 milioni di ettolitri, in netta crescita rispetto ai 44,6 milioni del 2002, ma comunque non abbondante". A contenere i volumi produttivi sarebbero due fattori: da un lato le basse temperature e le gelate rilevate nella prima decade di aprile, dall'altro il persistere di un clima siccitoso che, pur non creando ancora allarme, sta comunque condizionando lo sviluppo degli acini e dei grappoli. "In realtà - spiegano Ismea e Uiv - nel settore vitivinicolo nulla è ancora compromesso. Il caldo e l'assenza di precipitazioni hanno accelerato la maturazione delle uve e ridotto localmente la grandezza dei grappoli, che potrebbero però recuperare peso se nelle prossime settimane intervenissero le tante attese piogge. In caso contrario, alla lunga, quello che finora è uno stato di sofferenza potrebbe trasformarsi in "stress idrico", con ripercussioni sensibili sui volumi finali della vendemmia". Nessun problema dal punto di vista fitosanitario. Peronospora e oidio sono sotto controllo. Ieri la Prefettura di Trapani hreso noto che sono stati determinati i periodi per la vendemmia. Il raccolto e il conferimento nelle cantine sarà possibile dal 1 agosto al 31 ottobre. Il periodo di fermentazione è stato compreso tra il primo agosto e il 30 novembre. Quello per la detenzione delle vinacce fino al 20 novembre 2003. Intanto i vini trapanesi, a conferma di quello che i winmaker definiscono un vero e proprio "rinascimento" vitivinicolo, conquistano nuovi allori.


tratto da Corriere delle Alpi - 22 luglio 2003
Il vino non è in crisi, ma attenti ai prezzi
Peratoner (La Vis): la qualità non è tutto, pesa anche il marketing
di Carlo Bridi
TRENTO. Sta cambiando il mercato del vino? Lo affermano in molti, ma le valutazioni degli non sono unanimi.
Secondo Emilio Pedron, amministratore delegato del Gruppo italiano vini, si faranno presto sentire i segnali di una crisi del settore (vedi intervista a fianco).
Diverso il parere di Fausto Peratoner, manager di punta della vitienologia trentina. Per lui "è la grande frammentazione del mercato che determina momenti di tensione alternati a momenti di grande ottimismo".
"Non credo - prosegue il direttore generale della Cantina La Vis, nonché amministratore delegato della Cesarini Spumanti - che sia corretto parlare in questo momemto di crisi del vino. Se inseriamo il discorso nella generale congiuntura negativa dell'economia, si potrebbero in effetti prevedere riflessi anche sul vino. Però dobbiamo ricordarci che nell'ultimo decennio il comparto è stato oggetto di un grande sviluppo. Una crescita contraddistinta da un vasto rinnovo dei vigneti, da aumenti della resa ma ancor più della qualità, da investimenti strutturali molto importanti che oggi ci fanno affermare che si è investito più negli ultimi dieci anni che nei precedenti trenta".
"Tutto ciò - prosegue Peratoner - ha creato una grande aspettativa, suffragata da una grande attenzione, anche culturale, verso il prodtto vino. Ciò è stato senz'altro un fatto positivo come gli investimenti venuti dall'esterno del settore".
Peratoner giudica elemento decisivo il fatto che il vino rimanga un prodotto accessibile, con un corretto rapporto qualità - prezzo. Ma non è abbastanza, la differenza la fa anche il servizio: rapporti commerciali, marketing sono ormai fattori che qualificano il prodotto.
Molto positivamente va inoltre visto il grande impegno degli imprenditori che nell'ultimo decennio hanno investito sia in strutture che in servizi.
Fra i punti di debolezza egli indica, invece, alcune aspettative eccessive che si sono create a livello speculativo e che oggi non sono più realistiche.
"Bisogna evitare di massimizzare solo un aspetto, normalmente il prezzo del prodotto - sottolinea Peratoner - si deve avere costantemente presente il quadro generale per attrezzarsi per momenti difficili che potrebbero tornare. Ma noi dobbiamo cogliere questo momento favorevole per imparare a fare sistema: zone, tipologia, ristorazione sono alcune delle aree nelle quali possiamo fare di più, perché il Trentino, con le potenzialità che ha, deve fare sistema, coinvolgendo grandi e piccoli produttori: è il solo modo per reagire alla criticità di questa terra".
Peratoner conclude infine con una nota di ottimismo: "Sono convinto che c'è necessità di un maggior gioco di squadra. In questo la neonata Trentino Spa può avere un ruolo importante".


tratto da la Sicilia - 23 luglio 2003
Nasce la "Strada del vino Pachino"
Corsorzio propone itinerari turistici dove si trovano vigneti e cantine
di Salvo Lupo
Pachino. E' stato costituito il Comitato promotore della "Strada del Vino del Val di Noto", un'Associazione volontaria senza scopi di lucro. Fanno parte del Comitato Promotore le aziende vitivinicole, gli enti locali e altri soggetti pubblici e privati che prenderanno successivamente la fisionomia di Comitato di Gestione nel momento del riconoscimento da parte dell'Assessorato Regionale Agricoltura e Foreste.
Le "Strade del Vino" sono itinerari turistici lungo i quali insistono vigneti, cantine di aziende agricole, enoteche, musei della vite e del vino, aziende specializzate in accoglienza, strutture turistico-ricettive. Sono percorsi che si sviluppano nell'ambito di territori caratterizzati dalla coltivazione della vite e da una consistente presenza di attività indotte e connesse alla viticoltura, al turismo e all'enogastronomia. In particolare, la "Strada del vino del Val di Noto" è un itinerario-sistema incentrato sulla zona sud-orientale della provincia siracusana che fa riferimento ai comprensori di Avola, Noto, Pachino e Palazzolo Acreide. Attraverso la "Strada del Vino" si vuole creare un'alleanza sinergica tra strutture ricettive, turistiche, agenzie di viaggi, imprese artigiana e agrituristiche. Lo scopo è quello di valorizzare prodotti enologici di qualità come "l'Eloro doc", il "Moscato di Noto doc", il "Moscato di Siracusa doc". Il comitato cercherà di perseguire l'obiettivo centrale della conoscenza del territorio, affermando l'identità storico-culturale, ambientale, economico-sociale mediante campagne di informazione presso fiere, manifestazioni, iniziative di commercializzazione, riscoprendo nel contempo angoli del nostro Comprensorio sconosciuti o dimenticati. Pachino e Noto saranno le città trainanti della strada del vino: una per l'eccellenza dei suoi prodotti enogastronomici e per l'antica tradizione vitivinicola, l'altra per il significativo patrimonio architettonico e monumentale.


tratto da il Gazzettino - 23 luglio 2003
ENOLOGIA
I grandi spumanti 2003. I campioni
Da Villa dei Cedri, sede della Mostra nazionale degli spumanti, ecco i risultati del concorso nazionale "Grandi spumanti 2003". I vincitori. L'assegnazione dei Nastri d'Oro, d'Argento e di Bronzo della seconda edizione del concorso nazionale "Grandi Spumanti 2003", può essere presa in considerazione come uno specchio fedele dei progressi qualitativi che si stanno registrando nel modo della spumantistica italiana. Con 172 campioni partecipanti in rappresentanza di 12 regioni italiane, il concorso ha messo in gara le "bollicine nobili" provenienti da tutti i distretti spumantistici più importanti d'Italia. Le commissioni operanti queste degustazioni, appena conclusesi presso la sede della Dama Castellana a Conegliano, erano coordinate da Assoenolici. Alla fine sono stati promossi 130 vini: all'interno di questo gruppo, i migliori delle varie categorie sono stati insigniti dei prestigiosi Nastri d'Oro, d'Argento e di Bronzo che segnalano le migliori produzioni nazionali dell'anno. Le premiazioni ufficiali dei vincitori si terranno durante la "Serata di Gala" a conclusione della 40^ edizione della Mostra Nazionale degli Spumanti in programma a Valdobbiadene dal 5 al 14 settembre. In occasione della Mostra, durante tutto il suo periodo di svolgimento, il pubblico potrà degustare in esclusiva tutti i vini selezionati al concorso. I 34 premiati con i Nastri saranno, nell'ultimo week-end della Mostra, riuniti in una apposita sezione speciale, celebrativa, dedicata ai "Grandi Spumanti 2003".


tratto da il Messaggero - 20 luglio 2003
IL DECRETO
Sotto la lente di ingrandimento finiranno vigne, cantine e aziende
(L.Jo. )
Il Decreto firmato dalla Conferenza Stato Regioni affida al Consorzio tutela vini Frascati doc il compito di effettuare controlli in vigna, in cantina ed in azienda. Sul campo saranno controllati il rispetto delle norme indicate nel disciplinare di produzione per quanto attiene alle tecniche di coltivazioni e alle quantità programmate, mentre in cantina saranno valutate la gradazione zuccherina naturale e l'utilizzazione di mosto proveniente dai vitigni. Più complesso invece il controllo per le aziende che imbottigliano il Frascati fuori dalla zona di produzione. Per ogni partita di vino le aziende dovranno certificare la quantità di uva comprata, la zona di provenienza e dovranno essere dotate di un certificato d'analisi di qualità, fornito dalla Camera di commercio. Per questi controlli gli agricoltori pagheranno al Consorzio 0,33 euro per quintale di uva prodotta, mentre le aziende pagheranno 0,47 euro per ettolitri di prodotto vinificato o imbottigliato. Il Consorzio dovrà esercitare controlli ogni anno almeno nel 25 per cento delle aziende produttrici.


tratto da Alto Adige - 20 luglio 2003
Istituzione delle bollicine e mago del vino fermo, ecco i segreti di Letrari
a.c.
ROVERETO. Leonello Letrari è stato uno dei fondatori dell'Equipe 5, il gruppo che per un certo periodo ha insidiato il feudo spumantistico dei Lunelli. Non è quindi un caso che l'enologo di Rovereto sia considerato una sorta di istituzione nel panorama vitivinicolo trentino.In mezzo secolo di esperienze sul campo prima come tecnico di blasonate cantine, quindi come produttore in proprio, la sua abilità si è costantemente perfezionata tanto che ora la sua può considerarsi una delle più interessanti cantine trentine. Coadiuvato dalla moglie Maria Vittoria e dai figli, lei enologa e lui avvocato (oramai sono sempre più spesso le donne a seguire i passi dei padri vignaioli) ha fatto della difesa della propria solida produzione vitivinicola una ragion d'essere Non è quindi forse un caso che per il "logo" di famiglia sia stata scelta l'immagine di un archibugiere. Vecchia immagine di soldato posta a difesa e a testimonianza del legame tra passato e presente.Il nome Letrari e il vino sono associati sin dal lontano 1647. Non è quindi un caso che la cantina abbia aderito al consorzio di tutela dei vini Terra dei Forti, nato per onorare questa terra disseminata di imponenti forti austroungarici. La cantina, ora a Rovereto, è nuova, anzi, nuovissima, sempre ospitale ma anche altamente tecnologizzata.Le proprietà le proprietà che si dispiegano esclusivamente sul territorio della Vallagarina contano oggi circa una ventina di ettari.Pezzi forti della cantina sono naturalmente i classici di questo fortunato territorio vitivinicolo. Il Marzemino in primo luogo, coltivato e vendemmiato in varie zone tutte comunque annoverate tra le classiche. Ma innanzitutto lo spumante Trento Talento Doc, ai vertici delle bollicine trentine.Una nota particolare lo merita il Ballistarius uvaggio di uve autoctone e bordolesi da non perdere. Va poi sicuramente citato il classico Maso Lodron e l'interessante bianco Fossa Bandita.La selezione dei vini della cantina passa poi per i sempiterni Cabernet, Chardonnay, Pinot Bianco e Grigio, in una proposta sin troppo ampia che deve cercare di accontentare tutti i palati. Una nota finale la meritano però il buon Moscato Rosa e il passito Dulce Vitae. Ed il Trentino dimostra di fare continui passi in avanti proprio nella produzione di vini da dessert o, meglio ancora, da meditazione, da centellinare.Non a caso le principali guide del settore, come quelle dei vini dell'Espresso, hanno riservato ai vini dolci trentini commenti e valutazioni di grande prestigio.
Azienda Agricola Letrari. Via Monte Cauriol, 13. (0464480200).


tratto da il Messaggero - 20 luglio 2003
IL PARADOSSO
Tanto sole, ma niente acqua: l'estate "africana" ora minaccia la qualità della vendemmia 2003
(An. Pa.)
ROMA Quando è troppo, è troppo. Troppe piogge, muffe e grandine nel 2002; gelo ad aprile e poi caldo di quelli che una volta si dicevano africani (ma che ci stiamo avvezzando a considerare indigeni), più il colpo di bazooka della siccità, nel 2003. Col rischio di far inanellare due vendemmie non felici all'Italia da vino. Si tratta ovviamente di generalizzazioni, visto che in vigna il cosiddetto microclima, le differenze da piccola zona a piccola zona, contano. E siamo poi ancora a livello di pronostici. Alla raccolta, anche delle uve bianche più precoci, manca ancora qualche settimana. Ma, certo, quello dello "stress idrico" al momento è un fantasma che aleggia su molti dei vigneti della penisola. Il rischio - paradossale, se letto alla luce delle convinzioni più superficiali che circondano ancora questo mondo - è che tanto solleone non porti l'uva a maturazione. Perché in questi casi, in carenza d'acqua, è la pianta a difendersi. Prova a salvare se stessa, e smette di "accudire" il frutto. Così, se le previsioni di Ismea e Unione italiana vini indicano per ora una produzione quantitativamente superiore allo sfortunato 2002 (50 milioni di ettolitri contro 44) il problema è: quanta di quest'uva sarà davvero abbastanza a punto da poter entrare nel prodotto di qualità? È quest'ultimo dunque a rischiare deficit. E la tentazione di compensare con aumenti di prezzi - dell'uva stessa e, a cascata, del vino - si scontra con una situazione (mondiale) di mercato poco favorevole. Il vino italiano è reduce da un impetuoso boom, di stima e quotazione per bottiglia, meritato e felice, che si può però considerare archiviato già un anno fa. Ora è tempo di misurarsi con altre realtà, e altre concorrenze globali. Pena, finir fuori dagli scaffali mondiali che contano.


tratto da la Repubblica Affari & Finanza - 21 luglio 2003
viticoltura
Da Verona a Bolzano, il vino è un grande affare
(p.jad.)
Non è certo un caso che il principale evento fieristico legato alla viticoltura, il Vinitaly, abbia luogo a Verona. Verona e il Veneto sono la capitale del vino di qualità, principale produttori di vini a denominazione controllata. E il settore del vino è uno dei più rinomati dell'agroalimentare veneto. La viticoltura nel complesso (includendo l'uva da tavola che tuttavia ha un'incidenza ridottissima) rappresentava nel 1999, secondo le rilevazioni Ismea, l'8% circa della Sau, superficie agricola utilizzata, regionale e il 42% delle aziende agricole. Ma in generale è tutto il nordest a dedicare una particolare attenzione a bottiglie che fanno conoscere i loro marchi del made in Italy in tutto il mondo.
Inferiore le zone "vitate" del Friuli Venezia Giulia. Sempre nel 1999, anno di uno studio Ismea che focalizzava l'attenzione proprio sul nordest, il Friuli Venezia Giulia segnalava 19.498 ettari dedicati alla viticoltura, corrispondente a poco più del 2% del totale Italia. Più consistente la quota regionale se si considerano esclusivamente i vigneti destinati alle denominazioni d'origine, visto che questi si estendono su 13.920 ettari e rappresentano oltre il 5% delle superfici nazionali riservate a questo tipo di produzioni. Il Friuli Venezia Giulia ha infatti un comparto vitivinicolo nettamente orientato verso i vini di qualità, dato che i vigneti relativi alle denominazioni d'origine costituiscono oltre il 70% delle superfici regionali ad uva da vino. In Trentino Alto Adige la produzione di uva da vino, nel quinquennio 19951999, ha oscillato intorno a una media di 1,56 milioni di quintali, sui 74,93 nazionali (2%). Poco rilevante in termini quantitativi, la produzione locale si impone comunque per l'elevato livello qualitativo che la contraddistingue. Gli anni successivi hanno confermato questa tendenza. Il nordest è stata l'area che ha fatto registrare i maggiori cali dei quantitativi prodotti a tutto vantaggio della qualità. Una scelta che si sta diffondendo in tutta l'Italia, ormai sempre più orientata sulla fascia alta del mercato. Ma che si manifesta con particolare evidenza in Veneto, che ha ridotto i quantitativi prodotti del 20%, in Trentino Alto Adige la produzione è scesa del 14% e in Friuli Venezia Giulia del 9%. Una riduzione sensibile, vista la già ridotta concentrazione delle superfici destinate alla viticoltura in quest'ultima regione.
Dai vini internazionali come lo Chardonnay, i Merlot, i Sauvignon e i Cabernet ai vitigni autoctoni come il Legrein e il Nosiola, ampio è il ventaglio del buon bere che offre tutto il nordest. Fino a chicche di nicchia come il Picolit friulano o il Torcolato, il Sauternes francese, come è stato ribatezzato, che si produce a Breganze, in provincia di Vicenza.


tratto da la Sicilia - 20 luglio 2003
Pantelleria, fissato il prezzo per l'uva Igt e Doc
di Nino Ippolito
Pantelleria. Sarà un'annata buona quantitativamente, ma ancora incerta per gli sbocchi commerciali perché le condizioni di mercato - come ha ribadito la Cia - "non sono favorevoli". Sulla base di queste considerazioni le associazioni di categoria, i rappresentanti delle cantine e produttori hanno ieri fissato le quote minime di remunerazione per l'uva fresca Igt e Doc, fissando anche i prezzi per quella appassita e per quella venduta in cassetta.
Per l'uva fresca Igt (base 20° babo, ovvero di gradazione zuccherina) il prezzo è stato fissato in 45 euro al quintale; 67 per l'uva fresca Doc; 78 per la Doc in cassetta; 570 per quella appassita. Rispetto alle quotazioni del 2002 c'è stato un lieve incremento. La Cia - che era presente col segretario regionale Carmelo Gurrieri, quello provinciale Giuseppe Aleo e il suo vice Vito Tamburello - rispetto alle quotazioni finali, aveva proposto mediamente 10 euro in più a quintale, ma alla fine si è giunti ad una mediazione che ha trovato d'accordo tutti i partecipanti alla trattativa, e tra questi Salvatore Murana, titolare dell'omonima azienda e presidente del "Consorzio volontario per la tutela dei vini doc"; Franco Stella, enologo, in rappresentanza della "Carlo Pellegrino & C."; Antonio D'Aietti, enologo, in rappresentanza delle "Aziende vinicole Miceli"; Salvatore D'Amico, presidente della cooperativa "Nuova Agricoltura", in rappresentanza dell'Unione provinciale delle cooperative e dell'azienda "Abraxas"; Andrea Minardi, dell'omonima casa vinicola; Francesco Belvisi e Giovanni Errera, presidente e segretario della Coldiretti; ed infine Diego Maggio, amministratore delegato del Consorzio Federvini di Sicilia.
Le quotazioni fissate nel cosiddetto "Accordo interprofesionale" sono di fatto lo strumento che tutela entrambe le parti, e cioè produttori e acquirenti, evitando speculazioni.


tratto da Libertà - 20 luglio 2003
Viti nutrite con azoto: quali effetti sul mosto
di FAUSTO CAMPOSTRINI
L'Istituto di Frutti-Viticoltura dell'Università Cattolica S.C. di Piacenza ha presentato al recente Simposio Internazionale dell'OIV tenutosi il 27-28 giugno 2003 a S.Michele all'Adige (TN), i primi risultati di uno studio teso alla verifica dei rapporti esistenti tra nutrizione azotata della vite e contenuto di azoto prontamente assimilabile (APA) nei mosti sulla varietà Chardonnay. Tra tutti gli elementi nutritivi, l'azoto svolge il ruolo principale sullo sviluppo vegetativo e sulla produttività della vite. E' noto che elevate disponibilità di azoto inducono lussureggiamento vegetativo, ombreggiamento dei grappoli, maturazione ritardata, uva scarsamente colorata e mosto ricco di acido malico ma con pH elevato. D'altra parte una bassa disponibilità di azoto porta a riduzione dello sviluppo vegetativo, a contrazione della produzione, sia per la minore differenziazione delle gemme sia per la minore allegagione, a mosti con bassi contenuti di amminoacidi, principale fonte per la crescita dei lieviti e per la fermentazione alcolica. Di conseguenza anche l'aroma dei vini ottenuto da composti prodotti dai lieviti durante la fermentazione alcolica, potrà presentare delle variazioni significative sia in termini di quantità che di qualità, proprio in funzione del decorso della fermentazione. Ciò risulta ancor più importante proprio nel caso di prodotti ottenuti per rifermentazione in bottiglia. La concentrazione di azoto nei mosti facilmente assimilabile da parte dei lieviti è determinata dalla disponibilità dell'elemento nel suolo e dalla concimazione ma anche dall'annata, dal vitigno, dal portinnesto, dalla forma di allevamento, dalle tecniche di gestione della chioma. Si ritiene che il contenuto di APA del mosto debba essere compreso fra 150 e 200 mg/L, ma in prodotti di grande qualità ottenuti da rifermentazione in bottiglia, tali valori possono essere decisamente superiori. La sperimentazione è stata condotta su vigneto Franciacorta e ha evidenziato che lo stato della nutrizione azotata dello Chardonnay, in Franciacorta, si può considerare complessivamente sufficiente sebbene sia apparsa condizionata dall'andamento climatico stagionale. Anche i livelli di APA del mosto di Chardonnay, mediamente sufficienti in Franciacorta, hanno mostrato una variabilità ambientale (climatica e pedologica) simile a quella già evidenziata per i contenuti di azoto totale dei piccioli, ciò avvalorato dalla correlazione positiva e significativa che si è potuta stabilire tra i due parametri. Nel 2001 l'APA è variato tra 119 e 365 g/L attorno ad una media di 214 g/L, nel 2002 è variato tra 129 e 496 g/L attorno ad una media di 294 g/L. Altre differenze significative nei livelli di APA del mosto riscontrate possono essere giustificate dall'influenza che le differenti tecniche colturali adottate esercitano sul suo accumulo. Lo Chardonnay, per massimizzare la concentrazione di APA nel mosto sembra privilegiare la forma di allevamento a guyot e gradire cariche di gemme/ceppo intermedie (attorno a 12-15). Sussiste quindi un legame tra livelli di APA e produttività delle viti, confermato dalla significatività della relazione positiva tra i due parametri sino ad una produzione di circa 4 kg/ceppo e negativa per ulteriori aumenti produttivi. Le viti allevate a casarsa, quindi, vengono penalizzate soprattutto perché più produttive rispetto a quelle allevate a guyot, soprattutto in annate climaticamente favorevoli. I vigneti di Chardonnay della Franciacorta, quindi, dispongono normalmente di sufficienti livelli di Azoto Prontamente Assimilabile nel mosto ma, nelle annate siccitose ed in alcuni particolari situazioni pedologiche, il loro mantenimento o miglioramento deve essere realizzato attraverso una oculata concimazione che non passa solo attraverso la somministrazione al suolo ma anche attraverso il ricorso alla concimazione fogliare e altrettanto specifiche scelte di tecnica colturale, quale la forma di allevamento ed un adeguato carico produttivo a ceppo, che consenta, nel rispetto del Disciplinare di Produzione, un ottimale equilibrio con il vigore della pianta.


tratto da il Gazzettino - 20 luglio 2003
ODERZO
Bottiglia da Guinness dei primati per il Raboso
(A.F.)
Arriva la bottiglia più grande del mondo! A partire dalla prossima settimana, in occasione di "Ode Raboso", il concorso per la vetrina più bella al quale partecipano circa 80 negozianti, verrà esposta la bottiglia più capace del pianeta. Realizzata da Vetrerie Venete di Ormelle, la bottiglia ha una capacità di circa un ettolitro e mezzo di vino e verrà esposta, insieme ad alcune sue "sorelle" di dimensioni minori, nel negozio di Stefano Corona (ovviamente fuori concorso) in piazza Grande. Tutti gli altri negozi addobberanno le loro vetrine con bottiglie di Raboso, fornite da una trentina di produttori. L'obiettivo dell'Ascom è duplice: da una parte promuovere il vino Raboso, vitigno autoctono del Piave, dall'altra creare interesse attorno ai negozi. Per il prossimo anno è prevista un'altra iniziativa: fondere una bottiglia ancora più grande in modo da entrare nel Guinness dei Primati. Il 30 luglio l'Ascom organizzerà la festa per le premiazioni. In palio un viaggio a Londra, un cellulare con fotocamera ed una mountain bike.


tratto da la Nazione - 19 luglio 2003
Vino Chianti "taroccato". Boom delle vendite estere
di Andrea Settefonti
"Dobbiamo farla finita con questa vergona". La vergogna è il mercato del vino "taroccato", Chianti e non solo, che fuori dai confini italiani ha raggiunto livelli ragguardevoli. La richiesta di trovare rapidamente una soluzione arriva da Paolo Saturnini, presidente dell'associazione nazionale Città del Vino e sindaco di Greve. "Noi - commenta Saturnini - siamo preposti per antonomaia alla tutela e alla veridicità delle produzioni vinicole. Per questo chiediamo che si ponga fine a questo fenomeno". Il fenomeno del falso vino, e in generale del falso made in Italy nel settore agroalimentare, è emerso da una ricerca effettuata da Nomisma per conto di Indicod, l'istituto per le imprese di beni di consumo. Dallo studio emerge che se il grana padano e il parmigiano hanno il record delle imitazioni, i falsi vini si sono conquistati grosse fette di mercato. I veri vini, Chianti e compagni, negli Usa fanno registrare un fatturato di circa 397 milioni di dollari mentre, secondo la ricerca, il falso ha un volume di vendite pari a 541 milioni di dollari. Cifre che indicano come quasi il 10% del mercato nord americano del vino sia rappresentato da imitazioni, da prodotti che ne storpiano il nome, ne ricordano la confezione o più semplicemente vengono venduti per autentici. "Il vino e le produzioni tipiche - dice Saturnini - sono legate al territorio, dobbiamo far leva su questo per non subire simili vergogne. E poi dobbiamo evitare che arrivino sul mercato prodotti, come i vini australiani, che hanno prezzi la metà di quelli italiani. Non vogliamo impedire agli altri di produrre vino, ma di sfruttare il nome per avere successo".


tratto da Corriere della Sera - 19 luglio 2003
Le componenti tanniche di molti prodotti dell'orto rendono difficile un giusto abbinamento
Quando la melanzana sposa lo Syrah
di Domenico Nucera
Fantasia e rispetto dei sapori: come scegliere il vino per frutta e verdura
La buccia della melanzana è di sapore amarognolo, la sua polpa è consistente ma acquosa. Un abbinamento difficile con il vino, che rischia di esasperare sensazioni di astringenza e spigolosità. Ma una volta cucinata, magari con ingredienti che ne esaltano l'agrodolce, come uvetta, olive e pinoli, eccola diventare morbida e succulenta, pronta ad accoppiarsi felicemente con un Syrah o un Nero d'Avola di Sicilia, eleganti e di buona struttura. È un gioco difficile quello degli abbinamenti tra il vino e i frutti dell'orto. Le verdure hanno componenti tanniche, feniche e tendenti all'amaro che si sommano ai tannini e agli acidi dei vini, trasformando l'unione in uno scontro fra duri. Ortaggi come carciofi, sedani, spinaci, asparagi e finocchi rendono il matrimonio quasi impossibile. Non a caso si dice "infinocchiare", quando si vuole tirare un bidone a qualcuno: espressione in voga da quando gli osti disonesti offrivano ai clienti meno accorti pezzetti di finocchio crudo, durante la degustazione, in modo da coprire difetti e annacquamenti. Per non parlare della frutta: con agrumi, fichi freschi, anguria, ananas e pompelmi è bene che il vino rimanga in bottiglia. A meno che con fantasia ed equilibrio non si vadano a cercare preparazioni che, rispettando la semplicità vegetale, riescano a esaltarla con un abbinamento azzeccato. Alcuni suggerimenti sono arrivati dalla cena offerta da Confagricoltura, durante la presentazione del progetto Verde Rosa legato allo sviluppo dell'imprenditoria agricola femminile. Menù firmato da sole donne, Fabrizia Meroi del ristorante Laite di Sappada (Bl) e Valeria Piccini di Da Caino di Montemerano (Gr), con abbinamenti ad hoc proposti dall'Associazione italiana sommelier: fiori di zucca con ricotta e basilico con Spumante Rosato Cros, flan di melanzane e coulis di pomodoro abbinato al Sauvignon Friuli Grave Doc, terrina di verdura ai profumi di dragoncello con Gavi dei Gavi Docg, pomodorino d'estate con ortaggi in agrodolce e intingolo di basilico accostato a una Ribolla Gialla Doc. Particolarmente apprezzato il gran finale: gelato di peperoni e scaglie di parmigiano unito a un fresco Greco di Tufo Doc; virtuosismi organolettici con il semifreddo di fiori di lavanda con sciroppo di tarassaco e pompelmo rosa con Vigna Flaminio Rosato Doc di Brindisi.


tratto da Corriere della Sera - 19 luglio 2003
"L' unica soluzione è sacrificare alcuni grappoli e puntare sulla qualità"
L' ESPERTO
di Arrigoni Francesco
"La situazione è preoccupante, ma non grave. Bisogna vedere quando tornerà la pioggia. Quest' anno oltre alla gestione del vigneto in emergenza bisogna prepararsi a vinificare le uve della prossima vendemmia, cosa non facile". A parlare è Leonardo Valenti, professore di Viticoltura al dipartimento di Coltivazioni arboree dell' università di Milano. Cosa fare per far fronte alla siccità? "La via d' uscita è la qualità. Se non si può irrigare occorre sacrificare, diradare, eliminare alcuni grappoli, per dare sollievo alla pianta. L' effetto è lo stesso di un' abbondante irrigazione". Questo caldo può avere conseguenze sulla qualità del vino? "Certamente. La vite sotto stress idrico rallenta il metabolismo. Ci sono alcuni vitigni più sensibili di altri. Il Sangiovese in Toscana è molto sensibile alla siccità e può produrre un vino che tende a divenire aranciato in tempi brevi. Anche il Barbera e il Nebbiolo possono risentire di una siccità prolungata. Nella uve bianche, invece, il caldo fa "bruciare" le sostanze aromatiche responsabili dei profumi fragranti". Cosa sarà necessario fare, adesso, in vendemmia e in cantina? "La vendemmia sarà anticipata anche di 15 giorni. Con questo caldo, per i vini bianchi bisogna anticipare la raccolta per guadagnare in fragranza. Le uve bianche andranno fermentate con la tecnologia del freddo, quella che compie tutte le fasi di vinificazione con temperatura controllata, per salvaguardare la componente aromatica. Mentre le uve rosse saranno ricche di gradazioni zuccherine, e quindi di alcol, ma anche di tannini con poche colore. Allora bisognerà ridurre i tempi di macerazione". Sarà un' annata in tono minore? "Potrebbe esserci una produzione inferiore del 10-15 per cento, con vini meno equilibrati e meno longevi".


tratto da Corriere della Sera - 19 luglio 2003
Siccità, vendemmia anticipata. In pericolo anche i grandi vini
Alcuni vigneti già atrofizzati, ma con un clima simile nel ' 97 ci fu un' ottima annata
di Zanini Luca
ROMA - "Non gridate aiuto. Che sennò porta male. Ma se non piove presto la vendemmia sarà a rischio". Alza gli occhi al cielo terso Franco Rovero, dall' omonima azienda vinicola nell' Astigiano. Poi si corregge: "Però non si può ancora dire come andrà". Eppure l' Unione Italiana Vini è più drastica: "Se nulla è ancora compromesso - spiega Ezio Rivella, presidente dell' Uiv, che somma l' 80% delle realtà vitivinicole italiane - è pur vero che perdurando la siccità il 50% dell' uva prodotta potrebbe risultare di qualità scadente". Dal Piemonte alla Toscana il clima di queste ultime settimane comincia a preoccupare i viticoltori. Il rischio non è generalizzato: varia da zona a zona a seconda che le viti crescano su terreni argillosi (trattengono bene l' acqua), oppure sabbiosi, ghiaiosi, vulcanici (che più risentono della siccità). Così, la mappa dei possibili danni ai vigneti è "a macchia di leopardo". Se nel fondovalle astigiano i bianchi - Riesling italico e Sauvignon - stanno maturando bene, fra Nizza Monferrato e Costigliole d' Asti i vignaioli attendono con ansia che la Regione autorizzi l' irrigazione di soccorso. Perché il nodo del problema è che, per gran parte delle Doc italiane, specie le più antiche, la legge vieta di irrigare per impedire sovraproduzione. "È un momento molto a rischio - nota Giuseppe Bologna, enologo di Braida, nel territorio della Barbera d' Asti - certe viti si stanno già atrofizzando". La vendemmia sarà anticipata di almeno 10 giorni in Piemonte e Veneto, ma "le piogge d' agosto potrebbero salvare il prodotto e, anzi, darci magari una grande annata", interviene Giacomo Conterno, gran produttore di Barolo, da Monforte d' Alba. Concorda Rivella: "I Barolo, i Barbaresco, i grandi Barbera a rischio oggi potrebbero salvarsi. Ma se non dovesse piovere entro fine luglio sarà un disastro: qui come in Toscana, vedremmo compromesse le vendemmie di qualità", anche perché soltanto il 30% delle aziende è dotato di impianti di irrigazione. Lo sanno bene nel Veronese, dove i produttori di Valpollicella e Amarone ("già a secco", dice Rivella) han cominciato a noleggiare autobotti. Ad Ovest, sui pendii morenici del lago d' Iseo, il Consorzio Franciacorta ha chiesto l' autorizzazione alla vendemmia anticipata. "Non siamo in crisi idrica - spiega Riccardo Ricci Curbastro, della storica cantina di Capriolo - ma se non piove per un' altra settimana, la vite potrebbe smettere di lavorare". Così, proprio mentre in molte zone è in corso l' "invaiatura" (delicata fase durante la quale gli acini passano dal verde al colore della maturazione, n.d.r.), i vignaioli sono "sospesi di fronte a due ipotesi meteo - interviene Franco Maria Ricci, direttore di Duemilavini, la guida dei sommelier -. Piogge torrenziali e grandinate comprometterebbero irrimediabilmente gran parte del raccolto. Se invece ci saranno la giusta pioggia e il giusto sole per la maturazione, si rischia la migliore vendemmia del secolo". Non sono in pochi a sperarlo, considerando anche che un clima simile a questo contraddistinse la grande annata 1997. "Non nascondiamoci però - interviene Riccardo Cotarella, stimato wine maker consulente di 5 aziende in Piemonte e di Volpe Pasini in Friuli - che almeno i vini bianchi aromatici denunceranno una stagione difficile". "Ci sono casi limite - nota Carlo De Biasi, agronomo di Zonin, 11 aziende in 7 regioni - anche sulle alte colline del Collio friulano e verso Soave e Gambellara in Veneto". Nel Vicentino il prefetto ha autorizzato la vendemmia anticipata dal 1° agosto. E perfino i grandi rossi di Toscana sono a rischio. "È vero, ci sono zone dove la siccità e l' impossibilità di irrigare (per legge o per mancanza di impianti) creeranno problemi se non piove entro 15 giorni - ammette Claudio Pontremolesi, responsabile agronomico di Antinori -. Giovedì sono apparsi i primi indizi di stress idrico in alcune piante. Dal 2002 il disciplinare del Chianti Classico consente l' irrigazione di soccorso. Ma nelle doc Nobile di Montepulciano, Morellino di Scansano e Brunello di Montalcino la pratica è vietata. Potremmo avere danni rilevanti. Per questo stiamo con le dita incrociate e gli occhi al cielo: a metà settimana prossima è prevista una piccola perturbazione. Speriamo bene".


tratto da il Messaggero - 17 luglio 2003
ARRIVA IL PRESIDENTE DEI SOMMELIERS DELLA CELEBRE VALLE
Marche e Loira, gemellaggio al vino
di GIUSEPPE CRISTINI*
URBANIA - Un fatto storico e di straordinaria cultura enogastronomica sta investendo l'intera Regione Marche, ed in particolare la provincia di Pesaro-Urbino. Sarà suggellato oggi il primo gemellaggio ufficiale tra due grandi regioni vinicole di Italia e Francia. Arriva ad Urbania, per un soggiorno di due settimane, il Presidente dei Sommeliers della Valle della Loira, Christian Pechoutre, già miglior sommelier di Francia nel duemila. Il suo arrivo nelle Marche è il frutto di un invito ufficiale che gli è stato rivolto dai Sommeliers marchigiani lo scorso anno. Tra Italia e Francia c'è sempre stata una certa rivalità, come è giusto che sia tra le due più grandi superpotenze mondiali del vino. Con questo gemellaggio, primo in Italia, per lo spessore e per il significato che in esso è racchiuso, si infrangono steccati secolari che vengono superati da amicizie profonde, ma anche da comuni intenti di valorizzazione delle rispettive regioni. Il programma che abbiamo preparato al Presidente Pechoutre, è molto intenso e significativo. Si inizia oggi pomeriggio, con l'incontro ufficiale di gemellaggio tra le due regioni. Teatro dell'evento sarà Villa Caprile di Pesaro, laddove l'intero consiglio regionale AIS, tributerà a Pechoutre, gli omaggi di tutta la Sommellerie marchigiana. Da parte loro i francesi ci faranno degustare sei grandi vini della Valle della Loira, che fungeranno da anteprima alla Cena di Gala, che si svolgerà nel Ristorante Teresa dell'Hotel Principe, condotto dal presidente regionale AIS, Otello Renzi. Saranno presenti alla cena di gala anche il presidente nazionale Medri, i presidenti della Toscana, della Romagna e dell'Umbria, a testimoniare il grande valore che viene attribuito a questo gemellaggio. Il menù sarà classico e a base della miglior cucina dell'Adriatico, i vini in abbinamento invece saranno vini francesi provenienti dalla Valle della Loira, per sperimentare così abbinamenti nuovi e gusti diversi. Partiremo con un battuto di coda di rospo, con il suo fegato ed un astice al tartufo con Casciotta d' Urbino; a questi piatti abbineremo un Savennieres Baumard 99; un vino bianco di grande struttura e potenza. Seguiranno dei tagliolini neri con vongole e finocchio selvatico, in abbinamento ad un Vouvray Molleaux 97, un vino bianco morbido e di decisa eleganza. Continueremo quindi con una grande ricetta rossiniana, che il famoso compositore amava tanto consumare nel suo soggiorno parigino; il Tournedos alla Rossini, che sposeremo in maniera forte con un Touraine A Vitam 2001, un vino rosso di grande impatto. A seguire poi non possono mancare i formaggi che i francesi tanto amano; con il Fossa di Talamello, degusteremo un Touraine fiè gris Buisse dell'annata 98 , tipico vino da formaggi. Infine un Layon baulieu Cady 2000 sarà il grande vino dolce che accompagnerà il dessert. Una cena di gran classe per vini di carattere, così come vogliamo che sia questa unione di intenti tra due grandi regioni mondiali del vino. Nei giorni successivi il presidente Pechoutre sarà prima a Jesi e poi ad Offida per conoscere tutto il panorama enologico marchigiano, ma anche per rendersi conto della grande personalità dei vitigni autoctoni e dei vini della nostra regione, per fare ritorno ad Urbania domenica 20 luglio, dove terrà una lezione, e presenterà una degustazione guidata. *Presidente dei Sommeliers del Montefeltro


tratto da il Gazzettino - 17 luglio 2003
ENOLOGIA
Vini e spumanti protagonisti di marca
di Michele Miriade
Vini protagonisti per quattro giorni a Conegliano, presso la sede della Dama Castellana, per i concorsi "Enoconegliano, selezione vini veneti", e "Grandi spumanti" riservato appunto agli spumanti italiani. Concorsi di elevata importanza in quanto autorizzati dal Ministero per le Politiche agricole e gestiti dall'Assoenologi che ha curato le commissioni di degustazione, sotto la direzione di Giacomo Moretti. Commissioni formate da cinque enologici ed enotecnici provenienti da varie regioni italiane, oltre che del Veneto, e due giornalisti del settore enogastronomico. E per questi due concorsi indispensabile è stato il supporto fornito dai sommelier dell'Ais di Treviso. ENOCONEGLIANO -Il concorso regionale selezione vini veneti giunto alla 5. edizione ed organizzato dall'associazione Dama Castellana presieduta da Giovanni Grassi (enologo) ha visto in due giornate intere ben 382 vini di quattro province venete sottoposti al vaglio delle 4 commissioni di degustazione che hanno valutato bianchi e rossi, frizzanti, spumanti e passiti, compilando 2.674 schede con ben 42.255 giudizi parziali forniti attraverso le schede per l'analisi sensoriale. E i vini che supereranno la soglia degli 80 centesimi saranno in esposizione e degustazione il 27 e 28 settembre a Conegliano in occasione della Festa dell'Uva che si terrà in centro città. In tale occasione saranno assegnati i premi ai migliori vini. SPUMANTI -Nell'ambito della 40. mostra nazionale degli spumanti, che si terrà dal 5 al 14 settembre a villa dei Cedri a Valdobbiadene, è sorto il concorso grandi spumanti organizzato da Altamarca presieduta da Giorgio Bellini. Alla 2. edizione del concorso sono stati valutati dalle commissioni 172 spumanti di 82 aziende provenienti da 12 regioni italiane. E la validità degli spumanti in concorso è data anche dal fatto che solo in 3 occasioni è stata richiesa dalle commisissoni la seconda bottiglia che appunto è indice di elevata qualità. Le schede compilate per i 172 spumanti sono 12.004, i giudizi parziali 18.060. A settembre saranno in degustazione i migliori spumanti e in occasione della cena di galà saranno assegnati i premi ai migliori.


tratto da il Resto del Carlino - 17 luglio 2003
Alle Olimpiadi del vino due marchigiani puntano al podio
di Sedulio Brazzini
JESI - Ci sono anche due marchigiani tra i 18 finalisti delle "Olimpiadi del Vino" che sabato 26 luglio si contenderanno filari di viti, wine experience in affermate aziende vitivinicole nazionali e bottiglie di vini pregiati. Dopo aver superato le selezioni locali, regionali ed interregionali, Diego Scasciafratte, 27 anni, ottico di Ascoli Piceno, ed il suo concittadino, Alighiero Tozzi, 34 anni, universitario, si ritroverrano sotto le volte cinquecentesche della fortezza medicea di Siena per la decisiva sfida all'ultimo bicchiere. Le Viniadi - così sono state intitolate le olimpiadi del vino - sono il 1° campionato italiano per degustatori non professionisti; iniziativa promossa dall'Enoteca Italiana e dal Ministero per le politiche agricole e forestali per diffondere tra i giovani il piacere del vino e un corretto e moderato consumo della bevanda. Iniziate nei mesi scorsi, grazie alla disponibilità di molte enoteche pubbliche (nelle Marche le due regionali di Offida e Jesi), alle viniadi hanno partecipato centinaia di concorrenti; i promossi delle 20 selezioni svolte in Italia, hanno partecipato alle semifinali di Roma e Cormons (GO) dalle quali sono usciti i finalisti. Si tratta di 18 "campioni", tra i quali sei donne, di età compresa tra i 20 ed i 53 anni, con larga rappresentanza tra i 26 ed i 40 anni. I primi tre classificati riceveranno in premio, tra l'altro, l'usufrutto per tre anni di un filare di vigneto pregiato, riconoscimento che andrà anche al finalista più giovane; bottiglie di vino ai primi classificati nelle sezioni Junior (18 - 25 anni), Senior (26 - 40 anni) e Hors d'age. A tutti e sette i vincitori andranno inoltre un kit di abbigliamento Robe di Kappa ed un cellulare Vodafonline Omnitel, che sponsorizzano la manifestazione. In occasione della finale del 26 luglio, sarà consegnato il premio "Per Bacco", istituito nell'ambito del progetto "Vino e giovani" e destinato a personaggi o associazioni che si sono distinti in attività di carattere solidaristico ed umanitario, che in questa prima edizione è stato assegnato all'Associazione "Medici senza frontiere".


tratto da Alto Adige - 15 luglio 2003
Termeno. L'edizione 2003 prenderà il via quest'oggi
Onori al Gewürztraminer
uf.
TERMENO. Sale l'attesa, in tutto l'Oltradige e nella Bassa Atesina, per l'edizione 2003 dela kermesse enogastronomica dedicata al Gewürztraminer, vino aromatico di Termeno i cui punti di forza secondo molti sono quelli di "sposarsi" bene alle pietanze più svariate e soprattutto di essere particolarmente gradito sia agli uomini che alle donne. Le varie iniziative legate al simposio internazionale inizieranno oggi, ore 16, presso Castel Rechtenthal.
L'obiettivo del comitato organizzatore è quello di far conoscere i segreti di questo vino anche ai neofiti ed a coloro che fino ad oggi magari si sono accontentati di bere a tavola vini da prezzo, che spesso non rende giustizia nemmeno alle pietanze che vengono servite.
Quest'anno chi farà tappa a Termeno avrà modo di gustare anche specialità tipiche della cucina indiana. Ad assicurare l'internazionalità dell'evento è prevista la degustazione di duecento vini provenienti da tutto il mondo ed i migliori saranno premiati da una giuria di esperti.
A muovere i fili dell'evento sono Willi Stürz e Martin Foradori, che si avvalgono del prezioso supporto della rivista "Feinschmecker", che qualche mese ha realizzato per la Smg una guida tascabile sui migliori ristoranti ed agriturismo altoatesini.


tratto da Naturalmente Italiano - 15 luglio 2003
Carciofo di Paestum e Farina di Neccio della Garfagnana: nuova Igp e Dop
Si aggiungono ai prodotti tipici italiani in attesa di riconoscimento Ue
Anche il Carciofo di Paestum e la Farina di Neccio della Garfagnana entrano a far parte dei prodotti tipici italiani che attendono che trascorrano, senza alcuna obiezione, i sei mesi "canonici" necessari per essere definitivamente iscritti nel "Registro delle denominazioni d'origine protette e delle indicazioni geografiche protette" d'Europa.
Arrivano così a 12 le specialità nostrane che aspirano alla certificazione europea, mentre sono 124 i prodotti tipici che hanno già avuto un marchio Dop o Igp.
Le domande per la registrazione del Carciofo di Paestum, come Igp, e della Farina di Neccio della Garfagnana, come Dop, sono state pubblicate sulla Gazzetta ufficiale dell'Unione europea il primo luglio scorso e se nessun altro paese d'Europa solleverà obiezioni alla loro iscrizione nell'Albo europeo delle Dop e Igp, questa avverrà dopo sei mesi.
La zona geografica di produzione designata nel disciplinare del Carciofo di Paestum è circoscritta ad alcuni comuni della provincia di Salerno ( Acropoli, Albanella, Altavilla Silentina, Battipaglia, Bellizzi, Campagna, Capaccio, Cicerale, Eboli, Giungano, Montecorvino Pugliano, Ogliastro Cilento, Pontecagnano Faiano e Serre); mentre per quanto riguarda la Farina di Neccio della Garfagnana l'area di produzione è delimitata al territorio dei seguenti comuni della provincia di Lucca: Castelnuovo di Garfagnana, Castiglione Garfagnana, Pieve Fosciana, San Romano di Garfagnana, Sillano, Piazza al Serchio, Minacciano, Camporgiano, Careggine, Fosciandora, Giuncugnano, Molazzana, Vergemoli, Vagli, Villa Collemandina, Gallicano, Borgo a Mozzano, Barga, Coreglia Antelminelli, Fabbriche di Vallico e Bagni di Lucca.
A richiedere l'Indicazione geografica protetta per il Carciofo di Paestum è stata la Cooperativa Paestum, come organismo di controllo, invece, è stata designato l'Is. Me. Cert.; per quanto riguarda la Farina di Neccio della Garfagnana è stata l'Associazione castanicoltori della Garfagnana a richiedere la Denominazione d'origine protetta, sulla quale effettuerà i controlli l'Aiab.



tratto da la Nazione - 14 luglio 2003
E' caccia all'"oro verde". Nasce la Borsa dell'olio
di Silvia Angelici<BR> PERUGIA - L'olio extravergine d'oliva non solo come prodotto d'eccellenza per esaltare la buona tavola, ma anche per "lubrificare" gli ingranaggi del turismo umbro. Nasce da queste premesse il progetto presentato ieri a Palazzo Cesaroni dal primo presidente dell'Associazione nazionale città dell'olio, Carlo Antonini, insieme all'assessore regionale all'agricoltura Gianpiero Bocci e che punta a creare in Umbria (con sede probabilmente a Trevi) la prima Borsa italiana del turismo dell'olio. Dunque l'oro verde usato come polo d'attrazione e come pedina vincente per vendere il territorio Umbria nel suo insieme. Il nuovo organismo, infatti, dovrà chiamare a raccolta i principali tour operator, italiani e stranieri, per concretizzare un' offerta turistica che sia vendibile ed attraente per loro ed i loro clienti. I laboratori del progetto del turismo dell' olio sono Liguria, Umbria, Marche, Lazio, Puglia e Sicilia, dove sono già state avviate le cosiddette "strade dell' olio", che mettono in stretto collegamento l' offerta olivicola con quella turistica, sulla scia di quanto accade già con le "strade del vino". Ma perchè è stata scelta l'Umbria come sede della Borsa? "Il nostro territorio - risponde Bocci - rappresenta da sempre una terra d'incontro. Non sarà facile mettere in moto una simile iniziativa ma la Regione è pronta ad accollarsi tutti gli oneri, convinta delle grandi ricadute che la Borsa avrà sull'economia locale". Secondo Antonini, "l' extravergine d' oliva rappresenta l' elemento più visibile e qualificante di un' offerta incentrata sulla qualità della vita e dell' ambiente". In vista del varo (ottobre-novembre 2004) della borsa sul turismo oleicolo, un comitato scientifico studierà le prospettive del settore, e per l' autunno prossimo è prevista, sempre in Umbria, un' anteprima della borsa.


tratto da la Nazione - 14 luglio 2003
Sughero addio, arriva il tappo in silicone
di Ilario Ciurnelli
MONTEPULCIANO - Consigliare alle aziende vitivinicole e a quelle che s'interessano dell'imbottigliamento dei vini di continuare ad usare il vecchio tappo di sughero oppure suggerire loro di adottare l'alternativa del tappo di plastica o di silicone. Questo è stato il tema della "Terza Giornata del Sommelier Fisa" organizzata dalla Federazione Italiana Sommelier - Albergatori e Ristoratori, Delegazione di Bettole, che si è tenuta sabato a Montepulciano presso l'Aula Magna della Scuola di Lingue il Sasso di Montepulciano. Erano presenti all'appuntamento oltre che i sommelier (nella foto) anche tanti proprietari d'aziende agricole non soltanto della zona ma anche di altre province della Toscana. Nel corso del dibattito è emerso che con il passare degli anni la produzione del sughero - "quello vero" per intendersi - verrà a mancare. Si affaccia quindi nel settore la necessità di trovare una valida alternativa al vecchio e caro tappo di sughero con un prodotto che dia le stesse garanzie nel mantenimento del vino in bottiglia. Durante la discussione è emerso che, dopo una lunga serie di sperimentazioni, il tappo di plastica potrebbe andare bene solo e soltanto per i vini "freschi", vale a dire quelli che vanno degustati nel corso dell'anno; mentre per i vini d'invecchiamento potrebbe andrebbe bene il tappo di silicone. Non tutti i produttori però sono al momento concordi nel sostituire, per i vini di invecchiamento, il tappo di sughero con quello di silicone. Ma, com'è stato detto durante l'incontro dei sommelier, i risultati degli esperimenti porterebbero a suggerire per il futuro, anche per i vini d'invecchiamento, il tappo di silicone. L'argomento è dibattuto e rappresenterà anche nei prossimi anni tema di confronto e scontro fra diverse scuole di pensiero. Resta il rammarico per il declino del vecchio e caro tappo in sughero.


tratto da la Sicilia - 14 luglio 2003
Dall'associazione città del vino un altro "no" agli Ogm
(a.p.)
Ancora un deciso no agli Ogm in agricoltura. Un no scandito con forza dall'associazione italiana Città del Vino, che ha deciso di appoggiare la linea dura del Piemonte che in questi giorni procederà alla distruzione di circa 380 ettari di mais contaminato. "E' una scelta coraggiosa, ferma e chiara a difesa della tipicità delle nostre produzioni agroalimentari - ha commentato il presidente dell'Associazione Nazionale Città del Vino, Paolo Saturnini - l'Italia non ha bisogno di coltivazioni manipolate, ma di maggiore attenzione alla qualità e alla tipicità. Nessun limite pregiudiziale alla ricerca, ma facciamo molta attenzione a non pregiudicare i risultati che abbiamo ottenuto, e possiamo ancora ottenere, nei più diversi settori dell'agroalimentare, a partire dal vino". L'associazione nazionale Città del Vino, alla quale aderiscono 504 Comuni italiani, tra i quali anche Marsala, rilancia dunque la sua battaglia per tenere fuori dalla vitivinicoltura la presenza degli Ogm. E ciò attraverso una proposta di modifica alla legge 164/92, di cui è prima firmataria la sen. Loredana De Petris. Una proposta che se approvata impedirebbe l'uso di vitigni manipolati per la produzioni di vini a denominazione d'origine. Contro gli Ogm, su iniziativa delle Città del Vino, erano state raccolte circa 100 mila firme ed inviate altrettante cartoline a "difesa delle tipicità'" al presidente della Commissione Ue Prodi.


tratto da il Messaggero - 13 luglio 2003
ASSOCIAZIONE PER VALORIZZARE ALBANELLA E ALTRE QUALITA' LOCALI
Alla scoperta dei vitigni autoctoni
C.M.
PESARO - La scoperta, o meglio, la "riscoperta", è recente. Risale a circa un anno fa, quando Ettore Mancini, titolare della omonima Fattoria nota per la produzione e la vendita di vini doc, spedì una lettera all´assessore al Commercio e Turismo del Comune di Pesaro, Anselmo Lorenzetti, per comunicargli i risultati di uno studio commissionato all'Università di Milano dall'Ente Parco San Bartolo. E cioé che l´Albanella - questo il nome della vite coltivata sul San Bartolo fin dai primi dell´Ottocento - era inequivocabilmente di origine autoctona. Da quel momento l´assessore si mise in moto per creare un´associazione che puntasse alla tutela e promozione non solo dell´Albanella, ma anche del Pinot Nero e di tutte le altre produzioni vinicole di quella zona. Un'impresa che ha visto il suo coronamento l'altro ieri a Villa Caprile, dove l´"Associazione per la valorizzazione dei vitigni autoctoni dell'area pesarese" è stata presentata ufficialmente. L´iniziativa ha visto la partecipazione del sindaco Oriano Giovanelli, accompagnato, oltre che da Lorenzetti, anche dall´assessore all´Agricoltura, Gerardo Coraducci. C'erano poi la presidente dell´Ente Parco San Bartolo, Nadia Regnoli, l´agronomo Fulvio Piperno - in rappresentanza dell'Istituto Agrario - e l'assessore regionale all'Agricoltura, Giulio Silenzi. Significativa, poi, la presenza di numerosi esperti del settore, tra i quali l´enologo Mauro Orsoni e Luigi Veronelli, che hanno approfondito le questioni tecniche fino alla visita guidata, avvenuta nel tardo pomeriggio, al vitigno sperimentale "Rive di Focara". L´Associazione, composta oltre che dal Comune di Pesaro (insieme ad altri sette Comuni), Ente Parco e Istituto Agrario, vede anche l´adesione di enti privati quali Fattoria Mancini, Saiprem International e Cantina La Morciola. Tra i suoi scopi c'è quello di migliorare la conoscenza dei vitigni locali attraverso l´attivazione di alcune borse di studio per giovani. "E approderà a breve in Consiglio comunale - ha annunciato Coraducci - una delibera per chiedere l´istituzione di una Denominazione ad origine controllata per i vini del territorio pesarese".


tratto da il Resto del Carlino - 13 luglio 2003
MODENA
Vigneti, un piano di rintracciabilità per individuare le uve di provenienza
Un dettagliato piano di rintracciabilità che permetterà al consumatore di individuare i vigneti di provenienza delle uve e le operazioni colturali ed enologiche del processo produttivo. E' questo il progetto avviato dal Consorzio interprovinciale vini di Modena che ha portato alla delimitazione di zone particolarmente vocate alla viticoltura, come quella di Castelvetro, oltre 200 vigneti che vengono costantemente monitorati da uno staff di esperti agronomi. Questi definiscono insieme ai viticoltori linee tecniche di coltivazione a basso impatto ambientale e le pratiche agronomiche necessarie per una produzione di qualità fino alla messa a punto di metodologie per stabilire il grado di maturazione ottimale per la raccolta. E' un percorso produttivo impegnativo ma indispensabile per garantire l'alto livello qualitativo delle uve coltivate dai viticoltori di una linea denominata Righi. Essa comprende, fra i vini rossi, il Lambrusco Grasprossa, Sorbara e Salamino Doc, il Lambrusco di Modena Igt (Indicazione geografica tipica) e fra i vini bianchi troviamo il Reno Pignoletto Doc e il Bianco di Castelfranco Igt, entrambi frizzanti, che hanno la loro massima espressione nel territorio al confine fra le provincie di Modena e Bologna. "La nuova produzione, che prende il nome da un pioniere del mondo viticolo emiliano, nasce dalla convinzione che per fare un vino di alta qualità sia necessario selezionare i vigneti di provenienza delle uve - spiega Vanis Bruni, presidente del Civ di Modena - attraverso l'esame dei due principali fattori che influenzano la produzione nell'areale di produzione dei Lambruschi e dei Bianchi del Reno Doc, cioè suolo e clima. E' un percorso produttivo che verrà a breve reso trasparente e verificabile attraverso un dettagliato piano di rintracciabilità - aggiunge - che permetterà al consumatore di individuare i vigneti di provenienza delle uve e le operazioni colturali e enologiche del processo produttivo".


tratto da il Giornale di Vicenza - 12 luglio 2003
Arriva l’assaggia vino elettronico. Sommelier addio
di Piero Maestro
Sarà costruito a Fara il "naso/palato elettronico" per assaggiare, valutare, classificare il vino che garantirà l'obiettività assoluta. Il "Wine Panel Test" sviluppato dalla Tecnicapompe, in collaborazione con altre sette ditte europee, permetterà alle aziende di disporre di uno strumento obiettivo e veloce per identificare la caratteristiche organolettiche dei vini prodotti. Questa rivoluzionaria iniziativa, finanziata in parte dall’Unione Europea e promossa dall'Università di Valladolid (Spagna), consiste nella progettazione e realizzazione di un "Pannello di assaggio elettronico", composto di tre parti indipendenti, capaci di individuare il profumo, il colore ed il sapore del vino. Il progetto è ormai a livello di prototipo per cui i tempi per vedere all'opera nelle aziende la nuova tecnologia saranno piuttosto brevi.
L'idea di uno strumento capace di esaminare il vino in modo rapido ed obiettivo risale agli anni '80; in quel periodo l'università di Warwick aveva preannunciato un "Pannello di assaggio umano", in grado di distinguere e valutare le caratteristiche del vino. Negli ambienti scientifici si era piuttosto scettici e poco propensi ad investire in quella direzione; il Gruppo di ricerca dell'università di Valladolid decise invece di sviluppare diversi progetti con l'intento di realizzare un "naso elettronico". "Nel progetto sono stati investiti un milione e mezzo di euro - conferma Romeo Zanin figlio del titolare della Tecnicapompe - durante la convention che si terrà lunedì alla Cantina Maculan di Breganze avremo occasione di illustrare le caratteristiche di questo strumento innovativo che sarà fabbricato e commercializzato dalla Tecnicapompe di Fara". Saranno presenti una delegazione dell'università di Valladolid e i rappresentanti della aziende che partecipano al progetto; oltre alla Tecnicapompe (unica azienda italiana), le Cantine spagnole Matarromera di Ribera del Duero, Vina Ijalba e Allende di Rioja, le francesi Earl Sainte Marie Monnot della Borgogna e Dejean di Bordeaux, le portoghesi Adega di Mogofores e Montez-Champalimaud, i centri enologici spagnoli di Castilla y Leon e di La Roioja e il Dipartimento di Fisica dell'Università Scientifica di Valladolid.


tratto da il Mattino - 11 luglio 2003
Taurasi capitale dell’enologia
di ANNIBALE DISCEPOLO
Parte domani la tre giorni dedicata alla degustazione dei grandi vini dell’Irpinia, Taurasi, Fiano, Greco e di Igt, Coda di volpe.. La campagna promozinale è finanziata dalla Comunità Europea e dalla Agea, su progetto di Unavini, Coldiretti, mentre il soggetto esecutore è l’Enoteca Italiana di Siena. La manifestazione, battezzata «Vino E’» consta di un itinerario che comprende venti appuntamenti che si svolgeranno entro settembre 2003 intutta Italia in date diverse. In Irpinia, dove coordinatore dell’attività locale è il professore Giacomo Pastore si parte domani con una d egustazione libera e gratuita dalle 20 alle 23 che ci sarà presso il centro storico di Taurasi. Si potranno gustare i ”nobili” d’Irpinia, acquistando un bicchiere da degustazione internazionale. oppure versando una cauzione all’ingresso per lo stesso. La tre giorni (si chiude lunedì) con interventi e riflessioni di esperti del settore. In tale ottica, lunedì (17,30), presso il Chiostro del Palazso municipale di Taurasi, ci sarà un convegno moderato dal giornalsita Luciano Pignatora de «Il mattino» su Turismo e sviluppo enogastronomico delle zone interne al quale parteciperanno i professori Luigi Moio dell’Unversità di Portici, enologo di fama internazionale e Raffaele Sacchi del dipartimento alimentazione dell’Università di Portici, i presidenti di Provincia e Camera di Commercio di Avellino, delle Comunità montane irpine, il dirigente dello Stapa di Avellino, assessori e consiglieri regionali, tra i quali Sena e De Luca, operatori enoturistici. Chiuderà la manifestazione l’intervento dell’onorevole Ciriaco De Mita.


tratto da il Gazzettino - 13 luglio 2003
VICENZA.Lunedì la prestazione in Italia alla cantina Maculan di Breganze: sofisticati sensori analizzano il vino
Naso elettronico sostituisce il sommelier
di Giorgio Zordan
Magari non lo troveremo al ristorante al posto del sommelier, ma pare sia destinato a diventare strumento indispensabile nelle cantine di tutto il mondo. È il "Wine Panel Test", una sorta di naso elettronico capace di eseguire un'analisi organolettica completa del vino.
Il prototipo, promosso e finanziato dalla Comunità Europea assieme all'Univesità di Valladolid (Spagna), è stato messo a punto da un gruppo di ricercatori nell'università iberica, e lunedì sarà presentato per la prima volta in Italia (seppur non fisicamente visto che il macchinario per il momento non si muove da Valladolid) alla Cantina Maculan di Breganze. A fare gli onori di casa sarà la Tecnicapompe di Fara Vicentino, unica impresa italiana (si occuperà principalmente della futura commercailizzazione) a far parte del progetto (oltre un milione di euro la somma investita) che vede coinvolte una decina di cantine, in prevalenza spagnole ma anche portoghesi e francesi.
«Si tratta di uno strumento da laboratorio - spiega Sergio Zanin, contitolare della Tecnicapompe - che sarà capace di individuare il profumo, il colore ed il sapore del vino. É destinato a rivoluzionare il mondo enologico valutando, classificando e distinguendo i diversi tipi di vino. Un pannello elettronico che certificherà la qualità del prodotto, andando soprattutto in soccorso a quelle cantine di piccole dimensioni che nonostante possano vantare vini di prestigio non hanno la capacità e la visibilità per imporsi nella fascia alta del mercato».
Il naso elettronico, basato su una rete di sensori e software appositamente studiato, delle dimensioni di una grande fotocopiatrice, sul mercato dovrebbe avere un prezzo di vendita che s'aggira sui 150 mila euro.
I sommelier non sembrano comunque spaventati dall'avvento del robot degustatore.
«Si tratta di una macchina - commenta Mariuccia Pelosato, delegata per la provincia di Vicenza dell'associazione italiana sommelier - e quindi potrà dare risposte solo quantitative. Indubbiamente sarà un aiuto per l'enologo nelle analisi chimiche e per le istituzioni impegnate nei controllo, ma non potrà certo dare risposte sull'emozione, il sentore, la complessità, la piacevolezza che solo l'essere umano può recepire nel degustare un vino».


tratto da Alto Adige - 10 luglio 2003
La leggenda del Tokaji, ovvero dalla Transilvania con molta voglia di stupire
di Angelo Carrillo
LANA. "Vinum regum rex vinorum" "Il Re dei vini, il vino dei Re". Così Luigi XIV descrisse quel vino offertogli dal principe Ràkòczi di Transilvania agli inizi del 1700. Primo vino dolce prodotto da uve surmature o botrizzate, quasi 200 anni prima del celeberrimo Sauternes, il Tokaji entra di diritto nei vini da leggenda protagonista di tanti racconti.
Cosa ci fa allora questo storico vino ungherese nel catalogo di un vignaiolo altoatesino come Franz Pfeil? Per capirlo bisogna fare un passo indietro e ripercorrere l'ultimo decennio partendo dalla caduta della cortina di ferro. L'apertura delle frontiere ha favorito l'ingresso di molti di imprenditori in un mercato precluso per mezzo secolo. Tra questi, tre altoatesini innamorati del vino: il conte Franz Pfeil, il Baron Sigmund Von Kripp e la nobile Walderdorf. Dopo decenni di decadimento dovuto alla nazionalizzazione della produzione vinicola, negli ultimi anni, è partita una lenta rinascita, dovuta anche, come accennato, ad investitori stranieri che hanno acquisito importanti proprietà viticole costituendo, tra l'altro, l'associazione Tokaj-Renaissance per rilanciare nel mondo questo splendido vino.
Bisogna specificare innanzitutto che Tokaji è il nome del vino e non del vitigno come molti credono. Deriva da Tokaj-Hegyalja che è il nome della regione in cui viene prodotto e che si trova al confine nord-est dell'Ungheria. Gli impianti contano circa 6.000 ettari di vigne coltivati in 28 comuni. Qui dal 1998 si trova anche la nostra cantina ungaro sudtirolese.
Un altro equivoco da sfatare deriva dalla somiglianza del nome del dolce vino di Tokaj con il Tokai friulano che invece è un vitigno e produce un bel vino secco. Quest'ultimo proprio per questa ragione perderà nel 2007 la propria denominazione, espunto dopo una lunga battaglia legale con il paese magiaro. Il lavoro svolto dai vignaioli altoatesini nella loro proprietà in Tokaij assomiglia molto a quello realizzato in casa loro. Grande impegno per la riconversione dei vigneti, pulizia e ammodernamento della cantina, ritorno a pratiche di selezione qualitativa. I risultati sono considerati molto promettenti. La prima annata del 1999 uscirà sul mercato fra pochi giorni mostra già grande stoffa. Il Tokaij è infatti un vino da lunghissimo, spesso secolare, invecchiamento. Due sono i vini, il Palas vendemmia tardiva e l'Aszù Tokaij.
Due prodotti sicuramente da provare, magari nella splendida cantina del maso Kranzelhof a Chermes. Tenuta Kranzel, via Palade, a Cermes vicino a Lana (0473 564549).