una passeggiata tra i Toscani...
Visita alla Manifattura dei Tabacchi di Lucca novembre 2002
Quando
la signora Coppini mi ha telefonato sul cellulare mi sono chiesto: «Chi
sarà? Il numero inizia con 0583...». Pensavo che avessero sbagliato,
invece dall'altra parte c'era una voce gentile con accento toscano. E...
sorpresa! Si erano liberati dei posti per la visita alla Manifattura dei
Tabacchi di Lucca per il 29 novembre e non vi dico che emozione, oramai
mi ero quasi rassegnato.
Certo è stata una levataccia, sveglia alle 4 del mattino, partenza da Roma alle 4:45 in direzione Lucca: non vi dico gli accidenti che mi hanno mandato mia moglie Francesca e la cara amica Adelina, perché in effetti le ho quasi costrette ad accompagnarmi.
Orfani del mitico Ciccio, compagno di tante fumate di Toscani ma costretto al forfait per ragioni di lavoro (...e quando ti ricapita un'occasione del genere...), siamo arrivati finalmente a Lucca intorno alle 9: varcate le mura si cominciava già ad avvertire l'inconfondibile aroma del tabacco, sembrava di avere appena aperto una scatola di Antico Toscano, e invece eravamo per la strada!
Dopo un veloce caffé siamo entrati
nell'edificio della Manifattura dei Tabacchi di Lucca e insieme ad una quarantina
di persone ci attendeva il benvenuto del «Club
Gusto Toscano».
Divisi in un paio di gruppi abbiamo iniziato finalmente il tour: la Manifattura è ricavata in un vecchio edificio, le tecniche di produzione sono tradizionali, ma al contempo c'è l'assoluto rispetto delle norme sulla sicurezza e la tutela dell'ambiente.
Nella fase di apprestamento
le scatole di tabacco Kentucky (sia quello nordamericano
da fascia, che quello nostrano da ripieno) vengono aperte ed il contenuto
si introduce in apposite gabbie metalliche per il bagnamento: questa
fase di immersione in acqua demineralizzata dura dagli 8 ai 28 minuti
e rende il tabacco elastico e più adatto alla lavorazione.
Dopo il bagnamento il tabacco viene
lasciato fermentare in appositi cassoni, i marnoni,
sviluppando calore e ammoniaca per non più di 14 giorni.
Una volta asciugate le foglie da fascia vengono scostolate a macchina da operaie specializzate, mentre quelle da ripieno vengono sottoposte alla battitura che permette di eliminare la costola in quanto inadatta alla combustione.
Arriva quindi il momento clou: si
fa la conoscenza con le sigaraie, le esperte arrotolatrici di Lucca
che confezionano intorno ai 200 sigari al giorno! La loro postazione
è semplice e funzionale, costituita da un banchetto attrezzato, dalla
riserva di tabacco e dal recipiente con la colla d'amido, ma è la loro
abilità (che parte dai due anni di apprendistato) a garantire la qualità
del prodotto finale.
La produzione del sigaro Toscano può essere solo in apparenza un po' più semplice di quella dei sigari centroamericani, in realtà, proprio per la conformazione del tabacco Kentucky, richiede forse più manualità e attenzione da parte delle sigaraie, quelle meravigliose signore che sono, ancora oggi, la forza della Manifattura dei Tabacchi di Lucca.
Con le foglie di Kentucky viene fatta una sorta di battitura piuttosto leggera, per creare una sorta di listelli che costituiscono il ripieno del sigaro e non hanno bisogno della sottofascia. Con una foglia di Kentucky arrotolata, di provenienza nordamericana di confeziona la fascia e si fissa con la colla d'amido: nella fase finale, rispetto alla lavorazione dei sigari centroamericani, non si esegue la chiusura della testa del sigaro ma si opera semplicemente un taglio su entrambe le estremità. La tradizione dice che il Toscano ti debba "sorridere", per cui l'accensione del sigaro intero per la fumata cosiddetta "alla maremmana" deve avvenire dall'estremità più piccola (il piede) e si usa l'altra (la testa) per tirare.
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I residui del taglio dei sigari, le cosiddette "cimette", un tempo andavano a ruba tra i fumatori di pipa: venivano commercializzate in sacchetti e scatoline per essere utilizzate soprattutto per le pipe nuove, che necessitano di un tabacco un po' più secco. Al giorno d'oggi invece le cimette vengono frantumate e riutilizzate per i modelli di sigari realizzati a macchina.
Come succederebbe in qualsiasi ambito le sigaraie più esperte sono destinate alle produzioni più importanti. I sigari vengono depositati su dei telaietti e poi condotti nei locali di essiccazione: la fascia comincia a fermentare e in queste sale è quasi impossibile transitare senza maschera per la saturazione da ammoniaca.
E' però dopo l'anellatura e
la cellofanatura che i sigari subiscono l'ultima fase di maturazione,
per 30 giorni all'interno dei sacconi,
fino ad ottenere il loro gusto unico e inconfondibile.
Un trattamento un po' diverso viene subito dai sigari confezionati a macchina, dove la fascia viene fornita da una "bobina" di lembi preparata appositamente all'estero per la Manifattura, ed è proprio la macchina a restituire il sigaro bell'e pronto (le balle di tabacco nordamericano vengono inviate in Oriente dove viene lavorato per confezionare le bobine).
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