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il toscano
  tra storia e leggenda
      Il Toscano nacque dunque per caso, secondo la leggenda che ci piace considerare molto vicina alla realtà, nel 1815, durante un violento acquazzone d'agosto.
      Una partita di tabacco che era già abbastanza diffuso in Italia, il Kentucky, venne colpita da questa sorta di alluvione nella Manifattura Centrale di via Guelfa a Firenze (che aveva sostituito nel 1810 quello di S.Caterina delle Ruote come sede manifatturiera, e prese poi nel 1889 il nome di S.Orsola): si ritenne subito che questa partita fosse così destinata ad una inesorabile perdita, perché si trattava di tabacco da mastico o da fiuto, cioè gli indirizzi principali per il Kentucky, quelli per i quali era usato anche in America, sua patria d'origine.
di Cardelli & Romano
      L'allora direttore della Manifattura di Firenze, invece di eliminare l'intera partita di tabacco (piuttosto prezioso per le entrate fiscali...), decise di ricavarne dei sigari dal costo molto contenuto, destinati ad un pubblico popolare, per recuperare in qualche modo quella che si riteneva una disdetta.
      Il tabacco completamente bagnato fu lasciato asciugare, ma fu soggetto ad una nuova fermentazione, particolarmente intensa, ammoniacale, che peraltro aveva generato nell'ambiente degli odori quasi insopportabili (cosa che fece sostenere ancor di più l'irreversibilità di questo trattamento, che si pensava negativo per il tabacco).
      Questa rifermentazione aveva così trasformato le foglie di tabacco, le quali, una volta essiccate, vennero lavorate a basso costo: innanzitutto si risparmiò tralasciando la sottofascia (il sigaro Toscano, al contrari di quelli centroamericani, si caratterizza per essere formato solo da due parti, il ripieno e la fascia) e si arrotolò il sigaro alla meno peggio per metterlo subito in commercio.
      I pezzi andarono a ruba, ebbero un successo straordinario che indusse alla replica, stavolta artificiale, di quello che era stato un evento naturale del tutto imprevisto.
      Nel corso del XIX secolo il sigaro Toscano divenne il simbolo della fabbricazione dei sigari nazionali: in Italia si producevano già dei sigari, per esempio ce n'erano alcuni molto famosi a Bologna, ottenuti da tabacco Virginian, chiamati "il Moro di Bologna " (un nome che è stato riesumato dall'ETI qualche anno fa ed è stato assegnato ad uno dei sigari più rappresentativi dell'arte delle sigaraie toscane).
      Per giunta, nel marzo del 1885, si lega al sigaro Toscano anche la nascita di un giornale che a Bologna è una testata famosissima. Il Toscano era diventato caro, un prodotto che negli anni da economico era divenuto pregiato fino a raggiungere il prezzo di 8 centesimi: la moneta da 10 centesimi che era adottata in Emilia-Romagna era il Carlino, e fu perciò creato un giornale da 2 centesimi che venne simpaticamente denominato "Il Resto del Carlino" e veniva abbinato all'acquisto del Toscano per arrotondarne il prezzo. In un certo senso quindi, il rapporto di prezzo tra quotidiano e sigaro era di 1 a 4, paragonandolo ai prezzi di oggi dà l'idea di quanto fosse caro il Toscano. A Firenze ed in altre città ci furno casi analoghi, e comparvero in edicola dei quoridiani chiamati "Il Resto al Sigaro" oppure semplicemente "Il Sigaro".

      Alla fine dell'800 il Toscano si va affermando come il simbolo di una civiltà contadina, umile, che però ha una riconoscibilità nei suoi usi, nei costumi, nella sua tipicità. Cosa che il Toscano ha rischiato di perdere nell'immediato 2° dopoguerra, periodo in cui è stato soppiantato da altro modo di fumare, se pensiamo all'uso diffuso delle sigarette che hanno rischiato di cancellare irrimediabilmente la posizione raggiunta con lentezza, ma con umiltà e serietà, dalla produzione dei sigari Toscani. Il sigaro Toscano si era ridotto anche come tipologie, esclusivamente nelle versioni fatte a macchina, e oltretutto proposto al pubblico con una disattenzione al packaging ed alle condizioni di umidità nelle quali veniva offerto ai clienti in tabaccheria.

      Il dualismo tra Firenze e Lucca (città quest'ultima dove si trasferì la Manifattura dei Tabacchi nel 1818, nell'ex convento di S.Domenico, e dal 1865 ottenne la produzione di una parte dei sigari toscani), è al centro di una delle tante diatribe che coinvolgono le località toscane, notoriamente legate al campanile. Il motivo del contendere è stata la creazione della scatola per il Sigaro Toscano Originale, al centro di un curioso aneddoto.

      Durante un periodo di crisi, legato anche all'attacco della peronospora ai tabacchi intorno agli anni '60, il personale che lavorava ai sigari fatti a mano rimase in servizio presso la Manifattura di Lucca. Quando le cose iniziarono ad andare meglio, a cavallo tra gli anni '70 e '80, una nuova immissione di personale in manifattura vide anche una ventina di giovani intraprendenti che vollero imparare quella che era l'antica tecnica di arrotolamento a mano dalle loro colleghe più anziane, prossime alla pensione. In qualche maniera questo episodio mantenne viva la tradizione, che fu poi ripresa quasi per caso e vennero immessi in commercio delle scatole di legno molto spartane, contenenti sigari fatti a mano: il direttore degli Aeroporti di Roma fece presente alla Manifattura che, forse, una migliore presentazione del prodotto avrebbe incrementato l'interesse che questi prodotti realizzati a mano in Toscana già sembravano avere.
la storica Manifattura di Lucca
lucca

Un'emozione indimenticabile:
a passeggio tra i «Toscani»...
Abbiamo avuto la fortuna di visitare la Manifattura dei Tabacchi di Lucca, nella sede storica dell'ex convento di S.Domenico, prima che venisse trasferita a Mugnano...
Segue approfondimento
      E allora lentamente si pensò ad operare un restyling della confezione e arrivò la famosa scatola di legno da 20 astucci da 2 sigari Toscani Originali. Per i primi pezzi si decise si mettere all'interno della scatola l'immagine del Granduca Ferdinando III di Toscana, fiorentino, riferito all'epoca in cui era stato inventato il Toscano Originale.

l'anello del Toscano Originale raffigurante il Granduca Ferdinando III di Toscana
      Per protesta tutta la Manifattura dei Tabacchi di Lucca entrò in sciopero, poiché si riteneva che il Toscano era sì nato nella città di Firenze, ma era anche vero che le uniche depositarie dell'arte del sigaro Toscano fatto a mano erano le sigaraie lucchesi, gelosissime del proprio lavoro. La vicenda arrivò addirittura all'allora Presidente della Repubblica Sandro Pertini, e così l'effigie di Ferdinando III finì sulla fascetta del sigaro mentre all'interno della scatola ci finì la Manifattura di Lucca.
 il "rinascimento" del Toscano
      Nel 1986 iniziò così una storia nuova per il sigaro Toscano Originale. In buona sostanza c'è stato fortunatamente un recupero, un recupero importante, coinciso con la trasformazione dell'ex Monopolio di Stato in una Spa, l'Ente Tabacchi Italiano (poi acquisito dalla BAT Italia e ceduto il 10 marzo 2006 al Gruppo Maccaferri di Bologna). Un recupero d'immagine, di quello che era il sigaro Toscano originale, fatto completamente a mano in ogni fase della sua produzione, un recupero di stile sotto il profilo del packaging, trasformando il sigaro non solo intrinsecamente ma anche nel modo di essere confezionato.
      Per l'appunto il Moro, un prodotto-immagine, lungo 230 mm, che è stato lanciato alle soglie del 2000 in soli 2000 pezzi su tutto il territorio nazionale al prezzo allora promozionale di £ 30000, per un sigaro che oggi rappresenta il meglio della produzione in Italia.

la prima elegante confezione de il Moro

      E' un percorso che ha coinvolto gli ultimi venti anni del XX secolo, che ha permesso al Toscano di riconquistare la posizione d'immagine e tipicità sul nostro territorio, e sulla maniera di fumare legata alle nostre tradizioni. Questo trend lo fa attestare nel novero dei prodotti italiani più consumati all'estero, sebbene noi non abbiamo una forza produttiva tale da soddisfare le richieste che pure arrivano dai mercati, prima fra tutte quella dagli USA. La vendita del 60% dell'ETI alla BAT è anche nell'ottica della diffusione del sigaro Toscano nel Nordamerica, sperando comunque che ciò non vada a scapito della qualità. D'altra parte la forza produttiva è già spremuta al massimo, se pensiamo che una sigaraia arriva anche a 200 pezzi al giorno (fatti a mano), però l'istruzione e l'addestramento vanno anche oltre quelli previsti per un equivalente torcedor americano.

      Il Toscano e' oggi prodotto in 110 milioni di pezzi e copre circa l'80% del mercato italiano (dati 2004). La Manifattura dei Tabacchi si è trasferita fuori le mura di Lucca il 22 maggio 2004, per la precisione a Mugnano.

      L'internazionalità del Toscano è comunque indiscussa, tale da essere soggetto anche ad imitazioni negli USA, ma esistono anche altri sigari con ragioni storiche valide e radicate come i Pedroni, ovvero dei sigari sul modello dei Toscani prodotti nel Canton Ticino, nella Fabbrica Tabacchi di Brissago.



 il tabacco Kentucky
      Non è singolare che la produzione di tabacco si sia sviluppata soprattutto in Toscana ed in Campania, anche oggi le regioni italiane più importanti sotto questo profilo aldilà di dove sono localizzate le manifatture, perché nel periodo post-colombiano il tabacco cominciò ad arrivare in Italia (dopo Spagna e Portogallo) proprio nelle aree dove c'era un modello di Stato: il Granducato di Toscana e lo Stato Borbonico erano in quel periodo due tra le realtà più rappresentative soprattutto come organizzazione. Furono due realtà, soprattutto la Toscana, dove si capì la valenza del tabacco anche per i suoi introiti fiscali, nacque la tradizione e si scoprì che queste regioni avevano anche il territorio e gli uomini, un "terroir" particolarmente favorevole alla coltivazione di determinate tipologie di tabacco.

i tabacchi

Le classi dei tabacchi e le caratteristiche del tabacco in italia (fonte ©www.tabaccai.it)
Segue approfondimento
      Il sigaro Toscano, come detto, nasce dal tabacco pregiato di varietà Kentucky, e tutti i Toscani sono monocultivar. ll Kentucky è parzialmente importato dagli USA ma anche coltivato in Italia, assieme a tante altre tipologie di tabacco.
      La coltivazione del Kentucky è statunitense, fu importata in Italia sin dagli inizi del XIX secolo, pochissimi anni prima che venisse inventato il sigaro Toscano. Il trasferimento di alcune piante nel nostro Paese, per la sperimentazione della coltivazione di tabacco Kentucky, risale agli anni intorno al 1850: attualmente ci si aggira sulle 6-7000 tonnellate di tabacco fire-cured all'anno, che rappresentano però solamente il 5% del totale coltivato in Italia (fonte Federtabaccai), una percentuale molto piccola rispetto alle altre varietà destinate alla produzione di sigarette. Il tabacco Kentucky, invece, difficilmente entra nei blend previsti per le sigarette, perché come detto la sua prima origine in America era per il tabacco da mastico o da fiuto, proprio perché nella ricchezza di aromi ha la sua caratteristica principale.
Il 50% del tabacco Kentucky viene coltivato in Campania (per la maggior parte nella provincia di Benevento), le altre regioni di elezione sono l'Umbria, la Toscana, il Lazio, il Veneto e la Puglia.

Mario Soldati
      Al di là di alcune cultivar particolari, si individuano nel Kentucky beneventano una delicatezza di oli essenziali e di profumi, che hanno fatto sì che un grande ambasciatore del sigaro Toscano, lo scrittore Mario Soldati, suggerisse al direttore della Manifattura di Cava de'Tirreni (sorta agli inizi del '900 per seguire un'area così importante per la produzione di tabacco) di non mescolare questa varietà, ma di tenerla da parte per realizzare un nuovo sigaro meno potente ma più morbido, in poche parole quello che oggi è il Toscano Garibaldi (nell'agosto del 2002 l'ETI ha anche lanciato in commercio un ottimo toscano ammezzato intitolato al celebre autore, il TOSCANO SOLDATI, però, purtroppo, dopo pochi mesi i sigari sono stati ritirati dal mercato per via di un contenzioso con gli eredi.

Un astuccio di Toscano Garibaldi
 la cura del tabacco
      Il tabacco Kentucky è una pianta enorme, alta quasi 2 metri, le singole foglie possono raggiungere anche le dimensioni di 80 cm e sono ricchissime di oli essenziali e di polifenoli: questo tabacco ha una ricchezza aromatica imponente e la sua selezione è avvenuta nell'ambito dei tabacchi fire-cured, cioè dei tabacchi "curati a fuoco"; sono proprio i trattamenti che riceve la foglia a determinarne la concentrazione e la trasformazione degli oli essenziali e quindi l'acquisizione di quegli aromi che rendono inconfondibile la fumata del tabacco Kentucky.
      Ci sono 4 fasi per il trattamento della foglia del tabacco Kentucky e sono fondamentali per la determinazione degli aromi che avrà il sigaro:
  • ingiallimento, un evidente passaggio della foglia da verde a giallastro, che avviene in locali chiusi, a temperatura ambiente, con un passaggio di diversi giorni ma senza l'ausilio di fuochi;
  • ammarronamento, che avviene con un trattamento a fuoco per mezzo di braci aromatiche ottenute con legni di leccio, faggio e quercia, ad una temperatura che varia dai 28 ai 45°C; in 4-5 giorni il tabacco inizia così a scurirsi e a "respirare" gli aromi;
  • essiccamento della lamina fogliare, portando l'ambiente a temperatura più alta, circa 50°C, con controllo dell'umidità per evitare il surriscaldamento delle foglie, che divengono lucenti e compatte;
  • essiccamento della costola, con riscaldamento fino a 50°C, alternando l'operazione di rinvincidimento che ripristina l'umidità e l'elasticità della foglia intera;ci sono alcune criticità che il tabacco Kentucky presenta, durante il surriscaldamento si può alterare il livello di acidità facendo mutare il contenuto della foglia da acido ad alcalino o viceversa (un sigaro troppo alcalino perde di corpo, uno troppo acido risulta invece duro).
      Il processo di cura dura da 15 a 20 giorni, con un consumo di legna pari a circa 50kg per quintale di tabacco verde da curare a fuoco.

      A questo punto la parola passa alle nobili sigaraie, che debbono trasformare queste foglie ricche di aromi e di qualità intrinseca nei sigari che tutti conosciamo...



 la produzione del sigaro Toscano Originale
      Le tecniche di produzione del sigaro Toscano sono tradizionali, ma al contempo nelle manifatture c'è l'assoluto rispetto delle norme sulla sicurezza e la tutela dell'ambiente.
       Nella fase di apprestamento le scatole di tabacco Kentucky (sia quello nordamericano da fascia, che quello nostrano da ripieno) vengono aperte ed il contenuto si introduce in apposite gabbie metalliche per il bagnamento: questa fase di immersione in acqua demineralizzata dura dagli 8 ai 28 minuti e rende il tabacco elastico e più adatto alla lavorazione.

       Dopo il bagnamento il tabacco viene lasciato fermentare in appositi cassoni, i marnoni, sviluppando calore e ammoniaca per non più di 14 giorni.
       Una volta asciugate le foglie da fascia vengono scostolate a macchina da operaie specializzate, mentre quelle da ripieno vengono sottoposte alla battitura che permette di eliminare la costola in quanto inadatta alla combustione.

       Arriva quindi il momento clou: si fa la conoscenza con le sigaraie, le esperte arrotolatrici di Lucca che confezionano intorno ai 200 sigari al giorno! La loro postazione è semplice e funzionale, costituita da un banchetto attrezzato, dalla riserva di tabacco e dal recipiente con la colla d'amido, ma è la loro abilità (che parte dai due anni di apprendistato) a garantire la qualità del prodotto finale.

       La produzione del sigaro Toscano può essere solo in apparenza un po' più semplice di quella dei sigari centroamericani, in realtà, proprio per la conformazione del tabacco Kentucky, richiede forse più manualità e attenzione da parte delle sigaraie, quelle meravigliose signore che sono, ancora oggi, la forza della Manifattura dei Tabacchi di Lucca.

      Con le foglie di Kentucky viene fatta una sorta di battitura piuttosto leggera, per creare una sorta di listelli che costituiscono il ripieno del sigaro e non hanno bisogno della sottofascia.

      Con una foglia di Kentucky arrotolata, di provenienza nordamericana di confeziona la fascia e si fissa con la colla d'amido: nella fase finale, rispetto alla lavorazione dei sigari centroamericani, non si esegue la chiusura della testa del sigaro ma si opera semplicemente un taglio su entrambe le estremità.
       I residui del taglio dei sigari, le cosiddette "cimette", un tempo andavano a ruba tra i fumatori di pipa: venivano commercializzate in sacchetti e scatoline per essere utilizzate soprattutto per le pipe nuove, che necessitano di un tabacco un po' più secco. Al giorno d'oggi invece le cimette vengono frantumate e riutilizzate per i modelli di sigari realizzati a macchina.

       Come succederebbe in qualsiasi ambito le sigaraie più esperte sono destinate alle produzioni più importanti. I sigari vengono depositati su dei telaietti e poi condotti nei locali di essiccazione: la fascia comincia a fermentare e in queste sale è quasi impossibile transitare senza maschera per la saturazione da ammoniaca.
la famiglia
dei Toscani


Tutti i formati del Toscano.
Le schede tecniche dei sigari nazionali, come e in quali manifatture vengono prodotti e confezionati
Segue approfondimento
       E' però dopo l'anellatura e la cellofanatura che i sigari subiscono l'ultima fase di maturazione, per 30 giorni all'interno dei sacconi, fino ad ottenere il loro gusto unico e inconfondibile.
       Un trattamento un po' diverso viene subito dai sigari confezionati a macchina, dove la fascia viene fornita da una "bobina" di lembi preparata appositamente all'estero per la Manifattura, ed è proprio la macchina a restituire il sigaro bell'e pronto (le balle di tabacco nordamericano vengono inviate in Oriente dove viene lavorato per confezionare le bobine).

Un astuccio di
Toscano Originale

la fumata
      Contrariamente alla maggior parte dei formati centroamericani, il sigaro Toscano non ha bisogno di essere tagliato. Questo perché, come detto, entrambe le estremità vengono rifilate dalle sigaraie senza chiudere la testa del sigaro.
      La tradizione, come ci ha raccontato uno dei responsabili della Manifattura di Lucca, dice che il Toscano ti debba "sorridere", per cui l'accensione per la fumata cosiddetta "alla maremmana" (col sigaro tutto intero) deve avvenire dall'estremità più piccola (il piede) e si usa l'altra (la testa) per tirare.

      Per varie ragioni storiche e culturali, ma anche meramente economiche, lo stereotipo del Toscano è da sempre rappresentato dall'ammezzato: i sigari presenti in commercio già in questo formato (Toscanello Speciale, Ammezzato Garibaldi, Toscanello, ecc.) sono pronti per l'accesione, mentre per sezionare un Toscano intero va utilizzato il tagliasigari. In vendita ne esistono di varie foggie, ma il più funzionale è sempre quello a ghigliottina, poiché evita lo sbriciolamento della fascia. Prima dell'incisione è bene fare attenzione che il sigaro sia alla giusta umidità.

      Per accendere il sigaro si usa l'accendino, rigorosamente a gas, oppure il fiammifero in legno facendo attenzione a consumare inizialmente la testa di zolfo. Altri mezzi rischiano di alterarne il gusto, evitiamo perciò lo Zippo. Si tiene il sigaro in posizione orizzontale e si fa ruotare per 360° in modo che la fiamma lambisca l'intera circonferenza del piede. Questa pratica fa sì che la combustione del ripieno e della fascia avvenga uniformemente. A questo punto si porta il sigaro alla bocca e si completa l'accensione tenendo la fiamma a circa 1cm dal piede. "Per vincere ci vuole una buona partenza...", l'accensione va dunque operata con calma, può durare anche un minuto.

      Il sigaro va fumato lentamente, senza avidità, e non va assolutamente aspirato il fumo. E' vero che gli alcaloidi si assorbono anche attraverso le mucose della bocca e del naso, però va detto che l'assimilazione avviene quasi totalmente per via polmonare.

      Per fumare un Toscano Originale ammezzato si può impiegare circa mezz'ora, mentre per una fumata alla maremmana si arriva tranquillamente ad un'ora (senza parlare dell'incredibile esperienza di un Moro fumato alla maremmana...). Non bisogna comunque fumarlo per più di due terzi della lunghezza perché, avvicinandoci troppo alla testa, il gusto e l'aroma risulterebbero guastati dall'intenso calore all'interno della bocca, e comunque a lungo andare si concentrano anche sostanze sgradevoli.

la sigaromanzia

Con un'occhiata al modo in cui fumiamo il nostro Toscano, chi ci osserva dovrebbe essere in grado di capire la personalità che gli stiamo rivelando.
Segue approfondimento
      E' ipotesi comune che un ottimo sigaro produca un cilindro di cenere uniforme, ma non è assolutamente necessario mantenerla attaccata al piede fin quando cada da sola. Questa pratica, se siete distratti, può rischiare di rovinarvi l'abito e la serata (e qualche volta il sedile della vostra auto, come è capitato a me...). Perciò, senza picchiettare il sigaro, si può dolcemente scrollare la cenere con un leggero colpetto sulla testa e questa cadrà nel posacenere al momento giusto.

      Può capitare che il sigaro si spenga: è abbastanza normale se ne abbiamo fumato almeno metà ma non preoccupatevi, si può riaccendere. Si brucia nuovamente l'estremità della fascia, si soffia verso l'esterno per eliminare le impurità della precedente combustione e si riaccende come se fosse nuovo. Certo, non è gradevole come la prima volta ma un ottimo sigaro può essere di nuovo fumato entro la stessa giornata (il giorno dopo il gusto risulterebbe altrimenti stantio...).
     Non è necessario schiacciare il sigaro per spegnerlo come si farebbe con una sigaretta, si lascia invece riposare nel posacenere e si spegnerà da solo. Una volta spento è meglio gettarlo via subito per evitare che nell'ambiente ristagni l'odore del fumo.

      E' preferibile fumare restando fermi, seduti, in un ambiente confortevole: il piacere che dà il sigaro non deve essere compromesso da fattori esterni e, forse, in qualche caso, è meglio rinunciare piuttosto che non gustarselo a fondo. Questo vale anche se disturbiamo gli altri.
 

conservare i sigari
      Per tradizione non siamo abituati a veder conservare il Toscano, e invece sì, ogni fumatore che si rispetti dovrebbe avere in casa uno humidor, vale a dire un ambiente climatizzato per conservare la propria scorta di sigari.
      Per il fumatore occasionale o moderato (20-25 sigari) il più piccolo humidor conosciuto è la scatola stessa dei sigari, la quale va dotata di una fiala contenente una spugnetta imbevuta di liquido per umidificazione, possibilmente acqua distillata, perché quella corrente è spesso ricca di calcare che è nocivo al sigaro. Il contenuto della fiala va rinnovato almeno una volta ogni 15-20 giorni.
      Il fumatore appassionato di Toscano possiede invece un cofanetto in legno pregiato con una capienza di 50 sigari. La scatola si conserva nel luogo più asciutto della casa a max 18-20°, e all'interno mantiene un'umidità intorno al 65%, valore che si puo' misurare con l'igrometro (affinché l’umidità interna al sigaro sia vicina al 14%). Questa è soprattutto una delle ragioni per cui i Toscani non vanno mai conservati con i sigari centroamericani, perché il grado di umidità e la temperatura dell'ambiente debbono essere inferiori.

     Per l'amatore del Toscano, da qualche anno c'è in commercio la confezione da 30 unità di Toscano Originale Selected, uno splendido humidor in radica di ciliegio (prod.Kelermes).
humidor del Toscano Originale Selected
Humidor Kelermes
per Toscano Originale Selected
(foto ©www.amicidellatoscana.it)




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